Minus tibi accuratas a me epistulas mitti quereris Quis enim accurate loquitur nisi qui vult putide loqui Qualis sermo meus esset si una desideremus aut ambularemus, inlaboratus et facilis, tales esse epistulas meas volo, quae nihil habent accersitum nec fictum Si fieri posset, quid sentiam ostendere quam loqui mallem Etiam si disputarem, nec supploderem pedem nec manum iactarem nec attollerem vocem, sed ista oratoribus reliquissem, contentus sensus meos ad te pertulisse, quos nec exornassem nec abiecissem Hoc unum plane tibi adprobare vellem, omnia me illa sentire quae dicerem, nec tantum sentire sed amare Aliter homines amicam, aliter liberos osculantur; tamen in hoc quoque amplexu tam sancto et moderato satis apparet adfectus |
Ti lamenti perché ti invio lettere scritte con minore ricercatezza Ma con ricercatezza si esprime solo chi vuole essere manierato Io voglio, invece, che le mie lettere siano quali sarebbero le mie parole se sedessimo o passeggiassimo insieme: semplici e chiare; non voglio che abbiano niente di artificioso o di falso Se fosse possibile, preferirei mostrarti più che esprimerti i miei sentimenti Anche se discutessi, non batterei i piedi e nemmeno agiterei le mani o alzerei la voce, ma lascerei tutti questi artifici agli oratori, accontentandomi di esternarti i miei sentimenti senza fronzoli o sciatterie Un'unica cosa vorrei mostrarti chiaramente: che sento in me tutto quello che dico e non solo lo sento, ma lo amo Gli uomini baciano l'amante in modo diverso che i figli, ma anche in questo abbraccio così puro e misurato l'affetto è abbastanza evidente |
Non mehercules ieiuna esse et arida volo quae de rebus tam magnis dicentur neque enim philosophia ingenio renuntiat, multum tamen operae inpendi verbis non oportet Haec sit propositi nostri summa: quod sentimus loquamur, quod loquimur sentiamus; concordet sermo cum vita Ille promissum suum implevit qui et cum videas illum et cum audias idem est Videbimus qualis sit, quantus sit: unus est Non delectent verba nostra sed prosint Si tamen contingere eloquentia non sollicito potest, si aut parata est aut parvo constat, adsit et res pulcherrimas prosequatur: sit talis ut res potius quam se ostendat Aliae artes ad ingenium totae pertinent, hic animi negotium agitur Non quaerit aeger medicum eloquentem, sed si ita competit ut idem ille qui sanare potest compte de iis quae facienda sunt disserat, boni consulet |
Non voglio, perbacco, che si usi un linguaggio arido e scarno per argomenti tanto importanti: la filosofia non rinunzia all'elaborazione formale; non conviene, però sprecare fatica per le parole Il nostro principale proposito deve essere di dire quello che sentiamo e di sentire quello che diciamo; vita e parole devono essere coerenti Mantiene il suo impegno chi è sempre lo stesso a parole e a fatti Vedremo le sue qualità e la sua grandezza: è il medesimo Le nostre parole non devono essere piacevoli, ma utili E tuttavia, se l'eloquenza scaturisce senza sforzo, facile o spontanea, ben venga e tratti argomenti di grande rilievo: ma evidenzi la sostanza, non se stessa Le altre arti riguardano interamente la mente, qui è in gioco la salvezza dell'anima L'ammalato non cerca un medico eloquente, ma se gli capita un uomo che possa guarirlo e che nello stesso tempo parli forbitamente delle cure necessarie, ne sarà contento |
Non tamen erit quare gratuletur sibi quod inciderit in medicum etiam disertum; hoc enim tale est quale si peritus gubernator etiam formosus est Quid aures meas scabis quid oblectas aliud agitur: urendus, secandus, abstinendus sum Ad haec adhibitus es; curare debes morbum veterem, gravem, publicum; tantum negotii habes quantum in pestilentia medicus Circa verba occupatus es iamdudum gaude si sufficis rebus Quando tam multa disces quando quae didiceris adfiges tibi ita ut excidere non possint quando illa experieris Non enim, ut cetera, memoriae tradidisse satis est: in opere temptanda sunt; non est beatus qui scit illa, sed qui facit 'Quid ergo infra illum nulli gradus sunt statim a sapientia praeceps est ' Non, ut existimo; nam qui proficit in numero quidem stultorum est, magno tamen intervallo ab illis diducitur |
