Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 01

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 14-15 Parte 01
Rem utilem desideras et ad sapientiam properanti necessariam, dividi philosophiam et ingens corpus eius in membra disponi; facilius enim per partes in cognitionem totius adducimur

Utinam quidem quemadmodum universa mundi facies in conspectum venit, ita philosophia tota nobis posset occurrere, simillimum mundo spectaculum

Profecto enim omnes mortales in admirationem sui raperet, relictis iis quae nunc magna magnorum ignorantia credimus

Sed quia contingere hoc non potest, est sic nobis aspicienda quemadmodum mundi secreta cernuntur

Sapientis quidem animus totam molem eius amplectitur nec minus illam velociter obit quam caelum acies nostra; nobis autem, quibus perrumpenda caligo est et quorum visus in proximo deficit, singula quaeque ostendi facilius possunt, universi nondum capacibus
Tu desideri una cosa utile e necessaria per chi è ansioso di raggiungere la saggezza, cioè dividere la filosofia, e il suo corpo smisurato distinguerlo in membra: alla conoscenza del tutto è più facile arrivarvi attraverso le singole parti

Come si presenta ai nostri occhi l'aspetto generale dell'universo, magari potesse dispiegarsi così davanti a noi l'intera filosofia in uno spettacolo assai vicino a quello dell'universo

Certo strapperebbe ai mortali tutti l'ammirazione, lasceremmo da parte ciò che ora riteniamo grande per ignoranza di ciò che è veramente grande

Ma poiché questo è impossibile, dobbiamo volgere lo sguardo sulla filosofianello stesso modo in cui si scrutano i segreti dell'universo

L'animo del saggio ne abbraccia l'intera mole e la percorre non meno velocementedi quanto i nostri occhi percorrano il cielo; ma a noi che dobbiamo squarciare la nebbia e abbiamo una vista limitata alla realtà vicina, simostrano più facilmente i singoli elementi perché siamo ancora incapaci di una visione globale
Faciam ergo quod exigis et philosophiam in partes, non in frusta dividam

Dividi enim illam, non concidi, utile est; nam conprehendere quemadmodum maxima ita minima difficile est

Discribitur in tribus populus, in centurias exercitus; quidquid in maius crevit facilius agnoscitur si discessit in partes, quas, ut dixi, innumerabiles esse et parvulas non oportet

Idem enim vitii habet nimia quod nulla divisio: simile confuso est quidquid usque in pulverem sectum est

Primum itaque, si ut videtur tibi, dicam inter sapientiam et philosophiam quid intersit

Sapientia perfectum bonum est mentis humanae; philosophia sapientiae amor est et adfectatio: haec eo tendit quo illa pervenit

Philosophia unde dicta sit apparet; ipso enim nomine fatetur quid amet
Ti accontenterò dunque, in quello che chiedi e dividerò la filosofia in parti, ma non in frammenti

utile dividerla, non sminuzzarla: le cose molto piccole è difficile capirle quanto quelle molto grandi

Il popolo è distinto in tribù, l'esercito in centurie; quando una cosa assume dimensioni ragguardevoli, si riconosce più facilmente se viene distinta in parti, ma, come ho già detto, non devono essere innumerevoli e troppo piccole

La mancanza di divisione e l'eccessivo frazionamento hanno lo stesso difetto: tutto quello che è ridotto in briciole è simile ad un ammasso confuso

Comincerò, pertanto, se sei d'accordo, con lo spiegarti la differenza tra saggezza e filosofia

La saggezza è il bene supremo della mente umana; la filosofia è amore e desiderio per la saggezza: tende là dove la saggezza è arrivata

chiaro perché si chiama filosofia; il suo stesso nome dichiara che cosa ama
Sapientiam quidam ita finierunt ut dicerent divinorum et humanorum scientiam; quidam ita: sapientia est nosse divina et humana et horum causas

Supervacua mihi haec videtur adiectio, quia causae divinorum humanorumque pars divinorum sunt

Philosophiam quoque fuerunt qui aliter atque aliter finirent: alii studium illam virtutis esse dixerunt, alii studium corrigendae mentis; a quibusdam dicta est adpetitio rectae rationis

Illud quasi constitit, aliquid inter philosophiam et sapientiam interesse; neque enim fieri potest ut idem sit quod adfectatur et quod adfectat

Quomodo multum inter avaritiam et pecuniam interest, cum illa cupiat, haec concupiscatur, sic inter philosophiam et sapientiam

Haec enim illius effectus ac praemium est; illa venit, ad hanc itur

Sapientia est quam Graeci sophian vocant
Qualcuno ha definito la saggezza la scienza del divino e dell'umano; per altri la saggezza è conoscenza del divino, dell'umano e delle loro cause

