Iam tibi iste persuasit virum se bonum esse Atqui vir bonus tam cito nec fieri potest nec intellegi Scis quem nunc virum bonum dicam hunc secundae notae; nam ille alter fortasse tamquam phoenix semel anno quingentesimo nascitur Nec est mirum ex intervallo magna generari: mediocria et in turbam nascentia saepe fortuna producit, eximia vero ipsa raritate commendat Sed iste multum adhuc abest ab eo quod profitetur; et si sciret quid esset vir bonus, nondum esse se crederet, fortasse etiam fieri posse desperaret 'At male existimat de malis ' Hoc etiam mali faciunt, nec ulla maior poena nequitiaest quam quod sibi ac suis displicet 'At odit eos qui subita et magna potentia impotenter utuntur ' Idem faciet cum idem potuerit |
Costui è già riuscito a convincerti di essere un uomo virtuoso Ma non si può diventare, e nemmeno si può riconoscere tanto presto un uomo virtuoso E sai che uomo virtuoso intendo ora Quello di seconda qualità; l'altro perfetto, infatti, nasce forse, come la Fenice, una volta ogni cinquecento anni E non c'è da stupirsi che le grandi cose siano generate a distanza di anni: la sorte produce spesso mediocrità destinate alla massa, ma alle cose straordinarie dà pregio il fatto stesso di essere rare Costui è ancora molto lontano dal punto in cui si dichiara di essere arrivato; e se sapesse veramente che cosa è un uomo virtuoso, non si riterrebbe ancora tale, e forse dispererebbe anche di poterlo diventare Ma egli giudica male i malvagi Questo lo fanno i malvagi stessi: la punizione più grande per l'uomo perverso consiste nel dispiacere a sé e ai suoi Ma detesta le persone che abusano di un'improvvisa e grande potenza Quando avrà lo stesso potere, agirà nello stesso modo |
Multorum quia imbecilla sunt latent vitia, non minus ausura cum illis vires suae placuerint quam illa quae iam felicitas aperuit Instrumenta illis explicandae nequitiae desunt Sic tuto serpens etiam pestifera tractatur dum riget frigore: non desunt tunc illi venena sed torpent Multorum crudelitas et ambitio et luxuria, ut paria pessimis audeat, fortunae favore deficitur Eadem velle subaudi si cognosces: da posse quantum volunt Meministi, cum quendam affirmares esse in tua potestate, dixisse me volaticum esse ac levem et te non pedem eius tenere sed pinnam Mentitus sum: pluma tenebatur, quam remisit et fugit Scis quos postea tibi exhibuerit ludos, quam multa in caput suum casura temptaverit |
I vizi di molta gente rimangono nascosti perché sono deboli; quando avranno forze sufficienti, la loro audacia sarà pari a quella dei vizi che la prosperità ha reso già manifesti A gente del genere mancano i mezzi per mettere in pratica la loro perversità Così un serpente, anche se è velenoso, lo si può toccare senza rischi, mentre è insensibile per il freddo: non gli manca il veleno, ma è intorpidito A molti uomini crudeli, ambiziosi, sfrenati, manca il favore della sorte perché osino comportarsi come gli individui più infami Hanno i medesimi intenti: da' loro la possibilità di fare quanto vogliono e te ne renderai conto Ricordi, Quando affermavi che quel tale era in tuo potere, io ti dissi che era volubile, incostante e che tu non lo tenevi per un piede, ma per un'ala Mi sono sbagliato: lo tenevi per una piuma, te l'ha lasciata in mano ed è fuggito Sai che brutti scherzi ti ha giocato dopo e quante cattiverie ha tentato, che dovevano poi ricadere su di lui |
Non videbat se per aliorum pericula in suum ruere non cogitabat quam onerosa essent quae petebat, etiam si supervacua non essent Hoc itaque in his quae affectamus, ad quae labore magno contendimus, inspicere debemus, aut nihil in illis commodi esse aut plus incommodi: quaedam supervacua sunt, quaedam tanti non sunt Sed hoc non pervidemus et gratuita nobis videntur quae carissime constant Ex eo licet stupor noster appareat, quod ea sola putamus emi pro quibus pecuniam solvimus, ea gratuita vocamus pro quibus nos ipsos impendimus Quae emere nollemus si domus nobis nostra pro illis esset danda, si amoenum aliquod fructuosumve praedium, ad ea paratissimi sumus pervenire cum sollicitudine, cum periculo, cum iactura pudoris et libertatis et temporis; adeo nihil est cuique se vilius |
