Et post paucos dies Anicius conventu reliquorum Epirotarum Acarnanumque acto iussisque in Italiam sequi principibus, quorum cognitionem causae (senatui) reservarat, et ipse navibus expectatis, quibus usus Macedonicus exercitus erat, in Italiam traiecit Cum haec in Macedonia Epiroque gesta sunt, legati, qui cum Attalo ad finiendum bellum inter Gallos et regem Eumenem missi erant, in Asiam pervenerant Indutiis per hiemem factis et Galli domos abierant et rex in hiberna concesserat Pergamum gravique morbo aeger fuerat Ver primum eos domo excivit iamque Synnada pervenerant et Eumenes ad Sardis undique exercitum contraxerat |
E di lì a pochi giorni Anicio, tenuto il convegno degli altri Epiroti e degli Acarnani e ordinato ai capi delle varie città, la cui inchiesta per un'eventuale incriminazione aveva riser vato (al senato), di seguirlo in Italia, anche lui, dopo aver atteso le navi che erano servite per il trasporto dell'esercito di Macedonia, passò in Italia Durante questi fatti di Macedonia e di Epiro gli am basciatori romani inviati con Attalo a porre fine alla guerra fra i Galli e il re Eumene, erano giunti in Asia In seguito all'interruzione invernale delle operazioni i Galli se ne erano tornati alle loro sedi, il re si era ritirato negli accampamenti d'inverno a Pergarno, e vi era stato colto da grave malattia La prirnavera li fece uscire dalla patria e già erano arrivati a Sinnada, mentre Eumene aveva raccolto da ogni parte le sue forze presso Sardi |
Ibi Romani cum et Solovettium, ducem Gallorum, ~Synnades adlocutus ettalus cum eis profectus, sed castra Gallorum intrare eum non placuit, ne animi ex disceptatione inritarentur P Licinius consularis (cum) regulo Gallorum est locutus rettulitque ferociorem eum deprecando factum, ut mirum videri possit inter tam opulentos reges, Antiochum Ptolemaeumque, tantum legatorum Romanorum verba valuisse, ut extemplo pacem facerent, apud Gallos nullius momenti fuisse [35] Romam primum reges captivi, Perseus et Gentius, in custodiam cum liberis abducti, dein turba alia captivorum, tum quibus Macedonum denuntiatum erat, ut Romam venirent, principum(que) Graeciae; nam ii quoque non solum praesentes exciti erant, sed etiam, si qui apud reges esse dicebantur, litteris arcessiti sunt |
E qui i Romani venuti a sapere; che a Sinnada si trovava il capo dei Galli, Solovettio, decisero dì recarvìsi a colloquio; Attalo partì con loro, ma non pan,e opportuno che entrasse nell'accampamento dei Galli, per non esasperarne gli animi con discussíoni Il consolare P Licinio si abboccò (con) il re dei Galli e riferì che a furia di scongiurarlo egli si era fatto più baldanzoso, talché ci si doveva stupire che le parole dei legati romani mentre avevano avuto tale effetto nella contesa fra due re così potenti come Antioco e Ptolemeo, da indurli subito a fare la pace, sull'animo dei Galli invece non avevano avuto alcun peso [35] A Roma prima furono deportati sotto sorve glíanza i re prigionieri, Perseo e Genzio coi loro figli, poi l'altra folla di prigionieri, e allora quelli dei Macedoni (e) dei capi della Grecia, ai quali era stato intimato di venire a Roma; ché anche questi non solo erano statì convocati se si trovavano nelle rispettive sedi, ma anche furo no richiamati per lettera caso mai si dicesse di alcuni che avevano trovato rifugio presso le corti di altri sovrani |
Paulus ipse post dies paucos regia nave ingentis magnitudinis, quam sedecim versus remorum agebant, ornata Macedonicis spoliis non insignium tantum armorum, sed etiam regiorum textilium, adverso Tiberi ad urbem est subvectus, conpletis ripis obviam effusa multitudine Paucos post dies Anicius et Octavius classe sua advecti Tribus iis omnibus decretus est ab senatu triumphus mandatumque Q Cassio praetori, cum tribunis plebis ageret, ex auctoritate patrum rogationem ad plebem ferrent, ut iis, quo die urbem triumphantes inveherentur, imperium esset Intacta invidia media sunt: ad summa ferme tendit Nec de Anici nec de Octavi triumpho dubitatum est; Paulum, cui ipsi quoque se conparare erubuissent, obtrectatio carpsit |
