Quam vultis late possidete, sit fundus quod aliquando imperium vocabatur, facite vestrum quidquid potestis, dum plus sit alieni 'Nunc vobiscum loquor quorum aeque spatiose luxuria quam illorum avaritia diffunditur Vobis dico: quousque nullus erit lacus cui non villarum vestrarum fastigia inmineant nullum flumen cuius non ripas aedificia vestra praetexant Ubicumque scatebunt aquarum calentium venae, ibi nova deversoria luxuriae excitabuntur, Ubicumque in aliquem sinum litus curvabitur, vos protinus fundamenta iacietis, nec contenti solo nisi quod manu feceritis, mare agetis introrsus Omnibus licet locis tecta vestra resplendeant, aliubi inposita montibus in vastum terrarum marisque prospectum, aliubi ex plano in altitudinem montium educta, cum multa aedificaveritis, cum ingentia, tamen et singula corpora estis et parvola Quid prosunt multa cubicula in uno iacetis |
Aggiungete proprietà a proprietà, sia un fondo privato quello che una volta si chiamava impero, appropriatevi di tutto quello che potete, fintanto che i possedimenti altrui sono più estesi dei vostri Adesso mi rivolgo a voi, il cui lusso si dilata non meno dell'avidità di quegli altri Dico a voi: fino a quando i tetti delle vostre ville si affacceranno su ogni lago o le vostre case costelleranno le rive di tutti i fiumi Dovunque zampilleranno vene d'acqua calda, là si fabbricheranno nuovi alloggi di lusso Dovunque il litorale si curverà in una baia, voi getterete sùbito delle fondamenta, e, contenti solo del terreno che create artificialmente, incalzerete il mare fin dentro I vostri palazzi risplendano dovunque, sia sulla cima dei monti con un ampio orizzonte di terra e di mare, sia in pianura, alti quanto montagne; quando avrete costruito palazzi su palazzi e smisurati, sarete soltanto un corpo e piccolo A che servono tante camere da letto Dormite in una sola |
Non est vestrum ubicumque non estis 'Ad vos deinde transeo quorum profunda et insatiabilis gula hinc maria scrutatur, hinc terras, alia hamis, alia laqueis, alia retium variis generibus cum magno labore persequitur: nullis animalibus nisi ex fastidio pax est Quantulum est ex istis epulis quae per tot comparatis manus fesso voluptatibus ore libatis quantulum ex ista fera periculose capta dominus crudus ac nauseans gustat quantulum ex tot conchyliis tam longe advectis per istum stomachum inexplebilem labitur Infelices, ecquid intellegitis maiorem vos famem habere quam ventrem ' Haec aliis dic, ut dum dicis audias ipse, scribe, ut dum scribis legas, omnia ad mores et ad sedandam rabiem adfectuum referens Stude, non ut plus aliquid scias, sed ut melius Vale |
non è vostro quello dove non state E ora passo a voi, ghiottoni: la vostra golosità senza fondo e insaziabile fruga i mari, le terre; con ami, lacci, vari tipi di reti braccate faticosamente gli animali, non date loro tregua se non quando vi sono venuti a nausea Ma con la bocca stanca di tante prelibatezze quanto gustate di questi banchetti allestiti col lavoro di tanta gente Quanto assaggia di questa bestia catturata con tanto rischio un signore che digerisce male e ha la nausea Sono stati fatti venire da lontano tanti crostacei, quanti ne scivolano dentro questo stomaco insaziabile Poveri infelici, non vi rendete conto che la vostra fame è più grande del vostro ventre Dille queste cose agli altri, purché anche tu ascolti mentre parli; scrivile, purché tu le legga mentre le scrivi; poni ogni tua cura alla morale e a placare il furore delle tue passioni Cerca non di sapere di più, ma di saper meglio Stammi bene |
Quis dubitare, mi Lucili, potest quin deorum inmortalium munus sit quod vivimus, philosophiae quod bene vivimus Itaque tanto plus huic nos debere quam dis quanto maius beneficium est bona vita quam vita pro certo haberetur, nisi ipsam philosophiam di tribuissent; cuius scientiam nulli dederunt, facultatem omnibus Nam si hanc quoque bonum vulgare fecissent et prudentes nasceremur, sapientia quod in se optimum habet perdidisset, inter fortuita non esse Nunc enim hoc in illa pretiosum atque magnificum est, quod non obvenit, quod illam sibi quisque debet, quod non ab alio petitur Quid haberes quod in philosophia suspiceres si beneficiaria res esset Huius opus unum est de divinis humanisque verum invenire; ab hac numquam recedit religio, pietas, iustitia et omnis alius comitatus virtutum consertarum et inter se cohaerentium |