Non c'è, tuttavia, motivo di rallegrarsi per aver incontrato un medico tanto eloquente; è come se un esperto pilota fosse anche bello Perché solletichi le mie orecchie Perché le blandisci Ben altro è in gioco: devo essere cauterizzato, operato, messo a dieta Questo è il tuo compito: devi curare una malattia di vecchia data, grave, diffusa; hai da fare quanto un medico in una epidemia Ti preoccupi delle parole Rallegrati se riesci a fare quello che devi Quando imparerai tante cose Quando fisserai le nozioni che hai appreso in modo da non dimenticarle più Quando le metterai in pratica Non basta, come le altre, ricordarle a memoria: bisogna sperimentarle in concreto; non è felice chi le conosce, ma chi le applica Ma come Al di sotto del saggio non ci sono altri stadi Subito dopo la saggezza c'è l'abisso Credo di no; chi sta progredendo è ancora nel numero degli stolti, ma c'è già un notevole distacco |
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Inter ipsos quoque proficientes sunt magna discrimina: in tres classes, ut quibusdam placet, dividuntur Primi sunt qui sapientiam nondum habent sed iam in vicinia eius constiterunt; tamen etiam quod prope est extra est Qui sint hi quaeris qui omnes iam adfectus ac vitia posuerunt, quae erant conplectenda didicerunt, sed illis adhuc inexperta fiducia est Bonum suum nondum in usu habent, iam tamen in illa quae fugerunt decidere non possunt; iam ibi sunt unde non est retro lapsus, sed hoc illis de se nondum liquet: quod in quadam epistula scripsisse me memini, 'scire se nesciunt' Iam contigit illis bono suo frui, nondum confidere |
E anche tra quegli stessi che stanno progredendo ci sono grandi differenze: certi li dividono in tre gruppi Primo: quelli che non possiedono ancora la saggezza, ma le sono ormai arrivati vicino; nondimeno anche ciò che è vicino è fuori Chi sono Quegli uomini che si sono liberati da tutte le passioni e i vizi e hanno imparato i concetti necessari, ma non hanno messo alla prova il loro impegno Non hanno ancora dimestichezza col bene che hanno raggiunto e tuttavia non possono più cadere negli errori da cui sono fuggiti; sono ormai arrivati a un punto da dove non possono cadere all'indietro, ma questo non lo hanno ancora chiaro: ricordo di averlo scritto in una lettera: Non sanno di sapere Usufruiscono del loro bene, ma non ne sono ancora sicuri |
Quidam hoc proficientium genus de quo locutus sum ita conplectuntur ut illos dicant iam effugisse morbos animi, adfectus nondum, et adhuc in lubrico stare, quia nemo sit extra periculum malitiae nisi qui totam eam excussit; nemo autem illam excussit nisi qui pro illa sapientiam adsumpsit Quid inter morbos animi intersit et adfectus saepe iam dixi Nunc quoque te admonebo: morbi sunt inveterata vitia et dura, ut avaritia, ut ambitio; nimio artius haec animum inplicuerunt et perpetua eius mala esse coeperunt Ut breviter finiam, morbus est iudicium in pravo pertinax, tamquam valde expetenda sint quae leviter expetenda sunt; vel, si mavis, ita finiamus: nimis inminere leviter petendis vel ex toto non petendis, aut in magno pretio habere in aliquo habenda vel in nullo |
Alcuni comprendono in questa classe di neofiti, di cui si è detto, quegli uomini che sono ormai sfuggiti alle malattie dell'anima, ma non alle passioni, e stanno ancora su un terreno malcerto, perché solo chi si è scrollato di dosso la malvagità non corre più nessun pericolo; ma se l'è scrollata di dosso solo chi in cambio ha conquistato la saggezza Ho già parlato spesso della differenza tra passioni e malattie dello spirito Ma voglio ricordartela anche adesso: malattie sono i vizi radicati e tenaci come l'avarizia o l'ambizione; hanno avviluppato strettamente l'anima e sono diventati mali permanenti Per farla breve: malattia è il pervicace proposito al male, come ricercare con accanimento beni trascurabili; o, se preferisci, concludiamo così: aspirare troppo a beni che vanno ricercati con moderazione o tralasciati del tutto, oppure apprezzare molto beni di scarso o di nessun valore |
