Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 05; 16-18, pag 2

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 05; 16-18

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 05; 16-18
Illis tamen in ultionem aut ex fame morsus est: nos sine ulla parsimonia nostri alienique sanguinis movemus manum et navigia deducimus, salutem committimus fluctibus, secundos optamus ventos, quorum felicitas est ad bella perferri

[18,10] Quousque nos mala nostra rapuerunt

Parum est intra tra orbem suum furere: sic Persarum rex stolidissimus in Graeciam traiciet, quam exercitus non vincet, cum impleverit

Sic Alexander ulterior Bactris et Indis volet quaeretque quid sit ultra magnum mare, et indignabitur esse aliquid ultimum sibi

Sic Crassum avaritia Parthis dabit, non horrebit revocantis diras tribuni, non tempestates longissimi maris, non circa Euphratem praesaga fulmina et deos resistentes: per hominum et deorum iras ad aurum ibitur
Queste, tuttavia, mordono per vendetta o per fame: noi muoviamo gli eserciti e mandiamo per mare le navi senza risparmiare per niente il nostro sangue e quello degli altri, affidiamo la salvezza ai flutti, ci auguriamo venti favorevoli, e li riteniamo tali quando ci portano alla guerra

[18,10] Fino a che punto ci hanno condotto i nostri mali

Non è sufficiente dispiegare la propria furia nei limiti del proprio mondo: così il re dei Persiani, molto stolto, passerà in Grecia, ma il suo esercito non la vincerà, anche se lavrà riempita

Così Alessandro vorrà andare al di là della Battriana e dellIndia e cercherà che cosa ci sia al di là delloceano e si indignerà che esista per lui un limite estremo

Così lavidità consegnerà Crasso ai Parti, non si spaventerà né davanti ai funesti presagi del tribuno che cerca di persuaderlo, né davanti alle tempeste di una mare sconfinato, né davanti ai fulmini profetici sullEufrate, né davanti allopposizione degli dèi: egli procederà verso loro, non curante della collera degli uomini e degli dèi
[18,11] Ergo non immerito quis dixerit rerum naturam melius acturam fuisse nobiscum, si ventos flare vetuisset et inhibito discursu furentium in sua quemque terra stare iussisset: si nihil aliud, certe suo quisque tantum ac suorum malo nasceretur; nunc parum mihi domestica, externis quoque laborandum est

[18,12] Nulla terra tam longe remota est quae non emittere aliquod suum malum possit: unde scio an nunc aliquis magnae gentis in abdito dominus, fortunae indulgentia tumens, non contineat intra terminos arma, an paret classes ignota moliens

Unde scio hic mihi an ille ventus bellum invehat

Magna pars erat pacis humanae maria praecludi
[18,11] Quindi, a ragione, si potrebbe affermare che la natura si sarebbe comportata meglio verso di noi se avesse proibito ai venti di soffiare e, ostacolando la corsa ai pazzi, avesse costretto ognuno a rimanere nella propria terra: se non altro, certamente ognuno nascerebbe per far male solo a se stesso e ai suoi; ora al contrario, non mi sono sufficienti i mali domestici, devo essere tormentato anche da quelli provenienti dallesterno

[18,12] Nessuna terra è talmente lontana da non poter mandare qualche suo male: come posso sapere se adesso qualche sovrano di una grande nazione, lontano dalla mia vista, gonfio dorgoglio per il favore della natura, non trattenga le armi dentro i confini o prepari flotte, tessendo qualcosa che non so

Come posso sapere se questo o quel vento mi porta la guerra

Sarebbe stato un gran contributo alla pace fra gli uomini che i mari non fossero navigabili
[18,13] Non tamen, ut paulo ante dicebam, queri possumus de auctore nostri deo, si beneficia eius corrumpimus et ut essent contraria effecimus

Dedit ille ventos ad custodiendam caeli terrarumque temperiem, ad evocandas supprimendasque aquas, ad alendos satorum atque arborum fructus, quos ad maturitatem cum aliis causis adducit ipsa iactatio attrahens cibum in summa et ne torpeant permovens

[18,14] Dedit ventos ad ulteriora noscenda: fuisset enim imperitum animal et sine magna experientia rerum homo, si circumscriberetur natalis soli fine

Dedit ventos, ut commoda cuiusque regionis fierent communia, non ut legiones equitemque gestarent nec ut perniciosa gentes arma transueherent
[18,13] Tuttavia, come affermavo poco fa, non possiamo lamentarci del nostro autore, Dio, se noi abbiamo rovinato i suoi benefici e li abbiamo fatti divenire dannosi

Egli i ha dato i venti per mantenere la giusta temperatura del cielo e della terra, per provocare e per far cessare le piogge, per nutrire i raccolti e i frutti degli alberi, che sono fatti maturare, tra gli altri motivi, proprio dallo scuotimento che fa salire il nutrimento verso la cima e con il movimento impedisce alla pianta di restare inoperosa

[18,14] Ci ha dato i venti affinché allargassimo le nostre conoscenze al di là del mare: infatti, luomo sarebbe stato un animale ignorante e senza grande esperienza del mondo, se fosse stato rinchiuso nei confini della terra natia

Ci ha dato i venti affinché i vantaggi di ogni regione diventassero comuni, non perché i popoli trasportassero in giro legioni e cavalieri, né affinché trasferissero al di là del mare armate devastatrici

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[18,15] Si beneficia naturae utentium pravitate perpendimus, nihil non nostro malo accepimus: cui videre expedit

Cui loqui

Cui non ,vita tormentum est

Nihil invenies tam manifestae utilitatis quod non in contrarium transeat culpa

Sic ventos quoque natura bono futuros invenerat: ipsi illos contrarios fecimus

[18,16] Omnes in aliquod nos malum ducunt

Non eadem est his et illis causa solvendi, sed iusta nulli

Diversis enim irritamentis ad temptandum mare impellimur, utique alicui vitio navigatur

Egregie Plato dicit, qui nobis circa exitum iam testium loco dandus est, minima esse quae homines emant vita
[18,15] Se valutiamo i benefici della natura secondo la malvagità di coloro che la usano, non abbiamo ricevuto nulla che non sia per il nostro male: a chi giova vedere

A chi parlare

Per chi la vita non è un tormento

Non troverai niente che sia talmente utile in modo incontestabile che la colpa non cambi in una fonte di danno

Così anche i venti erano stati creati dalla natura affinché ci arrecassero un profitto: noi stessi li abbiamo trasformati in qualcosa di dannoso

[18,16] Tutti ci conducono verso qualche male

Il motivo che spinge questo e quello a salpare è diversa, ma per nessuno ne esiste una fondata

Infatti siamo spinti a sfidare il mare da diversi scopi, ma in ogni caso si naviga per poter soddisfare qualche vizio

Afferma giustamente Platone, che verso la fine siamo in grado di produrre come testimone, che sono cose senza valore quelle che gli uomini si procurano a prezzo della vita
Immo, Lucili carissime, si bene illorum furorem aestimaveris, id est nostrum (in eadem enim turba volutamur), magis ridebis, cum cogitaveris vitae parari in quae vita consumitur Anzi, carissimo Lucilio, se analizzerai con attenzione la follia di quegli uomini, cioè la nostra follia ( infatti facciamo parte dello stesso gregge), riderai di più al pensiero che ci si procura a prezzo della vita ciò che dovrebbe servire alla nostra vita stessa

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