Il fatto di vivere, Lucilio mio, è un dono degli dèi immortali, il fatto di vivere bene, della filosofia, nessuno può dubitarne Dunque, noi dovremmo avere un debito maggiore verso la filosofia che non verso gli dèi, in quanto un'esistenza virtuosa è certamente un beneficio maggiore che l'esistenza; ma sono stati gli dèi a darci proprio la filosofia: non hanno concesso a nessuno la conoscenza di essa, a tutti la possibilità Se avessero reso anche la filosofia un bene comune e noi nascessimo saggi, la saggezza avrebbe perduto la sua straordinaria prerogativa di non essere un bene fortuito Quello che essa ha di prezioso e di stupefacente è di non essere un dono della sorte, ma una conquista personale, qualcosa che non si chiede a un terzo Cosa ci sarebbe da ammirare nella filosofia se derivasse da un beneficio 3 Il suo unico còmpito è scoprire la verità sul divino e sull'umano; da essa non si staccano mai religione, sentimento del dovere, giustizia e il corteo di tutte le altre virtù strettamente connesse tra di loro |
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Haec docuit colere divina, humana diligere, et penes deos imperium esse, inter homines consortium Quod aliquamdiu inviolatum mansit, antequam societatem avaritia distraxit et paupertatis causa etiam iis quos fecit locupletissimos fuit; desierunt enim omnia possidere, dum volunt propria Sed primi mortalium quique ex his geniti naturam incorrupti sequebantur eundem habebant et ducem et legem, commissi melioris arbitrio; natura est enim potioribus deteriora summittere Mutis quidem gregibus aut maxima corpora praesunt aut vehementissima: non praecedit armenta degener taurus, sed qui magnitudine ac toris ceteros mares vicit; elephantorum gregem excelsissimus ducit: inter homines pro maximo est optimum |
Ci ha insegnato, la filosofia, a venerare gli dèi, ad amare gli uomini, e che il comando è nelle mani degli dèi, e che gli uomini sono uniti tra loro Questo stato di cose fu per un certo tempo rispettato, poi l'avidità ruppe l'associazione e fece diventare povere anche quelle persone che aveva un tempo reso ricchissime: desiderando beni propri cessarono di possedere il tutto Ma i primi uomini e la loro progenie seguivano con purezza la natura, trovavano nello stesso uomo la guida e la legge, affidandosi alle decisioni del migliore, poiché la natura subordina quello che è inferiore a quello che è superiore Le greggi le guidano gli animali più grossi o più impetuosi, le mandrie non le precede un toro di scarto, ma quello che per grossezza e massa muscolare supera gli altri maschi; i branchi degli elefanti li conduce il più alto; fra gli uomini conta il migliore, non il più forte |
Animo itaque rector eligebatur, ideoque summa felicitas erat gentium in quibus non poterat potentior esse nisi melior; tuto enim quantum vult potest qui se nisi quod debet non putat posse Illo ergo saeculo quod aureum perhibent penes sapientes fuisse regnum Posidonius iudicat Hi continebant manus et infirmiorem a validioribus tuebantur, suadebant dissuadebantque et utilia atque inutilia monstrabant; horum prudentia ne quid deesset suis providebat, fortitudo pericula arcebat, beneficentia augebat ornabatque subiectos Officium erat imperare, non regnum Nemo quantum posset adversus eos experiebatur per quos coeperat posse, nec erat cuiquam aut animus in iniuriam aut causa, cum bene imperanti bene pareretur, nihilque rex maius minari male parentibus posset quam ut abiret e regno |
Il capo veniva scelto per le sue qualità interiori, e perciò i popoli più fiorenti erano quelli in cui solo il migliore poteva essere il più potente: poiché può fare con sicurezza quello che vuole solo l'uomo che ritiene di potere unicamente quello che deve Posidonio pensa che nell'età cosiddetta aurea, il governo fosse nelle mani dei saggi Essi tenevano a freno la violenza, difendevano il più debole dai più forti, facevano opera di persuasione e di dissuasione, indicavano ciò che era utile o inutile; la loro preveggenza faceva in modo che non mancasse niente al popolo, la loro forza teneva lontani i pericoli, la loro liberalità arricchiva e dava benessere ai sudditi Comandare era un dovere, non una tirannide Nessuno sperimentava il proprio potere contro chi gli aveva permesso di averlo, nessuno era incline o motivato a commettere ingiustizie, poiché i sudditi obbedivano con sollecitudine al sovrano che comandava rettamente e la minaccia più grave del re a chi disobbediva era di rinunciare al potere |
