Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 31-40, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 31-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 31-40
ad ea Romanus se in praesidio impositum esse dicere ab imperatore suo clauesque portarum et custodiam arcis ab eo accepisse, quae nec suo nec Hennensium arbitrio haberet sed eius qui commisisset

praesidio decedere apud Romanos capital esse et nece liberorum etiam suorum eam [noxiam] parentes sanxisse

consulem Marcellum haud procul esse; ad eum mitterent legatos cuius iuris atque arbitrii esset

se uero negare illi missuros testarique, si uerbis nihil agerent, uindictam aliquam libertatis suae quaesituros

tum Pinarius: at illi si ad consulem grauarentur mittere, sibi saltem darent populi concilium, ut sciretur utrum paucorum ea denuntiatio an uniuersae ciuitatis esset

consensa in posterum diem contio
A queste argomentazioni il Romano rispose che egli era stato posto dal suo comandante a capo del presidio; che da lui aveva avuto le chiavi delle porte e l'ordine di difendere la rocca, compiti che gli erano stati affidati non per volere suo né per quello degli abitanti di Enna, ma per disposizione di colui che glieli aveva assegnati

I Romani consideravano delitto capitale l'abbandono dei posti di difesa e perfino i padri avevano sancito quella legge con l'uccisione dei figli

Il console Marcello non era lontano: mandassero a lui degli ambasciatori, poiché la soluzione del caso era di sua spettanza ed arbitrio

Gli Ennesi, invece, affermarono che non avrebbero in realtà mandato nessuno e dichiararono esplicitamente che, se con le parole non fossero riusciti a concludere nulla, avrebbero cercato il modo di rivendicare la propria libertà

Allora Pinario rispose che, se dispiaceva a loro mandare un'ambasceria al console, almeno convocassero per lui l'assemblea dei cittadini, per poter sapere se quelle proposte fossero iniziativa di pochi o di tutta quanta la cittadinanza

per consenso generale fu indetta per il giorno dopo l'assemblea
[38] postquam ab eo conloquio in arcem sese recepit, conuocatis militibus credo ego uos audisse, milites, inquit, quemadmodum praesidia Romana ab Siculis circumuenta et oppressa sint per hos dies

eam uos fraudem deum primo benignitate, dein uestra ipsi uirtute dies noctesque perstando ac peruigilando in armis uitastis

utinam reliquum tempus nec patiendo infanda nec faciendo traduci possit

haec occulta in fraude cautio est qua usi adhuc sumus; cui quoniam parum succedit, aperte ac propalam claues portarum reposcunt; quas simul tradiderimus, Carthaginiensium extemplo Henna erit foediusque hic trucidabimur quam Murgantiae praesidium interfectum est

noctem unam aegre ad consultandum sumpsi, qua uos certiores periculi instantis facerem
38 Finito questo colloquio, Pinario si ritirò sulla rocca ed ai soldati convocati in assemblea così parlò: Credo che voi, o soldati, avrete saputo in che modo in questi giorni i presidi romani siano stati circondati e sopraffatti dai Siciliani

Voi da parte vostra avete potuto evitare tali insidie, prima per benevolenza degli dei, poi per il vostro valore in quanto avete trascorso giorno e notte vegliando in armi

Volesse il cielo che possiate passare il tempo che ci rimane senza dover né soffrire né compiere cose orribili

Le precauzioni già usate sono le sole possibili per guardarsi da quelle occulte frodi; ma poiché finora queste hanno avuto per gli abitanti di Enna ben poco successo, essi ora ci chiedono con aperta insistenza le chiavi della città-, nel momento stesso in cui le avremo consegnate, subito Enna sarà in potere dei Cartaginesi e noi saremo qui più orribilmente trucidati di quanto non sia accaduto al presidio di Morganzia

A stento mi sono riservato una sola notte per decidere, perché voi siate informati dell'imminente pericolo
orta luce contionem habituri sunt ad criminandum me concitandumque in uos populum

itaque crastino die aut uestro aut Hennensium sanguine Henna inundabitur

nec praeoccupati spem ullam nec occupantes periculi quicquam habebitis; qui prior strinxerit ferrum, eius uictoria erit

intenti ergo omnes armatique signum exspectabitis

ego in contione ero et tempus, quoad omnia instructa sint, loquendo altercandoque traham

cum toga signum dedero, tum mihi undique clamore sublato turbam inuadite ac sternite omnia ferro; et cauete quisquam supersit cuius aut uis aut fraus timeri possit

uos, Ceres mater ac Proserpina, precor, ceteri superi infernique di, qui hanc urbem, hos sacratos lacus lucosque colitis, ut ita nobis uolentes propitii adsitis, si uitandae, non inferendae fraudis causa hoc consilii capimus
All'alba essi convocheranno un'assemblea per accusare me e per sollevare contro di voi il popolo

