Il panificare nell’antica Roma

Il panificare nell’antica Roma

Principale ingrediente della dieta dei romani, l'umile pane divenne simbolo della sicurezza dell'impero, oltre che delle grandi diseguaglianze tra cittadini poveri e ricchi

Il pane era l'alimento base in tutto l'impero. Simbolicamente veniva cotto nel focolare familiare, ma in pratica le case più grandi avevano forni separati nei quartieri degli schiavi, di solito nei pressi dell'altare familiare, che gli schiavi curavano con devozione. 

In casa il pane si faceva aggiungendo il lievito madre a farina d'orzo o di miglio. Per conservarlo, si cuocevano una sorta di gallette che potevano essere idratate successivamente.

Nelle insulae, gli edifici di appartamenti, le fiamme di un forno in casa costituivano un pericolo, perciò i residenti portava il loro grano a un fornaio, che lo impiegava per fare il pane, segnando ogni forma per renderla identificabile. Allo stesso modo facevano i forni commerciali che rifornivano le istituzioni statali.

All'inizio i forni erano spesso unite ai mulini. Gran parte della panificazione era svolta da schiavi, in una delle forme di lavoro più brutali. I proprietari trattavano malissimo i propri lavoratori e infliggevano loro dure punizioni. Nei forni di Stato, i funzionari controllavano la quantità esatta di grano impiegato per produrre il pane in modo da evitare furti. 

Di seguito un affresco dalle pareti di un tablinum, o ufficio, di Pompei mostra la distribuzione del pane durante una campagna politica. Le pagnotte sono simili a quelle rinvenute a Pompei. Si vedono figure con corti mantelli da villaggio. Il panis quadratus viene suddiviso in parti uguali. La toga bianca indica il candidato a un'elezione

affresco dalle pareti di un tablinum, o ufficio, di Pompei affresco dalle pareti di un tablinum, o ufficio, di Pompei

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