[28] Inter haec simul spes simul cura in dies crescebat nec satis certum constare apud animos poterat utrum gaudio dignius esset Hannibalem post sextum decimum annum ex Italia decedentem vacvam possessionem eius reliquisse populo Romano, an magis metuendum quod incolumi exercitu in Africam transisset: locum nimirum non periculum mutatum; cuius tantae dimicationis vatem qui nuper decessisset Q Fabium haud frustra canere solitum graviorem in sua terra futurum hostem Hannibalem quam in aliena fuisset | [28] In mezzo a tutte queste faccende, speranza e preoccupazione agitavano ogni giorno più l'animo dei cittadini, che non sapevano se mettesse più conto allietarsi per il fatto che Annibale partendo dall'Italia dopo sedici anni di occupazione ne lasciava libero il possesso al popolo romano, oppure spaventarsi perché egli era passato in Africa con l'esercito intatto: certamente non il pericolo era mutato, ma soltanto il luogo; colui che aveva presagito la gravità di quel conflitto e che da poco era deceduto, Q Fabio, era solito ammonire non invano che Annibale sarebbe stato nemico più terribile nella sua terra che in terra altrui |
Nec Scipioni aut cum Syphace inconditae barbariae rege, cui Statorius semilixa ducere exercitus solitus sit, aut cum socero eius Hasdrubale fugacissimo duce rem futuram, aut tumultuariis exercitibus ex agrestium semermi turba subito conlectis, sed cum Hannibale, prope nato in praetorio patris fortissimi ducis, alito atque educato inter arma, puero quondam milite, vixdum iuvene imperatore, qui senex vincendo factus Hispanias Gallias Italiam ab Alpibus ad fretum monumentis ingentium rerum complesset Ducere exercitum aequalem stipendiis suis, duratum omnium rerum patientia quas vix fides fiat homines passos, perfusum miliens cruore Romano, exuvias non militum tantum sed etiam imperatorum portantem |
A Scipione non sarebbe certo toccato misurarsi con Siface, re di gente barbara e rozza, l'esercito del quale aveva avuto come istruttore un mezzo vivandiere come Statorio, oppure scontrarsi col suocero di lui Asdrubale, comandante noto per le sue fughe, oppure con eserciti raccogliticci adunati in fretta con una folla mezzo armata di contadini, ma avrebbe dovuto affrontare Annibale, che si poteva dire nato nella tenda del padre comandante supremo e generale valorosissimo, che aveva allevato ed educato il figlio in mezzo alle armi, tanto che, fanciullo, era già soldato e, appena alle soglie della giovinezza, comandante supremo dell'esercito, era divenuto vecchio in mezzo alle vittorie ed aveva riempito le terre di Spagna, di Gallia, d'Italia, dalle Alpi allo stretto, con le testimonianze delle sue grandi gesta Conduceva con sé un esercito che aveva fatto un servizio militare pari al suo, avvezzo a sopportare tutti quei disagi ai quali a stento si può credere che esseri umani possano reggere, un esercito mille volte cosparso di sangue romano e che aveva portato con sé le spoglie non solo di soldati, ma anche di generali |
Multos occursuros Scipioni in acie qui praetores, qui imperatores, qui consules Romanos sua manu occidissent, muralibus vallaribusque insignes coronis, pervagatos capta castra captas urbes Romanas Non esse hodie tot fasces magistratibus populi Romani quot captos ex caede imperatorum prae se ferre posset Hannibal Has formidines agitando animis ipsi curas et metus augebant, etiam quod, cum adsuessent per aliquot annos bellum ante oculos aliis atque aliis in Italiae partibus lenta spe in nullum propinquum debellandi finem gerere, erexerant omnium animos Scipio et Hannibal velut ad supremum certamen comparati duces Iis quoque quibus erat ingens in Scipione fiducia et victoriae spes quo magis in propinquam eam imminebant animis eo curae intentiores erant |
