Proice omnia ista, si sapis, immo ut sapias, et ad bonam mentem magno cursu ac totis viribus tende; si quid est quo teneris, aut expedi aut incide 'Moratur' inquis 'me res familiaris; sic illam disponere volo ut sufficere nihil agenti possit, ne aut paupertas mihi oneri sit aut ego alicui ' Cum hoc dicis, non videris vim ac potentiam eius de quo cogitas boni nosse; et summam quidem rei pervides, quantum philosophia prosit, partes autem nondum satis subtiliter dispicis, necdum scis quantum ubique nos adiuvet, quemadmodum et in maximis, ut Ciceronis utar verbo, 'opituletur' in minima descendat Mihi crede, advoca illam in consilium: suadebit tibi ne ad calculos sedeas Nempe hoc quaeris et hoc ista dilatione vis consequi, ne tibi paupertas timenda sit: quid si appetenda est |
Se sei saggio, anzi, per essere saggio, abbandona tutte queste faccende e sùbito con tutte le tue forze tendi alla saggezza; se c'è qualcosa che ti trattiene, cerca di liberartene oppure tronca di netto Mi trattiene, dici, la cura del patrimonio; vorrei disporlo in modo da poter vivere di rendita, per non essere gravato dalla povertà o gravare io stesso su qualcuno Quando parli così, sembra che tu non conosca la forza e la potenza di quel bene che vai ricercando; hai una visione complessiva di quanto giovi la filosofia, ma non distingui ancòra con sufficiente sottigliezza i particolari, non sai ancòra quanto e in quali situazioni ci sia di aiuto, come ci soccorra, per dirla con Cicerone nelle circostanze più gravi e arrivi sino alle più piccole Dammi retta, chiedile consiglio: ti persuaderà a non startene lì a far conti Questo cerchi e con codesti rinvii a questo vuoi arrivare, a non temere più la povertà: ma se bisogna ricercarla |
Multis ad philosophandum obstitere divitiae: paupertas expedita est, secura est Cum classicum cecinit, scit non se peti; cum aqua conclamata est, quomodo exeat, non quid efferat, quaerit; [ut] si navigandum est, non strepunt portus nec unius comitatu inquieta sunt litora; non circumstat illam turba servorum, ad quos pascendos transmarinarum regionum est optanda fertilitas Facile est pascere paucos ventres et bene institutos et nihil aliud desiderantes quam impleri: parvo fames constat, magno fastidium Paupertas contenta est desideriis instantibus satis facere: quid est ergo quare hanc recuses contubernalem cuius mores sanus dives imitatur Si vis vacare animo, aut pauper sis oportet aut pauperi similis Non potest studium salutare fieri sine frugalitatis cura; frugalitas autem paupertas voluntaria est |
Per molti la ricchezza è stata un ostacolo alla filosofia; il povero non ha ostacoli, non ha preoccupazioni Quando risuona la tromba di guerra, sa di non essere in pericolo; quando viene dato l'allarme per un'alluvione, cerca come mettersi in salvo, non che cosa mettere in salvo; se deve fare un viaggio per mare, non c'è clamore in porto e sulla spiaggia fermento di gente al seguito di uno solo; non lo circonda una turba di servi il cui mantenimento richiede la fecondità delle terre d'oltremare facile nutrire il ventre di poche persone temperanti, che non chiede altro se non di essere riempito: sfamare costa poco, saziare molto La povertà si contenta di soddisfare solo le necessità impellenti: perché rifiuti una compagna di cui anche i ricchi, se hanno senno, seguono le abitudini Se vuoi dedicarti allo spirito, devi essere povero o vivere come un povero Lo studio non può essere salutare se non si ricerca la frugalità e la frugalità è una povertà volontaria |
Tolle itaque istas excusationes: 'nondum habeo quantum sat est; si ad illam summam pervenero, tunc me totum philosophiae dabo' Atqui nihil prius quam hoc parandum est quod tu differs et post cetera paras; ab hoc incipiendum est 'Parare' inquis 'unde vivam volo ' Simul et parare disce: si quid te vetat bene vivere, bene mori non vetat Non est quod nos paupertas a philosophia revocet, ne egestas quidem Toleranda est enim ad hoc properantibus vel fames; quam toleravere quidam in obsidionibus, et quod aliud erat illius patientiae praemium quam in arbitrium non cadere victoris Quanto hoc maius est quod promittitur: perpetua libertas, nullius nec hominis nec dei timor Ecquid vel esurienti ad ista veniendum est |
