Multo autem ad rem magis pertinet qualis tibi videaris quam aliis; conciliari nisi turpi ratione amor turpium non potest Quid ergo illa laudata et omnibus praeferenda artibus rebusque philosophia praestabit scilicet ut malis tibi placere quam populo, ut aestimes iudicia, non numeres, ut sine metu deorum hominumque vivas, ut aut vincas mala aut finias Ceterum, si te videro celebrem secundis vocibus vulgi, si intrante te clamor et plausus, pantomimica ornamenta, obstrepuerint, si tota civitate te feminae puerique laudaverint, quidni ego tui miserear, cum sciam quae via ad istum favorem ferat Vale Bassum Aufidium, virum optimum, vidi quassum, aetati obluctantem Sed iam plus illum degravat quam quod possit attolli; magno senectus et universo pondere incubuit |
Ma l'opinione che hai di te stesso è molto più importante dell'opinione altrui; solo con sistemi disonesti ci si può accattivare il favore dei disonesti Che cosa, dunque, ti potrà insegnare quella filosofia tanto lodata e preferibile a tutte le arti e a tutti i beni Naturalmente a voler piacere a te stesso più che al popolo, a valutare i giudizi, ma non in base al numero, a vivere senza paura degli dèi e degli uomini, a vincere i mali o a mettervi un limite Ma se vedrò che sei famoso per i giudizi favorevoli del popolo, se al tuo ingresso risuoneranno grida e applausi, onori da pantomimi, se in tutta la città faranno le tue lodi donne e ragazzi, perché non dovrei avere compassione di te, So qual è la strada che porta a questo genere di favore Stammi bene Ho visto Aufidio Basso, gran brava persona, mal ridotto e in lotta con l'età Ma questa ormai pesa a tal punto su di lui da non permettergli più di riaversi; la vecchiaia gli sta addosso con tutto il suo tremendo peso |
Scis illum semper infirmi corporis et exsucti fuisse; diu illud continuit et, ut verius dicam, concinnavit: subito defecit Quemadmodum in nave quae sentinam trahit uni rimae aut alteri obsistitur, ubi plurimis locis laxari coepit et cedere, succurri non potest navigio dehiscenti, ita in senili corpore aliquatenus imbecillitas sustineri et fulciri potest Ubi tamquam in putri aedificio omnis iunctura diducitur, et dum alia excipitur, alia discinditur, circumspiciendum est quomodo exeas Bassus tamen noster alacer animo est: hoc philosophia praestat, in conspectu mortis hilarem esse et in quocumque corporis habitu fortem laetumque nec deficientem quamvis deficiatur Magnus gubernator et scisso navigat velo et, si exarmavit, tamen reliquias navigii aptat ad cursum |
Sai che ha sempre avuto un fisico debole e smunto; a lungo l'ha sostenuto, anzi, per meglio dire, rabberciato: improvvisamente ha ceduto Quando una nave imbarca acqua, si tamponano ora l'una ora l'altra falla, ma se incomincia a cedere e ad aprirsi in più punti, non c'è rimedio per l'imbarcazione che si sfascia; allo stesso modo un fisico vecchio e debole si può tenere in piedi e puntellare fino a un certo punto Quando tutte le commessure si aprono, come in un edificio marcio, e mentre ne ripari una, se ne spacca un'altra, bisogna cercare il modo di venirne fuori Tuttavia il nostro Basso ha uno spirito vivace: questo ti dà la filosofia: essere sereno di fronte alla morte, forte e addirittura lieto indipendentemente dalle condizioni fisiche, e non cedere anche se le forze non reggono più Un pilota abile naviga pure se la velatura è a brandelli e, se ha perso le sartie, segue ugualmente la rotta con quel che resta della nave |
Hoc facit Bassus noster et eo animo vultuque finem suum spectat quo alienum spectare nimis securi putares Magna res est, Lucili, haec et diu discenda, cum adventat hora illa inevitabilis, aequo animo abire Alia genera mortis spei mita sunt: desinit morbus, incendium exstinguitur, ruina quos videbatur oppressura deposuit; mare quos hauserat eadem vi qua sorbebat eiecit incolumes; gladium miles ab ipsa perituri cervice re vocavit: nil habet quod speret quem senectus ducit ad mortem; huic uni intercedi non potest Nullo genere homines mollius moriuntur sed nec diutius Bassus noster videbatur mihi prosequi se et componere et vivere tamquam superstes sibi et sapienter ferre desiderium sui |
