[23] 'Praemia et (Philippo et) Antiocho devictis amplissima accepimus a vobis Si, quae vestra nunc est fortuna deum benignitate et virtute vestra, ea Persei fuisset, et praemia petitum ad victorem regem venissemus in Macedoniam, quid tandem diceremus Pecuniane a nobis adiutum an frumento Auxiliis terrestribus an navalibus Quod praesidium tenuisse nos Ubi pugnasse aut sub illius ducibus (aut) per nos ipsos Si quaereret, ubi miles noster, ubi navis intra praesidia sua fuisset, quid responderemus Causam fortasse diceremus apud victorem, quem ad modum apud vos dicimus Hoc enim legatos utroque (de) pace mittendo consecuti sumus, ut ne ab utraque parte gratiam iniremus, ab altera etiam crimen et periculum esset |
[23] Dopo le definitive vittorie (su Filippo ed) Antioco ricevemmo da voi ricompense cospicue Se la fortuna che vi è ora toccata, per la benevolenza degli dei e per il vostro valore, fosse stata di Perseo e fossimo andati in Macedonia da quel re vittorioso a chiedere ricompense, che cosa in fin dei conti gli potremmo dire Di averlo aiutato con contributi in danaro o in frumento Con con tingenti di terra o navali Quale posizione abbiamo tenu to per lui Dove combattuto o sotto i suoi comandanti (o) da soli Se ci chiedesse dove un nostro soldato, dove una nostra nave si sia trovata entro le sue posi zioni, che cosa dovremmo rispondergli Forse dovremmo giustificarci dinanzi a lui vincitore, come ora facciamo dinanzi a voi Questo infatti ci abbiamo guadagnato con l'inviare ambasciatori da una parte e dall'altra per proporre la pace,di non incontrare favore presso nessuna delle due, e da una anzi di ricevere incriminazione e minacce |
Quamquam Perseus vere obiceret, id quod vos non potestis, patres conscripti, nos principio belli misisse ad vos legatos, qui pollicerentur vobis, quae ad bellum opus essent; navibus, armis, iuventute (nos) nostra, sicut prioribus bellis, ad omnia paratos fore Ne praestaremus, per vos stetit, qui de quacumque causa tum aspernati nostra auxilia estis Neque fecimus igitur quicquam tam(quam) hostes, neque bonorum sociorum defuimus officio, sed a vobis prohibiti praestare fuimus "Quid igitur Nihilne factum neque dictum est in civitate vestra, Rhodii, quod nolletis, quo merito offenderetur populus Romanus " Hinc iam non, quod factum est, (sum) defensurusnon adeo insanio, sed publicam causam a privatorum culpa segregaturus Nulla est civitas, quae non et improbos cives aliquando et imperitam multitudinem semper habeat |
Quantunque Perseo potrebbe giustamente rimproverarci, cosa che non potete far voi, o padri coscritti, di avervi inviato legati, al prin cipio della guerra, per promettervi tutto il necessario; con navi, con armi, con la nostra gioventù, come nelle guerre precedenti, di essere pronti a fornirvi ogni cosa Se non ve ne fornimmo, dipese solo da voi, che per chi sa quale ragione, rifiutaste allora le nostre offerte Dunque non ci comportammo assolutamente da nemici, né venimmo meno ai nostri doveri di alleati fedeli, ma da voi fummo impediti di adempierli "E allora Non si è fatto né si è detto nulla nella vostra città, o Rodii, che non vor reste, e di cui è giustamente risentito il popolo Romano Di qui in poi non `(mi sento) più disposto a giustificare ciò che è stato fatto, non sono pazzo sino a tal segno, ma intendo distinguere la causa dell'intera città dalla responsabilità di cittadini privati Non v'è città che non abbia nel suo seno cittadini a volte egoisti e una folla sempre inesperta |
Etiam apud vos fuisse audivi, qui adsentando multitudini grassarentur, et secessisse aliquando a vobis plebem nec in potestate vestra rem publicam fuisse Si hoc in hac tam bene morata civitate accidere potuit, mirari quisquam potest aliquos fuisse apud nos, qui regis amicitiam petentes plebem nostram consiliis depravarent Qui tamen nihil ultra valuerunt, quam ut in officio cessaremus Non praeteribo id, quod gravissimum est in hoc bello crimen civitatis nostrae: legatos eodem tempore et ad vos et ad Persea de pace misimus; quod infelix consilium furiosus, ut postea audivimus, orator stultissimum fecit, quem sic locutum constat, tamquam C Popilius legatus Romanus, quem ad summovendos a bello Antiochum et Ptolemaeum reges misistis, loqueretur |
