Consules quid mandatum esset a senatu videbant, sed eorum, qui intra parietes curiae ferociter loquerentur, neminem adesse invidiae suae participem; et apparebat atrox cum plebe certamen Prius itaque quam ultima experirentur senatum iterum consulere placuit Tum vero ad sellas consulum prope conuolare minimus quisque natu patrum, abdicare consulatum iubentes et deponere imperium, ad quod tuendum animus deesset [29] Utraque re satis experta tum demum consules: 'ne praedictum negetis, patres conscripti, adest ingens seditio Postulamus ut hi qui maxime ignaviam increpant adsint nobis habentibus dilectum Acerrimi cuiusque arbitrio, quando ita placet, rem agemus' |
I consoli avevano capito benissimo quello che era stato ordinato loro dai senatori; solo che tra quanti li avevano aggrediti verbalmente all'interno della curia, lì fuori non ce n'era uno a condividere con loro quel momento di impopolarità, ed era chiaro che lo scontro con la plebe sarebbe stato durissimo Così, prima di giocarsi il tutto per tutto, pensarono bene di interpellare di nuovo il senato Allora i senatori più giovani, avventandosi minacciosamente verso gli scranni dei consoli, intimarono loro di rassegnare le dimissioni e di rinunciare a quel potere che, per mancanza di temperamento, non riuscivano a far rispettare 29 Avendo battuto a sufficienza entrambe le strade percorribili, alla fine i consoli dichiararono: Perché non dobbiate, o senatori, sostenere di non esser stati avvertiti, sappiate che ora siamo sull'orlo di una grande sommossa A chi ci ha aggredito dandoci brutalmente dei codardi noi chiediamo di venire ad assisterci nelle pratiche della leva Visto che questo è il vostro desiderio, agiremo uniformandoci alla volontà dei più inflessibili tra voi |
Redeunt in tribunal; citari nominatim unum ex iis qui in conspectu erant dedita opera iubent Cum staret tacitus et circa eum aliquot hominum, ne forte violaretur, constitisset globus, lictorem ad eum consules mittunt Quo repulso, tum vero indignum facinus esse clamitantes qui patrum consulibus aderant, devolant de tribunali ut lictori auxilio essent Sed ab lictore nihil aliud quam prendere prohibito cum conversus in patres impetus esset, consulum intercursu rixa sedata est, in qua tamen sine lapide, sine telo plus clamoris atque irarum quam iniuriae fuerat Senatus tumultvose vocatus tumultvosius consulitur, quaestionem postulantibus iis qui pulsati fuerant, decernente ferocissimo quoque non sententiis magis quam clamore et strepitu |
Quindi tornano in tribunale e ordinano apposta di chiamare per nome uno degli astanti Siccome questi non rispondeva e se ne stava in mezzo a un crocchio che lo aveva circondato per proteggerlo da eventuali violenze, i consoli mandarono un littore a prelevarlo Ma dato che la folla lo respinse, i senatori venuti ad assistere i consoli, gridando che si trattava di una violazione indegna, si precipitarono giù dai banchi del tribunale per dare man forte al littore La folla allora, lasciando da parte il pubblico ufficiale, cui era stato semplicemente proibito l'arresto di quell'uomo, rivolse la sua carica aggressiva contro i senatori e soltanto l'intervento dei consoli riuscì a sedare la rissa, fatta non tanto di sassi e armi vere e proprie, quanto di un chiassoso scambio di idee più che di violenze La seduta del senato avvenne in un clima di grande confusione, che raggiunse il suo apice al momento di adottare una delibera: le vittime dell'aggressione esigevano un'inchiesta e i membri più violenti la approvavano non tanto con regolari interventi quanto con un boato di urla |
Tandem cum irae resedissent, exprobrantibus consulibus nihilo plus sanitatis in curia quam in foro esse, ordine consuli coepit Tres fuere sententiae P Verginius rem non volgabat; de iis tantum qui fidem secuti P Servili consulis Volsco Aurunco Sabinoque militassent bello, agendum censebat T Largius, non id tempus esse ut merita tantummodo exsoluerentur; totam plebem aere alieno demersam esse, nec sisti posse ni omnibus consulatur; quin si alia aliorum sit condicio, accendi magis discordiam quam sedari Ap Claudius, et natura immitis et efferatus hinc plebis odio, illinc patrum laudibus, non miseriis ait sed licentia tantum concitum turbarum et lascivire magis plebem quam saevire |
