Gli spettacoli di massa erano al centro della cultura sociale e politica romana. Organizzare e pagare questi giochi permetteva ai politici di mostrare ai cittadini la propria generosità. Lo scrittore satirico Giovenale, nel II secolo d.C., lamentava che i romani si interessavano solo panem e circenses, il pane i giochi del circo, e che per questi erano pronti a vendere il loro voto.
I governanti in genere tenevano giochi durante le feste religiose per onorare gli dei. L'intrattenimento iniziava con una processione dei sacrifici, seguiti da una serie di eventi, anche suddivisi in più giorni. Tutti potevano assistere, indipendentemente dal genere o dallo status sociale; per i poveri c'erano biglietti gratis. Nelle aree, c'erano posti riservati ai senatori ed equipes (cavalieri) e forse per le loro famiglie. Donne, schiavi e poveri assistevano più da lontano.
Negli anfiteatri, la caccia alle bestie feroci (venatio) esibiva tutta la ricchezza e il potere di Roma e dei suoi governanti. Animali esotici giungevano da tutto l'impero:
- ippopotami
- coccodrilli
- elefanti
Gli spettacoli pubblici più costosi in assoluto erano le battaglie navali (naumachiae) che si svolgeva in spazi appositi, come il lago artificiale che Augusto fece scavare per una manifestazione nel II secolo d.C. Le naumachiae spesso mettevano in scena battaglie reali, come quella di Azio ma il vincitore poteva anche essere diverso. In questi eventi, la maggior parte dei combattenti erano prigionieri, ma partecipavano anche gladiatori