Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 02 Parte 01, pag 2

Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 02 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 02 Parte 01
Non est itaque mirum, si maximus huius rei timor est cuius et varietas magna et apparatus terribilis est

Nam quemadmodum plus agit tortor quo plura instrumenta doloris exposuit - specie enim vincuntur qui patientiae restitissent -, ita ex iis quae animos nostros subigunt et domant plus proficiunt quae habent quod ostendant

Illae pestes non minus graves sunt - famem dico et sitim et praecordiorum suppurationes et febrem viscera ipsa torrentem - sed latent, nihil habent quod intentent, quod praeferant: haec ut magna bella aspectu paratuque vicerunt

Demus itaque operam, abstineamus offensis

Interdum populus est quem timere debeamus; interdum, si ea civitatis disciplina est ut plurima per senatum transigantur, gratiosi in eo viri; interdum singuli quibus potestas populi et in populum data est
Non c'è, perciò, da stupirsi se un male che ha forme diverse e un apparato raccapricciante spaventa tanto

Infatti, come il carnefice ottiene di più se mette in mostra più strumenti di tortura spesso, è cosa nota, soccombe alla vista uno che al dolore avrebbe resistito, così, tra le sciagure che fiaccano e domano il nostro animo, hanno maggior forza quelle che si presentano con grande esteriorità

Ci sono disgrazie altrettanto gravi, la fame, intendo, la sete, le ulcere interne e la febbre che brucia le viscere, ma sono occulte e prive di minacce evidenti: le altre, invece, sono come le grandi guerre: si vincono con un vistoso spiegamento di forze

Cerchiamo, dunque, di tenerci lontani dai mali

A volte è il popolo che dobbiamo temere; a volte, se in una città vige la norma di prendere in senato la maggior parte delle decisioni, dobbiamo temere i senatori influenti; a volte singoli individui, cui è concesso dal popolo il potere sul popolo
Hos omnes amicos habere operosum est, satis est inimicos non habere

Itaque sapiens numquam potentium iras provocabit, immo nec declinabit, non aliter quam in navigando procellam

Cum peteres Siciliam, traiecisti fretum Temerarius gubernator contempsit austri minas - ille est enim qui Siculum pelagus exasperet et in vertices cogat -; non sinistrum petit litus sed id a quo propior Charybdis maria convolvit

At ille cautior peritos locorum rogat quis aestus sit, quae signa dent nubes; longe ab illa regione verticibus infami cursum tenet

Idem facit sapiens: nocituram potentiam vitat, hoc primum cavens, ne vitare videatur; pars enim securitatis et in hoc est, non ex professo eam petere, quia quae quis fugit damnat

Circumspiciendum ergo nobis est quomodo a vulgo tuti esse possimus

Primum nihil idem concupiscamus: rixa est inter competitores
Avere amici tutti costoro sarebbe faticoso: è sufficiente non averli nemici

Perciò il saggio non provocherà mai l'ira dei potenti, anzi la eviterà, come in navigazione si evitano le tempeste

Diretto in Sicilia, hai attraversato lo stretto Il pilota temerario sfida l'austro minaccioso che sconvolge il mare siciliano e crea pericolosi vortici; non tiene la rotta a sinistra, ma si dirige là dove Cariddi agita il mare

Il pilota più prudente, invece, chiede a chi conosce il posto la direzione delle correnti e quali indicazioni diano le nubi; tiene la rotta lontana da quella zona tristemente famosa per i suoi vortici

Così fa il saggio: evita i potenti che possono nuocergli, badando soprattutto a non darlo a vedere; parte della sicurezza risiede, infatti, nel non aspirarvi apertamente: se uno fugge una cosa, la condanna

Dobbiamo, dunque, vedere in che modo possiamo metterci al sicuro dalla massa

Per prima cosa cerchiamo di non avere i suoi stessi desideri: tra rivali c'è sempre lotta
Deinde nihil habeamus quod cum magno emolumento insidiantis eripi possit; quam minimum sit in corpore tuo spoliorum

Nemo ad humanum sanguinem propter ipsum venit, aut admodum pauci; plures computant quam oderunt

Nudum latro transmittit; etiam in obsessa via pauperi pax est

Tria deinde ex praecepto veteri praestanda sunt ut v itentur: odium, invidia, contemptus

Quomodo hoc fiat sapientia sola monstrabit; difficile enim temperamentum est, verendumque ne in contemptum nos invidiae timor transferat, ne dum calcare nolumus videamur posse calcari

Multis timendi attulit causas timeri posse

Undique nos reducamus: non minus contemni quam suspici nocet

Ad philosophiam ergo confugiendum est; hae litterae, non dico apud bonos sed apud mediocriter malos infularum loco sunt
Inoltre non dobbiamo possedere nulla che procuri un grande guadagno a chi voglia sottrarcelo: porta indosso il minimo indispensabile di beni soggetti a furto

