tres namque in succensa sarmenta soiectae dividentibus se tegumentis rapiuntur, tum evolsae carnes earum cocuntur in congio aquae sale modice addito; ita decoctarum ad tertias partes sucus paralysim et articularios morbos sentientibus bibitur detrahit idem fel pituitas sanguinemque vitiatum sistitur ab eo remedio alvus aquae frigidae potu [40] E quarto genere testudinum, quae sunt in amnibus, divolsarum pinguia cum aizoo herba tunsa admixto unguento et semine lilii, si ante accessiones perunguantur aegri praeter caput, mox convoluti calidam aquam bibant, quartanis liberare dicuntur hanc testudinem XV luna capi oportere, ut plus pinguium reperiatur, verum aegrum XVI luna perungui ex eodem genere testudinum sanguis instillatus cerebro corporis dolores sedat, item strumas |
Infatti gettate tre su rami accesi, separatesi le corazze, vengono tolte, allora staccate le loro carni sono cotte in un congio di acqua con poco sale aggiunto; così il succo di quelle cotte fino ad un terzo è bevuto da quelli che avvertono paralisi e malattie articolari Il fiele stesso toglie i reumatismi e il sangue infetto L'intestino è fermato da questo rimedio in bevanda di acqua fredda [40] I grassi delle tartarughe aperte del quarto tipo, quelle che sono nei fiumi, con l'erba sempreverde pestata con unguento mescolato e col seme di giglio, se i malati sono unti tranne il capo prima degli attacchi, poi avvolti bevono acqua calda, sono detti liberare dalle febbri quartane Essere necessario che questa tartaruga sia presa con la quindicesima luna, affinché si trovi più grasso, ma che il malato sia unto con la sedicesima luna Il sangue dallo stesso tipo di tartarughe stillato sul cervello calma i dolori del corpo, anche le scrofole |
[41] sunt qui testudinum sanguinem cultro aereo supinarum capitibus praecisis excipi novo fictili iubeant, ignem sacrum cuiuscumque generis sanguine inlini, item capitis ulcera manantia, verrucas iidem promittunt testudinum omnium fimo panos discuti; et, quod incredibile dictu sit, aliqui tradunt tardius ire navigia testudinis pedem dextrum vehentia [42] Hinc deinde in morbos digeremus aquatilia, non quia ignoremus gratiorem esse universitatem animalium maiorisque miraculi, sed hoc utilius est vitae, contributa habere remedia, cum aliud alii prosit, aliud alibi facilius inveniatur [43] Venenatum mel diximus ubi nasceretur auxilio est piscis aurata in cibo |
[41] Ci sono quelli che consigliano che il sangue delle tartarughe supine, tagliate le teste con un coltello di rame, sia raccolto in un recipiente nuovo di terracotta, che col sangue di qualsiasi specie sia spalmato l'erpes, anche le ferite della testa che suppurano, le verruche Gli stessi assicurano che con lo sterco di tutte le tartarughe sono eliminati i tumori; e, cosa che è incredibile a dirsi, alcuni tramandano che procedono più lentamente le navi che trasportano la zampa destra di una tartaruga [42] Da qui in poi divideremo gli animali acquatici secondo le malattie, non perché ignoriamo che sia più gradita e di maggiore ammirazione una globalità degli animali, ma questo è più utile per la vita, che i rimedi abbiano vantaggi, poiché una cosa serve a qualcuno un'altra a un altro, qualcosa si trova più facilmente altrove [43] Abbiamo detto dove nasceva il miele velenoso Per rimedio c'è il pesce orata nel cibo |
vel si ex melle sincero fastidium cruditasve, quae fit gravissima, incidat, testudinem circumcisis pedibus, capite, cauda decoctam antidotum esse auctor est Pelops, scincum Apelles quid esset scincus diximus, saepius vero quantum veneficii in menstruis mulierum [44] contra ea omnia auxiliatur, ut diximus, mullus, item contra pastinacam et scorpiones terrestres marinosque et dracones, phalangia inlitus sumptusve in cibo, eiusdem recentis e capite cinis contra omnia venena, privatim contra fungos mala medicamenta inferri negant posse aut certe nocere stella marina volpino sanguine inlita et adfixa limini superiori aut clavo aereo ianuae [45] draconis marini scorpionumque ictus carnibus earum inpositis, item araneorum morsus sanantur in summa contra omnia venena vel potu vel ictu vel morsu noxia sucus earum e iure decoctarum efficacissimus habetur |
