Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30, pag 6

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 15 - 30
Patris et patrui persecutus mortem ex calamitate vestrae domus decus insigne virtutis pietatisque eximiae cepisti; amissas Hispanias reciperasti quattuor inde Punicis exercitibus pulsis; consul creatus, cum ceteris ad tutandam Italiam parum animi esset, transgressus in Africam duobus hic exercitibus caesis, binis eadem hora captis simul incensisque castris, Syphace potentissimo rege capto, tot urbibus regni eius, tot nostri imperii ereptis, me sextum decimum iam annum haerentem in possessione Italiae detraxisti

Potest victoriam malle quam pacem animus

Novi spiritus magnos magis quam utiles; et mihi talis aliquando fortuna adfulsit

Quod si in secundis rebus bonam quoque mentem darent di, non ea solum quae evenissent sed etiam ea quae evenire possent reputaremus
Col vendicare la morte di tuo padre e di tuo zio, hai tratto dalla sventura della tua casa insigne motivo di onore per il valore e la devozione dimostrati; con la cacciata di quattro eserciti cartaginesi hai riconquistato la Spagna, che ormai era perduta; eletto console, quando agli altri mancava il coraggio per difendere l'Italia, tu sei passato in Africa dove, fatta strage di due eserciti ed occupati ed incendiati nello stesso momento due accampamenti, fatto prigioniero un potentissimo re, Siface, devastate numerose città del regno di lui e dei nostri domini, sei riuscito a strappare dall'Italia me che l'occupavo saldamente ormai da sedici anni

Il tuo carattere è tale da farti preferire la vittoria alla pace

Ho esperienza di tali impeti più audaci che utili; anche a me qualche volta arrise la fortuna

Che se gli dei ci dessero anche la serenità di giudizio nei successi, noi potremmo tenere in considerazione non solo le cose che sono avvenute, ma anche quelle che potrebbero accadere
Ut omnium obliviscaris aliorum, satis ego documenti in omnes casus sum quem modo castris inter Anienem atque urbem vestram positis signa inferentem ac iam prope scandentem moenia Romana videris, hic cernas duobus fratribus, fortissimis viris, clarissimis imperatoribus orbatum ante moenia prope obsessae patriae quibus terrui vestram urbem ea pro mea deprecantem

Maximae cuique fortunae minime credendum est

In bonis tuis rebus, nostris dubiis, tibi ampla ac speciosa danti est pax, nobis petentibus magis necessaria quam honesta

Melior tutiorque est certa pax quam sperata victoria; haec in tua, illa in deorum manu est

Ne tot annorum felicitatem in unius horae dederis discrimen
Ammesso pure che tu possa dimenticarti di ogni altro, io sono dinanzi a te testimone abbastanza eloquente dì tutte le vicende della sorte, io che poco fa posi il mio campo fra l'Aniene e la tua città assalendo e quasi scalando le mura di Roma e che poi, avendo perduto due fratelli, uomini valorosissimi e famosi generali, sono qui quasi dinanzi alle mura della mia patria assediata, nel tentativo di allontanare dalla mia città quel pericolo col quale ho sparso a Roma il terrore

Quanto maggiore è la fortuna tanto meno bisogna fidarsene

Tu sei in una posizione di favore, mentre noi siamo in una difficile situazione, perciò la pace per te che la concedi sarà magnifica e bella, per noi, invece, che la chiediamo, sarà più necessaria che onorevole

migliore e più prudente una pace sicura che una vittoria sperata; quella è nelle tue mani, questa in quelle degli dei

Non mettere a repentaglio nello spazio di un'ora la fortuna di tanti anni
Cum tuas vires tum vim fortunae Martemque belli communem propone animo; utrimque ferrum, utrimque corpora humana erunt; nusquam minus quam in bello eventus respondent

Non tantum ad id quod data pace iam habere potes, si proelio vinces, gloriae adieceris, quantum , si quid adversi eveniat

