Properzio, Elegie: Libro III, Elegia I, pag 2

Properzio, Elegie: Libro III, Elegia I

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro III, Elegia I
mollia, Pegasides, date vestro serta poetae: non faciet capiti dura corona meo; [20] at mihi quod vivo detraxerit invida turba, post obitum duplici faenore reddet Honos; omnia post obitum fingit maiora vetustas: maius ab exsequiis nomen in ora venit [20] Ma ciò che la folla invidiosa avrà tolto a me da vivo, dopo la morte la Gloria restituirà in doppia misura; dopo la morte il tempo che passa rende più grandi tutte le cose: più grande giunge il nome sulla bocca dopo le esequie
nam quis equo pulsas abiegno nosceret arces,[25] fluminaque Haemonio comminus isse viro, Idaeum Simoenta Iovis cum prole Scamandro, Hectora per campos ter maculasse rotas Infatti chi conoscerebbe le rocche distrutte da un cavallo di legno, [25] e i fiumi essere andati vicino all'eroe Emonio, l'Ideo Simoenta con lo Scamandro prole di Giove, Ettore aver insanguinato per tre volte le ruote attraverso le pianure
Deiphobumque Helenumque et Pulydamantis in armis qualemcumque Parim vix sua nosset humus E Deifobo ed Eleno e Pulidamante e Paride qualunque fosse con le armi a stento saprebbe la sua terra

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Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro III, Elegia XXV

[30] exiguo sermone fores nunc, Ilion, et tu Troia bis Oetaei numine capta dei [30] Ora ci sarebbero poche parole , o Ilio, anche tu Troia per due volte presa dal dio dell'Eta
nec non ille tui casus memorator Homerus posteritate suum crescere sensit opus; meque inter seros laudabit Roma nepotes:[35] illum post cineres auguror ipse diem E quell'Omero cantore della tua rovina sentì crescere la sua opera con la posterità; e Roma mi loderà fra i tardi nipoti: [35] io stesso mi auguro quel giorno dopo i funerali

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