Nessuno versa il sangue di un altro per il gusto di uccidere, o almeno pochi; la maggior parte agisce più percalcolo che per odio

I banditi non assalgono uno che non ha niente con sé: anche in una strada insidiata da malviventi, chi è povero può camminare tranquillo

Inoltre, secondo un vecchio precetto, ci sono tre cose da evitare con cura: l'odio, l'invidia, il disprezzo

Solo la saggezza può mostrarci come realizzare questo intento; è difficile tenere una giusta via di mezzo ed evitare che la nostra paura dell'invidia ci porti a essere disprezzati, e mentre non vogliamo calpestare nessuno, gli altri abbiano l'impressione che possiamo essere calpestati

Per molti fu causa di timore l'essere temuti

Abbandoniamo tutte queste posizioni: il disprezzo altrui nuoce quanto la deferenza

Dobbiamo rifugiarci nella filosofia; questa disciplina ispira un sacro rispetto non solo alle persone oneste, ma anche agli uomini non del tutto malvagi

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Nam forensis eloquentia et quaecumque alia populum movet adversarios habet: haec quieta et sui negotii contemni non potest, cui ab omnibus artibus etiam apud pessimos honor est

Numquam in tantum convalescet nequitia, numquam sic contra virtutes coniurabitur, ut non philosophiae nomen venerabile et sacrum maneat

Ceterum philosophia ipsa tranquille modesteque tractanda est

'Quid ergo

' inquis 'videtur tibi M Cato modeste philosophari, qui bellum civile sententia reprimit

qui furentium principum armis medius intervenit

qui aliis Pompeium offendentibus, aliis Caesarem, simul lacessit duos

' Potest aliquis disputare an illo tempore capessenda fuerit sapienti res publica

Quid tibi vis, arce Cato

iam non agitur de libertate: olim pessum data est
L'eloquenza forense e qualunque altra cosa possa avere influenza sul popolo, crea avversari: la filosofia, invece, pacifica e presa dalle sue occupazioni, non può essere oggetto di disprezzo, viene anzi tenuta in considerazione in tutte le professioni anche dagli uomini peggiori

Mai la perversità sarà tanto potente, mai si congiurerà a tal punto contro le virtù che il nome della filosofia non rimanga sacro e venerabile

bisogna però occuparsene con serietà e moderazione

E allora

Ribatti Ti sembra che Catone abbia esercitato la filosofia con misura, quando respinse la guerra civile con la forza dei suoi discorsi

Quando intervenne nella lotta dei capi furenti

Quando, mentre alcuni si scagliavano contro Pompeo, altri contro Cesare, egli li attaccò entrambi

Qualcuno può mettere in discussione se a quel tempo il saggio avrebbe dovuto occuparsi di politica

Che vuoi, Marco Catone

Oramai non è più in gioco la libertà: già da tempo è andata in malora
Quaeritur utrum Caesar an Pompeius possideat rem publicam: quid tibi cum ista contentione

nullae partes tuae sunt

Dominus eligitur: quid tua, uter vincat

potest melior vincere, non potest non peior esse qui vicerit

Ultimas partes attigi Catonis; sed ne priores quidem anni fuerunt qui sapientem in illam rapinam rei publicae admitterent

Quid aliud quam vociferatus est Cato et misit irritas voces, cum modo per populi levatus manus et obrutus sputis exportandus extra forum traheretur, modo e senatu in carcerem duceretur

Sed postea videbimus an sapienti opera rei publicae danda sit: interim ad hos te Stoicos voco qui a re publica exclusi secesserunt ad colendam vitam et humano generi iura condenda sine ulla potentioris offensa

Non conturbabit sapiens publicos mores nec populum in se vitae novitate convertet

'Quid ergo
Il problema è se avrà il potere Cesare o Pompeo: che hai a che fare con questa disputa

Niente

Si sceglie un padrone: che ti importa chi vince

Può anche vincere il migliore, ma chi vincerà non può non essere il peggiore

Ho accennato all'ultimo periodo dell'attività di Catone; ma neppure negli anni precedenti il saggio poteva intervenire in quello scempio dello stato

Che altro poteva fare Catone se non gridare e parlare invano, quando, sollevato di peso dal popolo e coperto di sputi, ora veniva trascinato via dal foro, ora veniva condotto dal senato al carcere

Vedremo in seguito se il saggio debba partecipare alla vita politica: richiamo intanto la tua attenzione su quegli Stoici che, esclusi dagli affari pubblici, si ritirarono a vivere in disparte e a dare agli uomini leggi al riparo dalla violenza dei potenti

Il saggio non porterà scompiglio nella moralità pubblica, e non attirerà il popolo a sé vivendo in maniera singolare

E allora

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utique erit tutus qui hoc propositum sequetur

