" "Minime vero," inquit Catulus; "non enim deerit homini diserto in eius modi rebus facultas ex ceteris rebus et causis comparata | Nientaffatto rispose Catulo, perché in casi del genere un uomo eloquente ricorrerà a quellabilità, che gli proviene da tutte quelle situazioni e avvenimenti nei quali si è già trovato |
[50] "Ergo item" inquit "illa, quae saepe diserte agenda sunt et quae ego paulo ante, cum eloquentiam laudarem, dixi oratoris esse, neque habent suum locum ullum in divisione partium neque certum praeceptorum genus et agenda sunt non minus diserte, quam quae in lite dicuntur, obiurgatio, cohortatio, consolatio, quorum nihil est, quod non summa dicendi ornamenta desideret; sed ex artificio res istae praecepta non quaerunt | [50] Allo stesso modoriprese Antouio quegli accurati discorsi che spesso bisogna fare e che, come ho detto poco fa, quando tessevo lelogio delleloquenza, sono propri delloratore, non trovano posto nella classificazione delle varie forme delleloquenza e non richiedono una particolare specie di maestri,cioè i discorsi di biasimo, le esortazioni, i discorsi consolatori che comunque vanno svolti con uneloquenza non minore di quella che si nota nelle arringhe del foro; eppure non si possono dettare per essi norme teoriche |
"Plane" inquit Catulus "adsentior | Siamo perfettamente daccordo rispose Catulo |
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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 16-20
[51] "Age vero," inquit Antonius "qualis oratoris et quanti hominis in dicendo putas esse historiam scribere | [51] Dunque- continuò Antonio-non ti pare che scrivere unopera storica sia còmpito di un oratore valente ed espertissimo nellarte del dire |
" "Si, ut Graeci scripserunt, summi," inquit Catulus; "si, ut nostri, nihil opus est oratore; satis est non esse mendacem | E Catulo rispose: Per scriverla alla maniera dei Greci, bisogna proprio essere un sommo oratore; per scriverla alla maniera nostra, non occorre alcuna abilità oratoria: basta saper dire la verità |
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Cicerone, De Oratore: Libro 01; 21-25
Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 21-25
"Atqui, ne nostros contemnas," inquit Antonius, "Graeci quoque ipsi sic initio scriptitarunt, ut noster Cato, ut Pictor, ut Piso; [52] erat enim historia nihil aliud nisi annalium confectio, cuius rei memoriaeque publicae retinendae causa ab initio rerum Romanarum usque ad P Mucium pontificem maximum res omnis singulorum annorum mandabat litteris pontifex maximus referebatque in album et proponebat tabulam domi, potestas ut esset populo cognoscendi, eique etiam nunc annales maximi nominantur | Ma non è giusto-disse Antonio-disprezzare i nostri autori, perché anche gli storici greci agli inizi componevano le loro opere come i nostri Catone, Pittore e Pisone;[52] la storia infatti non era altro che una compilazione di annali; per questo, affinché si conservasse il ricordo di ogni pubblico avvenimento, dallinizio dello Stato romano fino al pontificato di P Mucio, il pontefice massimo registrava tutti gli avvenimenti di ogni singolo anno, trascrivendoli su una tavola bianca, che esponeva nella sua casa, perché il popolo potesse prenderne visione, e questi gli ancora oggi vengono chiamati annali Massimi |
[53] Hanc similitudinem scribendi multi secuti sunt, qui sine ullis ornamentis monumenta solum temporum, hominum, locorum gestarumque rerum reliquerunt; itaque qualis apud Graecos Pherecydes, Hellanicus, Acusilas fuit aliique permulti, talis noster Cato et Pictor et Piso, qui neque tenent, quibus rebus ornetur oratio - modo enim huc ista sunt importata - et, dum intellegatur quid dicant, unam dicendi laudem putant esse brevitatem | [53] Questa maniera di scrivere è stata imitata da molti scrittori, che ci hanno tramandato il ricordo di epoche, personaggi, luoghi e imprese in opere composte senza alcun ornamento stilistico; come i Greci ebbero Ferecide, Ellanico, Acusilao e moltissimi altri, così noi abbiamo avuto Catone, Pittore e Pisone: costoro non conoscevano larte di abbellire il discorso, perché da poco essa è stata introdotta nel nostro paese, e consideravano la concisione unita alla chiarezza lunico pregio dellarte del dire |
