Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 02, pag 3

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 02
Multo autem ad rem magis pertinet qualis tibi videaris quam aliis; conciliari nisi turpi ratione amor turpium non potest

Quid ergo illa laudata et omnibus praeferenda artibus rebusque philosophia praestabit

scilicet ut malis tibi placere quam populo, ut aestimes iudicia, non numeres, ut sine metu deorum hominumque vivas, ut aut vincas mala aut finias

Ceterum, si te videro celebrem secundis vocibus vulgi, si intrante te clamor et plausus, pantomimica ornamenta, obstrepuerint, si tota civitate te feminae puerique laudaverint, quidni ego tui miserear, cum sciam quae via ad istum favorem ferat

Vale

Bassum Aufidium, virum optimum, vidi quassum, aetati obluctantem

Sed iam plus illum degravat quam quod possit attolli; magno senectus et universo pondere incubuit
Ma l'opinione che hai di te stesso è molto più importante dell'opinione altrui; solo con sistemi disonesti ci si può accattivare il favore dei disonesti

Che cosa, dunque, ti potrà insegnare quella filosofia tanto lodata e preferibile a tutte le arti e a tutti i beni

Naturalmente a voler piacere a te stesso più che al popolo, a valutare i giudizi, ma non in base al numero, a vivere senza paura degli dèi e degli uomini, a vincere i mali o a mettervi un limite

Ma se vedrò che sei famoso per i giudizi favorevoli del popolo, se al tuo ingresso risuoneranno grida e applausi, onori da pantomimi, se in tutta la città faranno le tue lodi donne e ragazzi, perché non dovrei avere compassione di te, So qual è la strada che porta a questo genere di favore

Stammi bene

Ho visto Aufidio Basso, gran brava persona, mal ridotto e in lotta con l'età

Ma questa ormai pesa a tal punto su di lui da non permettergli più di riaversi; la vecchiaia gli sta addosso con tutto il suo tremendo peso
Scis illum semper infirmi corporis et exsucti fuisse; diu illud continuit et, ut verius dicam, concinnavit: subito defecit

Quemadmodum in nave quae sentinam trahit uni rimae aut alteri obsistitur, ubi plurimis locis laxari coepit et cedere, succurri non potest navigio dehiscenti, ita in senili corpore aliquatenus imbecillitas sustineri et fulciri potest

Ubi tamquam in putri aedificio omnis iunctura diducitur, et dum alia excipitur, alia discinditur, circumspiciendum est quomodo exeas

Bassus tamen noster alacer animo est: hoc philosophia praestat, in conspectu mortis hilarem esse et in quocumque corporis habitu fortem laetumque nec deficientem quamvis deficiatur

Magnus gubernator et scisso navigat velo et, si exarmavit, tamen reliquias navigii aptat ad cursum
Sai che ha sempre avuto un fisico debole e smunto; a lungo l'ha sostenuto, anzi, per meglio dire, rabberciato: improvvisamente ha ceduto

Quando una nave imbarca acqua, si tamponano ora l'una ora l'altra falla, ma se incomincia a cedere e ad aprirsi in più punti, non c'è rimedio per l'imbarcazione che si sfascia; allo stesso modo un fisico vecchio e debole si può tenere in piedi e puntellare fino a un certo punto

Quando tutte le commessure si aprono, come in un edificio marcio, e mentre ne ripari una, se ne spacca un'altra, bisogna cercare il modo di venirne fuori

Tuttavia il nostro Basso ha uno spirito vivace: questo ti dà la filosofia: essere sereno di fronte alla morte, forte e addirittura lieto indipendentemente dalle condizioni fisiche, e non cedere anche se le forze non reggono più

Un pilota abile naviga pure se la velatura è a brandelli e, se ha perso le sartie, segue ugualmente la rotta con quel che resta della nave
Hoc facit Bassus noster et eo animo vultuque finem suum spectat quo alienum spectare nimis securi putares

Magna res est, Lucili, haec et diu discenda, cum adventat hora illa inevitabilis, aequo animo abire

Alia genera mortis spei mita sunt: desinit morbus, incendium exstinguitur, ruina quos videbatur oppressura deposuit; mare quos hauserat eadem vi qua sorbebat eiecit incolumes; gladium miles ab ipsa perituri cervice re vocavit: nil habet quod speret quem senectus ducit ad mortem; huic uni intercedi non potest

Nullo genere homines mollius moriuntur sed nec diutius

Bassus noster videbatur mihi prosequi se et componere et vivere tamquam superstes sibi et sapienter ferre desiderium sui
Così fa il nostro Basso e guarda alla sua fine con quello spirito e quel volto che apparirebbero eccessivamente tranquilli persino per uno che guardasse la morte di un altro

questa, Lucilio mio, una lezione importante, che va imparata e meditata a lungo: andarsene con animo sereno, quando si avvicina l'ora fatale