Se anche dal miele puro deriva nausea o indigestione, che diventa gravissima, Pelope è testimone che la tartaruga, tagliate le zampe, la testa, la coda, cotta è un antidoto, Apelle (afferma) lo scinco Abbiamo detto cosa fosse lo scinco, inoltre più spesso quanto veleno nelle mestruazioni delle donne [44] Contro tutte queste cose serve, come abbiamo detto, la triglia, spalmata o presa nel cibo anche contro la pastinaca e gli scorpioni terrestri e marini e i dragoni, le tarantole, la cenere del capo della stessa fresca contro tutti i veleni, specie contro i funghi Negano che possano essere introdotti rimedi malefici o certo nuocere con una stella marina spalmata di sangue di volpe ed appesa alla soglia in alto o con un chiodo di rame alla porta [45] Le ferite del dragone marino e degli scorpioni sono curate con le loro carni messe sopra, anche i morsi dei ragni Generalmente contro tutti i veleni dannosi sia per bevanda sia per puntura sia per morso è ritenuto efficacissimo il succo di quelle cotte in brodo |
Maybe you might be interested
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 01 - 16
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 01 - 16
Sunt et servatis piscibus medicinae, salsamentorumque cibus prodest a serpente percussis et contra bestiarum ictus mero subinde hausto ita, ut per satiem cibus vomitione reddatur, [46] peculiariter a chalcide, ceraste aut quas sepas vocant aut elope, dipsade percussis contra scorpionem largius sumi, sed non evomi, salsamenta prodest ita, ut sitis toleretur; et inponere plagis eadem convenit contra crocodilorum quidem morsus non aliud praesentius habetur privatim contra presteris morsum sarda prodest [47] inponuntur salsamenta et contra canis rabiosi; vel si non sint ferro ustae plagae corporaque clysteribus exinanita, hoc per se sufficit et contra draconem marinum ex aceto inponuntur idem et cybio effectus |
Ci sono medicine anche dai pesci conservati, e il cibo delle salamoie giova a quelli feriti da un serpente e contro i colpi delle bestie col bere vino puro ripetutamente così, che attraverso la sazietà sia gettato il cibo col vomito, [46] specialmente a quelli colpiti dalla calcide, dal ceraste o quelle che chiamano seps o dall'elope, dalla dipsade Esser prese più abbondantemente contro lo scorpione, ma non essere vomitate, la salamoia giova così, che sia tollerata la sete; conviene anche mettere le stesse sulle piaghe Inoltre contro i morsi dei coccodrilli nient'altro è ritenuto più adatto La sarda giova specialmente contro il morso del prestere [47] Le salamoie sono messe anche contro (quello) del cane rabbioso; anche se le piaghe non siano state bruciate col ferro e i corpi svuotati con i clisteri, ciò basta di per sé Anche contro il dragone marino sono applicate con l'aceto Lo stesso effetto anche con una fetta di pesce salato |
draco quidem marinus ad spinae suae, qua ferit, venenum ipse inpositus vel cerebro poto prodest [48] Ranarum marinarum ex vino et aceto decoctarum sucus contra venena bibitur, et contra ranae rubetae venenum et contra salamandras vel e fluviatilibus; si carnes edantur iusve decoctarum sorbeatur, prosunt et contra leporem marinum et contra serpentes supra dictos, contra scorpiones ex vino [49] Democritus quidem tradit, si quis extrahat ranae viventi linguam, nulla alia corporis parte adhaerente, ipsaque dimissa in aquam inponta supra cordis palpitationem mulieri dormienti, quaecumque interrogaverit, vera responsuram addunt etiamnum alia Magi, quae si vera sint, multo utiliores vitae existumentur ranae quam leges; namque harundine transfixis a natura per os si surculus in menstruis defigatur a marito, adulterorum taedium fieri |
Inoltre il dragone marino giova contro il veleno della sua spina, con cui ferisce, applicato esso stesso o bevutone il cervello [48] Il succo delle rane marine cotte con vino e aceto si beve contro i veleni, e contro il veleno della rana rubeta e contro le salamandre anche di quelle fluviali; se sono mangiate le carni o è bevuto il brodo di quelle cotte, giovano anche contro la lepre marina e contro i serpenti citati sopra, col vino contro gli scorpioni [49] Democrito inoltre tramanda che, se qualcuno estrae la lingua a una rana viva, con nessun'altra parte del corpo che aderisce, e la stessa lasciata nell'acqua messa sul battito del cuore a una donna che dorme, dirà il vero, qualunque cosa abbia chiesto I maghi aggiungono ancora altre cose, che se sono vere, le rane siano considerate di molto più utili per la vita che le leggi; infatti a quelle trafitte con una canna dal genitale attraverso la bocca se il bastone è immesso da un marito nelle mestruazioni, provocare il rifiuto degli amanti |