Così fa il nostro Basso e guarda alla sua fine con quello spirito e quel volto che apparirebbero eccessivamente tranquilli persino per uno che guardasse la morte di un altro questa, Lucilio mio, una lezione importante, che va imparata e meditata a lungo: andarsene con animo sereno, quando si avvicina l'ora fatale Altri generi di morte non escludono una speranza di salvezza: una malattia può finire, un incendio si può spegnere, a volte un crollo ha lasciato incolumi persone che pareva dovesse schiacciare; il mare ha gettato sulla riva sani e salvi i naufraghi con la stessa violenza con cui li aveva inghiottiti; il soldato ha ritirato la spada proprio dal collo della vittima; ma se uno lo trascina a morte la vecchiaia, non ha nessuna speranza: solo a essa non ci si può opporre Nessun tipo di morte è più dolce, ma neppure più lunga Mi sembrava quasi che il nostro Basso assistesse ai suoi funerali e alla sua sepoltura, e continuasse poi a vivere come fosse superstite a se stesso, sopportando con saggezza la propria perdita |
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Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 17-18 (parte 01)
Nam de morte multa loquitur et id agit sedulo ut nobis persuadeat, si quid incommodi aut metus in hoc negotio est, morientis vitium esse, non mortis; non magis in ipsa quicquam esse molestiae quam post ipsam Tam demens autem est qui timet quod non est passurus quam qui timet quod non est sensurus An quis quam hoc futurum credit, ut per quam nihil sentiatur, ea sentiatur 'Ergo' inquit 'mors adeo extra omne malum est ut sit extra omnem malorum metum ' Haec ego scio et saepe dicta et saepe dicenda, sed neque cum legerem aeque mihi profuerunt neque cum audirem iis dicentibus qui negabant timenda a quorum metu aberant: hic vero plurimum apud me auctoritatis habuit, cum loqueretur de morte vicina Dicam enim quid sentiam: puto fortiorem esse eum qui in ipsa morte est quam qui circa mortem |
Parla molto della morte e si dà da fare per persuaderci che, se questa faccenda è spiacevole e terribile, la colpa è di chi muore, non della morte; in essa non c'è dolore, come non ce n'è dopo Se uno teme disgrazie che poi non subirà, è pazzo quanto chi teme una cosa che non potrà avvertire Oppure qualcuno crede che sentirà la morte, quando, invece, per merito suo non sentiremo più niente Quindi, egli conclude, la morte è così al di fuori da ogni male da essere al di fuori anche da ogni paura di mali Questi concetti li hanno ripetuti spesso e spesso devono essere ripetuti, lo so bene; ma io non ne ho tratto mai tanto giovamento a leggerli o ad ascoltarli da persone che sostenevano che non si deve temere la morte, e ne erano lontane: Basso, invece, parla della fine ormai vicina e le sue parole sono per me autorevolissime Ti dirò come la penso: se uno si trova in punto di morte ha, secondo me, più coraggio di chi è prossimo alla morte |
Mors enim admota etiam imperitis animum dedit non vitandi inevitabilia; si gladiator tota pugna timidissimus iugulum adversario praestat et errantem gladium sibi attemperat At illa quae in propinquo est utique ventura desiderat lentam animi firmitatem, quae est rarior nec potest nisi a sapiente praestari Libentissime itaque illum audiebam quasi ferentem de morte: sententiam et qualis esset eius natura velut propius inspectae indicantem Plus, ut puto, fidei haberet apud te, plus ponderis, si quis revixisset et in morte nihil mali esse narraret expertus: accessus mortis quam perturbationem afferat optime tibi hi dicent qui secundum illam steterunt, qui venientem et viderunt et receperunt Inter hos Bassum licet numeres, qui nos decipi noluit |
La morte imminente, infatti, ha dato anche a uomini ignoranti la forza di affrontare l'inevitabile; così il gladiatore, pieno di paura per tutto il combattimento, offre la gola all'avversario e dirige contro di sé la spada esitante Ma quando la morte è vicina e destinata ad arrivare in ogni caso, richiede una fermezza d'animo tenace che è piuttosto rara e la può dimostrare solo il saggio Perciò ascoltavo molto volentieri Basso, come se egli esprimesse un giudizio sulla morte e ne indicasse la vera natura, quasi l'avesse osservata più da vicino Tu crederesti di più, io penso, e attribuiresti maggior peso a uno che resuscitasse e ti dicesse per sua esperienza che nella morte non c'è nessun male: il turbamento che porta l'avvicinarsi della morte, potrebbero spiegartelo benissimo quelli che le sono stati vicini, l'hanno vista arrivare e l'hanno accolta Tra costoro metti Basso che ci ha voluto liberare dall'errore |