Anche presso di voi ho sentito dire che ci son stati uomini che si son fatti strada coll'adulare la folla e che a volte la plebe ha rotto con voi e che lo stato non fu più in vostre mani Se un fatto come questo è potuto capitare ad una città così ben costumata come la vostra, chi può stupirsi che ci siano stati anche fra noi taluni che cercando l'amicizia del re corruppero coi loro suggerimenti il nostro popolo Essi però non hanno avuto altra influenza se non di indurci a non impegnarci nell'adempimento dei nostri doveri Non tralascerò di parlare di quella che è l'accusa più grave rivolta alla nostra città in questa guerra: abbiamo inviato contemporaneamente ambasciatori a voi ed a Perseo per trattare la pace; e questa disgraziata iniziativa, come siam venuti a sapere più tardi, rese ancora più stolida un pazzo nostro rappresentante, che ci risulta abbia parlato come avrebbe potuto parlare l'ambasciatore romano C Popilio, quando lo mandaste a tener lontani dalla guerra i re Antioco e Ptolemeo |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 02 ; 11 - 24
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02 ; 11 - 24
Sed tamen ea sive superbia, sive stultitia appellanda est, eadem, quae apud vos, et apud Persea fuit Tam civitatium quam singulorum hominum mores sunt: gentes quoque aliae iracundae, aliae audaces, quaedam timidae, in vinum, in Venerem proniores aliae sunt Atheniensium populum fama est celerem et supra vires audacem esse ad conandum, Lacedaemoniorum cunctatorem et vix in ea, quibus fidit, ingredientem Non negaverim et totam Asiae regionem inaniora parere ingenia, et nostrorum tumidiorem sermonem esse, quod excellere inter finitimas civitates videamur, et id ipsum non tam viribus nostris quam vestris honoribus ac iudiciis Satis quidem et tunc in praesentia castigata illa legatio erat, cum tam tristi responso vestro dimissa |
Ma pure questa iniziativa, sia che si debba chiamare un atto di superbia o di stupidità, fu presa tanto nei confronti vostri quanto nei riguardi di Perseo Ci sono tratti caratteristici nei costumi sia di intere popolazioni sia di singoli individui: anche alcuni popoli sono facili all'ira, altri pronti ad osare, taluni timorosi, altri ancora piuttosto dediti al vino e ai piaceri d'amore Si sa che il popolo ateniese è sbrigliato di fantasia e audace nei suoi tentativi al di sopra delle proprie forze, men tre quello degli Spartani è lento e con difficoltà dà inizio anche a ciò, di cui si fida Non potrei negare e che tutta quanta l'Asia produce ingegni piuttosto futili e che dei nostri connazionali il modo di parlare è alquanto gonfio, perché c'immaginiamo di essere superiori ai popoli vicini, e ciò non in virtù delle nostre capacità, quanto in base agli onori che ci avete concesso e ai giudizi che avete espresso sul no stro conto Certo abbastanza punita fu già anche allora, sul momento, quell'ambasceria, rinviata con così umiliante risposta da parte vostra |
Si tum parum ignominiae pensum est, haec certe tam miserabilis ac supplex legatio etiam insolentioris, quam illa fuit, legationis satis magnum piaculum esset Superbiam, verborum praesertim, iracundi oderunt, prudentes inrident, utique si inferioris adversus superiorem est; capitali poena nemo umquam dignam iudicavit Id enimvero periculum erat, ne Romanos Rhodii contemnerent Etiam deos aliqui verbis ferocioribus increpant, nec ideo quemquam fulmine ictum audimus [24] 'Quid igitur superat, quod purgemus, si nec factum hostile ullum nostrum est, (et) verba tumidiora legati offensionem aurium, non perniciem civitatis meruerunt |
Se allora non si pagò con adeguata dose d'infamia, almeno questa nostra ambasceria di supplici che desta sì larga compassione dovrebbe essere sufficiente espiazione di una anche più insolente di quella La tracotanza che soprattutto si sfoga a parole odiano sol tanto gli iracondi mentre la irridono gli assennati, specie se è impiegata dall'inferiore nei riguardi dei superiori; nessuno mai l'ha ritenuta degna della massima pena Cer to c'era questo pericolo, che i Rodii facessero poco conto dei Romani Anche gli dei c'è qualcuno che ingiuria con termini troppo arditi, ma si sa che per questo nessuno mai è stato colpito dal fulmine [24] Che cosa dunque ci resta, di cui discolparci, dato che né sussiste alcun nostro atto di ostilità verso di voi (e) le parole troppo orgogliose di un legato ben hanno potuto offender le vostre orecchie, ma non provocare la rovina di tutta una città |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 11 - 15