Una volta placatisi gli animi, i consoli deplorarono che in piena curia ci fossero minori manifestazioni di assennatezza di quante essi ne avessero viste in mezzo alla folla del foro; Detto questo, si poté procedere a un regolare dibattito Ci furono tre interventi Publio Verginio era contrario a ogni forma di generalizzazione: la sua proposta era di prendere in esame soltanto coloro i quali, fidandosi della parola del console Publio Servilio, avevano militato nelle campagne contro Volsci, Aurunci e Sabini Tito Larcio, invece, sosteneva che in un momento come quello era impensabile ricompensare soltanto i reduci di guerra: la plebe tutta era immersa nei debiti fino al collo e l'unico rimedio credibile sarebbe stato un provvedimento a carattere generale; Eventuali sperequazioni, poi, all'interno della stessa classe, avrebbero acuito la tensione invece di ridurla Appio Claudio, il cui carattere aggressivo trovava un valido incentivo ora nell'odio della plebe ora negli applausi dei senatori, disse che la causa di quelle sommosse popolari non era tanto la miseria quanto la permissività e inoltre che la plebe era più insolente che feroce |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 51 - 55
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 51 - 55
Id adeo malum ex provocatione natum; quippe minas esse consulum, non imperium, ubi ad eos qui una peccauerint prouocare liceat 'Agedum' inquit, 'dictatorem, a quo provocatio non est, creemus; iam hic quo nunc omnia ardent conticescet furor Pulset tum mihi lictorem qui sciet ius de tergo vitaque sua penes unum illum esse cuius maiestatem violarit' [30] Multis, ut erat, horrida et atrox videbatur Appi sententia; rursus Vergini Largique exemplo haud salubres, utique Largi [putabant sententiam], quae totam fidem tolleret |
Tutto il male veniva soltanto dal diritto d'appello: i consoli, infatti, potevano minacciare ma non avere una reale autorità, visto che ai colpevoli era lecito comparire di fronte ai loro stessi complici Diamoci da fare, disse, eleggiamo un dittatore il quale non è sottoposto al diritto d'appello; cesserà così, una buona volta, questo furore che ha infiammato ogni cosa E voglio un po' vedere se qualcuno oserà ancora mettere le mani su un littore, sapendo di avere schiena e vita in completa balia di colui di cui ha violato la maestà 30 La maggior parte dei senatori trovarono eccessivamente spietata, come infatti era, la proposta di Appio; al contrario, quelle di Verginio e di Larcio non sembrarono molto praticabili: la prima perché avrebbe creato un precedente, la seconda perché avrebbe tolto ogni fiducia |
Medium maxime et moderatum utroque consilium Vergini habebatur; sed factione respectuque rerum privatarum, quae semper offecere officientque publicis consiliis, Appius vicit, ac prope fuit ut dictator ille idem crearetur; quae res utique alienasset plebem periculosissimo tempore, cum Volsci Aequique et Sabini forte una omnes in armis essent Sed curae fuit consulibus et senioribus patrum, ut imperium sua vi vehemens mansueto permitteretur ingenio: M' Valerium dictatorem Volesi filium creant |
La miglior soluzione di compromesso per entrambi i contendenti sembrava comunque quella di Verginio; ma lo spirito di parte e la priorità degli interessi particolari, che hanno sempre danneggiato e sempre danneggeranno le deliberazioni pubbliche, fecero prevalere Appio: poco mancò che venisse addirittura eletto dittatore, cosa che avrebbe del tutto alienato la plebe in quei momenti di grandissimo rischio (il caso voleva, infatti, che Volsci, Equi e Sabini fossero contemporaneamente in armi) Ma i consoli e i senatori più anziani, preoccupandosi che quella carica, di per sé vicina all'onnipotenza, finisse in mano a una persona dal carattere mite, eleggono dittatore M Valerio, figlio di Voleso |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 32; 21 - 40