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Adfectus sunt motus animi inprobabiles, subiti et concitati, qui frequentes neglectique fecere morbum, sicut destillatio una nec adhuc in morem adducta tussim facit, adsidua et vetus pthisin Itaque qui plurimum profecere extra morbos sunt, adfectus adhuc sentiunt perfecto proximi Secundum genus est eorum qui et maxima animi mala et adfectus deposuerunt, sed ita ut non sit illis securitatis suae certa possessio; possunt enim in eadem relabi Tertium illud genus extra multa et magna vitia est, sed non extra omnia Effugit avaritiam sed iram adhuc sentit; iam non sollicitatur libidine, etiamnunc ambitione; iam non concupiscit, sed adhuc timet, et in ipso metu ad quaedam satis firmus est, quibusdam cedit: mortem contemnit, dolorem reformidat |
Le passioni, invece, sono i moti dell'anima riprovevoli, improvvisi e violenti, che, ripetuti e trascurati, provocano la malattia; facciamo un esempio: il catarro, quando è un'affezione momentanea ed episodica, porta la tosse, ma se è cronico e di vecchia data fa venire la tisi Perciò chi ha fatto molti progressi è ormai fuori dal pericolo di malattie, ma nonostante sia vicino alla perfezione avverte ancora le passioni Al secondo gruppo appartengono quegli uomini che si sono liberati dai mali peggiori dell'anima e dalle passioni, ma non al punto da essere sicuri della conquistata serenità: possono, difatti, ripiombare nei medesimi vizi Il terzo gruppo si è liberato di molti gravi vizi, ma non di tutti sfuggito all'avarizia, ma è ancora soggetto all'ira; non è più preda della lussuria, ma lo è ancora dell'ambizione; non ha desideri sfrenati, ma ha ancora molte paure, e nella paura di fronte a certe evenienze è abbastanza fermo, di fronte ad altre cede: disprezza la morte, teme il dolore |
De hoc loco aliquid cogitemus: bene nobiscum agetur, si in hunc admittimur numerum Magna felicitate naturae magnaque et adsidua intentione studii secundus occupatur gradus; sed ne hic quidem contemnendus est color tertius Cogita quantum circa te videas malorum; aspice quam nullum sit nefas sine exemplo, quantum cotidie nequitia proficiat, quantum publice privatimque peccetur: intelleges satis nos consequi, si inter pessimos non sumus 'Ego vero' inquis 'spero me posse et amplioris ordinis fieri ' Optaverim hoc nobis magis quam promiserim: praeoccupati sumus, ad virtutem contendimus inter vitia districti Pudet dicere: honesta colimus quantum vacat At quam grande praemium expectat, si occupationes nostras et mala tenacissima abrumpimus |
Facciamo qualche riflessione su questo punto: ci va già bene se apparteniamo all'ultimo gruppo Il secondo possiamo raggiungerlo, se abbiamo una buona predisposizione naturale e attraverso un'assidua e grande applicazione allo studio; ma non dobbiamo disprezzare nemmeno il terzo gruppo Pensa a quanti mali vedi intorno a te; guarda quanti esempi di ogni delitto, quanto si diffonda giorno dopo giorno la malvagità, quali colpe si commettano nella sfera pubblica e privata: capirai che è già un buon risultato se non siamo tra i peggiori Ma io spero, mi dici, di poter far parte anche del gruppo superiore Più che prometterlo, io lo desidererei: siamo assaliti da ogni parte, aspiriamo alla virtù assediati dai vizi Mi vergogno a dirlo: curiamo la virtù nei ritagli di tempo Ma che grande premio ci aspetta se riusciamo a farla finita con le nostre occupazioni e con i mali più incalliti |
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Non cupiditas nos, non timor pellet; inagitati terroribus, incorrupti voluptatibus, nec mortem horrebimus nec deos; sciemus mortem malum non esse, deos malo non esse Tam inbecillum est quod nocet quam cui nocetur: optima vi noxia carent Expectant nos, si ex hac aliquando faece in illud evadimus sublime et excelsum, tranquillitas animi et expulsis erroribus absoluta libertas Quaeris quae sit ista Non homines timere, non deos; nec turpia velle nec nimia; in se ipsum habere maximam potestatem: inaestimabile bonum est suum fieri Vale Inimicitias mihi denuntias si quicquam ex iis quae cotidie facio ignoraveris Vide quam simpliciter tecum vivam: hoc quoque tibi committam Philosophum audio et quidem quintum iam diem habeo ex quo in scholam eo et ab octava disputantem audio 'Bona' inquis 'aetate ' Quidni bona |
