Properzio, Elegie: Libro III, Elegia VII, pag 2

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro III, Elegia VII

in me caeruleo fuscina sumpta deo est

Il tridente fu preso contro di me dal dio ceruleo

at saltem Italiae regionibus evehat aestus: hoc de me sat erit si modo matris erit

Ma almeno la marea raggiunga le zone dell'Italia: sarà sufficiente ciò, se di me un poco sarà della madre

'[30] subtrahit haec fantem torta vertigine fluctus; ultima quae Paeto voxque diesque fuit

[30] Il flutto travolse col turbinoso vortice lui che dice queste cose; ciò fu l'ultima parola e l'ultimo giorno per Peto

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Properzio, Elegie: Libro III, Elegia VIII

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro III, Elegia VIII

Paete, quid aetatem numeras

O Peto, perché conti gli anni

quid cara natanti mater in ore tibi est

Perché a te che nuoti c'è la cara madre sulle labbra

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Properzio, Elegie: Libro IV, Elegia III

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro IV, Elegia III

non habet unda deos

L'onda non ha dei

et mater non iusta piae dare debita terrae[35] nec pote cognatos inter humare rogos, sed tua nunc volucres astant super ossa marinae, nunc tibi pro tumulo Carpathium omne mare est

E la madre non può dare alla terra pietosa con i dovuti riti [35] né seppellire fra le ceneri degli avi, ma ora uccelli marini stanno sopra le ossa, ora tutto il mare Carpazio è per te una tomba

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