Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 16-20

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 16-20

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 16-20
[16][1] Sed quare quidam fontes senis horis pleni senisque sicci sunt

Supervacuum est nominare singula flumina, quae certis mensibus magna certis angusta sunt, et occasionem singulis quaerere, cum possim eandem causam omnibus reddere

[2] Quemadmodum quartana ad horam venit, quemadmodum ad tempus podagra respondet, quemadmodum purgatio, si nihil obstitit, statum diem servat, quemadmodum praesto est ad mensem suum partus, sic aquae intervalla habent, quibus se retrahant et quibus redeant

Quaedam autem intervalla minora sunt et ideo notabilia, quaedam maiora nec minus certa

[3] Ecquid hic mirum est, cum videas ordinem rerum et naturam per constituta procedere
[16][1] Ma perché alcune fonti per sei ore sono piene e per le sei ore successive sono secche

Sarebbe superfluo enumerare tutti i fiumi che in determinati mesi sono ricchi, in altri sono poveri dacqua, e ricercare per ciascuno le cause di questo fenomeno, mentre posso indicare per tutti la medesima causa

[2] Come la febbre quartana arriva a ore fisse, come la gotta si fa sentire a intervalli regolari, come le mestruazioni, se niente lo impedisce, compaiono nel giorno stabilito, come il parto si presenta nel mese previsto, così anche le acque hanno dei periodi in cui si ritirano e dei periodi in cui ritornano

Alcuni intervalli sono più brevi e per questo vi facciamo caso, altri sono più lunghi, ma non meno precisi

[3] E che cosa cè da meravigliarsi, quando vedi lordine dei fenomeni naturali che si svolgono secondo leggi costanti
Hiems numquam aberravit, aestas suo tempore incaluit, autumni verisque, unde solet, facta mutatio est; tam solstitium quam aequinoctium suos dies rettulit

[4] Sunt et sub terra minus nota nobis iura naturae sed non minus certa: crede infra quicquid vides supra

Sunt et illic specus vasti ingentesque recessus ac spatia suspensis hinc et inde montibus laxa; sunt abrupti in infinitum hiatus, qui saepe illapsas urbes receperunt et ingentem ruinam in alto condiderunt [5] (haec spiritu plena sunt, nihil enim usquam inane est); et stagna obsessa tenebris et lacus ampli
Linverno non ha mai sbagliato periodo, lestate porta il caldo a suo tempo, il cambiamento di stagione in autunno e in primavera avviene sempre a partire dal solito momento; sia i solstizi sia gli equinozi ritornano a giorni fissi

[4] Anche sottoterra esistono leggi di natura a noi meno note, ma non meno stabili: sta sicuro che là sotto si trova tutto ciò che vedi qui sopra

Anche lì ci sono ampie grotte, immense cavità e valloni incassati fra le montagne sospese da una parte e dallaltra; ci sono abissi e crepacci enormi, che spesso hanno inghiottito città crollate e hanno seppellito nelle loro profondità giganteschi cumuli di macerie [5] (tutti questi luoghi sono pieni daria, poiché il vuoto non esiste da nessuna parte); e ci sono anche bacini immersi nelle tenebre e vasti laghi
Animalia quoque illis innascuntur, sed tarda et informia ut in aere caeco pinguique concepta et aquis torpentibus situ; pleraque ex his caeca ut talpae et subterranei mures, quibus deest lumen, quia supervacuum est; inde, ut Theophrastus affirmat, pisces quibusdam locis eruuntur

[17][1] Multa hoc loco tibi in mentem veniunt quibus urbane in re incredibili fabulae dicas, "non cum retibus aliquem nec cum hamis sed cum dolabra ire piscatum

Expecto ut aliquis in mari venetur

" Quid est autem quare non pisces in terram transeant, si nos maria transimus

Permutabimus sedes

[2] Hoc miraris accidere: quanto incredibiliora sunt opera luxuriae, quotiens naturam aut mentitur aut vincit
Anche in essi nascono animali, ma lenti e informi, perché sono concepiti in unatmosfera senza luce e grassa e in acque stagnanti e immobili; la maggior parte di essi è cieca come le talpe e i topi che vivono sottoterra, ai quali manca la vista perché sarebbe superflua; poi, come afferma Teofrasto, in alcuni luoghi si possono estrarre pesci dalla terra