Pertanto, domani Enna sarà inondata o dal vostro sangue o da quello dei suoi cittadini

Se vi lasciate prevenire dalle loro insidie, non avrete più alcuna speranza; se, invece, agirete voi per primi non correrete alcun pericolo; la vittoria sarà di colui che per primo avrà afferrata la spada

State, dunque, tutti attenti con le armi in pugno pronti al segnale

io sarò presente all'adunanza e parlando e discutendo tirerò in lungo, indugiando fin che tutto sia pronto

Quando io farò un segnale con la toga, allora, levando grida da ogni parte, assalite la folla ed atterrate ogni cosa con la spada; state ben attenti che nessuno sopravviva dal quale possiamo temere violenza o frode

Vi prego, o madre Cerere e Proserpina e voi altri dei del cielo edell'inferno, che abitate questa città e questi laghi e boschi sacri, perché ci concediate la vostra protezione e la vostra benevolenza, dal momento che noi prendiamo questa decisione non per tendere agguati, ma per difenderci da essi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 01-15

pluribus uos, milites, hortarer, si cum armatis dimicatio futura esset; inermes, incautos ad satietatem trucidabitis; et consulis castra in propinquo sunt, ne quid ab Himilcone et Carthaginiensibus timeri possit

[39] ab hac adhortatione dimissi corpora curant

postero die alii aliis locis ad obsidenda itinera claudendosque oppositi exitus; pars maxima super theatrum circaque, adsueti et ante spectaculo contionum, consistunt, productus ad populum a magistratibus praefectus Romanus cum consulis de ea re ius ac potestatem esse, non suam et pleraque eadem quae pridie dixisset
Più a lungo, o soldati, io vi esorterei se il prossimo scontro fosse con soldati armati; ma voi farete strage fino alla sazietà di gente inerme e indifesa; anche gli accampamenti del console Marcello sono vicini; è bene che lo sappiate, perché non abbiate alcun timore né di Imilcone né dei Cartaginesi

39 I soldati, congedati dopo queste esortazioni, si dedicarono alle cure della loro persona

Il giorno dopo chi qua, chi là furono collocati a chiudere gli accessi delle strade e a bloccarne le uscite; la maggior parte dei soldati si collocò nella zona più alta sovrastante il teatro e nei dintorni di esso, poiché erano anche prima abituati ad assistere alle assemblee; imagistrati presentarono al popolo il comandante romano, che subito dichiarò che quella questione era per diritto di competenza del console, non sua, ripetendo parecchie altre cose che aveva detto il giorno precedente
et primo sensim [ac plus] reddere claues, dein iam una uoce id omnes iuberent cunctantique et differenti ferociter minitarentur nec uiderentur ultra uim ultimam dilaturi, tum praefectus toga signum, ut conuenerat, dedit militesque intenti dudum ac parati alii superne in auersam contionem clamore sublato decurrunt, alii ad exitus theatri conferti obsistunt

caeduntur Hennenses cauea inclusi coaceruanturque non caede solum sed etiam fuga, cum super aliorum [alii] capita ruerent [et] integris saucii, uiui mortuis incidentes cumularentur
Dapprima alcune voci sparse, poi sempre più numerose, infine un coro generale di tutti i cittadini si levò a chiedere con fiere minacce la consegna delle chiavi, mentre Pinario esitava e cercava di procrastinare la cosa; poiché sembrava che stessero per giungere all'estrema violenza, il comandante, come era stato convenuto, diede allora il segnale con la toga; i soldati già da tempo intenti e pronti, levato un grido, corsero giù, alcuni irrompendo dai gradini superiori del teatro verso la parte dell'assemblea rivolta a Pinario, altri ostruendo in massa le uscite del teatro