Plebes etsi adversus se creatum dictatorem videbat, tamen cum provocationem fratris lege haberet, nihil ex ea familia triste nec superbum timebat; edictum deinde a dictatore propositum confirmavit animos, Servili fere consulis edicto conveniens; sed et homini et potestati melius rati credi, omisso certamine nomina dedere Quantus nunquam ante exercitus, legiones decem effectae; ternae inde datae consulibus, quattuor dictator usus Nec iam poterat bellum differri Aequi Latinum agrum inuaserant Oratores Latinorum ab senatu petebant ut aut mitterent subsidium aut se ipsos tuendorum finium causa capere arma sinerent Tutius visum est defendi inermes Latinos quam pati retractare arma Vetusius consul missus est; is finis populationibus fuit |
La plebe, pur rendendosi conto che la nomina di un dittatore avveniva a suo discapito, tuttavia da quella famiglia non temeva tristi sorprese o repressioni visto che era stato proprio un fratello del neoeletto a far varare la legge sul diritto d'appello; In séguito un editto del dittatore confermò queste buone disposizioni perché riproduceva a grandi linee quello del console Servilio; ma pensando che la miglior cosa fosse aver fiducia sia nell'uomo che nella sua carica, abbandonarono l'ostruzionismo e si arruolarono Mai prima di allora ci fu un numero così alto di effettivi: vennero formate dieci legioni; ogni console ne ebbe tre ai suoi ordini, mentre quattro andarono al dittatore La guerra non si poteva più rimandare Gli Equi avevano invaso il territorio latino Ambasciatori latini chiedevano al senato o un invio di rinforzi o l'autorizzazione a prendere le armi per proteggere il proprio paese Difendere i Latini inermi sembrò più sicuro che permettere loro di riprendere le armi Venne inviato il console Vetusio, il quale pose fine alle razzie |
Cessere Aequi campis, locoque magis quam armis freti summis se iugis montium tutabantur Alter consul in Volscos profectus, ne et ipse tereret tempus, uastandis maxime agris hostem ad conferenda propius castra dimicandumque acie excivit Medio inter castra campo ante suum quisque vallum infestis signis constitere Multitudine aliquantum Volsci superabant; itaque effusi et contemptim pugnam iniere Consul Romanus nec promovit aciem, nec clamorem reddi passus defixis pilis stare suos iussit: ubi ad manum venisset hostis, tum coortos tota vi gladiis rem gerere |
Gli Equi evacuarono la campagna e, fidando maggiormente nella posizione che nelle armi, se ne stavano in attesa sulle cime dei rilievi L'altro console marcia contro i Volsci e, anche lui per non perdere tempo, comincia a devastare metodicamente le campagne per spingere il nemico ad accamparsi più vicino e costringerlo allo scontro I due eserciti si schierarono ciascuno di fronte alla propria trincea, in una piana compresa tra i due accampamenti I Volsci erano numericamente di gran lunga superiori: per questo si buttarono sprezzanti allo sbaraglio Il console romano non si mosse né permise di rispondere all'urlo di guerra, ma ordinò ai suoi di stare fermi e con le aste piantate a terra: soltanto quando il nemico fosse arrivato a distanza ravvicinata, avrebbero dovuto assalirlo con tutte le loro forze e risolvere la cosa con le spade |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 01 - 02
Volsci cursu et clamore fessi cum se velut stupentibus metu intulissent Romanis, postquam impressionem sensere ex adverso factam et ante oculos micare gladios, haud secus quam si in insidias incidissent, turbati vertunt terga; et ne ad fugam quidem satis virium fuit, quia cursu in proelium ierant Romani contra, quia principio pugnae quieti steterant, vigentes corporibus, facile adepti fessos, et castra impetu ceperunt et castris exutum hostem Velitras persecuti uno agmine victores cum victis in urbem inrupere; plusque ibi sangvinis promiscua omnium generum caede quam in ipsa dimicatione factum Paucis data uenia, qui inermes in deditionem venerunt [31] Dum haec in Volscis geruntur, dictator Sabinos, ubi longe plurimum belli fuerat, fundit exuitque castris |