Questa mi sembra un'aggiunta superflua: le cause del divino e dell'umano rientrano nel divino

Anche per la filosofia si sono trovate decine e decine di definizioni; è stata chiamata da alcuni ricerca della virtù, da altri ricerca di ben indirizzare la mente, e anche desiderio di una ragione retta

Per quasi unanime consenso si indica una differenza tra filosofia e saggezza: l'oggetto e il soggetto di una aspirazione non possono identificarsi

Come tra avarizia e denaro c'è una profonda differenza, perché l'avarizia agogna e il denaro è agognato, lo stesso succede tra filosofia e saggezza

la seconda è conseguenza e compenso della prima; quella viene, all'altra si va

I Greci dànno alla saggezza il nome di sophia

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 02
Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 14-15 Parte 02

Hoc verbo Romani quoque utebantur, sicut philosophia nunc quoque utuntur; quod et togatae tibi antiquae probabunt et inscriptus Dossenni monumento titulus: hospes resiste et sophian Dossenni lege

Quidam ex nostris, quamvis philosophia studium virtutis esset et haec peteretur, illa peteret, tamen non putaverunt illas distrahi posse; nam nec philosophia sine virtute est nec sine philosophia virtus

Philosophia studium virtutis est, sed per ipsam virtutem; nec virtus autem esse sine studio sui potest nec virtutis studium sine ipsa

Non enim quemadmodum in iis qui aliquid ex distanti loco ferire conantur alibi est qui petit, alibi quod petitur; nec quemadmodum itinera quae ad urbes perducunt extra urbes sunt, sic viae ad virtutem extra ipsam: ad virtutem venitur per ipsam, cohaerent inter se philosophia virtusque
un termine che un tempo adoperavano anche i romani, così come ora usano filosofia; la testimonianza la trovi nelle antiche commedie togate e nell'epigrafe del monumento di Dossenno: Férmati, forestiero, e leggi la sofia di Dossenno

Certi Stoici, benché la filosofia sia ricerca di virtù, e la virtù sia oggetto della ricerca, mentre la filosofia ricerca, non hanno ritenuto che i due elementi potessero essere disgiunti, perché non esiste filosofia senza virtù, né virtù senza filosofia

La filosofia è ricerca di virtù, ma attraverso la virtù stessa; e la virtù non può esistere senza la ricerca di sé, né la ricerca della virtù senza la virtù

Quando si cerca di colpire un oggetto da lontano, da una parte c'è chi tira, dall'altra il bersaglio; nella virtù, invece, non c'è separazione; le strade che conducono alle città sono fuori dalle città: ma le vie che conducono alla virtù non sono fuori dalla virtù: alla virtù si arriva attraverso di essa, e filosofia e virtù sono strettamente legate
Philosophiae tres partes esse dixerunt et maximi et plurimi auctores: moralem, naturalem, rationalem

Prima componit animum; secunda rerum naturam scrutatur; tertia proprietates verborum exigit et structuram et argumentationes, ne pro vero falsa subrepant

Ceterum inventi sunt et qui in pauciora philosophiam et qui in plura diducerent

Quidam ex Peripateticis quartam partem adiecerunt civilem, quia propriam quandam exercitationem desideret et circa aliam materiam occupata sit; quidam adiecerunt his partem quam oikonomiken vocant, administrandae familiaris rei scientiam; quidam et de generibus vitae locum separaverunt

Nihil autem horum non in illa parte morali reperietur

Epicurei duas partes philosophiae putaverunt esse, naturalem atque moralem: rationalem removerunt
Secondo la maggioranza dei più grandi scrittori, le parti della filosofia sono tre: morale, fisica e logica

La prima regola l'anima, la seconda indaga la natura, la terza esamina la proprietà del linguaggio, l'ordinata disposizione delle parole, le argomentazioni, perché il falso non si insinui al posto del vero

Ma si possono trovare altri che dividono la filosofia in un numero minore o maggiore di parti

Certi Peripatetici aggiungono una quarta parte, la politica, in quanto richiede una sua pratica e si interessa di una materia diversa, Altri aggiungono la parte cosiddetta, la scienza dell'amministrazione del patrimonio; e, infine, c'è chi distingue i differenti generi di esistenza

Sono tutti elementi riconducibili alla morale

Gli Epicurei sostenevano che le parti della filosofia sono due, fisica e morale: eliminavano la logica