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Cicerone, De Oratore: Libro 03; 16-20
Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 16-20
[54] Paulum se erexit et addidit maiorem historiae sonum vocis vir optimus, Crassi familiaris, Antipater; ceteri non exornatores rerum, sed tantum modo narratores fuerunt | [54] Un intimo amico di Crasso, Antipatro, uomo di grande talento, si è innalzato un poco sugli altri, dando un certo lustro alla storia: tutti gli altri non hanno pensato ad abbellire i fatti, limitandosi solo a narrarli |
[XIII] "Est," inquit Catulus "ut dicis; sed iste ipse Caelius neque distinxit historiam varietate colorum neque verborum conlocatione et tractu orationis leni et aequabili perpolivit illud opus; sed ut homo neque doctus neque maxime aptus ad dicendum, sicut potuit, dolavit; vicit tamen, ut dicis, superiores | [XIII] proprio così - disse Catulo-ma lo stesso Celio non seppe adornare la sua opera storica con la varietà degli abbellimenti, né seppe levigarla con la felice collocazione delle parole e con uno stile dolce e costante;da uomo poco istruito e poco idoneo allarte del dire egli lha sgrossata come meglio ha potuto: però, come tu giustamente dici, ha superato gli storici anteriori |
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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 01-05
[55] "Minime mirum," inquit Antonius "si ista res adhuc nostra lingua inlustrata non est; nemo enim studet eloquentiae nostrorum hominum, nisi ut in causis atque in foro eluceat; apud Graecos autem eloquentissimi homines remoti a causis forensibus cum ad ceteras res inlustris tum ad historiam scribendam maxime se applicaverunt: namque et Herodotum illum, qui princeps genus hoc ornavit, in causis nihil omnino versatum esse accepimus; atqui tanta est eloquentia, ut me quidem, quantum ego Graece scripta intellegere possum, magno opere delectet; [56] et post illum Thucydides omnis dicendi artificio mea sententia facile vicit; qui ita creber est rerum frequentia, ut is verborum prope numerum sententiarum numero consequatur, ita porro verbis est aptus et pressus, ut nescias, utrum res oratione an verba sententiis inlustrentur: atqui ne hunc quidem, quamquam est in re publica versatus, ex numero accepimus eorum, qui causas dictitarunt; et hos ipsos libros tum scripsisse dicitur, cum a re publica remotus atque, id quod optimo cuique Athenis accidere solitum est, in exsilium pulsus esset; [57] hunc consecutus est Syracosius Philistus, qui, cum Dionysi tyranni familiarissimus esset, otium suum consumpsit in historia scribenda maximeque Thucydidem est, ut mihi videtur, imitatus | [55] Non mi meraviglio affatto -disse Antonio-dal momento che nessuno finora ha scritto unopera storica in lingua latina con intendimento artistico; nel nostro paese nessuno studia eloquenza, eccettuati coloro che vogliono brillare nelle cause del foro: presso i Greci, invece, uomini eloquentissimi, del tutto estranei alle cause del foro, coltivarono sia la storia sia le altre nobili arti: e infatti è noto che quel famoso Erodoto il primo scrittore di storia fornito di senso artistico, non si occupò affatto di cause: ma è uno scrittore così eloquente, che ne ricavo un immenso godimento, per quanto io possa intendermi di opere scritte in greco;[56] dopo di lui incontriamo Tucidide , che per i pregi stilistici supera di gran lunga, a mio avviso, tutti gli scrittori: infatti è così concettoso, che quasi eguaglia col numero dei pensieri il numero delle parole, ed è così acconcio e preciso nelluso delle parole, che tu non sai se sono i concetti a ricevere luce dalle parole o le parole dai concetti; per quanto noi sappiamo, neppure lui, benché abbia ricoperto delle cariche pubbliche, appartenne al numero di coloro che solevano difendere cause; ci è stato inoltre tramandato che egli scrisse questopera dopo che fu rimosso dagli affari dello Stato e fu cacciato in esilio (cosa che capitava assai spesso ai più grandi figli di Atene) ;[57] dopo di lui venne Filisto di Siracusa , che fu amicissimo del tiranno Dionisio e dedicò tutto il suo tempo libero a scrivere unopera storica nella quale, come a me sembra, si rivela fedelissimo imitatore cli Tucidide |