Non si accorgeva che, danneggiando gli altri, correva verso la propria rovina; non pensava quanto fosse gravoso quello cui aspirava, anche se avesse dato dei frutti Perciò nelle mete che ci prefiggiamo e a cui tendiamo con grande sforzo, dobbiamo osservare che non c'è nessun vantaggio o che gli svantaggi sono superiori; alcune sono superflue, altre non meritano tanto impegno Ma di questo non ci accorgiamo e ci sembrano gratuite cose che, invece, paghiamo a carissimo prezzo La nostra insensatezza è evidente: secondo noi compriamo unicamente ciò per cui sborsiamo del denaro, e definiamo gratuito quello per cui paghiamo di persona Cose che non vorremmo acquistare se per averle dovessimo dar in cambio la nostra casa o un podere ridente e fertile, siamo prontissimi a procurarcele a prezzo di preoccupazioni, di rischi, di disonore, perdendo libertà e tempo: a tal punto ciascuno di noi non tiene niente in minor conto di se stesso |
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Idem itaque in omnibus consiliis rebusque faciamus quod solemus facere quotiens ad institorem alicuius mercis accessimus: videamus hoc quod concupiscimus quanti deferatur Saepe maximum pretium est pro quo nullum datur Multa possum tibi ostendere quae acquisita acceptaque libertatem nobis extorserint; nostri essemus, si ista nostra non essent Haec ergo tecum ipse versa, non solum ubi de incremento agetur, sed etiam ubi de iactura 'Hoc periturum est ' Nempe adventicium fuit; tam facile sine isto vives quam vixisti Si diu illud habuisti, perdis postquam satiatus es; si non diu, perdis antequam assuescas 'Pecuniam minorem habebis ' Nempe et molestiam 'Gratiam minorem' Nempe et invidiam Circumspice ista quae nos agunt in insaniam, quae cum plurimis lacrimis amittimus: scies non damnum in iis molestum esse, sed opinionem damni |
Perciò al momento di decidere in ogni circostanza dobbiamo comportarci come quando andiamo da un mercante: chiediamo il prezzo della merce che ci interessa Spesso una cosa per la quale non si sborsa niente ha un prezzo altissimo Te ne potrei indicare molte che, una volta acquisite e accettate, ci hanno tolto la libertà; saremmo ancora padroni di noi stessi, se non fossero diventate nostre Fa', dunque, queste considerazioni, non solo quando è in ballo un guadagno, ma anche una perdita Questo andrà perduto In realtà è un bene venuto dall'esterno, senza di esso vivrai bene come hai vissuto fin'ora Se ne hai goduto a lungo, lo perdi dopo essertene saziato; se no, lo perdi prima di averci fatto l'abitudine Avrai meno denaro, e senz'altro anche meno fastidi Meno prestigio, e anche minore invidia Guarda quei beni che ci portano alla pazzia e sulla cui perdita versiamo un mare di lacrime: ti renderai conto che non è gravosa la loro perdita, ma il ritenerla tale |
Nemo illa perisse sentit sed cogitat Qui se habet nihil perdidit: sed quoto cuique habere se contigit Vale Quomodo hoc ad me pervenerit quaeris, quis mihi id te cogitare narraverit quod tu nulli narraveras Is qui scit plurimum, rumor 'Quid ergo ' inquis 'tantus sum ut possim excitare rumorem ' Non est quod te ad hunc locum respiciens metiaris: ad istum respice in quo moraris Quidquid inter vicina eminet magnum est illic ubi eminet; nam magnitudo non habet modum certum: comparatio illam aut tollit aut deprimit Navis quae in flumine magna est in mari parvula est; gubernaculum quod alteri navi magnum alteri exiguum est Tu nunc in provincia, licet contemnas ipse te, magnus es Quid agas, quemadmodum cenes, quemadmodum dormias, quaeritur, scitur: eo tibi diligentius vivendum est |
Per la loro mancanza non si soffre, si crede di soffrire Chi è padrone di sé non perde niente: ma a quanti capita di essere padroni di sé Stammi bene Chiedi come mi sia arrivata questa notizia, chi mi abbia raccontato i tuoi pensieri, che tu non avevi confidato a nessuno Lo ha fatto chi sa tutto, la voce pubblica Come sono così importante da suscitare le chiacchiere della gente Non devi misurarti in base a Roma, ma al luogo in cui risiedi Tutto quello che si distingue da quanto lo circonda, è grande in quell'ambito; la grandezza non ha una misura determinata: il confronto la innalza o la diminuisce Un'imbarcazione che sul fiume sembra grande, diventa piccola in mare; un timone, grande per una nave, è piccolo per un'altra Ora tu in provincia, anche se ti sminuisci, sei grande La gente vuol sapere, e sa, che cosa fai, come pranzi, come dormi: devi perciò vivere con più cautela |