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Deinde cum ipsis rebus cogerentur ambigua secernere, falsa sub specie veri latentia coarguere, ipsi quoque locum quem 'de iudicio et regula' appellant alio nomine rationalem induxerunt, sed eum accessionem esse naturalis partis existimant

Cyrenaici naturalia cum rationalibus sustulerunt et contenti fuerunt moralibus, sed hi quoque quae removent aliter inducunt; in quinque enim partes moralia dividunt, ut una sit de fugiendis et petendis, altera de adfectibus, tertia de actionibus, quarta de causis, quinta de argumentis

Causae rerum ex naturali parte sunt, argumenta ex rationali Ariston Chius non tantum supervacuas esse dixit naturalem et rationalem sed etiam contrarias; moralem quoque, quam solam reliquerat, circumcidit

Nam eum locum qui monitiones continet sustulit et paedagogi esse dixit, non philosophi, tamquam quidquam aliud sit sapiens quam generis humani paedagogus
Poi, costretti dalla realtà a sceverare le incertezze e a individuare il falso nascosto sotto l'apparenza della verità, hanno introdotto anch'essi un settore chiamato norme di giudizio, che è un altro nome per logica, ma per loro si tratta di un'appendice della fisica

I Cirenaici hanno eliminato la fisica e la logica, accontentandosi della morale, per poi recuperare anche loro in altro modo quello che hanno rimosso; suddividono, infatti, la morale in cinque parti; la prima riguarda ciò che va fuggito e cercato, la seconda le passioni, la terza le azioni, la quarta le cause, la quinta gli argomenti

Ma le cause fanno parte della fisica, gli argomenti della logica Aristone di Chio arrivò a definire la fisica e la logica non solo superflue, ma addirittura nocive; e arriva anche a limitare la morale, unica superstite

Ha soppresso, infatti, la precettistica attribuendola al pedagogo, non al filosofo, come se il saggio fosse qualcosa di diverso dal pedagogo del genere umano
Ergo cum tripertita sit philosophia, moralem eius partem primum incipiamus disponere

Quam in tria rursus dividi placuit, ut prima esset inspectio suum cuique distribuens et aestimans quanto quidque dignum sit, maxime utilis quid enim est tam necessarium quam pretia rebus inponere

secunda de impetu, de actionibus tertia

Primum enim est ut quanti quidque sit iudices, secundum ut impetum ad illa capias ordinatum temperatumque, tertium ut inter impetum tuum actionemque conveniat, ut in omnibus istis tibi ipse consentias

Quidquid ex tribus defuit turbat et cetera

Quid enim prodest inter se aestimata habere omnia, si sis in impetu nimius

quid prodest impetus repressisse et habere cupiditates in sua potestate, si in ipsa rerum actione tempora ignores nec scias quando quidque et ubi et quemadmodum agi debeat
Dato che la filosofia consta di tre parti, cominceremo a passare in rassegna per prima la morale, che a sua volta si è deciso di distinguerein tre parti

la prima è l'esame di ciò che tocca a ciascuno e la determinazione del valore di ogni cosa, còmpito della massima utilità, perché non c'è niente di più necessario che attribuire la giusta stima alle cose

La seconda è l'esame degli impulsi, la terza delle azioni

In primo piano c'è il giudizio sul valore di ogni cosa, in secondo il tendervi in maniera regolare e misurata, in terzo la concordanza tra impulso e azione in maniera che tu sia in ogni momento coerente con te stesso

La mancanza di una sola di queste tre componenti sconvolge anche le altre

Che vantaggio ti dà aver ponderato tutto, se poi il tuo slancio è eccessivo

A che serve avere represso gli slanci, avere il controllo dei desideri, se manchi di tempestività al momento di agire, se non sai che cosa si deve fare, quando, dove, e come

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Aliud est enim dignitates et pretia rerum nosse, aliud articulos, aliud impetus refrenare et ad agenda ire, non ruere

Tunc ergo vita concors sibi est ubi actio non destituit impetum, impetus ex dignitate rei cuiusque concipitur, proinde remissus aut acrior prout illa digna est peti

Naturalis pars philosophiae in duo scinditur, corporalia et incorporalia; utraque dividuntur in suos, ut ita dicam, gradus

Corporum locus in hos primum, in ea quae faciunt et quae ex his gignuntur gignuntur autem elementa

Ipse de elementis locus, ut quidam putant, simplex est, ut quidam, in materiam et causam omnia moventem et elementa dividitur

Superest ut rationalem partem philosophiae dividam

Omnis oratio aut continua est aut inter respondentem et interrogantem discissa

hanc dialektiken, illam rhetoriken placuit vocari
Un conto è conoscere grado e valore delle cose, un altro i momenti decisivi, e un altro ancora frenare gli impulsi e avviarsi, non precipitarsi, all'azione