[17] [1] A questo punto ti verranno in mente numerose ragioni per esclamare con spirito a proposito di questa storia incredibile, favole Uno che vada a pescare non con le reti né con gli ami, ma col piccone

Mi aspetto che qualcuno vada a caccia sul mare

Ma perché i pesci non dovrebbero passare sulla terraferma, se noi passiamo sui mari

scambiandoci le dimore

[2] Tu ti meravigli che questo accada: ma quanto più incredibili sono le opere della dissolutezza ogni volta che imita la natura o la supera

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 21-25
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 21-25

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 02; 21-25

In cubili natant pisces, et sub ipsa mensa capitur qui statim transferatur in mensam: parum videtur recens mullus, nisi qui in convivae manu moritur; vitreis ollis inclusi afferuntur et observatur morientium color, quem in multas mutationes mors luctante spiritu vertit; alios necant in garo et condiunt vivos

[3] Hi sunt qui fabulas putant piscem vivere posse sub terra et effodi, non capi

Quam incredibile illis videretur, si audirent natare in garo piscem nec cenae causa occidi sed super cenam, cum multum in deliciis fuit et oculos ante quam gulam pavit

[18][1] Permitte mihi quaestione seposita castigare luxuriam
I pesci nuotano in camera da letto e viene catturato proprio sotto la tavola quello che viene subito servito in tavola; una triglia viene giudicata poco fresca, a meno che non muoia fra le mani di un commensale; i pesci vengono portati rinchiusi in olle di vetro e si osserva il colore di quelli che stanno morendo, al quale la morte dà molte sfumature diverse mentre lo spirito combatte; altri vengono uccisi nel garo e conditi ancora vivi

[3] E sono costoro che giudicano favole che un pesce possa vivere sottoterra e venire dissotterrato invece che pescato

Quanto incredibile sembrerebbe loro, se sentissero dire che il pesce nuota nella salsa e che non è ucciso per il pranzo, ma durante il pranzo, dopo che, con gran delizia dei convitati, ha appagato a lungo gli occhi prima del palato

[18] [1] Consentimi di mettere un attimo da parte la questione, per rimproverare lamore del lusso
Nihil est, inquis, mullo expirante illis formosius: ipsa colluctatione animae deficientis rubor primum, deinde pallor subfunditur, squamaeque variantur et incertas facies inter vitam ac mortem coloris est vagatio

Languor somniculosae inertisque luxuriae quam sero experrectus circumscribi se et fraudari tanto bono sensit: hoc adhuc tam pulchro spectaculo piscatores fruebantur

[2] " Quo coctum piscem

Quo exanimem

In ipso ferculo expiret

" Mirabamur tantum illis inesse fastidium, ut nollent attingere nisi eodem die captum, qui, ut aiunt, saperet ipsum mare: ideo cursu advehebatur, ideo gerulis cum anhelitu et clamore properantibus dabatur via

[3] Quo pervenere deliciae

Iam pro putrido his est piscis occisus
Per costoro, dici, non cè niente di più bello di una triglia che sta morendo: proprio per la lotta delle forze vitali che vengono meno, dapprima si diffonde il rossore, poi il pallore, e le squame assumono diverse sfumature e il colore fluttua per vari aspetti, indeciso se prendere quello della vita o quello della morte

si siano ridestati tardi da una sensualità a lungo sonnacchiosa e oziosa, si sono resi conto di essere raggirati e defraudati di un bene così grande: fino a quel momento solo i pescatori godevano di questo magnifico spettacolo

[2] A che scopo un pesce cotto

A che scopo un pesce morto

Esali lultimo respiro sul piatto di portata

Ci stupiamo che essi fossero così schizzinosi da non voler toccare il pesce che non fosse stato catturato il giorno stesso, che, come dicono, non avesse il sapore stesso del mare: perciò, lo si faceva portare di corsa, perciò si cedeva il passo ai corrieri che si affrettavano con laffanno e gridando

[3] Dovè arrivata la nostra ricerca del piacere

Ormai per costoro un pesce ucciso è un pesce guasto

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 26-30

"Hodie eductus est

" "Nescio de re magna tibi credere: ipsi oportet me credere; huc afferatur, coram me animam agat

