Cicerone, De Oratore: Libro 02; 11-15, pag 5

Cicerone, De Oratore: Libro 02; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 11-15
Et cum de eventu dicatur, ut causae explicentur omnes vel casus vel sapientiae vel temeritatis hominumque ipsorum non solum res gestae, sed etiam, qui fama ac nomine excellant, de cuiusque vita atque natura; [64] verborum autem ratio et genus orationis fusum atque tractum et cum lenitate quadam aequabiliter profluens sine hac iudiciali asperitate et sine sententiarum forensibus aculeis persequendum est E quando parla dei risultati, indicare tutte le cause, quelle dovute al caso, quelle dovute al senno e quelle dovute allimprudenza e non solo le imprese degli uomini, ma anche quelli che si distinguono per la fama e il nome, deve descrivere la loro vita e il loro carattere; [64] riguardo poi alla forma, deve ricercare uno stile facile e sciolto, che scorra con una certa dolcezza e uniformità, senza quellasprezza propria dello stile giudiziario e i motti pungenti dei discorsi forensi
Harum tot tantarumque rerum videtisne nulla esse praecepta, quae in artibus rhetorum reperiantur Non vedete che nei trattati di retorica non sincontrano mai norme su tali requisiti, così numerosi e importanti
In eodem silentio multa alia oratorum officia iacuerunt, cohortationes, praecepta, consolationes, admonita, quae tractanda sunt omnia disertissime, sed locum suum in his artibus, quae traditae sunt, habent nullum Il medesimo silenzio grava su molte altre forme di eloquenza, come le esortazioni, le istruzioni, le consolazioni, gli ammonimenti: forme tutte che debbono essere svolte nel modo più brillante, per le quali non troviamo nessuna trattazione specifica nei manuali di retorica

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Cicerone, De Oratore: Libro 01; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 16-20

[65] Atque in hoc genere illa quoque est infinita silva, quod oratori plerique, ut etiam Crassus ostendit duo genera ad dicendum dederunt: unum de certa definitaque causa, quales sunt, quae in litibus, quae in deliberationibus versantur, addat, si quis volet, etiam laudationes; alterum, quod appellant omnes fere scriptores, explicat nemo, infinitam generis sine tempore et sine persona quaestionem [65] I discorsi di questo genere sono una selva infinita, poiché molti infatti, come ha già detto Crasso, assegnano alloratore due generi di discorsi: uno riguarda i discorsi su un argomento preciso e definito, come sono quelli che si fanno nei tribunali e davanti alle assemblee politiche, ai quali possiamo aggiungere, se volete, i discorsi celebrativi; laltro, di cui quasi tutti i trattatisti parlano, ma che nessuno riesce a spiegare, riguarda i discorsi su un problema generale senza indicazione di tempo e di persone
Hoc quid et quantum sit, cum dicunt, intellegere mihi non videntur: [66] si enim est oratoris, quaecumque res infinite posita sit, de ea posse dicere, dicendum erit ei, quanta sit solis magnitudo, quae forma terrae; de mathematicis, de musicis rebus non poterit quin dicat hoc onere suscepto recusare; denique ei, qui profitetur esse suum non solum de eis controversiis, quae temporibus et personis notatae sunt, hoc est, de omnibus forensibus, sed etiam de generum infinitis quaestionibus dicere, nullum potest esse genus orationis, quod sit exceptum A me sembra che, quando i maestri di retorica parlano di ciò, non si rendono esattamente conto della natura e della difficoltà della cosa: [66] infatti se un oratore deve saper parlare su qualunque argomento, deve saper parlare anche della grandezza del sole e della forma della terra: e se accetta tale obbligo dovrà sobbarcarsi anche a parlare di matematica e di musica; insomma, chi si sente obbligato a parlare non solo sulle questioni contrassegnate da precise circostanze di tempo e di persone, vale a dire su tutte le questioni forensi, ma anche sulle questioni di carattere generale, non potrà tirarsi indietro dinnanzi a nessun discorso, a qualunque genere esso appartenga

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