' Promittere tibi hoc non magis possum quam in homine temperanti bonam valetudinem, et tamen facit temperantia bonam valetudinem

Perit aliqua navis in portu: sed quid tu accidere in medio mari credis

Quanto huic periculum paratius foret multa agenti molientique, cui ne otium quidem tutum est

Pereunt aliquando innocentes - quis negat

-, nocentes tamen saepius

Ars ei constat qui per ornamenta percussus est

Denique consilium rerum omnium sapiens, non exitum spectat; initia in potestate nostra sunt, de eventu fortuna iudicat, cui de me sententiam non do

'At aliquid vexationis afferet, aliquid adversi

' Non damnat latro cum occidit

Nunc ad cotidianam stipem manum porrigis

Aurea te stipe implebo, et quia facta est auri mentio, accipe quemadmodum usus fructusque eius tibi esse gratior possit
Sarà completamente al sicuro chi seguirà questo modello di vita

Non posso garantirtelo, come a un uomo temperante non posso garantire la salute, pur essendo la temperanza una valida premessa al benessere fisico

Qualche nave naufraga addirittura in porto: pensa a che cosa può accadere in mezzo al mare

Quanto maggiore sarebbe il pericolo per chi ha molte attività e si dà da fare, se neppure vivendo appartati si è al sicuro

Talora vanno a morte gli innocenti chi lo nega

, ma più spesso i colpevoli

Se un soldato è stato colpito attraverso l'armatura non è detto che non sappia combattere

Il saggio, infine, in ogni cosa guarda al proposito, non all'esito; cominciare dipende da noi, del risultato, invece, decide la sorte e io non le riconosco il diritto di giudicarmi

Ma farà nascere contrattempi, avversità

Chi è colpevole non condanna

E ora tendi la mano per il dono giornaliero

Te la riempirò d'oro, e poiché si è fatto cenno all'oro, senti in che modo puoi usarlo e goderne con maggiore soddisfazione
'Is maxime divitiis fruitur qui minime divitiis indiget

' 'Ede' inquis 'auctorem

' Ut scias quam benigni simus, propositum est aliena laudare: Epicuri est aut Metrodori aut alicuius ex illa officina

Et quid interest quis dixerit

omnibus dixit

Qui eget divitiis timet pro illis; nemo autem sollicito bono fruitur

Adicere illis aliquid studet; dum de incremento cogitat, oblitus est usus

Rationes accipit, forum conterit, kalendarium versat: fit ex domino procurator

Vale

Mos antiquis fuit, usque ad meam servatus aetatem, primis epistulae verbis adicere 'si vales bene est, ego valeo'

Recte nos dicimus 'si philosopharis, bene est'

Valere enim hoc demum est
Della ricchezza gode soprattutto l'uomo che non ne sente affatto il bisogno

Dimmene l'autore dici

Perché tu sappia quanto sono generoso, mi sono proposto di lodare le sentenze altrui: si tratta di Epicuro o di Metrodoro o di qualche altro filosofo di quella scuola

E che importa chi l'ha detto

L'ha detto per tutti

Se uno sente il bisogno della ricchezza, teme di perderla; ma nessuno può godere di un bene che gli dà preoccupazione

Cerca il modo di accrescerla; e mentre pensa a incrementarla, dimentica di farne uso

Fa i conti, passa tutto il suo tempo nel foro, consulta il libro dei crediti: da padrone diventa amministratore

Stammi bene

Era abitudine degli antichi, in uso fino ai miei tempi, scrivere all'inizio delle lettere Se tu stai bene, ne sono contento, io sto bene Giustamente noi diciamo: Se ti dedichi alla filosofia, ne sono contento, poiché alla fin fine questo significa stare bene

Senza la filosofia l'anima è malata; e anche il corpo, se pure è in forze, è sano come può esserlo quello di un pazzo o di un forsennato

Se vuoi star bene, dunque, cura soprattutto la salute dello spirito, e poi quella del corpo, che non ti costerà molto

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Sine hoc aeger est animus; corpus quoque, etiam si magnas habet vires, non aliter quam furiosi aut frenetici validum est

Ergo hanc praecipue valetudinem cura, deinde et illam secundam; quae non magno tibi constabit, si volueris bene valere

Stulta est enim, mi Lucili, et minime conveniens litterato viro occupatio exercendi lacertos et dilatandi cervicem ac latera firmandi; cum tibi feliciter sagina cesserit et tori creverint, nec vires umquam opimi bovis nec pondus aequabis