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Is ait tam stultum esse qui mortem timeat quam qui senectutem; nam quemadmodum senectus adulescentiam sequitur, ita mors senectutem Vivere noluit qui mori non vult; vita enim cum exceptione mortis data est; ad hanc itur Quam ideo timere dementis est quia certa exspectantur, dubia metuuntur Mors necessitatem habet aequam et invictam: quis queri potest in ea condicione se esse in qua nemo non est prima autem pars est aequitatis aequalitas Sed nunc supervacuum est naturae causam agere, quae non aliam voluit legem nostram esse quam suam: quid quid composuit resolvit, et quidquid resolvit componit iterum Iam vero si cui contigit ut illum senectus leviter emitteret, non repente avulsum vitae sed minutatim subductum, o ne ille agere gratias diis omnibus debet quod satiatus ad requiem homini necessariam, lasso gratam perductus est |
Temere la morte, dice, è da stupidi come temere la vecchiaia; la vecchiaia segue l'adolescenza, e la morte la vecchiaia Se uno non vuole morire, non vuole vivere: la vita ci è stata data con la condizione della morte; noi avanziamo verso di essa Perciò è da pazzi temerla: solo gli eventi dubbi si temono, quelli certi si aspettano La morte è una necessità uguale per tutti e invincibile: e nessuno può lamentarsi di essere in una situazione comune a tutti Condizione prima della giustizia è l'uguaglianza Ma ora è superfluo difendere la natura che ha voluto per noi una legge analoga alla sua: essa distrugge tutto ciò che ha formato e riforma quanto ha distrutto Se a uno è capitato che la vecchiaia lo allontani lentamente dalla vita, senza strapparlo all'improvviso, ma sottraendovelo a poco a poco, non deve ringraziare tutti gli dèi, Ormai sazio viene condotto a quel riposo necessario all'uomo e gradito a chi è stanco |
Vides quosdam optantes mortem, et quidem magis quam rogari solet vita Nescio utros existimem maiorem nobis animum dare, qui deposcunt mortem an qui hilares eam quietique opperiuntur, quoniam illud ex rabie interdum ac repentina indignatione fit, haec ex iudicio certo tranquillitas est Venit aliquis ad mortem iratus: mortem venientem nemo hilaris excepit nisi qui se ad illam diu composuerat Fateor ergo ad hominem mihi carum ex pluribus me causis frequentius venisse, ut scirem an illum totiens eundem invenirem, numquid cum corporis viribus minueretur animi vigor; qui sic crescebat illi quomodo manifestior notari solet agitatorum laetitia cum septimo spatio palmae appropinquat |
Tu lo vedi: certi desiderano la morte e con più intensità di quanto solitamente si chiede la vita Non so se ci infonde più coraggio chi implora la morte o chi l'aspetta lieto e sereno: quel desiderio nasce talvolta da furore o da sdegno improvviso, mentre questa tranquillità deriva da una valutazione ponderata Qualcuno va incontro alla morte pieno d'ira: solo chi vi si è preparato a lungo, ne accoglie lieto l'arrivo Confesso di essere andato piuttosto di frequente da quest'uomo, a me caro per moltissimi motivi, per vedere se lo avrei trovato ogni volta nella stessa disposizione di spirito, o se insieme alla forza fisica diminuisse il suo vigore spirituale; ma questo cresceva in lui come l'esultanza degli aurighi diventa più evidente quando, al settimo giro, si avvicinano alla vittoria |
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Dicebat quidem ille Epicuri praeceptis obsequens, primum sperare se nullum dolorem esse in illo extremo anhelitu; si tamen esset, habere aliquantum in ipsa brevitate solacii; nullum enim dolorem longum esse qui magnus est Ceterum succursurum sibi etiam in ipsa distractione animae corporis que, si cum cruciatu id fieret, post illum dolorem se dolere non posse Non dubitare autem se quin senilis anima in primis labris esset nec magna vi distraheretur a corpore 'Ignis qui alentem materiam occupavit aqua et interdum ruina exstinguendus est: ille qui alimentis deficitur sua sponte subsidit ' Libenter haec, mi Lucili, audio non tamquam nova, sed tamquam in rem praesentem perductus Quid ergo non multos spectavi abrumpentes vitam Ego vero vidi, sed plus momenti apud me habent qui ad mortem veniunt sine odio vitae et admittunt illam, non attrahunt |