I cittadini di Enna, chiusi nel recinto furono tagliati a pezzi, ammucchiandosi non solo a causa della strage, ma anche a causa della fuga; gli uni cadevano sui corpi degli altri e facevano dei cumuli, stramazzando gli incolumi sui feriti, i vivi sui morti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 01 - 04

inde passim discurritur, et urbis captae modo fugaque et caedes omnia tenet nihilo remissiore militum ira quod turbam inermem caedebant quam si periculum par et ardor certaminis eos inritaret

ita Henna aut malo aut necessario facinore retenta

Marcellus nec factum improbauit et praedam Hennensium militibus concessit, ratus timore fore deterritos proditionibus praesidiorum Siculos

atque ea clades, ut urbis in media Sicilia sitae claraeque uel ob insignem munimento naturali locum uel ob sacrata omnia uestigiis raptae quondam Proserpinae, prope uno die omnem Siciliam peruasit et, quia caede infanda rebantur non hominum tantum sed etiam deorum sedem uiolatam esse, tum uero qui etiam ante dubii fuerant defecere ad Poenos
Di là i soldati si dispersero in direzioni diverse; tutt'intorno la fuga e gli eccidi erano così vasti come avviene in una città conquistata; mentre il furore dei soldati nel fare strage di una turba inerme non era stato meno violento che se fossero stati eccitati dalla presenza di un pericolo e dall'ardore di una lotta a pari condizioni

Così Enna fu serbata ai Romani da un'azione o malvagia o necessaria

Marcello non disapprovò quella strage e concesse ai soldati il bottino raccolto ad Enna, ritenendo che i Siciliani per paura sarebbero stati in tal modo distolti dal tradire i presidi romani

La notizia di quella strage quasi in un sol giorno percorse tutta la Sicilia, poiché essa era stata compiuta in una città situata nel mezzo della Sicilia, famosa per la sua posizione naturale fortificata; città dove tutto era sacro, poiché là era vivo il ricordo della leggenda del ratto di Proserpina; i Siciliani ritenevano, infatti, che con quell'ignobile strage non era stato profanato soltanto un luogo abitato da uomini, ma anche da dei, perciò anche coloro che prima erano stati indecisi passarono allora dalla parte dei Cartaginesi
Hippocrates inde Murgantiam, Himilco Agrigentum sese recepit, cum acciti a proditoribus nequiquam ad Hennam exercitum admouissent

Marcellus retro in Leontinos redit frumentoque et commeatibus aliis in castra conuectis, praesidio modico ibi relicto, ad Syracusas obsidendas uenit

inde Ap Claudio Romam ad consulatum petendum misso T Quinctium Crispinum in eius locum classi castrisque praeficit ueteribus

ipse hibernacula quinque milia passuum [ab] Hexapylo, Leonta uocant locum, communiit aedificauitque

haec in Sicilia usque ad principium hiemis gesta

[40] eadem aestate et cum Philippo rege, quod iam ante suspectum fuerat, motum bellum est
Di qui Ippocrate si rifugiò a Morganzia, Imilcone ad Agrigento, avendo inutilmente, chiamati dai traditori, avvicinato ad Enna l'esercito

Marcello ritornò verso Leontini, dopo aver raccolto nell'accampamento grano ed altri rifornimenti; lasciato ad Enna un modesto presidio, venne verso Siracusa per assediarla

Concesse ad Appio Claudio licenza di andare a Roma per richiedere il consolato; al suo posto mise a capo della flotta e dei vecchi accampamenti T Quinzio Opino

Egli poi costruì e fortificò i quartieri d'inverno a cinque miglia dall'Esapilo, in un luogo chiamato Leonte

Queste furono le cose accadute in Sicilia fino al principio dell'inverno

40 In quella stessa estate, come già si era previsto, scoppiò la guerra anche contro il re Filippo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 41 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 03; 41 - 55

legati ab Orico ad M Ualerium praetorem uenerunt, praesidentem classi Brundisio Calabriaeque circa litoribus, nuntiantes Philippum primum Apolloniam temptasse, lembis biremibus centum uiginti flumine aduerso subuectum; deinde, ut ea res tardior spe fuerit, ad Oricum clam nocte exercitum admouisse eamque urbem, sitam in plano, neque moenibus neque uiris atque armis ualidam, primo impetu oppressam esse

haec nuntiantes orabant ut opem ferret hostemque haud dubium Romanis mari ac terra maritimis urbibus arceret, quae ob nullam aliam causam nisi quod imminerent Italiae, peterentur
Da Orico vennero ambasciatori al pretore M Valerio, che presidiava con la flotta Brindisi e tutto intorno le spiagge della Calabria, e lo avvertirono che Filippo aveva dapprima assalito Apollonia, risalendo contro corrente il fiume con centoventicinque piccole navi biremi; successivamente, poiché l'impresa era riuscita più lunga del previsto, di notte aveva nascostamente mosso l'esercito verso Orico; questa città, situata in pianura, era stata presa al primo assalto non essendo in alcun modo protetta da mura, né difesa da soldati armati