" Ad hunc fastum pervenit venter delicatorum, ut gustare non possint, nisi quem in ipso convivio natantem palpitantemque viderunt: tantum ad sollertiam luxuriae pereuntis accedit, tantoque subtilius cotidie et elegantius aliquid excogitat furor usitata contemnens

[4] Illa audiebamus: "Nihil est melius saxatili mullo," at nunc audimus: "Nihil est moriente formosius; da mihi in manus vitreum, in quo exsultet et trepidet

" Ubi multum diuque laudatus est, ex illo perlucido vivario extrahitur

[5] Tunc, ut quisque peritior est, monstrat: "vide quomodo exarserit rubor omni acrior minio

Vide quas per latera venas agat
stato pescato oggi

Non saprei crederti su una questione così seria: non voglio credere a nessuno tranne che al pesce stesso; sia portato qui e spiri alla mia presenza

A questo punto è arrivato il ventre dei raffinati, da non poter più gustare un pesce, a meno che non lo abbia visto nuotare e dibattersi durante il banchetto stesso: tanto si è aggiunto allingegnosità di un lusso disdegnoso, con tanta maggiore sottigliezza e ricercatezza disdegnosa di tutto ciò che è abituale la follia inventa ogni giorno qualcosa di nuovo

[4] Una volta sentivamo dire: Non cè niente di meglio di una triglia di scoglio, ma adesso invece sentiamo dire: Non cè niente di più bello di una triglia che muore; fammi tenere in mano il vaso di vetro, perché la possa guardare agitarsi e dibattersi

Quando è stata ammirata molto e a lungo, viene estratta da quel vivaio trasparente

[5] Allora i più competenti fra i convitati fanno notare: guarda come si è acceso un rosso più intenso di qualsiasi minio

Guarda come si ingrossano le vene sui fianchi
Ecce sanguineum putes ventrem

Quam lucidum quiddam caeruleumque sub ipso tempore effulsit

Iam porrigitur et pallet et in unum colorem componitur

" [6] Ex his nemo morienti amico assidet, nemo videre mortem patris sui sustinet, quam optavit

Quotusquisque funus domesticum ad rogum prosequitur

Fratrum propinquorumque extrema hora deseritur; ad mortem mulli concurritur: "Nihil est enim illa formosius

" [7] Non tempero mihi quin utar interdum temerarie verbis et proprietatis modum excedam: non sunt ad popinam dentibus et ventre et ore contenti: oculis quoque gulosi sunt
Ecco, diresti che il suo ventre è di sangue

Come prende un colore azzurro brillante proprio sotto la testa

Già si allunga e impallidisce e assume un colore uniforme

[6] Nessuno di costoro sta accanto a un amico che sta morendo, nessuno ha la forza di vedere la morte di suo padre, morte che ha desiderato

Quanti di loro accompagnano la salma di un familiare fino al rogo

Si abbandonano fratelli e parenti nellora suprema; si accorre in massa per assistere alla morte di una triglia: Non cè, infatti, niente di più bello

[7] Non mi trattengo dallusare le parole arditamente, anche non rispettando la proprietà del linguaggio: di fronte al cibo non si accontentano del ventre e della bocca: sono golosi anche con gli occhi

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[19][1] Sed ut ad propositum revertar, accipe argumentum, magnam vira aquarum in subterraneis occuli fertilem foedorum situ piscium: si quando erupit, effert secum immensam animalium turbam, horridam aspici et turpem ac noxiam gustu

[2] Certe cum in Caria circa Idymum urbem talis exiluisset unda, perierunt quicumque illos ederant pisces, quos ignoto ante eam diem caelo novus amnis ostendit

Nec id mirum: erant enim pinguia et differta ut ex longo otio corpora, ceterum inexercitata et tenebris saginata et lucis expertia, ex qua salubritas ducitur

[3] Nasci autem posse pisces in illo terrarum profundo sit indicium, quod anguillae latebrosis locis nascuntur, gravis et ipsae cibus ob ignaviam, utique si altitudo illas luti penitus abscondit
[19][1] Ma per tornare al nostro argomento, eccoti la prova che nelle regioni sotterranee si nasconde unenorme quantità dacqua ricca di pesci resi mostruosi dallinattività: se talvolta questacqua penetra fino alla superficie, porta con sé una folla immensa di animali orribili a vedersi e ributtanti e nocivi a gustarsi

