Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 25 - 38

Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 25 - 38

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 25 - 38
[25] Proxima inde nocte Volsci, discordia Romana freti, si qua nocturna transitio proditioue fieri posset, temptant castra

Sensere vigiles; excitatus exercitus; signo dato concursum est ad arma; ita frustra id inceptum Volscis fuit

Reliquum noctis utrimque quieti datum

Postero die prima luce Volsci fossis repletis vallum invadunt

Iamque ob omni parte munimenta vellebantur, cum consul, quamquam cuncti undique et nexi ante omnes ut signum daret clamabant, experiendi animos militum causa parumper moratus, postquam satis apparebat ingens ardor, dato tandem ad erumpendum signo militem avidum certaminis emittit

Primo statim incursu pulsi hostes; fugientibus, quoad insequi pedes potuit, terga caesa; eques usque ad castra pavidos egit
25 La notte successiva, i Volsci, sperando che la discordia venutasi a creare a Roma favorisse diserzioni e tradimenti nelle tenebre, attaccano l'accampamento nemico

La cosa non sfuggì alle sentinelle che diedero subito l'allarme e, al primo segnale, tutti si precipitarono alle armi, vanificando così la sortita dei Volsci

Il resto della notte fu dedicato al sonno da entrambe le parti

Il giorno dopo, alle prime luci dell'alba, i Volsci riempiono i fossati e invadono le trincee

Quando stavano già per abbattere l'intera palizzata, il console, benché tutti gli uomini - e i debitori più di ogni altro - lo supplicassero di dare il segnale, indugiò qualche momento per metterne alla prova il coraggio; Quando non c'era più alcun dubbio sull'incrollabilità del loro ardore, diede finalmente il segnale d'attacco e fece uscire le sue truppe, impazienti di buttarsi nella mischia

Bastò il primo assalto per respingere il nemico; I fanti si lanciarono all'inseguimento dei fuggitivi, incalzandoli da dietro finché fu loro possibile; Il resto lo fecero i cavalieri, costringendoli a retrocedere, terrorizzati, fino all'accampamento
Mox ipsa castra legionibus circumdatis, cum Volscos inde etiam pavor expulisset, capta direptaque

Postero die ad Suessam Pometiam quo confugerant hostes legionibus ductis, intra paucos dies oppidum capitur; captum praedae datum

Inde paulum recreatus egens miles; consul cum maxima gloria sua victorem exercitum Romam reducit

Decedentem Romam Ecetranorum Volscorum legati, rebus suis timentes post Pometiam captam, adeunt

His ex senatus consulto data pax, ager ademptus

[26] Confestim et Sabini Romanos territavere; tumultus enim fuit verius quam bellum

Nocte in urbem nuntiatum est exercitum Sabinum praedabundum ad Anienem amnem pervenisse; ibi passim diripi atque incendi villas
L'accampamento stesso, circondato dalle legioni e abbandonato dai Volsci in preda al panico, fu preso e devastato

L'indomani le truppe furono condotte contro Suessa Pomezia, dove i nemici si erano rifugiati: nello spazio di pochi giorni la città fu conquistata e si diede via libera alla razzia

Ciò permise ai soldati più indigenti di migliorare un po' la loro condizione; Il console, carico di gloria, ricondusse a Roma l'esercito vincitore

Sulla strada una delegazione di Volsci di Ecetra, preoccupati per la propria sorte dopo la rotta di Pomezia, incontrò il console che si stava allontanando in direzione di Roma

Su decreto del senato venne loro concessa la pace, ma tolto il territorio

26 Subito anche i Sabini misero in allarme i Romani: ma in effetti si trattò più di una scorreria che di una guerra vera e propria

Nel pieno della notte arrivò la notizia che un contingente di razziatori sabini si trovava nei pressi dell'Aniene e stava saccheggiando e incendiando a casaccio le fattorie dei dintorni
Missus extemplo eo cum omnibus copiis equitum A Postumius, qui dictator bello Latino fuerat; secutus consul Servilius cum delecta peditum manu

Plerosque palantes eques circumvenit, nec advenienti peditum agmini restitit Sabina legio

Fessi cum itinere tum populatione nocturna, magna pars in villis repleti cibo vinoque, vix fugae quod satis esset virium habuere