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Tunc autem felicem esse te iudica cum poteris in publico vivere, cum te parietes tui tegent, non abscondent, quos plerumque circumdatos nobis iudicamus non ut tutius vivamus, sed ut peccemus occultius Rem dicam ex qua mores aestimes nostros: vix quemquam invenies qui possit aperto ostio vivere Ianitores conscientia nostra, non superbia opposuit: sic vivimus ut deprendi sit subito aspici Quid autem prodest recondere se et oculos hominum auresque vitare Bona conscientia turbam advocat, mala etiam in solitudine anxia atque sollicita est Si honesta sunt quae facis, omnes sciant; si turpia, quid refert neminem scire cum tu scias O te miserum si contemnis hunc testem Vale |
Ritieniti felice solo quando potrai vivere in pubblico, quando le pareti serviranno a ripararti, non a nasconderti; di solito, invece, pensiamo di averle intorno non per una nostra maggiore sicurezza, ma per nascondere meglio i nostri peccati Ti dirò una cosa dalla quale potrai giudicare la nostra moralità: non ti sarà facile trovare uno in grado di vivere con la porta aperta I guardiani di fronte alle porte di casa non ce li ha fatti mettere la superbia, ma la nostra cattiva coscienza: viviamo in modo tale che essere visti all'improvviso significa essere colti in fallo Ma a che serve nascondersi ed evitare gli occhi e le orecchie del prossimo La buona coscienza chiama a sé la gente, quella cattiva è ansiosa e preoccupata anche in solitudine Se le tue azioni sono oneste, le sappiano tutti; se vergognose, che importa che nessuno le conosca, se tu le conosci Povero te, se non tieni conto di questo testimone Stammi bene |
Iterum tu mihi te pusillum facis et dicis malignius tecum egisse naturam prius, deinde fortunam, cum possis eximere te vulgo et ad felicitatem hominum maximam emergere Si quid est aliud in philosophia boni, hoc est, quod stemma non inspicit; omnes, si ad originem primam revocantur, a dis sunt Eques Romanus es, et ad hunc ordinem tua te perduxit industria; at mehercules multis quattuordecim clausa sunt, non omnes curia admittit, castra quoque quos ad laborem et periculum recipiant fastidiose legunt: bona mens omnibus patet, omnes ad hoc sumus nobiles Nec reicit quemquam philosophia nec eligit: omnibus lucet Patricius Socrates non fuit; Cleanthes aquam traxit et rigando horto locavit manus; Platonem non accepit nobilem philosophia sed fecit: quid est quare desperes his te posse fieri parem |
Di nuovo ti fai piccolo ai miei occhi e dici che la natura prima e la sorte poi si sono comportate piuttosto male con te, e invece, potresti tirarti fuori dalla massa e innalzarti alla più grande felicità umana La filosofia ha, tra l'altro, questo di buono: non guarda all'albero genealogico: tutti, se si rifanno alla loro prima origine, discendono dagli dèi Tu sei un cavaliere romano e a questo ceto ti ha condotto la tua laboriosità; sono molti a non avere diritto alle prime quattordici file e il senato non accoglie tutti; anche nell'àmbito militare gli uomini destinati a imprese faticose e piene di pericoli si scelgono dopo un severo esame: la saggezza, invece, è accessibile a tutti, tutti siamo sufficientemente nobili per raggiungerla La filosofia non respinge, non sceglie nessuno: splende per tutti Socrate non era patrizio; Cleante attingeva l'acqua e irrigava lui stesso il giardino; la filosofia non ha accolto Platone già nobile, ma lo ha reso tale: perché disperi di poter diventare pari a loro |
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Omnes hi maiores tui sunt, si te illis geris dignum; geres autem, si hoc protinus tibi ipse persuaseris, a nullo te nobilitate superari Omnibus nobis totidem ante nos sunt; nullius non origo ultra memoriam iacet Platon ait neminem regem non ex servis esse oriundum, neminem non servum ex regibus Omnia ista longa varietas miscuit et sursum deorsum fortuna versavit Quis est generosus ad virtutem bene a natura compositus Hoc unum intuendum est: alioquin si ad vetera revocas, nemo non inde est ante quod nihil est A primo mundi ortu usque in hoc tempus perduxit nos ex splendidis sordidisque alternata series Non facit nobilem atrium plenum fumosis imaginibus; nemo in nostram gloriam vixit nec quod ante nos fuit nostrum est: animus facit nobilem, cui ex quacumque condicione supra fortunam licet surgere |
