Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 15 - 30
Ad ea responsum legatis rerum gestarum prospere in Africa communem sibi cum rege gratulationem esse; Scipionem recte atque ordine videri fecisse quod eum regem appellaverit, et quicquid aliud fecerit quod cordi foret Masinissae id patres comprobare ac laudare

Munera quoque quae legati ferrent regi decreverunt, sagula purpurea duo cum fibulis aureis singulis et lato clavo tunicis, equos duo phaleratos, bina equestria arma cum loricis, et tabernacula militaremque supellectilem qualem praeberi consuli mos esset

Haec regi praetor mittere iussus: legatis in singulos dona ne minus quinum milium, comitibus eorum milium aeris, et vestimenta bina legatis, singula comitibus Numidisque, qui ex custodia emissi redderentur regi; ad hoc aedes liberae loca lautia legatis decreta
Ai messi fu risposto che il senato si rallegrava col re dei successi riportati in Africa, come di cosa di interesse comune; che Scipione si era evidentemente comportato in perfetta regola quando aveva conferito a Massinissa il titolo di re e che i senatori approvavano e lodavano qualunque iniziativa Scipione avesse preso per onorare Massinissa

Deliberarono poi che i legati dovessero portare al re come doni due mantelli di porpora con una fibbia d'oro per ciascuno e tuniche con striscia di porpora, due cavalli con i loro finimenti, due armature da cavaliere con la corazza e tende ed attrezzature militari, come era consuetudine offrire ad un console

Il pretore ebbe l'ordine di mandare tutto quanto al re: a ciascuno dei messi furono offerti doni di un valore non inferiore a cinquemila assi, in più vennero donate due vesti per ciascuno agli ambasciatori ed una ad ognuno dei loro compagni ed altrettanto a quei Numidi che, sciolti dalla prigionia, dovevano essere restituiti al re; oltre a tutto questo i legati furono provvisti di alloggi e di quei trattamenti ed onori riservati agli ambasciatori
[18] Eadem aestate qua haec decreta Romae et in Africa gesta sunt P Quinctilius Varus praetor et M Cornelius proconsul in agro Insubrum Gallorum cum Magone Poeno signis conlatis pugnarunt

Praetoris legiones in prima acie fuerunt: Cornelius suas in subsidiis tenuit, ipse ad prima signa equo advectus; proque duobus cornibus praetor ac proconsul milites ad inferenda in hostes signa summa vi hortabantur

Postquam nihil commovebant, tum Quinctilius Cornelio: 'lentior, ut vides, fit pugna, et induratur praeter spem resistendo hostium timor, ac ne vertat in audaciam periculum est

Equestrem procellam excitemus oportet si turbare ac statu movere volumus

Itaque vel tu ad prima signa proelium sustine, ego inducam in pugnam equites; vel ego hic in prima acie rem geram, tu quattuor legionum equites in hostem emitte
[18] In quell'estate nella quale a Roma si presero queste deliberazioni ed in Africa furono compiute queste imprese, il pretore P Quintilio Varo e il proconsole M Cornelio attaccarono battaglia col cartaginese Magone nel territorio dei Galli Insubri

Le legioni del pretore si trovavano in prima linea, mentre Cornelio tenne le sue come riserva; egli stesso, tuttavia, fu portato dal cavallo fin sulla prima linea in modo che innanzi alle due ali pretore e proconsole incitavano ambedue con veemenza i soldati ad assalire i nemici

Poiché questi non piegavano, allora Quinzio disse a Cornelio: come tu vedi, la battaglia si fa troppo fiacca e la paura dei nemici diminuisce quanto più aumenta in loro la speranza di resistere; c'è pericolo che il timore si trasformi in audacia

Ci conviene lanciare una carica di cavalleria se vogliamo sconvolgere le file nemiche

Perciò, o tu sostieni lo scontro sulle prime linee ed io condurrò nella mischia i cavalieri, oppure io condurrò la battaglia all'avanguardia con i fanti e tu lancerai contro il nemico i cavalieri delle quattro legioni
Utram vellet praetor muneris partem proconsule accipiente, Quinctilius praetor cum filio, cui Marco praenomen erat, impigro iuvene, ad equites pergit iussosque escendere in equos repente in hostem emittit