Quando i Volsci, affaticati dalla corsa e dal gran gridare, arrivarono sui Romani, apparentemente atterriti alla loro vista, e si resero conto del contrattacco in atto vedendo il bagliore delle spade, come se fossero finiti in un'imboscata, fecero dietro-front spaventati; ma non avevano più la forza nemmeno di fuggire, perché si erano gettati in battaglia correndo I Romani, invece, rimasti fermi nelle fasi iniziali, erano freschissimi: non fu quindi difficile per loro piombare sui nemici sfiniti e catturarne l'accampamento; di lì inseguirono i Volsci rifugiatisi a Velitra, dove vincitori e vinti irruppero come se fossero stati un esercito solo; là, in un massacro generale e senza distinzioni, versarono più sangue che nella battaglia vera e propria Vennero risparmiati soltanto quei pochi che si arresero inermi 31 Durante questa campagna contro i Volsci, il dittatore, mette in rotta i Sabini - di gran lunga il nemico numero uno per Roma - conquistandone l'accampamento |
Equitatu immisso mediam turbaverat hostium aciem, quam, dum se cornua latius pandunt, parum apte introrsum ordinibus firmaverant; turbatos pedes invasit Eodem impetu castra capta debellatumque est Post pugnam ad Regillum lacum non alia illis annis pugna clarior fuit Dictator triumphans urbem inuehitur Super solitos honores locus in circo ipsi posterisque ad spectaculum datus; sella in eo loco curulis posita Volscis devictis Veliternus ager ademptus; Velitras coloni ab urbe missi et colonia deducta |
Lanciatosi all'attacco con la cavalleria, aveva fatto il vuoto nel centro dell'esercito nemico, rimasto troppo scoperto per l'eccessiva apertura a ventaglio delle due ali; nel bel mezzo di questo disordine subentrarono i fanti all'assalto Con un solo e unico attacco presero l'accampamento e misero fine alla campagna Dopo quella del lago Regillo, nessun'altra battaglia, in quegli anni, fu più famosa Il dittatore tornò a Roma in trionfo Oltre agli onori di rito, fu riservato un posto a lui e ai suoi discendenti per assistere ai ludi nel circo, e lì fu sistemata una sedia curule A séguito di questa sconfitta i Volsci persero il territorio di Velitra; la città, popolata da coloni inviati da Roma, divenne colonia |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 10
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 10
Cum Aequis post aliquanto pugnatum est, invito quidem consule quia loco iniquo subeundum erat ad hostes; sed milites extrahi rem criminantes ut dictator priusquam ipsi redirent in urbem magistratu abiret inritaque, sicut ante consulis, promissa eius caderent, perpulere ut forte temere in adversos montes agmen erigeret Id male commissum ignavia hostium in bonum vertit, qui priusquam ad coniectum teli veniretur, obstupefacti audacia Romanorum, relictis castris quae munitissimis tenverant locis, in aversas valles desiluere Ibi satis praedae et victoria incruenta fuit |
Poco tempo dopo si combatté con gli Equi, anche se il console era contrario perché si trattava di abbordare il nemico da posizione sfavorevole; ma i suoi uomini lo accusavano di tirare per le lunghe la cosa per lasciare che scadesse il mandato del dittatore prima del loro rientro a Roma e far così cadere nel nulla le sue promesse, come era già prima successo con quelle del console; quindi lo forzarono a una mossa sconsiderata e del tutto affidata al caso: spingere le truppe sul versante della montagna di fronte a loro Fu solo grazie alla codardia dei nemici che questa manovra, di per sé malcongegnata, ebbe un esito favorevole: i Romani non erano ancora arrivati a distanza di tiro che essi, scoraggiati da una simile dimostrazione di audacia, abbandonarono il loro accampamento piazzato in una posizione quasi inespugnabile e si dileguarono nei valloni dell'altro versante Si trattò di un bottino non trascurabile e di una vittoria senza perdite |