E d'altra parte Paolo pochi giorni dopo, sulla nave del re, di straordinaria grandezza, spinta da sedici ordini sovrapposti di reniatori ed ornata dalle spoglie macedoniche consistenti non solo in armi fuor del comune ma anche in drappi tolti dal tesoro del re, risalendo il Tevere fece ingresso in città, mentre le rive del fiume erano colme di folla accorsagli in contro Pochi giorni dopo Anicio e Ottavio, con la propria flotta, vi arrivarono ugualmente per mare A tutti e tre il senato decretò il trionfo, dando incarico al pre tore Q Cassio di trattare coi tribuni della plebe per presentare al popolo, con l'autorizzazione dei padri, la proposta di legge che ad essi nel giorno in cui trionfatori entravano sul cocchio in città fosse conservato il comando militare Preservate dall'impopolarità si mantengono le cose mediocri: generalmente essa tende a colpire le cime Né per il trionfo di Anicio né per quello di Ottavio si ebbe la minima esitazione; Paolo invece, col quale essi stessi avrebbero avuto vergogna di confrontarsi, fu oggetto di pubblica diffamazione |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 02 ; 11 - 24
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02 ; 11 - 24
Antiqua disciplina milites habuerat; de praeda parcius, quam speraverant ex tantis regiis opibus, dederat nihil relicturis, si aviditati indulgeretur, quod in aerarium deferret Totus Macedonicus exercitus imperatori ita * * * neglegenter adfuturus comitiis ferendae legis Sed eos Ser Sulpicius Galba, qui tribunus militum secundae legionis in Macedonia fuerat, privatim imperatori inimicus, prensando ipse et per suae legionis milites sollicitando stimulaverat, ut frequentes ad suffragium adessent Imperiosum ducem et malignum antiquando rogationem, quae de triumpho eius ferretur, ulciscerentur Plebem urbanam secuturam esse militum iudicia Pecuniam illum dare non potuisse: militem honorem dare posse |
Aveva tenuto i soldati sotto la rigida disciplina di un tempo; del bottino aveva concesso ad essi con più parsimonia di quanto era lecito sperare dalle immense ricchezze del re, dato che se avesse mostrato com piacenza per la loro avidità, nulla sarebbe rimasto da ver sare all'erario Tutto l'esercito che aveva militato in Macedonia, pieno d'ira verso il suo comandante, senza entu siasmo si accingeva a presentarsi ai comizi per votare quella proposta Ma Ser Sulpicio Galba, tribuno militare della seconda legione in Macedonia, privatamente ostile al comandante, sollecitando personalmente ed aiz zando i soldati per mezzo di quelli della sua legione, li aveva spinti a presentarsi in buon numero alla votazione Di un comandante dispotico e avaro si dovevano ven dicare, respingendo la proposta del trionfo La plebe della città avrebbe seguito il parere dei soldati A lui era stato impossibile distribuire più larghi compensi: era nelle mani dei soldati la possibilità di concedergli quell'onorifico rico noscimento |
Ne speraret ibi fructum gratiae, ubi non meruisset [36] His incitatis cum in Capitolio rogationem eam Ti Sempronius tribunus plebis ferret et privatis (de) lege dicendi locus esset (et) ad suadendum, ut in re minime dubia, haud quisquam procederet, Ser Galba repente processit et a tribunis postulavit, ut, quoniam hora iam octava diei esset, nec satis temporis ad demonstrandum haberet, cur L Aemilium non iuberent triumphare, in posterum diem differrent et mane eam rem agerent: integro sibi die ad causam eam orandam opus esse |
Non stesse a sperare di ottenere favore da chi non l'aveva meritato [36] Istigati i soldati, mentre in Campidoglio il tribuno della plebe Ti Sempronio presentava quella proposta di legge e i privati avevano facoltà di prendere la parola su di essa ma, trattandosi di cosa già scontata, nessuno si faceva avanti a parlarne in difesa, all'improvviso si presentò Ser Galba e, dato che era già l'ora ottava del giorno e non disponeva di tempo sufficiente ad illustrare tutte le ragioni per cui si voleva impedire ad Emilio di celebrare il trionfo, chiese ai tribuni di rimandare all'indo mani la seduta e di iniziare la discussione di buon mattino: aveva bisogno di un giorno intero per pronunziar la sua arringa |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 11 - 15
