'Democritus' inquit 'invenisse dicitur fornicem, ut lapidum curvatura paulatim inclinatorum medio saxo alligaretur ' Hoc dicam falsum esse necesse est enim ante Democritum et pontes et portas fuisse, quarum fere summa curvantur Excidit porro vobis eundem Democritum invenisse quemadmodum ebur molliretur, quemadmodum decoctus calculus in zmaragdum converteretur, qua hodieque coctura inventi lapides in hoc utiles colorantur Ista sapiens licet invenerit, non qua sapiens erat invenit; multa enim facit quae ab inprudentissimis aut aeque fieri videmus aut peritius atque exercitatius Quid sapiens investigaverit, quid in lucem protraxerit quaeris |
Affermano che Democrito inventò l'arcodice Posidonio, in cui la pietra centrale tiene ferme le altre che gradualmente si inclinano Ma è falso Già prima di Democrito c'erano necessariamente ponti e porte che sono in genere curvi alla sommità Vi sfugge, inoltre, che sempre Democrito inventò il modo di lavorarel'avorio, di tramutare in smeraldo una pietruzza, sottoponendola a un forte calore, sistema con cui, anche oggi, si colorano le pietre adatte aquesto scopo Saranno pure scoperte di un saggio, ma non in quanto tale: egli, difatti, fa molte cose che vediamo fare o nello stesso modo o con più abilità e più pratica da gente del tutto ignorante Vuoi conoscere le ricerche e le scoperte del saggio |
Primum verum naturamque, quam non ut cetera animalia oculis secutus est, tardis ad divina; deinde vitae legem, quam universa derexit, nec nosse tantum sed sequi deos docuit et accidentia non aliter excipere quam imperata Vetuit parere opinionibus falsis et quanti quidque esset vera aestimatione perpendit; damnavit mixtas paenitentia voluptates et bona semper placitura laudavit et palam fecit felicissimum esse cui felicitate non opus est, potentissimum esse qui se habet in potestate Non de ea philosophia loquor quae civem extra patriam posuit, extra mundum deos, quae virtutem donavit voluptati, sed de illa quae nullum bonum putat nisi quod honestum est, quae nec hominis nec fortunae muneribus deleniri potest, cuius hoc pretium est, non posse pretio capi |
Per prima cosa, ha studiato la verità e la natura, che non ha indagato con occhi tardi a comprendere la realtà divina, come gli altri esseri animati; poi, la legge dell'esistenza, che ha regolato secondo l'ordine universale e ha insegnato non solo a conoscere, ma anche a obbedire agli dèi e ad accogliere gli eventi della vita come comandi Ha impedito che si seguissero false credenze e ha attribuito a ogni oggetto il suo valore facendone una stima precisa; ha condannato i piaceri, cui si mescola il pentimento, lodato i beni, fonte di perpetua soddisfazione, e ha dimostrato che l'uomo piùfelice è quello che non ha bisogno della felicità e il più potente quello che ha il dominio di se stesso Non mi riferisco a quella filosofia che ha posto i cittadini fuori dallo stato, gli dèi fuori dal mondo, che ha messo la virtù in balia del piacere, ma a quella che giudica l'onestà il solo bene, che non si lascia sedurre dai doni degli uomini o della fortuna e il cui valore è di essere incorruttibile |
Hanc philosophiam fuisse illo rudi saeculo quo adhuc artificia deerant et ipso usu discebantur utilia non credo Sicut aut fortunata tempora, cum in medio iacerent beneficia naturae promiscue utenda, antequam avaritia atque luxuria dissociavere mortales et ad rapinam ex consortio docuere discorrere non erant illi sapientes viri, etiam si faciebant facienda sapientibus Statum quidem generis humani non alium quisquam suspexerit magis, nec si cui permittat deus terrena formare et dare gentibus mores, aliud probaverit quam quod apud illos fuisse memoratur apud quos nulli subigebant arva coloni; ne signare quidem aut partiri limite campum fas erat: in medium quaerebant, ipsaque tellus omnia liberius nullo poscente ferebat Quid hominum illo genere felicius |
Non credo che questa filosofia esistesse in quell'età rozza quando non c'erano ancòra i mestieri e l'esperienza stessa insegnava ciò che era utile Credo, invece, che venne dopo quei tempi fortunati, quando i beni della natura erano in comune e tutti potevano farne uso insieme, prima che l'avidità e il lusso dividessero gli uomini e insegnassero a passare dalla comunanza al ladrocinio Non erano saggi, quelli, anche se facevano quello che devono fare i saggi Nessuno potrebbe guardare con più ammirazione un'altra condizione umana e se anche dio permettesse a qualcuno di dare ordine alla terra e costumi ai popoli, non potrebbe giudicare opportuna altra condizione che quella esistente al tempo in cui nessun colono lavorava i campi; e non si poteva nemmeno contrassegnare o dividere il terreno con linee di confine: il raccolto era comune ed era la terra ad offrire i suoi beni spontaneamente, senza che nessuno li ricercasse Ci può essere generazione di uomini più felice di quella |