Lascia, perciò da parte queste scuse: Non possiedo ancora quanto basta; se riuscirò a metterlo insieme, allora mi dedicherò anima e corpo alla filosofia Ma non ci si deve procurare niente prima di quella filosofia che invece tu rimandi e hai intenzione di procurarti dopo tutto il resto Proprio dalla filosofia bisogna cominciare Voglio conquistarmi il necessario per vivere, sostieni Ma contemporaneamente impara anche a preparare te stesso: se qualcosa ti impedisce di vivere bene, non ti impedisce di morire bene Non c'è motivo che la povertà o l'indigenza ci allontanino dalla filosofia Chi vi aspira deve saper sopportare anche la fame; certuni la sopportarono durante gli assedi: eppure l'unico premio delle loro sofferenze era non cadere in balia dei vincitori Quanto maggiore è il bene che ti viene promesso: una libertà perpetua, senza più timore né degli uomini, né della divinità Anche chi ha fame deve arrivare a possedere questi beni |
Maybe you might be interested

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 01
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 01
Perpessi sunt exercitus inopiam omnium rerum, vixerunt herbarum radicibus et dictu foedis tulerunt famem; haec omnia passi sunt pro regno, quo magis mireris, alieno: dubitabit aliquis ferre paupertatem ut animum furoribus liberet Non est ergo prius acquirendum: licet ad philosophiam etiam sine viatico pervenire Ita est cum omnia habueris, tunc habere et sapientiam voles haec erit ultimum vitae instrumentum et, ut ita dicam, additamentum Tu vero, sive aliquid habes, iam philosophare - unde enim scis an iam nimis habeas, sive nihil, hoc prius quaere quam quicquam 'At necessaria deerunt ' Primum deesse non poterunt, quia natura minimum petit, naturae autem se sapiens accommodat Sed si necessitates ultimae inciderint, iamdudum exibit e vita et molestus sibi esse desinet |
Ci sono eserciti che hanno sofferto la mancanza di tutto, si sono nutriti di radici e sfamati con cose ripugnanti solo a nominarle; tutto questo l'hanno sopportato per un regno e cosa più straordinaria apparteneva ad altri: esiterà qualcuno a sopportare la povertà per liberarsi dalla furia delle passioni Non c'è necessità di acquisire beni prima: si può arrivare alla filosofia anche senza provviste per il viaggio E così Vuoi possedere tutto e poi avere anche la saggezza Sarà il corredo di vita meno importante, e, come dire, un di più Tu, se già possiedi qualcosa, dedicati alla filosofia (solo così puoi sapere se possiedi ormai abbastanza); se non possiedi niente, ricercala prima di qualsiasi altra cosa Ma mi mancherà il necessario Anzitutto non potrà mancarti, perché la natura ha esigenze modestissime e il saggio si adegua alla natura Ma se gli capiterà di trovarsi in condizioni decisamente critiche, sùbito abbandonerà la vita e cesserà di essere gravoso a se stesso |
Si vero exiguum erit et angustum quo possit vita produci, id boni consulet nec ultra necessaria sollicitus aut anxius ventri et scapulis suum reddet et occupationes divitum concursationesque ad divitias euntium securus laetusque ridebit ac dicet, 'quid in longum ipse te differs expectabisne fenoris quaestum aut ex merce compendium aut tabulas beati senis, cum fieri possis statim dives Repraesentat opes sapientia, quas cuicumque fecit supervacuas dedit ' Haec ad alios pertinent: tu locupletibus propior es Saeculum muta, nimis habes; idem est autem omni saeculo quod sat est Poteram hoc loco epistulam claudere, nisi te male instituissem Reges Parthos non potest quisquam salutare sine munere; tibi valedicere non licet gratis Quid istic ab Epicuro mutuum sumam: 'multis parasse divitias non finis miseriarum fuit sed mutatio' |
Se poi i suoi mezzi per tirare avanti saranno scarsi e limitati, si contenterà senza preoccuparsi o angustiarsi più del necessario e darà al suo stomaco e al suo corpo quanto occorre; sereno e felice se la riderà delle occupazioni dei ricchi e dell'affannarsi di quegli uomini che corrono dietro alla ricchezza, e dirà a se stesso Perché vai tanto per le lunghe Vuoi aspettare i profitti dell'usura o gli utili del commercio o il testamento di un vecchio ricco, quando puoi diventare ricco sùbito La saggezza procura sùbito la ricchezza: la dà rendendola superflua Ma questo non ti riguarda: tu sei più vicino ai ricchi Cambia epoca, avrai sempre troppo; quanto basta è uguale in ogni tempo Potrei chiudere qui la mia lettera, se non ti avessi abituato male Nessuno può accomiatarsi dai re Parti senza donare niente, così io non posso salutarti senza pagare Che posso fare Chiederò un prestito a Epicuro: Per molti la ricchezza non ha segnato la fine delle loro miserie, ma solo un cambiamento |
Maybe you might be interested