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 11 - 15
Cum tribuni dicere eo die, si quid vellet, iuberent, in noctem rem dicendo extraxit referendo admonendoque exacta acerbe munia militiae; plus laboris, plus periculi, quam desiderasset res, iniunctum; contra in praemiis, in honoribus omnia artata; militiamque, si talibus succedat ducibus, horridiorem asperiorem(que) bellantibus, eandem victoribus inopem atque inhonoratam futuram Macedonas in meliore fortuna quam milites Romanos esse Si frequentes postero die ad legem antiquandam adessent, intellecturos potentis viros non omnia in ducis, aliquid et in militum manu esse His vocibus incitati postero die milites tanta frequentia Capitolium conpleverunt, ut aditus nulli praeterea ad suffragium ferendum esset |
Ma i tribuni lo invitarono a prender la parola quel giorno, se voleva parlare, ed egli col suo discorso si dilungò sino a notte, ripetendo e richiamando alla memoria il ricordo di un servizio militare compiuto sotto ferrea disciplina; erano stati imposti più sacrifici, più rischi di quanto la situazione comportasse, mentre invece, quanto a ricompense o a premi, non si era fatto che lesinare: i doveri del soldato, se il successo continuava ad arridere a comandanti di quella tempra, sarebbero divenuti più duri ~ed"~ aspri per chi faceva la guerra, e nello stesso tempo, in caso di vittoria, meno rimunerativi in fatto di denaro e pro mozioni Si trovavano in miglior condizioni i Macedoni dei soldati romani Se il giorno dopo numerosi si fossero presentati a respingere la proposta di legge, gli uomini più influenti si sarebbero resi conto che non tutto è rimesso all'arbitrio del comandante, ma qualche cosa resta pure in mano ai soldati Esaltati da tali parole il giorno seguente i soldati affollarono il Campidoglio in tal misura, che nessuno, oltre ad essi, aveva possibilità di acccdere per dare il voto |
Intro vocatae primae tribus cum antiquarent, concursus in Capitolium principum civitatis factus est, indignum facinus esse clamitantium L Paulum tanti belli victorem despoliari triumpho: obnoxios imperatores tradi licentiae atque avaritiae militari Iam nunc nimis saepe per ambitionem peccari; quid, si domini milites imperatoribus imponantur In Galbam pro se quisque probra ingerere Tandem hoc tumultu sedato M Servilius, qui consul et magister equitum fuerat, ut de integro eam (rem) agerent ab tribunis petere, dicendique sibi ad populum potestatem facerent |
Quando, chiamate dentro i recinti, le prirne tribù ebbero respinto la proposta, ci fu un grande accorrere in Campidoglio dei più ragguardevoli cittadini, che andavano gridando come fosse azione indecorosa privar del trionfo L Paolo, vincitore di una guerra così importante: si abbandonavano i duci nelle mani di soldati sfrenati c cupidi, lasciandoli alla loro mercé Già sinora troppo spesso si erano commessi errori per brama di popolarità; cosa succederebbe, se i soldati si costituis sero arbitri dei comandanti Contro Galba poi ognuno per parte sua lanciava insolenze Finalmente, placatosi il tumultuoso contrasto, M Servilio, già console e comandante della cavalleria, non cessava di chiedere ai tribuni di ricominciar daccapo (la discussione) e di poter prendere la parola dinanzi al popolo |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 43; 01 - 23
Tribuni cum ad deliberandum secessissent, victi auctoritatibus principum de integro agere coeperunt revocaturosque se easdem tribus pronuntiarunt, si M Servilius aliique privati, qui dicere vellent, dixissent [37] (Tum Servilius:) 'quantus imperator L Aemilius fuerit, Quirites, si ex alia re nulla aestimari posset, vel hoc satis erat, quod, cum tam seditiosos et leves milites, tam nobilem, tam temerarium, tam eloquentem ad instigandam multitudinem inimicum in castris haberet, nullam in exercitu seditionem habuit Eadem severitas imperii, quam nunc oderunt, tum eos continuit Itaque antiqua disciplina habiti (neque dixerunt seditiose quicquam) neque fecerunt |