Nocte una audito perfectoque bello Sabino, postero die in magna iam spe undique partae pacis, legati Aurunci senatum adeunt, ni decedatur Volsco agro bellum indicentes
Immediatamente venne inviato sul posto con tutta la cavalleria Aulo Postumio, il dittatore della guerra latina; Il console Servilio gli tenne dietro con dei corpi scelti di fanteria

La maggior parte dei nemici, sbandati com'erano, fu circondata dalla cavalleria e, quando sopraggiunse la colonna dei fanti, le truppe sabine non opposero resistenza

Stremati non solo dalla marcia ma dalla nottata di razzie, buona parte dei nemici, pieni di vino e cibo rastrellati nelle fattorie, riuscirono giusto a scappare con le poche energie che erano loro rimaste

Dopo che nell'arco di una sola notte erano venuti a sapere della guerra coi Sabini e l'avevano portata a termine, il giorno dopo, quando ormai si poteva contare su una pace generale, il senato ricevette una legazione degli Aurunci; costoro dissero che avrebbero dichiarato guerra a Roma se non fosse stato evacuato il territorio dei Volsci

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 51 - 55

Cum legatis simul exercitus Auruncorum domo profectus erat; cuius fama haud procul iam ab Aricia visi tanto tumultu concivit Romanos ut nec consuli ordine patres nec pacatum responsum arma inferentibus arma ipsi capientes dare possent

Ariciam infesto agmine itur; nec procul inde cum Auruncis signa conlata, proelioque uno debellatum est

[27] Fusis Auruncis, victor tot intra paucos dies bellis Romanus promissa consulis fidemque senatus exspectabat, cum Appius et insita superbia animo et ut collegae vanam faceret fidem, quam asperrime poterat ius de creditis pecuniis dicere

Deinceps et qui ante nexi fuerant creditoribus tradebantur et nectebantur alii

Quod ubi cui militi inciderat, collegam appellabat
L'esercito si era messo in movimento con loro e la notizia che era già stato avvistato non lontano da Aricia gettò i Romani in un tale stato di confusione che, non potendo portare, come di consuetudine, la questione di fronte al senato né rispondere con calma a un popolo che era già sul piede di guerra, si armarono anche loro

Marciarono su Aricia a ranghi compatti: la battaglia avvenne nei pressi della città e la guerra durò un solo scontro

27 Dopo aver sbaragliato gli Aurunci, i Romani, reduci da un gran numero di successi militari in così pochi giorni, contavano sulle promesse dei consoli e sulla parola del senato, quando Appio, parte per la naturale arroganza del suo carattere e parte per screditare il collega, intervenne in maniera quanto mai dura in materia di debiti

La conseguenza fu che gli ex-debitori insolventi furono riconsegnati ai creditori e dei nuovi furono messi ai ferri

Ogni qualvolta si trattava di un soldato, questi interpellava il collega
Concursus ad Servilium fiebat; illius promissa iactabant; illi exprobrabant sua quisque belli merita cicatricesque acceptas

Postulabant ut aut referret ad senatum, aut auxilio esset consul civibus suis, imperator militibus

Movebant consulem haec, sed tergiversari res cogebat; adeo in alteram causam non collega solum praeceps erat sed omnis factio nobilium

Ita medium se gerendo nec plebis vitavit odium nec apud patres gratiam iniit

Patres mollem consulem et ambitiosum rati, plebes fallacem, brevique apparvit aequasse eum Appi odium

Certamen consulibus inciderat, uter dedicaret Mercuri aedem
Intorno a Servilio c'era sempre un assembramento di gente: tutti gli ricordavano le promesse fatte e gli mostravano gli attestati militari nonché le ferite riportate in battaglia

Gli chiedevano, o di portare la questione di fronte al senato, o di rendersi utile dando una mano come console ai concittadini e come generale ai militari

Pur essendo toccato da quella supplica, la situazione lo costringeva a temporeggiare, perché l'opposizione era fortissima, avendo dalla sua parte non soltanto il collega ma l'intera nobiltà

Tenendo così una posizione di sostanziale neutralità, non riuscì né a evitare l'odio dei plebei né a conciliarsi il favore dei senatori