Maybe you might be interested
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 08-41
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 08-41
[50] carnibus earum vel in hamum additis praecipue purpuras adlici certum est iocur ranae geminum esse dicunt abicique formicis oportere; eam partem, quam adpetant, contra venena omnia esse pro antidoto sunt quae in vepribus tantum vivunt, ob id rubetarum nomine, ut diximus, quas Graeci φρυνους vocant, grandissimae cunctarum, geminis veluti cornibus, plenae veneficiorum |
[50] E' certo che anche con le loro carni appese all'amo sono attirate particolarmente le porpore Dicono che il fegato della rana sia doppio e che bisogna che sia gettato alle formiche; che quella parte, che prendono, sia come antidoto contro tutti i veleni Ci sono quelle che vivono solo tra gli arbusti, per ciò col nome di rubete, come abbiamo detto, che i Greci chiamano phrynoi, le più grandi di tutte, come con due corna, piene di malefici |
[51] mira de iis certatim tradunt auctores: inlatis in populum silentium fieri; ossiculo, quod sit in dextro latere, in aquam ferventem deiecto refrigerari vas nec postea fervere nisi exempto, id inveniri abiecta rana formicis carnibusque erosis, singula in oleum addi; esse in sinistro latere quo deiecto fervere videatur, apocynon vocari, [52] canum impetus eo cohiberi, amorem concitari et iurgia addito in potionem, venerem adalo stimulari, rursus e dextro latere refrigerari ferventia; hoc et quartanas sanari adalo in pellicula agnina recenti aliasque febris, amorem inhiberi ex isdem his ranis lien contra venena, quae fiant ex ipsis, auxiliatur, iocur vero etiam efficacius [53] Est colubra in aqua vivens |
[51] Gli autori a gara tramandano meraviglie su di esse: portate fra il popolo creare silenzio; gettato un ossicino, che è sul lato destro, nell'acqua bollente un vaso viene raffreddato e poi non si riscalda se non tolto, che esso viene ritrovato, gettata la rana alle formiche e corrose le carni, che a uno a uno viene aggiunto nell'olio, esserci uno sul lato sinistro gettato il quale sembra riscaldare, essere chiamato apocino, [52] che con esso la furia dei cani è frenata, che aggiunto in pozione vengono sollecitati l'amore e le dispute, indossato essere stimolata la passione, invece che da quello del fianco destro sono raffreddati i calori; che con questo legato su una pelle d'agnello fresca sono curate anche le febbri quartane e le altre, che l'amore viene inibito Da queste stesse rane la milza aiuta contro i veleni, che derivano dalle stesse, ma il fegato anche più efficacemente [53] C'è una biscia che vive nell'acqua |
Maybe you might be interested
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 171 - 175
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 171 - 175
huius adipem et fel habentes qui crocodilos venentur mire adiuvari dicunt, nihil contra belua audente, efficacius etiamnum, si herba potamogiton misceatur Cancri fluviatiles triti potique ex aqua recentes seu cinere adservato contra venena omnia prosunt, privatim contra scorpionum ictus cum lacte asinino, si non sit, caprino aut quocumque; addi et vinum oportet [54] necant eos triti cum ocimo admoti eadem vis contra venenatorum omnium morsus, privatim scytalen et angues et contra leporem marinum ac ranam rubetam cinis eorum servatus prodest pavore potus periclitantibus ex canis rabiosi morsu quidam adiciunt Gentianam et dant in vino, et si iam pavor occupaverit, pastillos vino subactos devorandos ita praecipiunt |