Essendosi i tribuni ritirati per deliberare, cedendo all'autorevole parere dei cittadini più influenti cominciarono dì nuovo a discuter la questione ed annunziarono che avrebbero richiamato per la vota zione le stesse tribù, se M Servilio ed altri privati, che volevano parlare, avessero preso la parola [37] (Allora Servilio) cominciò: Quale grande coman dante sia stato L Emilio, o Quiriti, se non si fosse in grado di provarlo con nessun altro fatto, anche questo basterebbe a dimostrarlo, che, pur avendo un esercito così riottoso, soldati così facili a montarsi la testa, e nel suo accampamento un avversario così famigerato, così sconsiderato, così capace con la sua eloquenza di incitare la folla, non lamentò fra i suoi ranghi nessun atto di insubor dinazione La stessa rigidezza di comando, che oggi hanno in uggia, allora valse a tenerli a freno E così trattati con la disciplina di un tempo (né dissero parole di ribellione) né compirono azioni di rivolta |
Servius quidem Galba, si in L Paulo accusando tirocinium ponere et documentum eloquentiae dare volvit, non triumphum inpedire debuit, quem, si nihil aliud, senatus iustum esse iudicaverat, sed postero die quam triumphatum esset, privatum eum (cum) visurus esset, nomen deferret et legibus interrogaret; aut serius paulo, cum primum magistratum ipse cepisset, diem diceret inimico (et) eum ad populum accusaret Ita et pretium recte facti triumphum haberet L Paulus pro egregie bello gesto et poenam, si quid et vetere gloria sua et nova indignum fecisset Sed videlicet, cui (nullum) crimen, nullum probrum dicere poterat, eius obtrectare laudes volvit |
Servio Galba però, se avesse inteso esordire come oratore e dar prova della sua eloquenza con l'accusare L Paolo, non avrebbe dovuto impedirne il trionfo, che se non altro, il senato aveva dichiarato legit timo, ma il giorno dopo il trionfo, (quando) avesse avuto occasione di vederlo ridotto un privato qualunque, allora avrebbe dovuto denunziarne il noi-ne e interrogarlo secondo le leggi; o poco più tardi, appena rivestito di una magi stratura, avrebbe dovuto citare in giudizio l'avversario (e) accusarlo davanti al popolo Così L Paolo e avi-ebbe col trionfo la ricompensa per la guerra condotta ineccepibilmente e la meritata punizione, se avesse compiuto qualche azione non degna della sua gloria antica e nuova Ma evidentemente, dal momento che non gli poteva opporre (alcuna) accusa, rimproveragli alcun'infamia, si propose di denigrare la sua gloria |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 16 - 18
Diem integrum hesterno die (ad) accusandum L Paulum petit: quattuor horas, quantum supererat diei, dicendo absumpsit Quis umquam tam nocens reus fuit, cuius vitia vitae tot horis expromi non possent Quid interim obiecit, quod L Paulus, si causam dicat, negatum velit Duas mihi aliquis contiones parumper faciat, unam militum Macedonicorum, puram alteram et integrioris iudicii a favore et odio, universi populi Romani; apud contionem togatam et urbanam prius reus agatur Quid apud Quirites Romanos, Ser Galba, diceres |
Un giorno intero ieri ha richiesto `(per) accusare L Paolo: quattro ore, quanto rimaneva dellantico (in cui è eccezionale l'accusa presentata da privati) c quello più recente (in cui l'accusa dinanzi al magistrato è la prassi consueta, dopo l'istituzione delle corti permanenti d'inchiesta) giorno, ha impiegate col suo discorso C'è stato mai accusato così malvagio, le cui colpe commesse durante tutta la vita non potessero essere sciorinate in tante ore E cosa mai dopo tutto gli rimproverò, che L Paolo, se qui fosse a difendersi, si affretterebbe a negare Mi si convochino due assemblee per un momento, una dei soldati che militarono in Macedonia, l'altra imparziale, più scevra di pregiudizi provocati dal favore e dall'odio, di tutto quanto i1 popolo Romano; dinanzi all'assemblea di cit tadini togati prima si conduca l'accusato Che cosa saresti capace di dire, Ser Galba, di fronte ai Quiriti Romani |