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 03
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 03
Nec hoc miror; non est enim in rebus vitium sed in ipso animo Illud quod paupertatem nobis gravem fecerat et divitias graves fecit Quemadmodum nihil refert utrum aegrum in ligneo lecto an in aureo colloces - quocumque illum transtuleris, morbum secum suum transferet -, sic nihil refert utrum aeger animus in divitiis an in paupertate ponatur: malum illum suum sequitur Vale December est mensis: cum maxime civitas sudat Ius luxuriae publice datum est; ingenti apparatu sonant omnia, tamquam quicquam inter Saturnalia intersit et dies rerum agendarum; adeo nihil interest ut videatur mihi errasse qui dixit olim mensem Decembrem fuisse, nunc annum Si te hic haberem, libenter tecum conferrem quid existimares esse faciendum, utrum nihil ex cotidiana consuetudine movendum an, ne dissidere videremur cum publicis moribus, et hilarius cenandum et exuendam togam |
E non me ne stupisco: il male non sta nelle cose, ma nell'anima Quello che ci aveva reso intollerabile la povertà, ci rende tale anche la ricchezza Non ha importanza se fai coricare un ammalato su un letto di legno o d'oro: dovunque tu lo trasporti, porterà con sé la sua malattia; così non fa differenza se un animo infermo si trova nella ricchezza o nella povertà: il suo male lo segue Stammi bene dicembre: ora più che mai c'è fervore in città Si è data ufficialmente via libera alla sfrenatezza; tutto risuona di grandiosi preparativi, come se ci fosse differenza tra i Saturnali e i giorni di lavoro; invece non ce n'è proprio nessuna, tanto che secondo me ha ragione chi ha detto che una volta dicembre durava un mese e ora invece è dicembre tutto l'anno Se ti avessi qui, discuterei volentieri con te sulla condotta da seguire: vanno mantenute le nostre abitudini quotidiane oppure, per non sembrare in contrasto con gli altri, dobbiamo pranzare più allegramente e toglierci la toga |
Nam quod fieri nisi in tumultu et tristi tempore civitatis non solebat, voluptatis causa ac festorum dierum vestem mutavimus Si te bene novi, arbitri partibus functus nec per omnia nos similes esse pilleatae turbae voluisses nec per omnia dissimiles; nisi forte his maxime diebus animo imperandum est, ut tunc voluptatibus solus abstineat cum in illas omnis turba procubuit; certissimum enim argumentum firmitatis suae capit, si ad blanda et in luxuriam trahentia nec it nec abducitur Hoc multo fortius est, ebrio ac vomitante populo siccum ac sobrium esse, illud temperantius, non excerpere se nec insignire nec misceri omnibus et eadem sed non eodem modo facere; licet enim sine luxuria agere festum diem |
Mentre una volta questo accadeva solo nei momenti difficili e quando la città era in pericolo, ora cambiamo veste per festeggiare e darci ai piaceri Se ben ti conosco, tu, assumendo il compito di giudice conciliatore, non vorresti che noi fossimo in tutto simili alla folla imberrettata, e neppure completamente diversi; salvo che proprio in questi giorni in cui la massa si abbandona ai piaceri, dobbiamo costringere il nostro animo ad astenersene, anche se è il solo; una prova certissima della propria fermezza può averla se non si accosta agli allettamenti che portano alla dissolutezza né vi si lascia trascinare Essere perfettamente sobri e temperanti mentre tutti gli altri si ubriacano e vomitano, è indice di una maggiore forza morale, ma è segno di una maggiore moderazione non allontanarsi da tutti, non cercare di distinguersi dagli altri, e nemmeno mescolarsi alla massa; fare le stesse cose, ma in modo diverso: è possibile festeggiare senza sfrenarsi |
Maybe you might be interested

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 05-06 Parte 02
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 05-06 Parte 02
Ceterum adeo mihi placet temptare animi tui firmitatem ut e praecepto magnorum virorum tibi quoque praecipiam: interponas aliquot dies quibus contentus minimo ac vilissimo cibo, dura atque horrida veste, dicas tibi 'hoc est quod timebatur ' In ipsa securitate animus ad difficilia se praeparet et contra iniurias fortunae inter beneficia firmetur Miles in media pace decurrit, sine ullo hoste vallum iacit, et supervacuo labore lassatur ut sufficere necessario possit; quem in ipsa re trepidare nolueris, ante rem exerceas Hoc secuti sunt qui omnibus mensibus paupertatem imitati prope ad inopiam accesserunt, ne umquam expavescerent quod saepe didicissent |