Dicono che quelli che cacciano coccodrilli che hanno il suo grasso e il fiele sono straordinariamente aiutati, poiché la belva non osa niente contro, ancora più efficacemente, se è mischiata con l'erba potamogitone I granchi fluviali tritati e bevuti freschi con acqua o con la cenere conservata giovano contro tutti i veleni, specie contro le ferite degli scorpioni con latte d'asina, se non c'è, con quello di capra o qualsiasi; occorre che sia aggiunto anche il vino [54] Li uccidono tritati con basilico ed avvicinati La stessa forza contro i morsi di tutti gli animali velenosi, specie la scitala e le serpi e contro la lepre marina e la rana rubeta La loro cenere conservata giova bevuta a quelli che tremano d'ansia per il morso di un cane rabbioso Alcuni aggiungono genziana e la danno nel vino, e se già il tremore si sia manifestato, prescrivono pasticche preparate da ingoiare così col vino |
[55] decem vero cancris cum ocimi manipulo adligatis omnes, qui ibi sint, scorpiones ad eum locum coituros Magi dicunt, et cum ocimo ipsos cineremve eorum percussis inponunt minus in omnibus his marini prosunt Thrasyllus auctor est nihil aeque adversari serpentibus quam cancros; sues percussas hoc pabulo sibi mederi; cum sol sit in cancro, serpentes torqueri [56] Ictibus scorpionum carnes et fluviatilium coclearum resistunt crudae vel coctae quidam ob id salsas quoque adservant inponunt et plagis ipsis Coracini pisces Nilo quidem peculiares sunt, sed nos haec omnibus terris demonstramus carnes eorum adversus scorpiones valent inpositae Inter venena piscium sunt porci marini spinae in dorso, cruciatu magno laesorum remedio est limus ex reliquis piscium eorum corporis |
[55] I maghi dicono poi che con dieci granchi legati con un mazzetto di basilico tutti gli scorpioni, che sono lì, si raccoglieranno in quel luogo, e mettono a quelli feriti gli stessi col basilico o la loro cenere Giovano meno quelli marini in tutti questi casi Trasillo è testimone che niente s'oppone ugualmente ai serpenti quanto i granchi; che i maiali colpiti si curano con questo cibo; qualora il sole sia nel cancro, che i serpenti si contorcono [56] Anche le carni crude o cotte delle lumache fluviali resistono alle ferite degli scorpioni Alcuni per questo conservano anche quelle salate Le mettono anche sulle piaghe stesse I pesci coracini sono certo tipici per il Nilo, ma mostriamo queste cose in tutte le terre Le loro carni servono applicate contro gli scorpioni Fra i veleni dei pesci ci sono le spine sul dorso del maiale marino, con grande sofferenza di quelli colpiti C'è per rimedio il sedimento delle restanti parti del corpo di quei pesci |
Maybe you might be interested
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 10, Paragrafi 52 - 53
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 10, Paragrafi 52 - 53
[57] Canis rabidi morsibus potum expavescentibus faciem perungunt adipe vituli marini, efficacius, si medulla hyaenae et oleum e lentisco et cera misceantur murenae morsus ipsarum capitis cinere sanantur [58] et pastinaca contra suum ictum remedio est cinere suo ex aceto inlito vel alterius cibi causa extrahi debet ex dorso eius quidquid croco simile est caputque totum; et hanc autem et omnia testacea modice colluunt cibis, quia saporis gratia perit e lepore marino veneficium restingunt poti hippocampi contra dorycnium echini maxime prosunt, et iis, qui sucum carpathi biberint, praecipue e iure sumpti et cancri marini decocti ius contra dorycnium efficax habetur, peculiariter vero contra leprosi marini venena |
[57] A quelli che temono il bere per i morsi del cane rabbioso ungono la faccia col grasso del vitello marino, più efficacemente, se sono mescolati il midollo di una iena e olio di lentisco e cera I morsi della murena sono curati con la cenere del capo delle stesse [58] Anche la pastinaca c'è per rimedio contro la sua ferita con la sua cenere spalmata con l'aceto o di un'altra Per il cibo dev'essere tolto dal suo dorso qualunque cosa è simile allo zafferano e tutta la testa; poi lavano moderatamente questa e tutti i crostacei per i cibi, poiché sparisce il piacere del sapore Gli ippocampi bevuti limitano l'avvelenamento della lepre marina Contro il dorycnion servono soprattutto i ricci, e a quelli, che abbiano bevuto il succo del carpatico, specialmente presi col brodo Anche il brodo del granchio marino cotto è ritenuto efficace contro il dorycnion, ma particolarmente contro i veleni della lepre marina |