Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 02, pag 4

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 02
Non sunt ista bona quae in te isti volunt congeri: unum bonum est, quod beatae vitae causa et firmamentum est, sibi fidere

Hoc autem contingere non potest, nisi contemptus est labor et in eorum numero habitus quae neque bona sunt neque mala; fieri enim non potest ut una ulla res modo mala sit, modo bona, modo levis et perferenda, modo expavescenda

Labor bonum non est: quid ergo est bonum

laboris contemptio

Itaque in vanum operosos culpaverim: rursus ad honesta nitentes, quanto magis incubuerint minus que sibi vinci ac strigare permiserint, admirabor et clamabo, 'tanto melior, surge et inspira et clivum istum uno si potes spiritu exsupera'

Generosos animos labor nutrit
Non sono veri beni quelli che costoro vogliono si accumulino in te: uno solo è il bene, causa e fondamento della felicità: la fiducia in se stessi

Ma non la si può ottenere se non si è indifferenti all'attività e la si annovera fra le cose che non sono né buone, né cattive: non è possibile che una stessa cosa un po' sia un male, un po' sia un bene, un po' leggera e tollerabile, un po' terrificante

L'attività non è un bene: ma allora che cos'è il bene

L'indifferenza all'attività

Disapproverei, perciò quelli che si danno da fare inutilmente Se uno, invece, indirizza i suoi sforzi a obiettivi onesti, quanto più si applica senza lasciarsi vincere o concedersi riposo, lo ammirerò e gli griderò: Fatti animo, alzati, tira un bel respiro e supera questo pendio, se puoi, tutto d'un fiato

L'attività nutre gli animi generosi
Non est ergo quod ex illo vetere parentum tuorum eligas quid contingere tibi velis, quid optes; et in totum iam per maxima acto viro turpe est etiam nunc deos fatigare

Quid votis opus est

fac te ipse felicem; facies autem, si intellexeris bona esse quibus admixta virtus est, turpia quibus malitia coniuncta est

Quemadmodum sine mixtura lucis nihil splendidum est, nihil atrum nisi quod tenebras habet aut aliquid in se traxit obscuri, quemadmodum sine adiutorio ignis nihil calidum est, nihil sine aere frigidum, ita honesta et turpia virtutis ac malitiae societas efficit

Quid ergo est bonum

rerum scientia

Quid malum est

rerum imperitia

Ille prudens atque artifex pro tempore quaeque repellet aut eliget; sed nec quae repellit timet nec miratur quae eligit, si modo magnus illi et invictus animus est

Summitti te ac deprimi veto
Non è, dunque, il caso che tu decida le tue aspirazioni, i tuoi desideri in base a quel vecchio voto dei tuoi genitori; è vergognoso per un uomo che è passato ormai attraverso tutti i più alti incarichi importunare ancora gli dèi

Che bisogno c'è di preghiere

Renditi felice da solo; e ci riuscirai, se avrai capito che i beni sono quelli cui si unisce la virtù, i mali quelli cui si unisce il vizio

Niente risplende se non è impregnato di luce, niente è oscuro se non ciò che sta nelle tenebre o riceve su di sé un'ombra; niente è caldo senza l'intervento del fuoco e niente è freddo senza l'aria; così l'associazione con la virtù o con il vizio rende le azioni oneste o disoneste

Cos'è, dunque, il bene

La conoscenza della realtà

Che cos'è il male

L'ignoranza

Il saggio, artefice della sua vita, respinge o sceglie ogni cosa secondo le circostanze; ma se ha un animo grande e indomito, non teme quello che respinge, e non guarda con ammirazione ciò che sceglie

Non voglio che tu ti arrenda o ceda
Laborem si non recuses, parum est: posce

'Quid ergo

' inquis 'labor frivolus et supervacuus et quem humiles causae evocaverunt non est malus

' Non magis quam ille qui pulchris rebus impenditur, quoniam animi est ipsa tolerantia quae se ad dura et aspera hortatur ac dicit, 'quid cessas

non est viri timere sudorem'