Sarebbero andati in battaglia incontro a Scipione molti di coloro che di propria mano avrebbero ucciso pretori, comandanti, consoli romani: gente decorata di corone murali e vallari che si era liberamente aggirata per accampamenti e città romane, dopo averle conquistate I magistrati del popolo romano non disponevano oggi di tanti fasci, quanti precedevano Annibale che li aveva catturati ai Romani, dopo la strage dei loro comandanti Con l'agitare nel proprio animo tutti questi terrori, i cittadini accrescevano anche le loro preoccupazioni e le paure, tanto più che, essendo abituati da parecchi anni ad avere la guerra dinanzi agli occhi ora in una parte ora nell'altra dell'Italia, con poche speranze di vederne prossima la fine, nell'animo di tutti si era generato uno stato di tensione quasi che Annibale e Scipione fossero stati posti l'uno di fronte all'altro come per un supremo cimento Anche in coloro che avevano la massima fiducia in Scipione e nutrivano speranza di vittoria, quanto più tali speranze erano vicine al loro animo, tanto più intensi si facevano gli affanni |
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Haud dispar habitus animorum Carthaginiensibus erat quos modo petisse pacem, intuentes Hannibalem ac rerum gestarum eius magnitudinem, paenitebat, modo cum respicerent bis sese acie victos, Syphacem captum, pulsos se Hispania, pulsos Italia, atque ea omnia unius virtute et consilio Scipionis facta, velut fatalem eum ducem in exitium suum natum horrebant [29] Iam Hadrumetum pervenerat Hannibal; unde, ad reficiendum ex iactatione maritima militem paucis diebus sumptis, excitus pavidis nuntiis omnia circa Carthaginem obtineri armis adferentium magnis itineribus Zamam contendit Zama quinque dierum iter ab Carthagine abest |
Non dissimili erano le condizioni di spirito dei Cartaginesi che, ora si pentivano di aver chiesto la pace poiché ammiravano Annibale e la grandezza delle sue gesta, ora invece considerando la duplice sconfitta subita in battaglia, la cattura di Siface, la cacciata dalla Spagna e dall'Italia, tutte avventure causate a loro dal valore e dalla competenza di Scipione, avevano terrore di lui come se il fato avesse creato quel generale per la loro rovina [29] Annibale era ormai giunto ad Adrumeto, dove passò alcuni giorni per far rimettere dal mal di mare i soldati, indi sollecitato dalle notizie allarmanti di gente che gli riferiva che ogni luogo intorno a Cartagine era occupatodalle armi romane, a marce forzate si diresse a Zama Zama distava cinque giorni di marcia da Cartagine |
Inde praemissi speculatores cum excepti ab custodibus Romanis deducti ad Scipionem essent, traditos eos tribuno militum, iussosque omisso metu visere omnia, per castra qua vellent circumduci iussit; percontatusque satin per commodum omnia explorassent, datis qui prosequerentur retro ad Hannibalem dimisit Hannibal nihil qidem eorum quae nuntiabanturnam et Masinissam cum sex milibus peditum quattuor equitum venisse eo ipso forte die adferebantlaeto animo audivit, maxime hostis fiducia, quae non de nihilo profecto concepta esset, perculsus |
Di qui mandò innanzi alcuni esploratori che furono catturati dalle sentinelle romane e condotti a Scipione, costoro furono consegnati a un tribuno dei soldati ed invitati a visitare, senza alcuna paura, tutti gli accampamenti; furono condotti in giro dovunque volevano; dopo aver chiesto a loro se avessero esplorato con comodo ogni luogo, fattili accompagnare da una scorta li rimandò ad Annibale Il Cartaginese accolse con animo tutt'altro che lieto le notizie che i messi gli avevano portato - poiché gli avevano anche riferito che in quello stesso giorno era per caso giunto al campo romano Massinissa con seimila fanti e quattromila cavalieri -, quello che più di tutto lo colpì fu il fatto che Scipione mostrava una sicurezza così grande, che aveva certo la sua giustificazione |