Infatti, per questi ultimi era un console senza polso e un agitatore, mentre per i primi uno che faceva il furbo; Presto apparve chiaro che era odiato al pari di Appio

I consoli si contendevano l'onore di consacrare il tempio di Mercurio

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Senatus a se rem ad populum reiecit: utri eorum dedicatio iussu populi data esset, eum praeesse annonae, mercatorum collegium instituere, sollemnia pro pontifice iussit suscipere

Populus dedicationem aedis dat M Laetorio, primi pili centurioni, quod facile appareret non tam ad honorem eius cui curatio altior fastigio suo data esset factum quam ad consulum ignominiam

Saevire inde utique consulum alter patresque; sed plebi creverant animi et longe alia quam primo institverant via grassabantur

Desperato enim consulum senatusque auxilio, cum in ius duci debitorem vidissent, undique conuolabant

Neque decretum exaudiri consulis prae strepitu et clamore poterat, neque cum decresset quisquam obtemperabat
Il senato girò la questione al popolo: a chi dei due fosse toccato, per volontà del popolo stesso, l'onore della consacrazione, sarebbe andata anche l'amministrazione dell'annona e il compito di formare una corporazione di commercianti, nonché di celebrare i riti solenni di fronte al pontefice massimo

Il popolo assegnò la consacrazione del tempio a Marco Letorio, centurione primipilo, con un intento chiarissimo: non si trattava cioè tanto di onorare quest'uomo - troppo grande la sproporzione tra l'incarico e la sua posizione nella vita di tutti i giorni -, quanto di un'offesa alle persone dei consoli

Inevitabile conseguenza fu un ulteriore inasprimento da parte di uno dei due consoli e dei senatori; Ma i plebei si erano fatti forza e stavano seguendo una tattica ben diversa da quella adottata prima

Infatti, perduta ogni speranza nell'intervento dei consoli e del senato, appena vedevano un debitore trascinato in giudizio, intervenivano da ogni parte

La sentenza del console, sopraffatta dal trambusto delle voci, non arrivò agli astanti e poi, anche quando fu pronunciata, nessuno obbedì
Vi agebatur, metusque omnis et periculum, cum in conspectu consulis singuli a pluribus violarentur, in creditores a debitoribus verterant

Super haec timor incessit Sabini belli; dilectuque decreto nemo nomen dedit, furente Appio et insectante ambitionem collegae, qui populari silentio rem publicam proderet et ad id quod de credita pecunia ius non dixisset, adiceret ut ne dilectum quidem ex senatus consulto haberet; non esse tamen desertam omnino rem publicam neque proiectum consulare imperium; se unum et suae et patrum maiestatis vindicem fore

Cum circumstaret cotidiana multitudo licentia accensa, arripi unum insignem ducem seditionum iussit
La sola legge era la violenza: la paura in tutte le sue forme e il rischio di essere catturati passarono dai debitori ai creditori, mentre questi, sotto gli occhi del console, venivano presi da parte e aggrediti da interi gruppi

Nel pieno di questo marasma venne a inserirsi una guerra contro i Sabini; Fu bandita una leva, ma nessuno si iscrisse; Appio era fuori di sé: imprecava contro l'ambizione del collega, reo di aver tradito lo Stato per rendersi popolare con la sua politica dell'inerzia e, non soddisfatto di aver sospeso il giudizio sui verdetti concernenti i debiti, non era in grado nemmeno di mettere in pratica la leva stabilita dal decreto del senato; Ciò nonostante, lo Stato non era proprio del tutto alla deriva né l'autorità consolare era completamente decaduta: ci avrebbe pensato lui, da solo, a salvaguardare la credibilità sua e del senato

Mentre era circondato dalla solita folla di ceffi esaltati, ordinò di arrestarne uno che era un ben noto trascinatore

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Ille cum a lictoribus iam traheretur prouocavit; nec cessisset provocationi consul, quia non dubium erat populi iudicium, nisi aegre victa pertinacia foret consilio magis et auctoritate principum quam populi clamore; adeo supererant animi ad sustinendam invidiam

Crescere inde malum in dies, non clamoribus modo apertis sed, quod multo perniciosius erat, secessione occultisque conloquiis

Tandem invisi plebi consules magistratu abeunt, Servilius neutris, Appius patribus mire gratus

