Dic quid natura necessarium fecerit, quid supervacuum, quam faciles leges posuerit, quam iucunda sit vita, quam expedita illas sequentibus, quam acerba et implicita eorum qui opinioni plus quam naturae crediderunt si prius docueris quam partem eorum levatura sint Quid istorum cupiditates demit quid temperat Utinam tantum non prodessent nocent Hoc tibi cum voles manifestissimum faciam, comminui et debilitari generosam indolem in istas argutias coniectam Pudet dicere contra fortunam militaturis quae porrigant tela, quemadmodum illos subornent Hac ad summum bonum itur per istud philosophiae 'sive nive' et turpes infamesque etiam ad album sedentibus exceptiones Quid enim aliud agitis, cum eum quem interrogatis scientes in fraudem inducitis, quam ut formula cecidisse videatur |
Insegna loro che cosa la natura ha generato di necessario, che cosa di superfluo, che norme semplici ha dato, quanto è bella la vita e quanto è facile per chi vi obbedisce, quanto è dura e complicata per quegli uomini che hanno creduto più ai pregiudizi che alla natura; ma prima dovrai insegnare quale parte dei loro mali potrà essere alleviata Quale di questi cavilli può estinguere le passioni Quale moderarle Magari si limitassero a non giovare Nuocciono addirittura Quando vorrai, ti dimostrerò molto chiaramente che anche uno spirito magnanimo diventa debole e fiacco se si perde in codeste sottigliezze Mi vergogno di dire che armi costoro porgano a chi si prepara a combattere contro la sorte e come lo preparino questa la via che porta al sommo bene Attraverso questi sia che, sia che non della filosofia e attraverso obiezioni vergognose e infamanti anche per dei legulei Che altro fate, quando di proposito traete in inganno l'interrogato, se non fargli credere che ha perso la causa per una formula |
Sed quemadmodum illos praetor, sic hos philosophia in integrum restituit Quid disceditis ab ingentibus promissis et grandia locuti, effecturos vos ut non magis auri fulgor quam gladii praestringat oculos meos, ut ingenti constantia et quod omnes optant et quod omnes timent calcem, ad grammaticorum elementa descenditis Quid dicitis sic itur ad astra Hoc enim est quod mihi philosophia promittit, ut parem deo faciat; ad hoc invitatus sum, ad hoc veni: fidem praesta Quantum potes ergo, mi Lucili, reduc te ab istis exceptionibus et praescriptionibus philosophorum: aperta decent et simplicia bonitatem Etiam si multum superesset aetatis, parce dispensandum erat ut sufficeret necessariis: nunc quae dementia est supervacua discere in tanta temporis egestate Vale |
Ma come il pretore reintegra nel proprio diritto la parte lesa, così fa la filosofia Perché non mantenete le vostre straordinarie promesse, Avete fatto solenni affermazioni, che per merito vostro lo splendore dell'oro non mi avrebbe abbagliato gli occhi più di quello della spada, che avrei calpestato con grande fermezza tutto quello che gli uomini desiderano o temono; e ora vi abbassate ai princìp elementari dei grammatici Che dite così si sale alle stelle La filosofia promette di rendermi simile alla divinità; sono stato chiamato per questo, per questo sono venuto: mantieni le tue promesse Stai lontano, Lucilio mio, più che puoi, da queste obiezioni e sottigliezze dei filosofi: all'onestà si addice un linguaggio chiaro e semplice Anche se avessimo ancòra molto tempo da vivere, bisognerebbe amministrarlo con parsimonia, perché basti per ciò che è necessario: e allora, non è da pazzi imparare nozioni superflue quando abbiamo così poco tempo Stammi bene |
Est quidem, mi Lucili, supinus et neglegens qui in amici memoriam ab aliqua regione admonitus reducitur; tamen repositum in animo nostro desiderium loca interdum familiaria evocant, nec exstinctam memoriam reddunt sed quiescentem irritant, sicut dolorem lugentium, etiam si mitigatus est tempore, aut servulus familiaris amisso aut vestis aut domus renovat Ecce Campania et maxime Neapolis ac Pompeiorum tuorum conspectus incredibile est quam recens desiderium tui fecerint: totus mihi in oculis es Cum maxime a te discedo; video lacrimas combibentem et affectibus tuis inter ipsam coercitionem exeuntibus non satis resistentem Modo amisisse te videor; quid enim non 'modo' est, si recorderis Modo apud Sotionem philosophum puer sedi, modo causas agere coepi, modo desii velle agere, modo desii posse |