I messi, mentre davano queste notizie, scongiuravano M Valerio che facesse di tutto perché Filippo, senz'alcun dubbio nemico ai Romani per terra e per mare, fosse tenuto lontano dalle città litoranee che erano aggredite solo perché erano vicinissime all'Italia
M Ualerius duorum milium praesidio relicto [praeposito] que eis P Ualerio legato cum classe instructa parataque et, quod longae naues militum capere non poterant, in onerarias impositis altero die Oricum peruenit; urbemque eam leui tenente praesidio quod [rex] recedens inde reliquerat haud magno certamine recepit

legati eo ab Apollonia uenerunt, nuntiantes in obsidione sese, quod deficere ab Romanis nollent, esse neque sustinere ultra uim Macedonum posse, nisi praesidium mittatur Romanum

facturum se quae uellent pollicitus, duo milia delectorum militum nauibus longis mittit ad ostium fluminis cum praefecto socium Q Naeuio Crista, uiro impigro et perito militiae
M Valerio, lasciato al suo luogotenente P Valerio un presidio di duemila uomini, con una flotta attrezzata e pronta, fatto imbarcare sulle navi da carico quel contingente di soldati che non poteva trovar posto sulle navi da guerra, il giorno dopo giunse ad Orico e se ne impadronì di nuovo senza molto combattere, poiché la città era Occupata da un piccolo presidio lasciato da Filippo nel ritirarsi

Vennero colà ambasciatori anche da Apollonia ad annunciare che erano circondati da assedio perché non volevano abbandonare l'alleanza romana; dicevano, altresì, che non avrebbero più potuto sostenere l'assalto dei Macedoni, se non si fosse inviato un presidio romano

M Valerio, avendo promesso che avrebbe fatto quello che desideravano, su navi da guerra mandò alla foce del fiume duemila soldati scelti al comando di Quinto Nevio Crista, uomo energico ed esperto di arte militare

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is expositis in terram militibus nauibusque Oricum retro unde uenerat ad ceteram classem remissis milites procul a flumine per uiam minime ab regiis obsessam duxit et nocte, ita ut nemo hostium sentiret, urbem est ingressus

diem insequentem quieuere dum praefectus iuuentutem Apolloniatium armaque et urbis uires inspiceret

ubi ea uisa inspectaque satis animorum fecere simulque ab exploratoribus comperit quanta socordia ac neglegentia apud hostes esset

silentio noctis ab urbe sine ullo tumultu egressus castra hostium adeo neglecta atque aperta intrauit, ut satis constaret prius mille hominum uallum intrasse quam quisquam sentiret ac, si caede abstinuissent, peruenire ad tabernaculum regium potuisse

caedes proximorum portae excitauit hostes
Costui, sbarcati i soldati e fatte ritornare le navi ad Orico, da dove era venuto e dove era l'altra parte della flotta, condusse di notte i soldati lontano dal fiume per una via che non era affatto bloccata dai soldati di Filippo ed entrò in città in modo che nessuno se ne accorse

Il giorno dopo se ne stettero tranquilli, in attesa che il comandante passasse in rassegna la gioventù di Apollonia, le difese militari e le forze della città

Quella visita e quella rassegna incoraggiarono gli animi, mentre nello stesso tempo da alcuni esploratori il comandante venne a sapere quanta fosse la pigrizia e la trascuratezza dei nemici

Uscito, allora, dalla città senza alcuna confusione nel silenzio della notte, penetrò negli accampamenti nemici che erano in condizioni così trascurate, da essere accessibili al punto che, come apparve chiaro, non solo un migliaio di uomini era già entrato nella trincea prima che qualcuno se ne accorgesse, ma avrebbero potuto avvicinarsi alla tenda del re, se si fossero trattenuti dal fare una strage

L'uccisione di coloro che erano vicini alla porta svegliò i nemici

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