Altri generi di morte non escludono una speranza di salvezza: una malattia può finire, un incendio si può spegnere, a volte un crollo ha lasciato incolumi persone che pareva dovesse schiacciare; il mare ha gettato sulla riva sani e salvi i naufraghi con la stessa violenza con cui li aveva inghiottiti; il soldato ha ritirato la spada proprio dal collo della vittima; ma se uno lo trascina a morte la vecchiaia, non ha nessuna speranza: solo a essa non ci si può opporre

Nessun tipo di morte è più dolce, ma neppure più lunga

Mi sembrava quasi che il nostro Basso assistesse ai suoi funerali e alla sua sepoltura, e continuasse poi a vivere come fosse superstite a se stesso, sopportando con saggezza la propria perdita

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Nam de morte multa loquitur et id agit sedulo ut nobis persuadeat, si quid incommodi aut metus in hoc negotio est, morientis vitium esse, non mortis; non magis in ipsa quicquam esse molestiae quam post ipsam

Tam demens autem est qui timet quod non est passurus quam qui timet quod non est sensurus

An quis quam hoc futurum credit, ut per quam nihil sentiatur, ea sentiatur

'Ergo' inquit 'mors adeo extra omne malum est ut sit extra omnem malorum metum

' Haec ego scio et saepe dicta et saepe dicenda, sed neque cum legerem aeque mihi profuerunt neque cum audirem iis dicentibus qui negabant timenda a quorum metu aberant: hic vero plurimum apud me auctoritatis habuit, cum loqueretur de morte vicina

Dicam enim quid sentiam: puto fortiorem esse eum qui in ipsa morte est quam qui circa mortem
Parla molto della morte e si dà da fare per persuaderci che, se questa faccenda è spiacevole e terribile, la colpa è di chi muore, non della morte; in essa non c'è dolore, come non ce n'è dopo

Se uno teme disgrazie che poi non subirà, è pazzo quanto chi teme una cosa che non potrà avvertire

Oppure qualcuno crede che sentirà la morte, quando, invece, per merito suo non sentiremo più niente

Quindi, egli conclude, la morte è così al di fuori da ogni male da essere al di fuori anche da ogni paura di mali

Questi concetti li hanno ripetuti spesso e spesso devono essere ripetuti, lo so bene; ma io non ne ho tratto mai tanto giovamento a leggerli o ad ascoltarli da persone che sostenevano che non si deve temere la morte, e ne erano lontane: Basso, invece, parla della fine ormai vicina e le sue parole sono per me autorevolissime

Ti dirò come la penso: se uno si trova in punto di morte ha, secondo me, più coraggio di chi è prossimo alla morte
Mors enim admota etiam imperitis animum dedit non vitandi inevitabilia; si gladiator tota pugna timidissimus iugulum adversario praestat et errantem gladium sibi attemperat

At illa quae in propinquo est utique ventura desiderat lentam animi firmitatem, quae est rarior nec potest nisi a sapiente praestari

Libentissime itaque illum audiebam quasi ferentem de morte: sententiam et qualis esset eius natura velut propius inspectae indicantem

Plus, ut puto, fidei haberet apud te, plus ponderis, si quis revixisset et in morte nihil mali esse narraret expertus: accessus mortis quam perturbationem afferat optime tibi hi dicent qui secundum illam steterunt, qui venientem et viderunt et receperunt

Inter hos Bassum licet numeres, qui nos decipi noluit
La morte imminente, infatti, ha dato anche a uomini ignoranti la forza di affrontare l'inevitabile; così il gladiatore, pieno di paura per tutto il combattimento, offre la gola all'avversario e dirige contro di sé la spada esitante

Ma quando la morte è vicina e destinata ad arrivare in ogni caso, richiede una fermezza d'animo tenace che è piuttosto rara e la può dimostrare solo il saggio

Perciò ascoltavo molto volentieri Basso, come se egli esprimesse un giudizio sulla morte e ne indicasse la vera natura, quasi l'avesse osservata più da vicino

Tu crederesti di più, io penso, e attribuiresti maggior peso a uno che resuscitasse e ti dicesse per sua esperienza che nella morte non c'è nessun male: il turbamento che porta l'avvicinarsi della morte, potrebbero spiegartelo benissimo quelli che le sono stati vicini, l'hanno vista arrivare e l'hanno accolta