Voluntatis nostrae tacitae velut litem aestimari vestris inter vos sermonibus audio, patres conscripti: favisse nos regi et illum vincere maluisse Ideo bello persequendos esse credunt alii; (alii) vestrum voluisse quidem nos hoc, non tamen ob id bello persequendos esse: neque moribus neque legibus ullius civitatis ita conparatum esse, ut, si qui velit inimicum perire, si nihil fecerit, quo id fiat, capitis damnetur |
Sento dire che nei discorsi che vi scambiate l'un l'altro, o padri coscritti, andate come valutando la pena da infliggere alle nostre segrete intenzioni: abbia mo parteggiato per il re e desiderato la sua vittoria Perciò (alcuni) credono che dobbiamo esser puniti con la guerra; altri fra voi sostengono che sì questo noi avremmo volu to, ma non per questo ci si deve punir con la guerra: non è previsto da alcuna legge o consuetudine di nessuna città che se uno voglia mandare in rovina un avversario, nel caso che nulla abbia commesso, per cui possa farlo, lo condanni a morte |
His, qui nos poena, non crimine liberant, gratiam quidem habemus; ipsi nobis hanc dicimus legem: si omnes volvimus, quod arguimurnon distinguimus voluntatem a facto, omnes plectamur: si alii principum nostrorum vobis, alii regi faverunt, non postulo, ut propter nos, qui partium vestrarum fuimus, regis fautores salvi sint; illud deprecor, ne nos propter illos pereamus Non estis vos illis infestiores, quam civitas est ipsa; et hoc quia sciebant, plerique eorum aut profugerunt aut mortem sibi consciverunt; alii damnati a nobis in potestate vestra erunt, patres conscripti Ceteri Rhodii sicut gratiam nullam meriti hoc bello, ita ne poenam quidem sumus Priorum nostrorum benefactorum cumulus hoc, quod nunc cessatum in officio est, expleat |
A quanti ci risparmiano la punizione, pur senza assolverci dalla imputazione, serbiamo la nostra riconoscenza; da noi stessi invochiamo per noi questo principio: se siamo stati tutti quanti a volere ciò di cui ci si incolpa - non facciamo distinzione fra intenzione e fatto -, siamo tutti puniti: se alcuni dei nostri cittadini più in vista par teggiarono per voi, altri per il re, non chiedo che grazie a noi, che siamo stati dalla vostra parte, siano salvi quelli che si misero dalla parte del re; ma di questo vi scongiuro, che per causa loro, non facciate perire anche noi Non siete voi più ostili a loro di quanto sia la città stessa; ed essendo di ciò consapevoli, la maggior parte di essi o si è cercata uno scampo o si è data la morte; altri, da noi già condannati, verranno in vostre mani, o padri coscritti Tutti gli altri Rodii, come non abbiamo titolo ad alcuna riconoscenza in questa guerra, così non meritiamo neppure nessuna pena L'entità dei nostri servigi in passato compensi il fatto che ora non abbiano adempiuto ai nostri doveri |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 43; 01 - 23
Cum tribus regibus gessistis bella per hos annos; ne plus obsit nobis, quod uno bello cessavimus, quam quod duobus bellis pro vobis pugnavimus Philippum, Antiochum, Persea tamquam tris sententias ponite: duae nos absolvunt, una dubia est; ut gravior sit, illi de nobis (si) iudicarent, damnati essemus; vos iudicatis, patres conscripti, sit Rhodus in terris an funditus deleatur; non enim de bello deliberatis, patres conscripti, quod inferre potestis, gerere non potestis, cum nemo Rhodiorum arma adversus vos (sit) laturus |