Huc et illud accedat, ut perfecta virtus sit, aequalitas ac tenor vitae per omnia consonans sibi, quod non potest esse nisi rerum scientia contingit et ars per quam humana ac divina noscantur

Hoc est summum bonum; quod si occupas, incipis deorum socius esse, non supplex

'Quomodo' inquis 'isto pervenitur

' Non per Poeninum Graiumve montem nec per deserta Candaviae; nec Syrtes tibi nec Scylla aut Charybdis adeundae sunt, quae tamen omnia transisti procuratiunculae pretio: tutum iter est, iucundum est, ad quod natura te instruxit
Non rifiutare l'attività è poco: devi cercarla

Come

ribatti

Non è un male l'attività vana e superflua, motivata da cause meschine Non più di quella che impieghiamo in belle azioni, poiché è la stessa tenacia dello spirito che si incita a imprese ardue e difficili e dice: Perché desisti

Non è virile temere il sudore

E perché la virtù sia perfetta, bisogna che a tutto questo si aggiunga uniformità di pensiero e un tenore di vita sempre coerente a se stesso, e ciò è impossibile se manca la conoscenza della realtà e la scienza dei problemi umani e divini

Questo è il sommo bene; e se lo raggiungi, cominci a essere compagno degli dèi, non loro supplice

Come vi si arriva domandi

Non attraversando le Alpi Pennine o Graie, o i deserti della Candavia; non devi affrontare le Sirti, Scilla o Cariddi, che hai, però dovuto passare per guadagnarti la tua piccola carica: la strada è sicura, piacevole e la natura ti ha preparato ad essa

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Dedit tibi illa quae si non deserueris, par deo surges

Parem autem te deo pecunia non faciet: deus nihil habet Praetexta non faciet: deus nudus est

Fama non faciet nec ostentatio tui et in populos nominis dimissa notitia: nemo novit deum, multi de illo male existimant, et impune

Non turba servorum lecticam tuam per itinera urbana ac peregrina portantium: deus ille maximus potentissimusque ipse vehit omnia

Ne forma quidem et vires beatum te facere possunt: nihil horum patitur vetustatem

Quaerendum est quod non fiat in dies peius, cui non possit obstari

Quid hoc est

animus, sed hic rectus, bonus, magnus

Quid aliud voces hunc quam deum in corpore humano hospitantem

Hic animus tam in equitem Romanum quam in libertinum, quam in servum potest cadere

Quid est enim eques Romanus aut libertinus aut servus

nomina ex ambitione aut iniuria nata
Ti ha dato qualità che, sfruttate, ti innalzeranno alla pari di un dio

Il denaro, invece, non potrà fare altrettanto: dio non possiede niente

E non lo potrà la toga pretesta: dio non ha veste Neppure la fama o il metterti in mostra o la notorietà del tuo nome fra le genti: nessuno conosce dio; molti lo giudicano male e impunemente

E nemmeno una turba di servi che porti la tua lettiga per le strade urbane ed extraurbane: dio, che è l'essere più grande e più potente, porta lui l'universo

Neppure la bellezza e la forza possono renderti felice: non resistono alla vecchiaia

Bisogna cercare un bene che non si guasti giorno per giorno, che non conosca ostacoli

Qual è

Lo spirito, ma deve essere retto, onesto, grande

E come altro puoi chiamarlo, se non un dio che dimora nel corpo umano

Uno spirito simile può trovarsi sia in un cavaliere romano, che in un liberto o in uno schiavo

Cosa sono, infatti, un cavaliere romano, un liberto, uno schiavo

Nomi nati dall'ambizione o dall'ingiustizia
Subsilire in caelum ex angulo licet: exsurge modo et te quoque dignumfinge deo

Finges autem non auro vel argento: non potest ex hac materia imago deo exprimi similis; cogita illos, cum propitii essent, fictiles fuisse

Vale

possibile arrivare al cielo anche da un cantuccio: innalzati e rendi anche te degno di un dio

Ma non potrai farlo con l'oro o con l'argento; non si può da questi metalli tirar fuori un'immagine simile alla divinità; pensa che gli dèi, quando ci erano propiz, erano fatti di creta

Stammi bene

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