Egli, seguendo gli insegnamenti di Epicuro, diceva di sperare prima di tutto che non ci fosse nessuna sofferenza in quell'anelito supremo; e se poi c'era, il fatto stesso che fosse di breve durata rappresentava già un grande sollievo: nessun dolore intenso dura a lungo Ma anche al momento del distacco dell'anima dal corpo, nel caso fosse doloroso, lo avrebbe aiutato il pensiero che dopo quella sofferenza non avrebbe più potuto soffrire Non dubitava, poi, che la sua anima senile fosse a fior di labbra e che si sarebbe staccata dal corpo senza grande violenza Il fuoco, quando si propaga a materiali infiammabili, bisogna spegnerlo con l'acqua, e a volte demolendo tutto; se gli manca alimento si estingue da solo Mio caro, queste parole le ascolto volentieri, non perché mi siano nuove, ma perché mi mettono di fronte alla realtà E dunque Non ho visto molti togliersi la vita Sì, li ho visti, ma per me ha più valore chi arriva alla morte senza odiare la vita, e la accoglie, senza tirarsela addosso |
Illud quidem aiebat tormentum nostra nos sentire opera, quod tunc trepidamus cum prope a nobis esse credimus mortem: a quo enim non prope est, parata omnibus locis omnibusque momentis 'Sed consideremus' inquit 'tunc cum aliqua causa moriendi videtur accedere, quanto aliae propiores sint quae non timentur ' Hostis alicui mortem minabatur, hanc cruditas occupavit Si distinguere voluerimus causas metus nostri, inveniemus alias esse, alias videri Non mortem timemus sed cogitationem mortis; ab ipsa enim semper tantundem absumus Ita si timenda mors est, semper timenda est: quod enim morti tempus exemptum est Sed vereri debeo ne tam longas epistulas peius quam mortem oderis Itaque finem faciam: tu tamen mortem ut numquam timeas semper cogita Vale Agnosco Lucilium meum: incipit quem promiserat exhibere |
Basso sosteneva poi che quel tormento noi lo sentiamo per colpa nostra, perché ci lasciamo prendere dal panico quando crediamo che la morte ci sia vicina: ma la morte è vicina a ognuno, pronta a ghermirci in ogni luogo e in ogni momento Quando ci sembra che si avvicini un pericolo di morte, diceva, consideriamo quanto ci sono più vicini altri pericoli di cui non abbiamo paura Un tale era minacciato di morte da un suo nemico e invece è morto prima di indigestione Se vorremo analizzare le cause dei nostri timori, ne troveremo alcune reali, altre apparenti Noi non temiamo la morte, temiamo il pensiero della morte; dalla morte siamo sempre ugualmente lontani Così se va temuta, va temuta sempre: non c'è momento della vita che ne sia privo Ma temo che lettere tanto lunghe tu finisca per odiarle più della morte Perciò concludo: tu, però alla morte pensaci sempre per non temerla mai Stammi bene Riconosco il mio Lucilio: comincia a mostrarsi quale aveva promesso |
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Sequere illum impetum animi quo ad optima quaeque calcatis popularibus bonis ibas non desidero maiorem melioremque te fieri quam moliebaris Fundamenta tua multum loci occupaverunt: tantum effice quantum conatus es, et illa quae tecum in animo tulisti tracta Ad summam sapiens eris, si cluseris aures, quibus ceram parum est obdere: firmiore spissamento opus est quam in sociis usum Ulixem ferunt Illa vox quae timebatur erat blanda, non tamen publica: at haec quae timenda est non ex uno scopulo sed ex omni terrarum parte circumsonat Praetervehere itaque non unum locum insidiosa voluptate suspectum, sed omnes urbes Surdum te amantissimis tuis praesta: bono animo mala precantur Et si esse vis felix, deos ora ne quid tibi ex his quae optantur eveniat |
tu hai calpestato i beni cari alla massa e ti sei diretto alle più alte forme di bene: persevera in quel tuo slancio Non desidero che tu divenga più grande o migliore di quanto hai cercato di essere Hai fondamenta solide e ampie: realizza quanto hai tentato e metti in atto i tuoi propositi In breve, raggiungerai la saggezza, se ti tapperai le orecchie; ma chiuderle con la cera è poco: Ulisse, raccontano, l'adoperò per i suoi compagni: per te occorre un tappo più efficace Le voci che egli temeva erano lusingatrici, ma isolate: queste che dobbiamo temere noi, invece, non risuonano da un solo scoglio, ma da ogni angolo della terra Non devi oltrepassare un unico luogo sospetto per i suoi insidiosi piaceri, ma tutte le città Fa' il sordo anche con le persone che ti amano di più: ti augurano il male nonostante le loro buone intenzioni E se vuoi essere felice, prega gli dèi che non ti capiti niente di quanto esse desiderano |