Contro tre re avete sostenuto la guerra nel giro di questi ultimi anni; non ci sia di maggior danno esser rimasti inerti spettatori durante un solo conflitto, di quanto possa giovarci l'aver combattuto ai vostro fianco negli altri due Filippo, Antioco, Perseo siano per voi come tre voti, in base ai quali giudicarci: due voti sono di assoluzione, uno è incerto; ammesso anche che quest'ultimo sia di condanna, (se) fossero quei re a giudicare di noi, saremmo stati condannati; ma è a voi, o padri coscritti, che spetta il giudizio se Rodi debba sus sistere sulla faccia della terra od essere completamente distrutta; perché non della guerra voi deliberate, o padri coscritti, che bensì avete la facoltà di muoverci, ma non di combatterre, dato che nessuno dei Rodii è di sposto ad impugnare le armi contro di voi |
Si perseverabitis in ira, tempus a vobis petemus, quo hanc funestam legationem domum referamus; omnia libera capita, quidquid Rhodiorum virorum feminarum est, cum omni pecunia nostra naves conscendemus ac relictis penatibus publicis privatisque Romam veniemus et omni auro et argento, quidquid publici, quid(quid) privati est, in comitio, in vestibulo curiae vestrae cumulato, corpora nostra coniugumque ac liberorum vestrae potestati permittemus, hic passuri, quodcumque patiendum erit; procul ab oculis nostris urbs nostra diripiatur, incendatur Hostis Rhodios esse Romani iudicare (possunt, facere non) possunt; est enim et nostrum aliquod de nobis iudicium, quo numquam iudicabimus nos vestros hostis, nec quicquam hostile, etiam si omnia patiemur, faciemus |
Se vi ostinerete nella vostra ira, vi chiederemo di accordarci il tempo necessario per ricondurre in patria questa legazione, annunciatrice di rovina; tutte le persone libere, tutti noi Rodii, maschi e femmine, ci imbarcheremo con ogni nostro avere e abbandonati i nostri pubblici e privati penati giungeremo a Roma e ammucchiato tutto il carico di oro e d'argento, tutte le nostre ricchezze pubbliche e private, nel comizio, nel vestibolo della vostra curia, le nostre persone e quelle delle nostre spose e dei nostri figli rimetteremo in vostro potere, decisi qui a soppor tare qualunque pena sarà da subire; lungi dai nostri sguardi la città nostra sia messa a sacco, sia data alle fiamme I Romani (hanno facoltà) di giudicare nemici i Rodii, (ma non di renderli) tali; anche noi abbiamo un nostro modesto criterio per giudicare di noi, in base al quale mai e poi mai ci considereremo vostri nemici, né vi faretno atto ostile, anche se subiremo pene di ogni genere |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 16 - 18
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 16 - 18
[25] Secundum talem orationem universi rursus prociderunt supplices ramosque oleae iactantes; tandem excitati curia excesserunt Tunc sententiae interrogari coeptae Infestissimi Rhodiis erant, qui consules praetoresve aut legati gesserant in Macedonia bellum Plurimum causam eorum adiuvit M Porcius Cato, qui, asper ingenio, tum lenem mitemque senatorem egit Non inseram simulacrum veri copiose, quae dixerit, referendo: ipsius oratio scripta extat, Originum quinto libro inclusa Rhodiis responsum ita redditum est, ut nec hostes fierent nec socii permanerent Philocrates et Astymedes principes legationis erant Partim cum Philocrate renuntiare Rhodum legationem placuit, partim cum Astymede Romae subsistere, (qui,) quae agerentur, scirent certioresque suos facerent |
[25] Dopo questo discorso tutti insieme di nuovo caddero supplici a terra agitando rami di olivo; alla fine, fatti rialzare, uscirono dalla curia Allora si cominciò a richiedere il parere di ognuno I più ostili ai Rodii erano quanti da consoli, pretori o legati avevano condotto la guerra in Macedonia Ma contribuì moltissimo alla loro causa M Porcio Catone, che per quanto rude di natura, in quell'occasione si comportò da senatore clemente e mite 'Non inserirò l'immagine della sua straordinaria elo quenza riportando le parole che pronunciò: proprio il suo discorso scritto ci resta, incluso nel quinto libro delle Origini Ai Rodii fu data una tale risposta, per cui né diventavano nemici né rimanevano nella condizione di alleati Filocrate ed Astimede erano i capi dell'ambasceria Parve loro che una parte, insieme con Filocrate, dovesse riferire a Rodi i risultati della missione, parte trattenersi a Roma con Astimede, (per) conoscere lo sviluppo degli eventi e tenerne informati i concittadini |