Mio caro, è davvero una persona apatica e trascurata chi si ricorda di un amico quando glielo richiama alla mente la vista di un qualche luogo; certe volte, però posti familiari evocano in noi una nostalgia che era latente dentro di noi; non è che riaccendano un ricordo ormai spento, ma lo scuotono dal torpore; allo stesso modo che uno schiavo caro alla persona scomparsa, o un suo vestito, o la casa, riacutizzano il dolore di chi piange, anche se ormai è stato mitigato dal tempo Ecco, è incredibile come la Campania, e soprattutto Napoli, e la vista della tua Pompei abbiano reso cocente la nostalgia di te: ti ho tutto davanti agli occhi il momento del distacco: ti vedo mentre inghiotti le lacrime e non riesci a resistere al dirompere dell'affetto nonostante cerchi di frenarti Mi sembra di averti lasciato poco fa; che cosa non è accaduto poco fa se lo si rivive nella memoria Poco fa sedevo fanciullo alla scuola del filosofo Sozione, poco fa cominciavo a discutere le cause, poco fa decidevo di non discuterle più, poco fa cominciavo a non poterlo più fare |
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Infinita est velocitas temporis, quae magis apparet respicientibus Nam ad praesentia intentos fallit; adeo praecipitis fugae transitus lenis est Causam huius rei quaeris quidquid temporis transit eodem loco est; pariter aspicitur, una iacet; omnia in idem profundum cadunt Et alioqui non possunt longa intervalla esse in ea re quae tota brevis est Punctum est quod vivimus et adhuc puncto minus; sed et hoc minimum specie quadam longioris spatii natura derisit: aliud ex hoc infantiam fecit, aliud pueritiam, aliud adulescentiam, aliud inclinationem quandam ab adulescentia ad senectutem, aliud ipsam senectutem In quam angusto quodam quot gradus posuit Modo te prosecutus sum; et tamen hoc 'modo' aetatis nostrae bona portio est, cuius brevitatem aliquando defecturam cogitemus |
Il tempo scorre velocissimo e ce ne accorgiamo soprattutto quando guardiamo indietro mentre siamo intenti al presente, passa inosservato, tanto vola via leggero nella sua fuga precipitosa Ne chiedi il motivo Tutto il tempo trascorso si trova in uno stesso luogo; lo vediamo simultaneamente, sta tutto insieme; ogni cosa precipita nello stesso baratro E, del resto, non possono esserci lunghi intervalli in una cosa che nel complesso è breve La nostra vita è un attimo, anzi, meno di un attimo; ma la natura ci ha schernito dando un'apparenza di durata a questo spazio di tempo minimo: di una parte ne ha fatto l'infanzia, di un'altra la fanciullezza, poi l'adolescenza, il declino dall'adolescenza alla vecchiaia e la vecchiaia stessa Quanti gradini ha collocato in una scala così corta Poco fa ti ho salutato; e tuttavia questo poco fa è una buona parte della nostra esistenza, e la sua breve durata, pensiamoci, un giorno finirà |
Non solebat mihi tam velox tempus videri: nunc incredibilis cursus apparet, sive quia admoveri lineas sentio, sive quia attendere coepi et computare damnum meum Eo magis itaque indignor aliquos ex hoc tempore quod sufficere ne ad necessaria quidem potest, etiam si custoditum diligentissime fuerit, in supervacua maiorem partem erogare Negat Cicero, si duplicetur sibi aetas, habiturum se tempus quo legat lyricos: eodem loco pono dialecticos: tristius inepti sunt Illi ex professo lasciviunt, hi agere ipsos aliquid existimant Nec ego nego prospicienda ista, sed prospicienda tantum et a limine salutanda, in hoc unum, ne verba nobis dentur et aliquid esse in illis magni ac secreti boni iudicemus Quid te torques et maceras in ea quaestione quam subtilius est contempsisse quam solvere |
Non mi sembrava in passato che il tempo scorresse tanto veloce; ora la sua celerità mi appare incredibile, sia perché sento che si avvicina la meta, sia perché ho cominciato a osservare e a fare il conto delle mie perdite Perciò mi sdegno tanto più con coloro che spendono in occupazioni inutili la maggior parte di questo tempo insufficiente già per le attività necessarie, anche se vi si bada con la massima cura Cicerone afferma che se pure gli venisse raddoppiata la vita, non avrebbe il tempo di leggere i lirici; nello stesso conto tengo i dialettici: ma essi sono più tristemente inutili Quelli vaneggiano e lo riconoscono, questi ritengono di fare qualcosa di buono Non dico che non si debba dare un'occhiata a queste futilità, ma solo un'occhiata e un saluto dalla soglia, badando che non ci raggirino e ci facciano credere che in esse ci sia un grande bene nascosto Perché ti tormenti e ti maceri su un problema che è cosa più intelligente disprezzare che risolvere |