Tumultum equestrem auxit clamor ab legionibus additus, nec stetisset hostium acies ni Mago ad primum equitum motum paratos elephantos extemplo in proelium induxisset; ad quorum stridorem odoremque et adspectum territi equi vanum equestre auxilium fecerunt

Et ut rem~ permixtus, ubi cuspide uti et comminus gladio posset, roboris maioris Romanus eques erat, ita in ablatum paventibus procul equis melius ex intervallo Numidae iaculabantur
Poiché ìl proconsole si dichiarava disposto ad assumersi quella parte del piano che il pretore volesse, il pretore Quintilio col figlio Marco, giovane energico, andò verso i cavalieri, ordinò a loro di balzare a cavallo e con la massima velocità assalì il nemico

Le grida dei legionari accrebbero il tumulto della battaglia equestre, lo schieramento cartaginese non avrebbe retto all'assalto se Magone al primo scattare dei cavalieri non avesse subito spinto nel pieno della battaglia gli elefanti pronti in anticipo; ai barriti delle belve nonché al loro odore ed al loro aspetto, i cavalli si spaventarono rendendo vano l'aiuto della cavalleria

Se da una parte, disposti negli squadroni i cavalieri romani potevano servirsi della lancia e, nel combattimento a corpo a corpo, anche della spada mantenendo la loro superiorità, dall'altra, essendo essi portati lontano dai cavalli atterriti, i Numidi a distanza riuscivano a colpirli più agevolmente coi giavellotti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 01 - 02
Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 01 - 02

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 01 - 02

Simul et peditum legio duodecima magna ex parte caesa pudore magis quam viribus tenebat locum; nec diutius tenuisset ni ex subsidiis tertia decima legio in primam aciem inducta proelium dubium excepisset

Mago quoque ex subsidiis Gallos integrae legioni opposuit

Quibus haud magno certamine fusis hastati legionis undecimae conglobant sese atque elephantos iam etiam peditum aciem turbantes invadunt; in quos cum pila confertos coniecissent nullo ferme frustra emisso, omnes retro in aciem suorum averterunt; quattuor gravati volneribus corruerunt

Tum primum commota hostium acies, simul omnibus equitibus, ut aversos videre elephantos, ad augendum pavorem ac tumultum effusis
Nello stesso tempo la dodicesima legione di fanteria, in gran parte sbaragliata, riusciva a non indietreggiare più per senso dell'onore che per capacità di resistere; non avrebbe, tuttavia, retto più a lungo se la tredicesima legione portata in prima linea dalla riserva non avesse sostenuto le sorti incerte della battaglia

Anche Magone portò in campo delle riserve galliche opponendole alle forze intatte della legione romana

Sbaragliati i Galli in una battaglia non troppo impegnata, gli astati dell'undicesima legione fecero blocco fra loro per dare l'assalto contro gli elefanti e per sconvolgere anche lo schieramento della fanteria; contro gli elefanti serrati insieme, i Romani, scagliando i giavellotti in modo che quasi nessun colpo andasse perduto, fecero sì che tutte quante le belve si rivoltassero verso le schiere cartaginesi; solo quattro di esse si abbatterono a terra dilaniate dalle ferite

Allora per la prima volta lo schieramento nemico cedette; nello stesso tempo tutta la fanteria romana, quando vide che gli elefanti si erano volti alla fuga, riprese l'attacco ad accrescere il terrore e lo sconvolgimento
Sed donec stetit ante signa Mago, gradum sensim referentes, ordines et tenorem pugnae servabant: postquam femine transfixo cadentem auferrique ex proelio prope exsanguem videre, extemplo in fugam omnes versi

Ad quinque milia hostium eo die caesa et signa militaria duo et viginti capta

Nec Romanis incruenta victoria fuit; duo milia et trecenti de exercitu praetoris, pars multo maxima ex legione duodecima, amissi; inde et tribuni militum duo, M Cosconius et M Maevius; tertiae decimae quoque legionis, quae postremo proelio adfuerat, C Helvius tribunus militum in restituenda pugna cecidit; et duo et viginti ferme equites inlustres, obtriti ab elephantis, cum centurionibus aliquot perierunt

Et longius certamen fuisset ni volnere ducis concessa victoria esset
Tuttavia, fin che dinanzi alle sue truppe stette Magone, le linee si ritiravano a passo a passo conservando l'ordine e lo spirito combattivo; dopo che videro Magone cadere ed essere portato fuori della battaglia dissanguato con una coscia trapassata, subito tutti quanti si diedero alla fuga