Non ci colpiranno cupidigia e terrore; senza i turbamenti della paura e la corruzione dei piaceri non avremo più timore della morte e neppure degli dèi; ci renderemo conto che la morte non è un male e che gli dèi non ci fanno del male Quello che nuoce è debole quanto colui a cui nuoce: gli esseri migliori non hanno forza nociva Se un giorno riusciremo ad arrivare da questa feccia in quel mondo sublime ed eccelso, ci aspettano la serenità e, dissipati tutti gli inganni, una libertà incondizionata Cos'è questa libertà Non temere gli uomini e nemmeno gli dèi: non concepire desideri turpi o sfrenati, avere un grandissimo dominio di se stessi; appartenersi è un bene inestimabile Stammi bene Minacci di non essermi più amico, se non ti informerò di tutto quello che faccio giornalmente Guarda come sono schietto con te: ti confiderò anche questo Vado a sentire un filosofo; già da cinque giorni frequento la sua scuola e lo ascolto parlare alle due del pomeriggio proprio l'età giusta osservi E perché non dovrebbe essere quella giusta |
quid autem stultius est quam quia diu non didiceris non discere 'Quid ergo idem faciam quod trossuli et iuvenes ' Bene mecum agitur si hoc unum senectutem meam dedecet: omnis aetatis homines haec schola admittit 'In hoc senescamus, ut iuvenes sequamur ' In theatrum senex ibo et in circum deferar et nullum par sine me depugnabit: ad philosophum ire erubescam Tamdiu discendum est quamdiu nescias; si proverbio credimus, quamdiu vivas Nec ulli hoc rei magis convenit quam huic: tamdiu discendum est quemadmodum vivas quamdiu vivas Ego tamen illic aliquid et doceo Quaeris quid doceam etiam seni esse discendum Pudet autem me generis humani quotiens scholam intravi Praeter ipsum theatrum Neapolitanorum, ut scis, transeundum est Metronactis petenti domum |
da stupidi non voler imparare solo perché per tanto tempo non lo si è fatto E allora Dovrei fare come i bellimbusti e i giovanotti Mi va bene se è l'unica cosa sconveniente alla mia vecchiaia: questo tipo di scuola ammette uomini di ogni età E noi invecchiamo per seguire i giovani Sono vecchio, eppure andrò a teatro, al circo, assisterò a tutti gli spettacoli di gladiatori e dovrei arrossire perché vado a scuola da un filosofo Devi imparare finché non sai; anzi, a credere al proverbio, finché vivi Il che torna perfettamente con quanto segue: finché hai vita devi imparare a vivere Tuttavia anch'io insegno qualcosa lì Che cosa Che anche un vecchio deve imparare Ogni volta che entro a scuola mi vergogno del genere umano Per andare a casa di Metronatte si deve, come sai, oltrepassare il teatro dei Napoletani |
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Illud quidem fartum est, et ingenti studio quis sit pythaules bonus iudicatur; habet tubicen quoque Graecus et praeco concursum: at in illo loco in quo vir bonus quaeritur, in quo vir bonus discitur, paucissimi sedent, et hi plerisque videntur nihil boni negotii habere quod agant; inepti et inertes vocantur Mihi contingat iste derisus: aequo animo audienda sunt inperitorum convicia et ad honesta vadenti contemnendus est ipse contemptus Perge, Lucili, et propera, ne tibi accidat quod mihi, ut senex discas; immo ideo magis propera quoniam id nunc adgressus es quod perdiscere vix senex possis 'Quantum' inquis 'proficiam ' Quantum temptaveris Quid expectas nulli sapere casu obtigit Pecunia veniet ultro, honor offeretur, gratia ac dignitas fortasse ingerentur tibi: virtus in te non incidet |
strapieno e vi si giudica con grande attenzione chi sia un buon flautista; anche il trombettiere greco e l'araldo richiamano molta gente: ma in quella scuola dove si ricerca l'uomo virtuoso e si impara a diventare virtuosi, ci sono pochissime persone, e i più ritengono che costoro non hanno niente di buono da fare; li definiscono inetti e fannulloni Tocchi anche a me questo scherno: gli insulti degli ignoranti bisogna ascoltarli senza scomporsi e se uno aspira alla virtù deve disprezzare il disprezzo stesso Vai avanti, Lucilio, e affrettati, perché non ti accada come a me, di imparare da vecchio; anzi affrettati ancora di più perché hai intrapreso studi che potresti a stento concludere da vecchio Quanti progressi farò mi chiedi, Proporzionati ai tuoi sforzi Che aspetti A nessuno capita di diventare saggio per caso Il denaro arriverà spontaneamente; una carica sarà offerta, favori e crediti ti verranno forse messi davanti: ma la virtù non può capitarti per caso |