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Sed postquam subrepentibus vitiis in tyrannidem regna conversa sunt, opus esse legibus coepit, quas et ipsas inter initia tulere sapientes Solon, qui Athenas aequo iure fundavit, inter septem fuit sapientia notos; Lycurgum si eadem aetas tulisset, sacro illi numero accessisset octavus Zaleuci leges Charondaeque laudantur; hi non in foro nec in consultorum atrio, sed in Pythagorae tacito illo sanctoque secessu didicerunt iura quae florenti tunc Siciliae et per Italiam Graeciae ponerent Hactenus Posidonio adsentior: artes quidem a philosophia inventas quibus in cotidiano vita utitur non concesserim, nec illi fabricae adseram gloriam 'Illa' inquit 'sparsos et aut casis tectos aut aliqua rupe suffossa aut exesae arboris trunco docuit tecta moliri |
Ma quando, per l'insinuarsi dei vizi, il regnare si tramutò in dispotismo, nacque la necessità delle leggi: e anch'esse all'inizio furono i saggi apresentarle Solone, che diede ad Atene solide fondamenta di giustizia, fu uno dei sette famosi sapienti: Licurgo, se fosse vissuto nella stessaepoca, sarebbe stato inserito in quella sacra congrega come ottavo Si elogiano i codici di Zaleuco e di Caronda; costoro il diritto non loimpararono nel foro o nell'atrio degli avvocati, ma le leggi che avrebbero dato alla Sicilia allora fiorente e, attraverso l'Italia meridionale, allaGrecia, le appresero nel sacro e tacito ritiro di Pitagora Fin qui sono d'accordo con Posidonio: non condivido, invece, che la filosofia abbia inventato le arti di uso quotidiano, e non le attribuirei la gloria dei mestieri artigianali La filosofia, egli afferma, insegnò a costruire case agli uomini dispersi qua e là e che trovavano riparo o in capanne, o in qualche caverna, o nel cavo di un albero |
' Ego vero philosophiam iudico non magis excogitasse has machinationes tectorum supra tecta surgentium et urbium urbes prementium quam vivaria piscium in hoc clausa ut tempestatum periculum non adiret gula et quamvis acerrime pelago saeviente haberet luxuria portus suos in quibus distinctos piscium greges saginaret Quid ais philosophia homines docuit habere clavem et seram Quid aliud erat avaritiae signum dare Philosophia haec cum tanto habitantium periculo inminentia tecta suspendit Parum enim erat fortuitis tegi et sine arte et sine difficultate naturale invenire sibi aliquod receptaculum Mihi crede, felix illud saeculum ante architectos fuit, ante tectores Ista nata sunt iam nascente luxuria, in quadratum tigna decidere et serra per designata currente certa manu trabem scindere; nam primi cuneis scindebant fissile lignum |
Secondo me la filosofia non ha escogitato questi congegni di tetti che sorgono sui tetti, di città che incalzano le città, come non ha escogitato i vivai ittici, creati per risparmiare alla gola il rischio delle tempeste e per offrire alla mollezza, quando il mare impazzisce furioso, cale tranquille in cui ingrassare diverse qualità di pesci Che dici La filosofia ha insegnato agli uomini ad avere chiavi e serrature Non era dar via libera all'avidità La filosofia avrebbe innalzato dei tetti che sovrastano così pericolosamente chi vi abita Non bastava proteggersi con ripari fortuiti, trovarsi un rifugio naturale che non richiedesse tecnica o fatica Credimi, era felice quell'epoca senza architetti, né decoratori Tagliare le assi in modo regolare, segare le travi con mano sicura secondo le linee tracciate, questo è nato col nascere del lusso; i primi uomini, infatti, spaccavano con cunei il legno che si fendeva con facilità |
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Non enim tecta cenationi epulum recepturae parabantur, nec in hunc usum pinus aut abies deferebatur longo vehiculorum ordine vicis intrementibus, ut ex illa lacunaria auro gravia penderent Furcae utrimque suspensae fulciebant casam; spissatis ramalibus ac fronde congesta et in proclive disposita decursus imbribus quamvis magnis erat Sub his tectis habitavere sed securi: culmus liberos texit, sub marmore atque auro servitus habitat In illo quoque dissentio a Posidonio, quod ferramenta fabrilia excogitata a sapientibus viris iudicat; isto enim modo dicat licet sapientes fuisse per quos tunc laqueis captare feras et fallere visco inventum et magnos canibus circumdare saltus Omnia enim ista sagacitas hominum, non sapientia invenit |