In quel giorno caddero uccisi circa cinquemila nemici e furono catturate ventidue insegne militari

Per i Romani la vittoria non fu certo incruenta; nell'esercito del pretore furono perduti duemilatrecento soldati ed una quantità molto più grande nella dodicesima legione; caddero anche due tribuni dei soldati, M Cosconio e M Mevio, anche C Elvio, tribuno della tredicesima legione, che era sceso in campo all'ultimo, cadde nel tentativo di risollevare le sorti del combattimento; circa ventidue cavalieri di stirpe nobile perirono schiacciati dagli elefanti, insieme con alcuni centurioni

La battaglia si sarebbe protratta più a lungo se per la ferita di Magone la vittoria non fosse passata ai Romani

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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 45 - 49
Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 45 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 45 - 49

[19] Mago proximae silentio noctis profectus quantum pati viae per volnus poterat itineribus extentis ad mare in Ligures Ingaunos pervenit

Ibi eum legati ab Carthagine paucis ante diebus in sinum Gallicum adpulsis navibus adierunt, iubentes primo quoque tempore in Africam traicere; id et fratrem eius Hannibalemnam ad eum quoque isse legatos eadem iubentesfacturum; non in eo esse Carthaginiensium res ut Galliam atque Italiam armis obtineant
[19] Magone partì nel silenzio della notte successiva e a grandi tappe per quanto gli permetteva la ferita, arrivò al mare nella regione dei Liguri Ingauni

Qui lo raggiunsero ambasciatori da parte di Cartagine, che pochi giorni prima erano approdati nel golfo Gallico, essi gli recavano l'ordine di passare in Africa appena gli fosse possibile; la stessa cosa avrebbe fatto suo fratello Annibale - al quale con gli stessi ordini erano già stati inviati ambasciatori -, le forze dei Cartaginesi non erano, infatti, in condizioni di tenere con le armi la Gallia e l'Italia
Mago non imperio modo senatus periculoque patriae motus sed metuens etiam ne victor hostis moranti instaret Liguresque ipsi relinqui Italiam a Poenis cernentes ad eos quorum mox in potestate futuri essent deficerent, simul sperans leniorem in navigatione quam in via iactationem volneris fore et curationi omnia commodiora, impositis copiis in naves profectus vixdum superata Sardinia ex volnere moritur

Naves quoque aliquot Poenorum disiectae in alto ab classe Romana quae circa Sardiniam erat capiuntur

Haec terra marique in parte Italiae quae iacet ad Alpes gesta
Magone, spinto non solo dal comando dei senato e dal pericolo della patria, ma anche preso dal timore che il nemico vincitore lo incalzasse mentre indugiava e che gli stessi Liguri vedendo l'Italia abbandonata dai Cartaginesi, passassero dalla parte dei Romani, in potere dei quali tra poco sarebbero venuti, sperava nello stesso tempo che le scosse alla sua ferita sarebbero state più lievi qualora avesse navigato invece di farsi trasportare su strada e che le cure sarebbero state più facili, fece perciò imbarcare i soldati, ma, appena superata la Sardegna, morì a causa della ferita

Anche altre navi cartaginesi disperse in alto mare furono catturate dalla flotta romana che veleggiava nei dintorni della Sardegna

Questi sono gli avvenimenti che si svolsero per terra e per mare in quella regione dell'Italia, che si stende ai piedi delle Alpi

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Consul C Servilius, nulla memorabili re in provincia Etruria Galliaquenam eo quoque processeratgesta, patre C Servilio et C Lutatio ex servitute post sextum decimum annum receptis qui ad vicum Tannetum a Boiis capti fuerant, hinc patre hinc Catulo lateri circumdatis privato magis quam publico decore insignis Romam rediit

Latum ad populum est ne C Servilio fraudi esset quod patre qui sella curuli sedisset vivo, cum id ignoraret, tribunus plebis atque aedilis plebis fuisset contra quam sanctum legibus erat

Hac rogatione perlata in provinciam rediit

Ad Cn Servilium consulem, qui in Bruttiis erat, Consentia Aufugum Bergae Baesidiae Ocriculum Lymphaeum Argentanum Clampetia multique alii ignobiles populi senescere Punicum bellum cernentes defecere
Il console C Servilio non compì alcuna impresa memorabile nella provincia d'Etruria e nella Gallia, poiché si era spinto fin là; aveva solo liberato dalla schiavitù dopo sedici anni suo padre C Servilio e C Lutazio, che erano stati fatti prigionieri dai Boi presso il villaggio di Tenneto; ritornò poi a Roma, avendo a fianco il padre e Catulo, segnalandosi più per un'impresa di utilità privata che pubblica