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Securi est et ex commodo migrantis minuta conquirere: cum hostis instat a tergo et movere se iussus est miles, necessitas excutit quidquid pax otiosa collegerat Non vacat mihi verba dubie cadentia consectari et vafritiam in illis meam experiri Aspice qui coeant populi, quae moenia clusis ferrum acuant portis Magno mihi animo strepitus iste belli circumsonantis exaudiendus est Demens omnibus merito viderer, si cum saxa in munimentum murorum senes feminaeque congererent, cum iuventus intra portas armata signum eruptionis exspectaret aut posceret, cum hostilia in portis tela vibrarent et ipsum solum suffossionibus et cuniculis tremeret, sederem otiosus et eiusmodi quaestiunculas ponens: 'quod non perdidisti habes; cornua autem non perdidisti; cornua ergo habes' aliaque ad exemplum huius acutae delirationis concinnata |
Se uno si sposta tranquillo e con tutta calma, può anche raccogliere le cose di poco conto: ma quando il nemico incalza alle spalle e il soldato ha ricevuto l'ordine di muoversi, bisogna gettar via quanto si è accumulato nella quiete della pace Non ho tempo di seguire le loro frasi ambigue e di mettervi alla prova il mio acume Guarda quali popoli si radunano, quali città, chiuse le porte, affilano le armi Devo ascoltare con grande coraggio questo strepito di guerra che risuona intorno a me Giustamente sembrerei a tutti un pazzo se, mentre le donne e i vecchi ammassano pietre per fortificare le mura, mentre i giovani in armi aspettano o chiedono vicino alle porte il segnale della sortita, mentre i giavellotti nemici vibrano conficcandosi nelle porte e il suolo stesso trema per le trincee e le gallerie, sedessi in ozio ponendomi sciocche questioni di questo tipo: Hai quello che non hai perduto; non hai perduto le corna, quindi hai le corna e altre, formate sull'esempio di questo acuto delirio |
Atqui aeque licet tibi demens videar si istis impendero operam: et nunc obsideor Tunc tamen periculum mihi obsesso externum immineret, murus me ab hoste secerneret: nunc mortifera mecum sunt Non vaco ad istas ineptias; ingens negotium in manibus est Quid agam mors me sequitur, fugit vita Adversus haec me doce aliquid; effice ut ego mortem non fugiam, vita me non effugiat Exhortare adversus difficilia, [de aequanimitate] adversus inevitabilia; angustias temporis mei laxa Doce non esse positum bonum vitae in spatio eius sed in usu posse fieri, immo saepissime fieri, ut qui diu vixit parum vixerit Dic mihi dormituro 'potes non expergisci'; dic experrecto 'potes non dormire amplius' Dic exeunti 'potes non reverti'; dic redeunti 'potes non exire' |
Ebbene, ugualmente potrei sembrarti un pazzo se adesso impiegassi le mie energie in codeste questioni: anche ora sono assediato Tuttavia nell'assedio di una città mi sovrasterebbe un pericolo esterno, un muro mi separerebbe dal nemico: ora, invece, i pericoli mortali sono dentro di me Non ho tempo per queste sciocchezze; ho tra le mani una faccenda importante Che devo fare La morte mi incalza, la vita fugge Insegnami come affrontare questa situazione; fa' che io non fugga la morte, che la vita non fugga me Incoraggiami contro le difficoltà, contro i mali inevitabili; prolunga il poco tempo che ho Insegnami che il valore della vita non consiste nella sua durata, ma nell'uso che se ne fa; che può accadere, anzi accade spessissimo, che chi è vissuto a lungo è vissuto poco Dimmi, quando sto per addormentarmi: Potresti non svegliarti più; e quando mi sono svegliato: Potresti non addormentarti più Dimmi quando esco: Può accadere che tu non torni; e quando ritorno: Può accadere che tu non esca più |
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Erras si in navigatione tantum existimas minimum esse quo morte vita diducitur: in omni loco aeque tenue intervallum est Non ubique se mors tam prope ostendit: ubique tam prope est Has tenebras discute, et facilius ea trades ad quae praeparatus sum Dociles natura nos edidit, et rationem dedit imperfectam, sed quae perfici posset De iustitia mihi, de pietate disputa, de frugalitate, de pudicitia utraque, et illa cui alieni corporis abstinentia est, et hac cui sui cura Si me nolueris per devia ducere, facilius ad id quo tendo perveniam; nam, ut ait ille tragicus, 'veritatis simplex oratio est', ideoque illam implicari non oportet; nec enim quicquam minus convenit quam subdola ista calliditas animis magna conantibus Vale Epistulam tuam accepi post multos menses quam miseras; supervacuum itaque putavi ab eo qui afferebat quid ageres quaerere |