Voglio, d'altra parte, mettere alla prova la tua fermezza d'animo; ti invito a comportarti come insegnano i grandi uomini: per qualche giorno nutriti di cibi pessimi e scarsi, vesti abiti ruvidi e rozzi e poi chiediti questo ciò che temo Anche nei momenti di tranquillità l'animo si prepari ai tempi difficili e quando va tutto bene si rafforzi contro i colpi della sorte Il soldato fa le esercitazioni in tempo di pace, costruisce trincee quando non ci sono nemici e si sottopone a fatiche inutili per essere in grado di sostenere quelle necessarie; se non vuoi che uno sia in preda al terrore al momento della prova, fallo esercitare prima Hanno seguito questo metodo quegli uomini che, per un po' ogni mese, vissero da poveri, quasi fino all'indigenza, così da non temere mai quello stato che avevano conosciuto frequentemente |
Non est nunc quod existimes me dicere Timoneas cenas et pauperum cellas et quidquid aliud est per quod luxuria divitiarum taedio ludit: grabattus ille verus sit et sagum et panis durus ac sordidus Hoc triduo et quatriduo fer, interdum pluribus diebus, ut non lusus sit sed experimentum: tunc, mihi crede, Lucili, exultabis dipondio satur et intelleges ad securitatem non opus esse fortuna; hoc enim quod necessitati sat est dabit et irata Non est tamen quare tu multum tibi facere videaris - facies enim quod multa milia servorum, multa milia pauperum faciunt -: illo nomine te Cuspice, quod facies non coactus, quod tam facile erit tibi illud pati semper quam aliquando experiri Exerceamur ad palum, et ne imparatos fortuna deprehendat, fiat nobis paupertas familiaris; securius divites erimus si scierimus quam non sit grave pauperes esse |
Non devi ora pensare che io parli delle cene di Timone o delle camerette da povero e di tutto quello che i ricchi annoiati dal lusso fanno per passatempo: devi avere veramente un pagliericcio, un saio e pane nero e secco Vivi in questo stato per tre o quattro giorni, talvolta anche di più, perché non sia un gioco, ma una prova: allora, credimi, Lucilio mio, sarai contento di esserti saziato con poca spesa e capirai che per la serenità non serve che la fortuna sia propizia, Anche se è contraria, ti darà quanto basta alle necessità della vita Non c'è motivo, però che ti sembri di fare grandi cose: farai lo stesso che migliaia di schiavi e migliaia di poveri; puoi compiacerti solo perché lo farai senza esservi costretto, perché sopportare la povertà per sempre sarà per te facile quanto sperimentarla di tanto in tanto Esercitiamoci al palo e perché la sorte non ci sorprenda impreparati, familiarizziamo con la povertà; vivremo più tranquilli nella ricchezza se sapremo che non è gravoso essere poveri |
Maybe you might be interested

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 05-06 Parte 03
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 05-06 Parte 03
Certos habebat dies ille magister voluptatis Epicurus quibus maligne famem exstingueret, visurus an aliquid deesset ex plena et consummata voluptate, vel quantum deesset, et an dignum quod quis magno labore pensaret Hoc certe in iis epistulis ait quas scripsit Charino magistratu ad Polyaenum; et quidem gloriatur non toto asse pasci, Metrodorum, qui nondum tantum profecerit, toto In hoc tu victu saturitatem putas esse Et voluptas est; voluptas autem non illa levis et fugax et subinde reficienda, sed stabilis et certa Non enim iucunda res est aqua et polenta aut frustum hordeacii panis, sed summa voluptas est posse capere etiam ex his voluptatem et ad id se deduxisse quod eripere nulla fortunae iniquitas possit |
Epicuro, famoso maestro di piaceri, aveva stabilito dei giorni in cui si cibava frugalmente per vedere se veniva a mancare qualcosa al pieno e perfetto piacere, quanto grande era il senso della mancanza e se il divario meritava di essere colmato a prezzo di grande fatica Nelle lettere che egli scrisse a Polieno, sotto l'arcontato di Carino, dice proprio questo e si vanta di spendere meno di un asse per sfamarsi, mentre Metrodoro, che non aveva fatto gli stessi progressi, ne spendeva uno intero Pensi che ci si possa saziare con questo tipo di vitto Sì, certamente, e si può anche provare piacere; non quel piacere superficiale e fuggevole che deve essere ripetutamente stimolato, ma un piacere costante e sicuro L'acqua, la polenta o un pezzo di pane d'orzo non sono saporiti; dà, però un grandissimo godimento poter trarre piacere anche da questi cibi ed essere arrivati a tal punto che nessuna avversità della sorte non può toglierci più nulla |