Fu proposto al popolo che non fosse considerato inganno da parte di Servillio, che ignorava che il padre fosse vivo, il fatto che egli contro ciò che era sancito dalle leggi, fosse stato tribuno e edile della plebe, mentre era ancora in vita suo padre, che aveva avuto una carica curule

Dopo che venne presa questa deliberazione, Servilio ritornò nella sua provincia

Passarono a Cn Servilio che era nel Bruzzio le città di Cosenza, Aufugo, Berge, Besidie, Ocricoli, Linfeo, Argentano, Clampezia e molte altre popolazioni di minore importanza, che si accorgevano che la guerra punica andava a poco a poco languendo
Idem consul cum Hannibale in agro Crotoniensi acie conflixit

Obscura eius pugnae fama est

Valerius Antias quinque milia hostium caesa ait, quae tanta res est ut aut impudenter ficta sit aut neglegenter praetermissa

Nihil certe ultra rei in Italia ab Hannibale gestum

Nam ad eum quoque legati ab Carthagine revocantes in Africam, iis forte diebus quibus ad Magonem, venerunt

[20] Frendens gemensque ac vix lacrimis temperans dicitur legatorum verba audisse

Postquam edita sunt mandata, 'iam non perplexe' inquit 'sed palam revocant qui vetando supplementum et pecuniam mitti iam pridem retrahebant
Lo stesso console si scontrò con Annibale nel territorio di Crotone

Di questo combattimento non si hanno notizie

Valerio Anziate dice che caddero uccisi cinquemila nemici; tale fatto appare di così grande importanza che dobbiamo pensare sia stato frutto di impudente fantasia oppure di una negligente omissione

E certo, tuttavia, che in Italia non fu più compiuta da Annibale alcun'altra impresa

Infatti, nei giorni in cui da Cartagine vennero ambasciatori a Magone per richiamarlo in Africa, con la stessa richiesta giunsero dei messi ad Annibale

[20] Si dice che Annibale abbia ascoltato le parole degli ambasciatori digrignando i denti, con sospiri e con lacrime a stento trattenute

Quando gli fu comunicato l'ordine di ritornare, disse: non certo con parole ambigue, ma apertamente mi richiamano coloro che, opponendosi all'invio di rinforzi e di denaro, già da gran tempo cercavano di trascinarmi via di qui

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Vicit ergo Hannibalem non populus Romanus totiens caesus fugatusque sed senatus Carthaginiensis obtrectatione atque invidia; neque hac deformitate reditus mei tam P Scipio exsultabit atque efferet sese quam Hanno qui domum nostram quando alia re non potuit ruina Carthaginis oppressit

Iam hoc ipsum praesagiens animo praeparaverat ante naves

Itaque inutili militum turba praesidii specie in oppida Bruttii agri quae pauca metu magis quam fide continebantur dimissa, quod roboris in exercitu erat in Africam transuexit, multis Italici generis, quia in Africam secuturos abnuentes concesserant in Iunonis Laciniae delubrum inviolatum ad eam diem, in templo ipso foede interfectis
Non il popolo romano tante volte sbaragliato e messo in fuga vinse, dunque, Annibale, ma il senato cartaginese con la perfidia e con l'odio; della vergogna di questo mio ritorno non sarà tanto Publio Scipione ad esultare orgoglioso, quanto Annone, che, dal momento che non poté altrimenti, annientò la nostra famiglia con la rovina di Cartagine

Ormai, prevedendo nel suo animo tutto questo, Annibale aveva già in precedenza tenute pronte le navi

Pertanto, fingendo di usarli come truppe di guarnigione, distribuì qua e là per le fortezze delle terre del Bruzzio un gruppo di soldati inutili, che ormai ubbidivano più per paura che per fedeltà, e trasportò in Africa il nerbo dell'esercito, dopo aver orribilmente massacrato nello stesso tempio di Giunone Lacinia, fino a quel giorno inviolato, molti soldati di stirpe italica, che vi si erano rifugiati rifiutando di seguire Annibale in Africa

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