Sbagli a ritenere che soltanto in mare è minima la distanza che separa la vita dalla morte: è ugualmente breve in ogni posto La morte non si mostra dovunque tanto vicina: ma dovunque è tanto vicina Dissipa queste tenebre e più facilmente mi darai quegli insegnamenti cui sono preparato La natura ci ha creato duttili e ci ha dato una ragione imperfetta, ma suscettibile di perfezionamento Discuti con me della giustizia, della pietà, della sobrietà, delle due forme di pudore, sia di quello che non viola il corpo altrui, sia di quello che ha riguardo del proprio corpo Se non mi condurrai fuori strada arriverò più facilmente alla meta cui tendo; come dice quel famoso tragediografo: La verità si esprime con parole semplici; perciò non bisogna ingarbugliarla; a un animo che abbia grandi aspirazioni niente si addice meno di questa subdola acutezza di ingegno Stammi bene Ho ricevuto la tua lettera molti mesi dopo che l'avevi spedita; ho, perciò creduto superfluo chiedere che cosa facessi a chi la portava |
Valde enim bonae memoriae est, si meminit; et tamen spero te sic iam vivere ut, ubicumque eris, sciam quid agas Quid enim aliud agis quam ut meliorem te ipse cotidie facias, ut aliquid ex erroribus ponas, ut intellegas tua vitia esse quae putas rerum Quaedam enim locis et temporibus adscribimus; at illa, quocumque transierimus, secutura sunt Harpasten, uxoris meae fatuam, scis hereditarium onus in domo mea remansisse Ipse enim aversissimus ab istis prodigiis sum; si quando fatuo delectari volo, non est mihi longe quaerendus: me rideo Haec fatua subito desiit videre Incredibilem rem tibi narro, sed veram: nescit esse sc caecam; subinde paedagogum suum rogat ut migret, ait domum tenebricosam esse Hoc quod in illa ridemus omnibus nobis accidere liqueat tibi: nemo se avarum esse intellegit, nemo cupidum |
Certo, se lo ricorda, ha una buona memoria; spero, tuttavia, che tu viva ormai in modo che io sappia quello che fai, dovunque ti trovi E, infatti, che altro fai se non renderti ogni giorno migliore, eliminare qualcuno dei tuoi errori, capire che i vizi che ritieni siano nelle cose, sono in realtà in te Alcuni li imputiamo ai luoghi e alle circostanze; ma essi ci seguiranno dovunque andremo Arpaste, quella povera matta, trastullo di mia moglie, sai che mi è rimasta in casa come fastidiosa eredità Io sono contrarissimo a queste anormalità; se qualche volta voglio divertirmi con un pagliaccio, non devo cercare lontano: rido di me Questa matta di colpo ha perso la vista Ti racconto un fatto incredibile, ma vero: non sa di essere cieca; chiede continuamente al suo accompagnatore di condurla via, dice che la casa è buia Ti sia chiaro che accade a tutti noi quello che in lei ci fa ridere: nessuno si rende conto di essere avaro, nessuno di essere avido |
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Caeci tamen ducem quaerunt, nos sine duce erramus et dicimus, 'non ego ambitiosus sum, sed nemo aliter Romae potest vivere; non ego sumptuosus sum, sed urbs ipsa magnas impensas exigit; non est meum vitium quod iracundus sum, quod nondum constitui certum genus vitae: adulescentia haec facit' Quid nos decipimus non est extrinsecus malum nostrum: intra nos est, in visceribus ipsis sedet, et ideo difficulter ad sanitatem pervenimus quia nos aegrotare nescimus Si curari coeperimus, quando tot morborum tantas vires discutiemus Nunc vero ne quaerimus quidem medicum, qui minus negotii haberet si adhiberetur ad recens vitium; sequerentur teneri et rudes animi recta monstrantem Nemo difficulter ad naturam reducitur nisi qui ab illa defecit: erubescimus discere bonam mentem |
I ciechi, però chiedono una guida, noi andiamo errando senza guida e diciamo: Io non sono ambizioso, ma nessuno può vivere diversamente a Roma; non sono uno spendaccione, ma è proprio la città a richiedere grandi spese; non è colpa mia se sono collerico, se non ho ancòra stabilito una precisa condotta di vita: è colpa della giovane età Perché vogliamo ingannarci Non viene dall'esterno il nostro male: è dentro di noi, sta nelle nostre stesse viscere e, perciò difficilmente possiamo guarire: ignoriamo di essere malati Se pure cominciassimo a curarci, quando potremo disperdere le enormi forze di tante malattie Ma per ora non cerchiamo neppure un medico: avrebbe meno da fare se fosse chiamato per un vizio recente; animi malleabili e semplici seguirebbero chi indica la retta via Non è difficile ricondurre alla natura nessuno, se non chi alla natura si è ribellato: ci vergogniamo di apprendere la saggezza |