Non costruivano dimore con stanze destinate ai banchetti, pini e abeti non venivano trasportati in lunghe file di carri, facendo tremare le strade, per trasformarli in soffitti carichi d'oro sospesi sulle loro teste Puntelli dai due lati sostenevano la capanna; rami secchi stipati, fronde ammassate disposte con opportuna inclinazione assicuravano il defluire delle piogge anche torrenziali Sotto questi tetti abitavano al sicuro: un tetto di paglia riparava gente libera; oggi sotto i marmi e l'oro abitano dei servi Su un altro punto ancora dissento da Posidonio: egli pensa che gli strumenti artigianali sono stati inventati dai filosofi; allo stesso modo potrebbe tranquillamente dire che i saggi allora escogitarono il modo di catturare le fiere con i lacci, di ingannarle con il vischio e di circondare con i cani le grandi balze selvose Tutte queste scoperte le fece la sagacia, non la saggezza umana |
In hoc quoque dissentio, sapientes fuisse qui ferri metalla et aeris invenerint, cum incendio silvarum adusta tellus in summo venas iacentis liquefacta fudisset: ista tales inveniunt quales colunt Ne illa quidem tam subtilis mihi quaestio videtur quam Posidonio, utrum malleus in usu esse prius an forcipes coeperint Utraque invenit aliquis excitati ingenii, acuti, non magni nec elati, et quidquid aliud corpore incurvato et animo humum spectante quaerendum est Sapiens facilis victu fuit Quidni cum hoc quoque saeculo esse quam expeditissimus cupiat Quomodo, oro te, convenit ut et Diogenen mireris et Daedalum Uter ex his sapiens tibi videtur qui serram commentus est, an ille qui, cum vidisset puerum cava manu bibentem aquam, fregit protinus exemptum e perula calicem cum hac obiurgatione sui: 'quamdiu homo stultus supervacuas sarcinas habui |
Anche su questo non sono d'accordo: le miniere di ferro e di rame non le hanno trovate i saggi quando la terra bruciata dall'incendio delle foreste aveva riversato fuse le vene di metalli giacenti in superficie: sono cose che le trova chi se ne occupa E neppure mi sembra tanto acuto, come a Posidonio, il problema se l'uso del martello fu anteriore a quello delle tenaglie Li inventò entrambi qualcuno dalla mente brillante e acuta, non nobile ed elevata, e fu così per qualsiasi altra cosa che va cercata col corpo curvo e concentrandosi sulla terra Il saggio condusse sempre una vita semplice E perché no Anche di questi tempi desidera essere il più libero possibile Ma via, come può essere che ammiri Diogene e Dedalo insieme Chi di loro ti sembra saggio L'inventore della sega o il filosofo che, dopo aver visto un bambino bere l'acqua nel cavo della mano, tirò fuori il bicchiere dalla bisaccia e lo ruppe immediatamente rivolgendo a se stesso questo rimprovero: Per quanto tempo ho portato da insensato pesi inutili |
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' qui se conplicuit in dolio et in eo cubitavit Hodie utrum tandem sapientiorem putas qui invenit quemadmodum in immensam altitudinem crocum latentibus fistulis exprimat, qui euripos subito aquarum impetu implet aut siccat et versatilia cenationum laquearia ita coagmentat ut subinde alia facies atque alia succedat et totiens tecta quotiens fericula mutentur, an eum qui et aliis et sibi hoc monstrat, quam nihil nobis natura durum ac difficile imperaverit, posse nos habitare sine marmorario ac fabro, posse nos vestitos esse sine commercio sericorum, posse nos habere usibus nostris necessaria si contenti fuerimus iis quae terra posuit in summo Quem si audire humanum genus voluerit, tam supervacuum sciet sibi cocum esse quam militem Illi sapientes fuerunt aut certe sapientibus similes quibus expedita erat tutela corporis |
egli che dormiva rannicchiato in una botte E oggi, chi ritieni più saggio Chi ha trovato il modo di spruzzare a grandi altezze, attraverso condotti invisibili, essenze profumate, chi riempie i canali con un improvviso getto d'acqua o li prosciuga, e congiunge i soffitti girevoli delle sale da pranzo in modo che si susseguano immagini diverse e il tetto cambi tante volte quante sono le portate, oppure chi dimostra a sé e agli altri che la natura non ci costringe a nulla di faticoso e di difficile, che possiamo avere case senza ricorrere al marmista e al fabbro, che possiamo vestirci senza importare sete, che possiamo avere il necessario per i nostri bisogni se ci accontentiamo dei beni che la terra presenta in superficie Se l'umanità vorrà ascoltarlo,capirà che un cuoco le è inutile quanto un soldato Erano saggi, o almeno simili ai saggi, quegli uomini che curavano il proprio corpo in modo sbrigativo |