Simul parta ac sperata decora unius horae fortuna evertere potest

Omnia in pace iungenda tuae potestatis sunt, P Corneli: tunc ea habenda fortuna erit quam di dederint

Inter pauca felicitatis virtutisque exempla M Atilius quondam in hac eadem terra fuisset, si victor pacem petentibus dedisset patribus nostris; sed non statuendo felicitati modum nec cohibendo efferentem se fortunam quanto altius elatus erat, eo foedius corruit
Misura nel tuo animo sia le tue forze sia la potenza della fortuna e la comune sorte della guerra; da una parte e dall'altra ci saranno spade e da una parte e dall'altra ci saranno corpi umani; in nessun caso meno che in guerra l'esito corrisponde al nostro desiderio

Quando avrai vinto una battaglia, a quella gloria che già fin d'ora puoi avere concedendo la pace, non ne aggiungerai tanta, quanta ne perderesti se incontrassi una sconfitta

La sorte di una sola ora può distruggere nello stesso tempo gli onori già conquistati e quelli sperati

O Publio Cornelio, ora tu hai ogni potere nell'imporre le condizioni di pace: in caso contrario la tua sorte sarà quella che gli dei ti avranno concesso

Fra i pochi esempi di fortuna e di valore in questa stessa terra potremmo ricordare quello di M Atilio,` se, come vincitore, avesse concesso la pace ai nostri antenati che la chiedevano; poiché non volle porre misura al suo successo, né freno alla fortuna che lo innalzava, quanto più alto si era levato, tanto più miseramente crollò

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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 01 - 02

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 01 - 02

Est quidem eius qui dat, non qui petit, condiciones dicere pacis; sed forsitan non indigni simus qui nobismet ipsi multam inrogemus

Non recusamus quin omnia propter quae ad bellum itum est vestra sint, Sicilia Sardinia Hispania quidquid insularum toto inter Africam Italiamque continetur mari; Carthaginienses inclusi Africae litoribus vos, quando ita dis placuit, externa etiam terra marique videamus regentes imperio
in potere di colui che la concede non di colui che la chiede, dettare le condizioni di pace; ma forse non siamo indegni di sottoporre noi stessi al castigo

Noi non ci opponiamo a che tornino in vostro potere tutte quelle terre per le quali ebbe origine la guerra, Sicilia, Sardegna, Spagna e tutte quelle isole che sorgono nel mare che si stende tra l'Africa e l'Italia; possiamo tollerare noi Cartaginesi limitati al litorale africano di vedere voi dominare, dal momento che così agli dei è piaciuto, per terra e per mare paesi non vostri
Haud negaverim propter non nimis sincere petitam aut exspectatam nuper pacem suspectam esse vobis Punicam fidem: multum per quos petita sit ad fidem tuendae pacis pertinet, Scipiovestri quoque, ut audio, patres nonnihil etiam ob hoc quia parum dignitatis in legatione erat negaverunt pacem; Hannibal peto pacem qui neque peterem, nisi utilem crederem, et propter eandem utilitatem tuebor eam propter quam petii; et quemadmodum quia a me bellum coeptum est ne quem eius paeniteret quoad ipsi invidere di praestiti, ita adnitar ne quem pacis per me partae paeniteat Non oserei negare che a causa della pace che recentemente abbiamo con troppo scarsa sincerità chiesto ed aspettato, voi oggi abbiate in sospetto la mala fede cartaginese: a coloro che hanno avuto l'incarico di chiederla spetta l'ispirare fiducia al fine di garantire la pace, o Scipione - anche i vostri senatori, come sento, un po' anche per questo, hanno risposto negativamente alle richieste di pace -; io, Annibale, chiedo la pace, non la chiederei se non la ritenessi utile e, proprio per quella utilità per la quale l'ho chiesta, me ne farò garante; e come, quando per opera mia ebbe inizio la guerra, io ho fatto in modo che nessuno se ne dovesse pentire, finché durò per me il favore degli dei, così mi sforzerò che nessuno debba ora pentirsi della pace per mio intervento ottenuta

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