Adice nunc quod maiore corporis sarcina animus eliditur et minus agilis est

Itaque quantum potes circumscribe corpus tuum et animo locum laxa

Multa sequuntur incommoda huic deditos curae: primum exercitationes, quarum labor spiritum exhaurit et inhabilem intentioni ac studiis acrioribus reddit; deinde copia ciborum subtilitas impeditur
sciocco, mio caro Lucilio, e sconveniente per uno studioso esercitare i muscoli, sviluppare il collo e irrobustire i fianchi; quand'anche ti sarai ingrossato e avrai rinforzato i muscoli, non uguaglierai né il vigore, né il peso di un bue ben nutrito

Inoltre, se il peso del corpo è eccessivo, lo spirito ne è schiacciato ed è meno agile

Perciò riduci quanto più puoi la cura del corpo e lascia spazio allo spirito

Se uno si occupa troppo del fisico, ha molti fastidi: per prima cosa la fatica degli esercizi ginnici estenua lo spirito e lo rende incapace di concentrarsi e di dedicarsi agli studi più impegnativi; poi l'abbondanza di cibo ottunde l'acume

A questo aggiungi che come allenatori si prendono schiavi della peggior specie, uomini occupati a ungersi d'olio e a bere, che giudicano soddisfacente una giornata se hanno sudato abbondantemente e se al posto del sudore versato hanno ingerito molto vino che a digiuno fa più effetto

Bere e sudare è la vita dell'ammalato di stomaco
Accedunt pessimae notae mancipia in magisterium recepta, homines inter oleum et vinum occupati, quibus ad votum dies actus est si bene desudaverunt, si in locum eius quod effluxit multum potionis altius in ieiuno iturae regesserunt

Bibere et sudare vita cardiaci est, Sunt exercitationes et faciles et breves, quae corpus et sine mora lassent et tempori parcant, cuius praecipua ratio habenda est: cursus et cum aliquo pondere manus motae et saltus vel ille qui corpus in altum levat vel ille qui in longum mittit vel ille, ut ita dicam, saliaris aut, ut contumeliosius dicam, fullonius: quoslibet ex his elige usum rude facile

Quidquid facies, cito redi a corpore ad animum; illum noctibus ac diebus exerce

Labore modico alitur ille; hanc exercitationem non frigus, non aestus impediet, ne senectus quidem

Id bonum cura quod vetustate fit melius
Ci sono, invece, esercizi facili e brevi che spossano sùbito il corpo e fanno risparmiare quel tempo che va tenuto in gran conto: la corsa, il sollevamento pesi, il salto in alto, in lungo e quello, per così dire, tipico dei Salii o, per usare una definizione più volgare, del lavandaio: scegli uno qualsiasi di questi semplici e facili esercizi

Ma qualunque cosa tu faccia, ritorna sùbito dal corpo allo spirito ed esercitalo notte e giorno

L'animo si rafforza con poca fatica; né il freddo, né il caldo e neppure la vecchiaia ne impediscono l'allenamento

Cura quel bene che migliora col tempo

Non ti dico di stare sempre sui libri o sulle carte: bisogna concedere un po' di riposo allo spirito, quanto basta per distenderlo senza svigorirlo

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Neque ego te iubeo semper imminere libro aut pugillaribus: dandum est aliquod intervallum animo, ita tamen ut non resolvatur, sed remittatur

Gestatio et corpus concutit et studio non officit: possis legere, possis dictare, possis loqui, possis audire, quorum nihil ne ambulatio quidem vetat fieri

Nec tu intentionem vocis contempseris, quam veto te per gradus et certos modos extollere, deinde deprimere

Quid si velis deinde quemadmodum ambules discere

Admitte istos quos nova artificia docuit fames: erit qui gradus tuos temperet et buccas edentis observet et in tantum procedat in quantum audaciam eius patientia et credulitate produxeris

Quid ergo

a clamore protinus et a summa contentione vox tua incipiet

usque eo naturale est paulatim incitari ut litigantes quoque a sermone incipiant, ad vociferationem transeant; nemo statim Quiritium fidem implorat
Una passeggiata in vettura, ad esempio, stimola il corpo e non impedisce lo studio: puoi leggere, dettare, parlare, ascoltare, tutte attività che nemmeno il camminare preclude

Non trascurare poi il timbro di voce: io ti consiglio di non alzarla per gradi e a intervalli regolari e quindi abbassarla

E se poi volessi imparare come si deve passeggiare

Chiama uno di quelli cui la fame ha insegnato nuovi mestieri: ci sarà chi regolerà i tuoi passi e sorveglierà la bocca mentre mangi: si spingerà tanto avanti quanto tu concederai alla sua audacia con la tua tolleranza e credulità

E allora

Comincerai a parlare gridando e alzando al massimo il tono della voce

naturale, invece, farla crescere a poco a poco: tanto è vero che anche le parti in causa in tribunale cominciano con calma e finiscono col gridare; nessuno implora subito la protezione dei Quiriti

Quindi, seguendo il tuo impulso, scagliati contro i vizi, ora con più veemenza, ora con più calma, regolandoti come ti suggerisce la voce

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