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Itaque quamquam et ipse causa belli erat et adventu suo turbaverat et pactas indutias et spem foederum, tamen si integer quam si victus peteret pacem aequiora impetrari posse ratus, nuntium ad Scipionem misit ut conloquendi secum potestatem faceret Id utrum sua sponte fecerit an publico consilio, neutrum cur adfirmem habeo Valerius Antias primo proelio victum eum ab Scipione, quo duodecim milia armatorum in acie sint caesa, mille et septingenti capti, legatum cum aliis decem legatis tradit in castra ad Scipionem venisse Ceterum Scipio cum conloquium haud abnuisset, ambo ex composito duces castra protulerunt ut coire ex propinquo possent |
Peraltro, per quanto sapesse di essere lui stesso la causa di quella guerra e di avere violato con il suo arrivo la tregua e di aver così resa vana la speranza di un patto, tuttavia, pensando di poter ottenere migliori condizioni di pace se le avesse chieste avendo ancora il suo esercito in piena efficienza, mandò un messo a Scipione per chiedergli un colloquio Egli fece ciò spontaneamente, oppure obbedendo a una deliberazione pubblica, non ho alcuna possibilità di affermare né una cosa né l'altra Valerio Anziate racconta che Annibale, vinto da Scipione alla prima battaglia nella quale erano caduti sul campo dodicimila soldati e millecinquecento erano stati catturati, si sia presentato a Scipione nell'accampamento romano accompagnato da dieci altri ambasciatori Comunque, Scipione, da parte sua, non rifiutò l'incontro, perciò ambedue i generali si accordarono per far avanzare i due accampamenti in modo che essi potessero incontrarsi da vicino |
Scipio haud procul Naraggara urbe cum ad cetera loco opportuno tum quod aquatio intra teli coniectum erat consedit Hannibal tumulum a quattuor milibus inde, tutum commodumque alioqui nisi quod longinquae aquationis erat, cepit Ibi in medio locus conspectus undique ne quid insidiarum esset delectus [30] Summotis pari spatio armatis, cum singulis interpretibus congressi sunt, non suae modo aetatis maximi duces sed omnis ante se memoriae omnium gentium cuilibet regum imperatorumve pares |
Scipione si fermò non lontano dalla città di Naraggara, sia perché la località era favorevole sotto ogni aspetto, sia perché si poteva attingere acqua alla distanza di un tiro d'arco Annibale occupò un'altura a quattro miglia da lì, per tutto il resto sicura e comoda, tranne che aveva l'acqua lontana Qui fu scelto un punto nel mezzo dei due schieramenti, scoperto da ogni parte per evitare insidie [30] Allontanate ad egual distanza le scorte armate, ciascuno col suo interprete, si incontrarono quei due condottieri, i più grandi non solo del loro tempo, ma di valore pari a qualunque re o condottiero di ogni altra nazione in tutte le età precedenti |
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Paulisper alter alterius conspectu, admiratione mutva prope attoniti, conticuere; tum Hannibal prior: 'si hoc ita fato datum erat ut qui primus bellum intuli populo Romano, quique totiens prope in manibus victoriam habui, is ultro ad pacem petendam venirem, laetor te mihi sorte potissimum datum a quo peterem Tibi quoque inter multa egregia non in ultimis laudum hoc fuerit Hannibalem cui tot de Romanis ducibus victoriam di dedissent tibi cessisse, teque huic bello vestris prius quam nostris cladibus insigni finem imposuisse Hoc quoque ludibrium casus ediderit fortuna ut cum patre tuo consule ceperim arma, cum eodem primum Romano imperatore signa contulerim, ad filium eius inermis ad pacem petendam veniam |