Tra costoro metti Basso che ci ha voluto liberare dall'errore

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Is ait tam stultum esse qui mortem timeat quam qui senectutem; nam quemadmodum senectus adulescentiam sequitur, ita mors senectutem

Vivere noluit qui mori non vult; vita enim cum exceptione mortis data est; ad hanc itur

Quam ideo timere dementis est quia certa exspectantur, dubia metuuntur

Mors necessitatem habet aequam et invictam: quis queri potest in ea condicione se esse in qua nemo non est

prima autem pars est aequitatis aequalitas

Sed nunc supervacuum est naturae causam agere, quae non aliam voluit legem nostram esse quam suam: quid quid composuit resolvit, et quidquid resolvit componit iterum

Iam vero si cui contigit ut illum senectus leviter emitteret, non repente avulsum vitae sed minutatim subductum, o ne ille agere gratias diis omnibus debet quod satiatus ad requiem homini necessariam, lasso gratam perductus est
Temere la morte, dice, è da stupidi come temere la vecchiaia; la vecchiaia segue l'adolescenza, e la morte la vecchiaia

Se uno non vuole morire, non vuole vivere: la vita ci è stata data con la condizione della morte; noi avanziamo verso di essa

Perciò è da pazzi temerla: solo gli eventi dubbi si temono, quelli certi si aspettano

La morte è una necessità uguale per tutti e invincibile: e nessuno può lamentarsi di essere in una situazione comune a tutti

Condizione prima della giustizia è l'uguaglianza

Ma ora è superfluo difendere la natura che ha voluto per noi una legge analoga alla sua: essa distrugge tutto ciò che ha formato e riforma quanto ha distrutto

Se a uno è capitato che la vecchiaia lo allontani lentamente dalla vita, senza strapparlo all'improvviso, ma sottraendovelo a poco a poco, non deve ringraziare tutti gli dèi, Ormai sazio viene condotto a quel riposo necessario all'uomo e gradito a chi è stanco
Vides quosdam optantes mortem, et quidem magis quam rogari solet vita

Nescio utros existimem maiorem nobis animum dare, qui deposcunt mortem an qui hilares eam quietique opperiuntur, quoniam illud ex rabie interdum ac repentina indignatione fit, haec ex iudicio certo tranquillitas est

Venit aliquis ad mortem iratus: mortem venientem nemo hilaris excepit nisi qui se ad illam diu composuerat

Fateor ergo ad hominem mihi carum ex pluribus me causis frequentius venisse, ut scirem an illum totiens eundem invenirem, numquid cum corporis viribus minueretur animi vigor; qui sic crescebat illi quomodo manifestior notari solet agitatorum laetitia cum septimo spatio palmae appropinquat
Tu lo vedi: certi desiderano la morte e con più intensità di quanto solitamente si chiede la vita

Non so se ci infonde più coraggio chi implora la morte o chi l'aspetta lieto e sereno: quel desiderio nasce talvolta da furore o da sdegno improvviso, mentre questa tranquillità deriva da una valutazione ponderata

Qualcuno va incontro alla morte pieno d'ira: solo chi vi si è preparato a lungo, ne accoglie lieto l'arrivo

Confesso di essere andato piuttosto di frequente da quest'uomo, a me caro per moltissimi motivi, per vedere se lo avrei trovato ogni volta nella stessa disposizione di spirito, o se insieme alla forza fisica diminuisse il suo vigore spirituale; ma questo cresceva in lui come l'esultanza degli aurighi diventa più evidente quando, al settimo giro, si avvicinano alla vittoria

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Dicebat quidem ille Epicuri praeceptis obsequens, primum sperare se nullum dolorem esse in illo extremo anhelitu; si tamen esset, habere aliquantum in ipsa brevitate solacii; nullum enim dolorem longum esse qui magnus est

Ceterum succursurum sibi etiam in ipsa distractione animae corporis que, si cum cruciatu id fieret, post illum dolorem se dolere non posse

Non dubitare autem se quin senilis anima in primis labris esset nec magna vi distraheretur a corpore

'Ignis qui alentem materiam occupavit aqua et interdum ruina exstinguendus est: ille qui alimentis deficitur sua sponte subsidit

' Libenter haec, mi Lucili, audio non tamquam nova, sed tamquam in rem praesentem perductus

Quid ergo

non multos spectavi abrumpentes vitam

Ego vero vidi, sed plus momenti apud me habent qui ad mortem veniunt sine odio vitae et admittunt illam, non attrahunt
Egli, seguendo gli insegnamenti di Epicuro, diceva di sperare prima di tutto che non ci fosse nessuna sofferenza in quell'anelito supremo; e se poi c'era, il fatto stesso che fosse di breve durata rappresentava già un grande sollievo: nessun dolore intenso dura a lungo