[28] A Verginius inde et T Vetusius consulatum ineunt

Tum vero plebs incerta quales habitura consules esset, coetus nocturnos, pars Esquiliis, pars in Aventino facere, ne in foro subitis trepidaret consiliis et omnia temere ac fortuito ageret
Mentre i littori lo stavano portando via, questi si appellò; e il console non glielo avrebbe concesso (cosa poteva infatti scegliere il popolo); se la sua ostinazione non si fosse piegata più davanti all'esperienza e all'autorità dei maggiorenti che alle urla del popolo, tanta era la forza che aveva ancora in corpo per sfidare l'impopolarità

Da quel momento in poi i dissapori peggiorarono giorno dopo giorno, non solo con manifestazioni pubbliche ma, sintomo ben più grave, con riunioni appartate e colloqui segreti

Alla fine, i consoli, così odiati dalla plebe, completarono il loro mandato: Servilio non incontrò i favori di nessuna delle due parti, Appio invece fu osannato dai senatori

28 Entrarono allora in carica Aulo Verginio e Tito Vetusio

La plebe, quindi, non sapendo che tipo di consoli sarebbero stati, tenne delle riunioni notturne - parte sull'Esquilino e parte sull'Aventino - per evitare di prendere nel foro delle decisioni precipitose e lasciare che tutto avvenisse all'insegna della più avventata casualità
Eam rem consules rati, ut erat, perniciosam ad patres deferunt, sed delatam consulere ordine non licuit; adeo tumultvose excepta est clamoribus undique et indignatione patrum, si quod imperio consulari exsequendum esset, invidiam eius consules ad senatum reicerent: profecto si essent in re publica magistratus, nullum futurum fuisse Romae nisi publicum concilium; nunc in mille curias contionesque [cum alia in Esquiliis, alia in Aventino fiant concilia] dispersam et dissipatam esse rem publicam

Unum hercule virum-id enim plus esse quam consulem-qualis Ap Claudius fuerit, momento temporis discussurum illos coetus fuisse
I consoli, pensando che si trattasse, come in effetti era, di una situazione veramente pericolosa, ne misero al corrente il senato, ma la denuncia non poté essere esaminata come il regolamento imponeva: infatti la notizia fu accolta da un coro di urla scomposte dei senatori, indignati che scaricassero sul senato l'impopolarità di un provvedimento che invece rientrava nella sfera delle loro competenze; Era chiaro che se Roma avesse avuto dei magistrati come si deve, le sole assemblee sarebbero state quelle ufficiali; Al momento presente, invece, il governo dello Stato era frammentato in una dispersione di migliaia di assemblee e di contro-senati

Un uomo solo - e santo dio si trattava di qualcosa di più di un console - della statura di Appio Claudio avrebbe spazzato via in un attimo tutte quelle conventicole di gente

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Correpti consules cum, quid ergo se facere vellent-nihil enim segnius molliusue quam patribus placeat acturos- percontarentur, decernunt ut dilectum quam acerrimum habeant: otio lascivire plebem

Dimisso senatu consules in tribunal escendunt; citant nominatim iuniores

Cum ad nomen nemo responderet, circumfusa multitudo in contionis modum negare ultra decipi plebem posse; nunquam unum militem habituros ni praestaretur fides publica; libertatem unicuique prius reddendam esse quam arma danda, ut pro patria civibusque, non pro dominis pugnent
I consoli incassarono le critiche e chiesero lumi sul da farsi, dichiarandosi disponibili ad agire con tutta la determinazione e il polso che il senato avrebbe considerato necessari; Fu ordinato loro di mettere in pratica la leva militare con la maggiore energia possibile, perché proprio nell'inattività la plebe diventava insolente

Dopo l'aggiornamento della seduta, i consoli salgono sulla tribuna e fanno l'appello dei giovani

Visto che nessuno rispondeva al proprio nome, la folla, accalcata intorno ai due magistrati come durante un comizio pubblico, dichiarò che non ci si sarebbe più fatti gioco della plebe e che Roma non avrebbe avuto più un solo soldato se non si fossero mantenute le promesse ufficiali: bisognava restitvire a ciascuno la libertà prima di mettergli in mano le armi, in modo che combattesse per la patria e i propri concittadini e non per dei padroni

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