Giunti l'uno al cospetto dell'altro, stettero un po' di tempo in silenzio, come attoniti per la meraviglia di trovarsi reciprocamente di fronte; Annibale per primo così parlò: Se era fatale che io, che per primo ho portato guerra contro il popolo romano e che tante volte ebbi nelle mani la vittoria, dovessi venire spontaneamente a chiedere la pace, mi rallegro che la sorte abbia fatto sì che fossi tu quello al quale io la dovessi chiedere Pur tra le molte imprese valorose non sarà stata per te ultima ragione di gloria il fatto che abbia ceduto a te Annibale, al quale gli dei avevano concesso tante vittorie contro i generali romani e che proprio a te sia toccato porre fine a questa guerra che resterà famosa più per le vostre che per le nostre sconfitte Anche in ciò la sorte si sarà fatta giuoco di me, poiché, avendo io preso le armi quando tuo padre era console ed avendo contro di lui per la prima volta attaccato battaglia con un generale romano, ora proprio a suo figlio io vengo disarmato a chiedere la pace |
Optimum quidem fuerat eam patribus nostris mentem datam ab dis esse ut et vos Italiae et nos Africae imperio contenti essemus; neque enim ne vobis quidem Sicilia ac Sardinia satis digna pretia sunt pro tot classibus, tot exercitibus, tot tam egregiis amissis ducibus; sed praeterita magis reprehendi possunt quam corrigi Ita aliena appetivimus ut de nostris dimicaremus nec in Italia solum nobis bellum, vobis in Africa esset; sed et vos in portis vestris prope ac moenibus signa armaque hostium vidistis et nos ab Carthagine fremitum castrorum Romanorum exaudimus Quod igitur nos maxime abominaremur, vos ante omnia optaretis, in meliore vestra fortuna de pace agitur |
Sarebbe stata davvero ottima cosa se gli dei avessero ispirato i nostri padri in modo che voi foste contenti del dominio dell'Italia e noi di quello dell'Africa; infatti, il possesso della Sicilia e della Sardegna non può valere neppure per voi il prezzo di tante flotte, di tanti eserciti, di tanti valorosi comandanti perduti; purtroppo il passato si può recriminare più che correggere Abbiamo talmente bramato le cose altrui, da essere trascinati a combattere per le nostre; né voi in Italia, né noi in Africa soltanto abbiamo avuto la guerra, ma voi avete visto quasi sulle vostre porte e sulle vostre mura le insegne e le armi del nemico ed a Cartagine giunge ora alle nostre orecchie il rumoreggiare degli accampamenti romani Ciò che noi soprattutto vorremmo scongiurare e voi, invece, vorreste desiderare, poiché vi trovate in una situazione più favorevole, è considerare la possibilità della pace |
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Agimus ii quorum et maxime interest pacem esse, et qui quodcumque egerimus ratum civitates nostrae habiturae sunt: animo tantum nobis opus est non abhorrente a quietis consiliis Quod ad me attinet, iam aetas senem in patriam revertentem unde puer profectus sum, iam secundae, iam adversae res ita erudierunt ut rationem sequi quam fortunam malim: tuam et adulescentiam et perpetuam felicitatem, ferociora utraque quam quietis opus est consiliis, metuo Non temere incerta casuum reputat quem fortuna nunquam decepit Quod ego fui ad Trasumennum, ad Cannas, id tu hodie es Vixdum militari aetate imperio accepto omnia audacissime incipientem nusquam fefellit fortuna |
A trattare siamo dunque noi, ai quali soprattutto interessa che si faccia la pace, le nostre città accetteranno senz'altro le condizioni decise da noi: quello che conta è che il nostro animo non sia alieno da progetti di pace Per quanto mi riguarda, ormai l'età, le fortune e le avversità ammaestrarono me, che ritorno vecchio in patria da dove partii fanciullo, al punto da farmi preferire di seguire i consigli della ragione piuttosto che le vicende della fortuna; mi fanno paura la tua giovinezza ed i tuoi continui successi, dai quali proviene quell'orgoglio che è nemico delle soluzioni pacifiche Colui che la fortuna non ha mai abbandonato, difficilmente considera le incertezze della sorte Oggi sei tu quello che io fui al Trasimeno e a Canne La fortuna in nessuna circostanza ha mai tradito te che hai fin da principio affrontato ogni tua impresa con incredibile audacia, per quanto avessi assunto il supremo comando in età appena atta al servizio militare |