Ma anche al momento del distacco dell'anima dal corpo, nel caso fosse doloroso, lo avrebbe aiutato il pensiero che dopo quella sofferenza non avrebbe più potuto soffrire

Non dubitava, poi, che la sua anima senile fosse a fior di labbra e che si sarebbe staccata dal corpo senza grande violenza

Il fuoco, quando si propaga a materiali infiammabili, bisogna spegnerlo con l'acqua, e a volte demolendo tutto; se gli manca alimento si estingue da solo

Mio caro, queste parole le ascolto volentieri, non perché mi siano nuove, ma perché mi mettono di fronte alla realtà

E dunque

Non ho visto molti togliersi la vita

Sì, li ho visti, ma per me ha più valore chi arriva alla morte senza odiare la vita, e la accoglie, senza tirarsela addosso
Illud quidem aiebat tormentum nostra nos sentire opera, quod tunc trepidamus cum prope a nobis esse credimus mortem: a quo enim non prope est, parata omnibus locis omnibusque momentis

'Sed consideremus' inquit 'tunc cum aliqua causa moriendi videtur accedere, quanto aliae propiores sint quae non timentur

' Hostis alicui mortem minabatur, hanc cruditas occupavit

Si distinguere voluerimus causas metus nostri, inveniemus alias esse, alias videri

Non mortem timemus sed cogitationem mortis; ab ipsa enim semper tantundem absumus

Ita si timenda mors est, semper timenda est: quod enim morti tempus exemptum est

Sed vereri debeo ne tam longas epistulas peius quam mortem oderis

Itaque finem faciam: tu tamen mortem ut numquam timeas semper cogita

Vale

Agnosco Lucilium meum: incipit quem promiserat exhibere
Basso sosteneva poi che quel tormento noi lo sentiamo per colpa nostra, perché ci lasciamo prendere dal panico quando crediamo che la morte ci sia vicina: ma la morte è vicina a ognuno, pronta a ghermirci in ogni luogo e in ogni momento

Quando ci sembra che si avvicini un pericolo di morte, diceva, consideriamo quanto ci sono più vicini altri pericoli di cui non abbiamo paura

Un tale era minacciato di morte da un suo nemico e invece è morto prima di indigestione

Se vorremo analizzare le cause dei nostri timori, ne troveremo alcune reali, altre apparenti

Noi non temiamo la morte, temiamo il pensiero della morte; dalla morte siamo sempre ugualmente lontani

Così se va temuta, va temuta sempre: non c'è momento della vita che ne sia privo

Ma temo che lettere tanto lunghe tu finisca per odiarle più della morte

Perciò concludo: tu, però alla morte pensaci sempre per non temerla mai

Stammi bene

Riconosco il mio Lucilio: comincia a mostrarsi quale aveva promesso

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Sequere illum impetum animi quo ad optima quaeque calcatis popularibus bonis ibas

non desidero maiorem melioremque te fieri quam moliebaris

Fundamenta tua multum loci occupaverunt: tantum effice quantum conatus es, et illa quae tecum in animo tulisti tracta

Ad summam sapiens eris, si cluseris aures, quibus ceram parum est obdere: firmiore spissamento opus est quam in sociis usum Ulixem ferunt

Illa vox quae timebatur erat blanda, non tamen publica: at haec quae timenda est non ex uno scopulo sed ex omni terrarum parte circumsonat

Praetervehere itaque non unum locum insidiosa voluptate suspectum, sed omnes urbes

Surdum te amantissimis tuis praesta: bono animo mala precantur

Et si esse vis felix, deos ora ne quid tibi ex his quae optantur eveniat
tu hai calpestato i beni cari alla massa e ti sei diretto alle più alte forme di bene: persevera in quel tuo slancio

Non desidero che tu divenga più grande o migliore di quanto hai cercato di essere

Hai fondamenta solide e ampie: realizza quanto hai tentato e metti in atto i tuoi propositi

In breve, raggiungerai la saggezza, se ti tapperai le orecchie; ma chiuderle con la cera è poco: Ulisse, raccontano, l'adoperò per i suoi compagni: per te occorre un tappo più efficace

Le voci che egli temeva erano lusingatrici, ma isolate: queste che dobbiamo temere noi, invece, non risuonano da un solo scoglio, ma da ogni angolo della terra

Non devi oltrepassare un unico luogo sospetto per i suoi insidiosi piaceri, ma tutte le città

Fa' il sordo anche con le persone che ti amano di più: ti augurano il male nonostante le loro buone intenzioni

E se vuoi essere felice, prega gli dèi che non ti capiti niente di quanto esse desiderano

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