Sono tutti tuoi antenati, se ne sarai degno; e lo sarai, se ti convincerai sùbito che nessuno è più nobile di te Tutti noi abbiamo un ugual numero di avi; la nostra origine va oltre la memoria umana Platone sostiene che non c'è re che non discenda da schiavi e schiavo che non discenda da re Vicende alterne nel corso dei secoli hanno sconvolto tutte queste categorie e la fortuna le ha sovvertite Chi è nobile Chi dalla natura è stato ben disposto alla virtù Bisogna guardare solo a questo: altrimenti, se ci rifacciamo ai tempi antichi, tutti provengono da un punto prima del quale non c'è niente Una serie alterna di splendori e miserie ci ha condotto dalla prima origine del mondo fino ai nostri tempi Non ci rende nobili un ingresso pieno di ritratti anneriti dal tempo; nessuno è vissuto per nostra gloria e non ci appartiene quello che è stato prima di noi: ci rende nobili l'anima, che da qualunque condizione può ergersi al di sopra della fortuna |
Puta itaque te non equitem Romanum esse sed libertinum: potes hoc consequi, ut solus sis liber inter ingenuos 'Quomodo ' inquis Si mala bonaque non populo auctore distineris Intuendum est non unde veniant, sed quo eant Si quid est quod vitam beatam potest facere, id bonum est suo iure; depravari enim in malum non potest Quid est ergo in quo erratur, cum omnes beatam vitam optent quod instrumenta eius pro ipsa habent et illam dum petunt fugiunt Nam cum summa vitae beatae sit solida securitas et eius inconcussa fiducia, sollicitudinis colligunt causas et per insidiosum iter vitae non tantum ferunt sarcinas sed trahunt; ita longius ab effectu eius quod petunt semper abscedunt et quo plus operae impenderunt, hoc se magis impediunt et feruntur retro Quod evenit in labyrintho properantibus: ipsa illos velocitas implicat Vale |
Immagina, dunque, di essere non un cavaliere romano, ma un liberto: puoi ottenere di essere il solo uomo libero tra uomini nati liberi Come mi chiedi Se distinguerai il male e il bene senza seguire il parere della massa Bisogna considerare non l'origine, ma il fine delle cose Se ce n'è qualcuna che può rendere felice la vita, è un bene di per sé; non può infatti, degenerare in un male Qual è, allora, lo sbaglio che si fa, visto che tutti desiderano la felicità Gli uomini la confondono con i mezzi per raggiungerla e mentre la ricercano, ne fuggono lontano Il culmine di una vita felice è una sicura tranquillità e una inalterata fiducia in essa, e invece tutti raccolgono motivi di inquietudine e portano, anzi trascinano, il loro carico attraverso l'insidioso cammino della vita; così si allontanano sempre di più dallo scopo al quale tendono e, più si danno da fare, più si creano impedimenti e retrocedono Lo stesso accade a chi cerca di avanzare in fretta in un labirinto: la velocità stessa lo ostacola Stammi bene |
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Librorum istic inopiam esse quereris Non refert quam multos sed quam bonos habeas: lectio certa prodest, varia delectat Qui quo destinavit pervenire vult unam sequatur viam, non per multas vagetur: non ire istuc sed errare est 'Vellem' inquis ' magis consilium mihi quam libros dares ' Ego vero quoscumque habeo mittere paratus sum et totum horreum excutere; me quoque isto, si possem, transferrem, et nisi mature te finem officii sperarem impetraturum, hanc senilem expeditionem indixissem mihi nec me Charybdis et Scylla et fabulosum istud fretum deterrere potuissent Tranassem ista, non solum traiecissem, dummodo te complecti possem et praesens aestimare quantum animo crevisses Ceterum quod libros meos tibi mitti desideras, non magis ideo me disertum puto quam formonsum putarem si imaginem meam peteres |
Ti lamenti che lì a Siracusa ci siano pochi libri Non importa il loro numero, ma il loro valore: una lettura ben determinata è utile, quella condotta su svariate opere può solo divertire Se uno vuole arrivare a destinazione, deve seguire una sola strada, non vagare qua e là: questo non è avanzare, ma andare errando Vorrei, dici, che tu mi dessi più libri che consigli Io sono pronto a mandarti tutti i volumi che ho e a vuotare la biblioteca; anzi, se potessi, mi trasferirei anch'io lì da te e, se non sperassi che otterrai presto di lasciare il tuo incarico, avrei già organizzato questa spedizione senile, e non mi avrebbero potuto spaventare Scilla e Cariddi e codesto mitico mare Lo avrei attraversato addirittura a nuoto, pur di poterti abbracciare e constatare di persona i tuoi progressi spirituali Certo non mi giudico più facondo, perché mi chiedi di mandarti i miei libri, di quanto non mi considererei bello se tu mi chiedessi il mio ritratto |