La vita è coerente con se stessa quando c'è equilibrio tra azione e impulso;l'impulso nasce dal valore dell'oggetto e di conseguenza è debole o più forte a seconda che l'oggetto meriti di essere ricercato

La fisica si divide in due sezioni: il corporeo e l'incorporeo; ciascuna delle due si articola, per così dire, in gradi

Nell'àmbito dei corpi innanzi tutto si distinguono quelli che generano e quelli che da essi sono generati, e gli elementi sono generati

Lo stesso àmbito degli elementi, a parere di qualcuno, è semplice, a parere di altri, si fraziona nella materia, nella causa, che muove tutto, e negli elementi veri e propri

Mi resta da suddividere la logica

Ogni discorso o è continuo o spezzato in domanda e risposta

Convenzionalmente si chiama il primo dialettica e il secondo retorica
Rhetorike verba curat et sensus et ordinem; dialektike in duas partes dividitur, in verba et significationes, id est in res quae dicuntur et vocabula quibus dicuntur

Ingens deinde sequitur utriusque divisio

Itaque hoc loco finem faciam et summa sequar fastigia rerum; alioqui, si voluero facere partium partes, quaestionum liber fiet

Haec, Lucili virorum optime, quominus legas non deterreo, dummodo quidquid legeris ad mores statim referas

Illos conpesce, marcentia in te excita, soluta constringe, contumacia doma, cupiditates tuas publicasque quantum potes vexa; et istis dicentibus 'quousque eadem

' risponde

'Ego debebam dicere quousque eadem peccabitis

Remedia ante vultis quam vitia desinere
La retorica cura le parole, i pensieri e la loro collocazione; la dialettica si scinde in due parti: parole e significati, ossia in concetti espressi e vocaboli, strumento di questa espressione

Entrambe sono soggette a una miriade di ulteriori distinzioni

Perciò a questo punto mi fermerò e per sommi capi toccherò le cose; altrimenti se vorrò occuparmi delle ripartizioni delle parti, nascerà un libro di problemi

Non ti distolgo, mio ottimo Lucilio, dal leggere trattati del genere, purché tu riporti immediatamente alla morale tutto quello che avrai letto

Sappi regolarla, ridesta ciò che langue in te, tira le redini allentate, doma le resistenze, attacca per quanto puoi le passioni tue e degli altri, e a chi ti obbietta: Ma non la smetterai mai con la stessa predica

rispondi

Io dovrei dire: 'Non la smetterete mai di commettere gli stessi errori

' Volete che i rimedi finiscano prima dei vizi

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Ego vero eo magis dicam, et quia recusatis perseverabo; tunc incipit medicina proficere ubi in corpore alienato dolorem tactus expressit

Dicam etiam invitis profutura

Aliquando aliqua ad vos non blanda vox veniat, et quia verum singuli audire non vultis, publice audite

'Quousque fines possessionum propagabitis

Ager uni domino qui populum cepit angustus est

Quousque arationes vestras porrigetis, ne provinciarum quidem spatio contenti circumscribere praediorum modum

Inlustrium fluminum per privatum decursus est et amnes magni magnarumque gentium termini usque ad ostium a fonte vestri sunt

Hoc quoque parum est nisi latifundiis vestris maria cinxistis, nisi trans Hadriam et Ionium Aegaeumque vester vilicus regnat, nisi insulae, ducum domicilia magnorum, inter vilissima rerum numerantur
Io parlerò ancora di più, e insisterò perché voi avete un atteggiamento di rifiuto; una medicina comincia a fare effetto quando il corpo che aveva perduto la sensibilità reagisce con dolore allo stimolo

Anche se non volete, vi indicherò i farmaci

bene che talvolta vi arrivi qualche parola un po'dura e dato che singolarmente vi rifiutate di ascoltare la verità, ascoltatela tutti insieme

Fin dove estenderete i confini delle vostre terre

Un territorio che bastava a un popolo è piccolo per un padrone solo

Fin dove spingerete i vostri aratri, se a delimitare i vostri campi non vi soddisfano neppure i confini di una provincia

Fiumi importanti attraversano solo proprietàprivate e grandi corsi d'acqua, che segnano confini di grandi popoli, sono vostri dalla sorgente alla foce

E anche questo è poco: se coi vostri latifondi non avete circondato i mari, se il vostro amministratore non regna oltre l'Adriatico, lo Ionio, l'Egeo; se le isole, dimora di grandi condottieri, non sono annoverate tra le quisquilie

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