[2] Certo è che quando in Caria, dalle parti della città di Idimo, unondata di questacqua balzò fuori dalla terra, morirono tutti coloro che avevano mangiato quei pesci sconosciuti fino a quel giorno e portati alla luce da un fiume nuovo

E ciò non è strano: i loro corpi, infatti, erano grassi e pieni zeppi come per un lungo ozio, e per altro immobili e ingrassati nelloscurità e privati della luce, dalla quale viene la salute

[3] Unaltra prova che i pesci possano nascere in quelle profondità della terra è il fatto che le anguille nascono in luoghi nascosti e anchesse sono pesanti da digerire, perché sono vissute nellinattività, soprattutto se sono rimaste sepolte sotto uno spesso strato di fango
[4] Habet ergo non tantum venas aquarum terra, ex quibus conrivatis flumina effici possint, sed amnes magnitudinis vastae, quorum aliis semper in occulto cursus est, donec aliquo sinu terrae devorentur, alii sub aliquo lacu emergunt

Nam quis ignorat esse quaedam stagna sine fundo

Quorsus hoc pertinet

Ut appareat hanc aquam magnis amnibus aeternam esse materiam, cuius non tanguntur extrema sicut fluminum fontes

[20][1] At quare aquis sapor varius

Propter quattuor causas: ex solo prima est, per quod fertur; secunda ex eodem, si mutatione eius nascitur; tertia ex spiritu, qui in aquam transfiguratus est; quarta ex vitio, quod saepe concipiunt corruptae per iniuriam
[4] La terra, dunque, non possiede soltanto vene dacqua, che, riunendosi, possono dare origine ai fiumi, ma anche fiumi di grandi dimensioni, dei quali alcuni hanno un corso che rimane interamente sotterraneo, finché vengono inghiottiti da qualche avvallamento, altri emergono sul fondo di qualche lago

Infatti, chi ignora che esistono alcuni bacini senza fondo

A che cosa miro con queste considerazioni

A far apparire chiaro che questa è la riserva eterna di acqua per i grandi fiumi, e che non se ne può raggiungere lestremità, così come accade per le sorgenti dei fiumi

[20] [1] Ma perché le acque hanno sapori diversi

Per quattro cause: la prima è il terreno su cui scorrono; la seconda è ancora il terreno, se nascono dalla sua trasformazione; la terza è laria che si è mutata in acqua; la quarta sono le alterazioni che spesso contraggono, inquinate da sostanze nocive

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[2] Hae causae saporem dant aquis varium, hae medicatam potentiam, hae gravera spiritum odoremque pestiferum, hae levitatem gravitatemque, aut calorem aut nimium rigorem

Interest utrum loca sulphure an nitro an bitumine plena transierint; hac ratione corruptae cum vitae periculo bibuntur

[3] Illinc illud, de quo Ovidius ait "flumen habent Cicones, quod potum saxea reddit viscera, quod tactis inducit marmora rebus;" medicatum est et eius naturae habet limum, ut corpora adglutinet et obduret

Quemadmodum Puteolanus pulvis, si aquam attigit, saxum est, sic e contrario haec aqua, si solidum tetigit, haeret et affigitur
[2] Queste sono le cause che danno alle acque la loro varietà di sapore, le loro virtù curative, le loro esalazioni sgradevoli e il loro odore pestilenziale, la loro leggerezza e la loro pesantezza, il loro calore o il loro freddo eccessivo

importante se hanno attraversato luoghi ricchi di zolfo o di salnitro o di bitume: chi beve acque inquinate per questi motivi rischia la propria vita

[3] Da lì viene il fiume di cui parla Ovidio i Ciconi hanno un fiume che pietrifica le viscere di chi ne beve e riveste di marmo gli oggetti che tocca; le sue acque sono medicinali, e possiede un fango di natura tale che cementa i corpi e li rende duri

Come la pozzolana, se viene a contato con lacqua, si trasforma in pietra, così, al contrario, questacqua, se tocca qualcosa di solido, vi si attacca e vi si fissa

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