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In commune rerum natura fruebantur; sufficiebat illa ut parens in tutelam omnium; haec erat publicarum opum secura possessio Quidni ego illud locupletissimum mortalium genus dixerim in quo pauperem invenire non posses Inrupit in res optime positas avaritia et, dum seducere aliquid cupit atque in suum vertere, omnia fecit aliena et in angustum se ex inmenso redegit Avaritia paupertatem intulit et multa concupiscendo omnia amisit Licet itaque nunc conetur reparare quod perdidit, licet agros agris adiciat vicinum vel pretio pellens vel iniuria, licet in provinciarum spatium rura dilatet et possessionem vocet per sua longam peregrinationem: nulla nos finium propagatio eo reducet unde discessimus Cum omnia fecerimus, multum habebimus: universum habebamus Terra ipsa fertilior erat inlaborata et in usus populorum non diripientium larga |
Insieme godevano i prodotti della natura che, come una madre, bastava al sostentamento di tutti, e, senza pericolo, possedevano le ricchezze in comune Perché non dovrei definire ricchissimi quegli uomini tra cui non avresti potuto trovare un solo povero L'avidità fece breccia in quelle eccellenti condizioni di vita e mentre desiderava sottrarre dei beni e farli suoi, fu privata di tutto e da una ricchezza smisurata si ridusse inristrettezze L'avidità portò la miseria: desiderando troppo, perse ogni cosa Si sforzi pure, adesso, di recuperare ciò che ha perduto, aggiunga campi su campi, scacciando il vicino col denaro o con la violenza, estenda le campagne a intere province e la parola possesso significhi un lungo viaggio attraverso le proprie terre: nessun ampliamento di confini ci riporterà al punto di partenza Facciamo tutto il possibile: avremo molto; ma prima avevamo tutto 40 Anche la terra, senza lavorarla, era più fertile e generosa verso le necessità degli uomini che non si contendevano i suoi frutti |
Quidquid natura protulerat, id non minus invenisse quam inventum monstrare alteri voluptas erat; nec ulli aut superesse poterat aut deesse: inter concordes dividebatur Nondum valentior inposuerat infirmiori manum, nondum avarus abscondendo quod sibi iaceret alium necessariis quoque excluserat: par erat alterius ac sui cura Arma cessabant incruentaeque humano sanguine manus odium omne in feras verterant Illi quos aliquod nemus densum a sole protexerat, qui adversus saevitiam hiemis aut imbris vili receptaculo tuti sub fronde vivebant, placidas transigebant sine suspirio noctes Sollicitudo nos in nostra purpura versat et acerrimis excitat stimulis: at quam mollem somnum illis dura tellus dabat |
Era un piacere sia trovare i prodotti della terra, sia mostrarli agli altri; nessuno poteva avere troppo o troppo poco: si divideva in pieno accordo Il più forte non aveva ancòra messo le mani sul più debole, l'avaro non aveva ancòra tolto anche lo stretto necessario al prossimo, nascondendo il capitale inutilizzato: ognuno aveva la stessa cura di sé e degli altri Non si combatteva e le mani, senza spargere sangue umano, riversavano tutta la loro aggressività sulle fiere Quegli uomini che si riparavano dal sole nel fitto di un bosco, che per sfuggire l'inclemenza dell'inverno e della pioggia vivevano al sicuro in un umile rifugio sotto le fronde, passavano notti tranquille senz'ansia Ora in preda all'angoscia noi ci rivoltiamo nei nostri letti lussuosi e ci pungolano aspri tormenti; su quella terra dura, invece, che placidi sonni per loro |
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Non inpendebant caelata laquearia, sed in aperto iacentis sidera superlabebantur et, insigne spectaculum noctium, mundus in praeceps agebatur, silentio tantum opus ducens Tam interdiu illis quam nocte patebant prospectus huius pulcherrimae domus; libebat intueri signa ex media caeli parte vergentia, rursus ex occulto alia surgentia Quidni iuvaret vagari inter tam late sparsa miracula At vos ad omnem tectorum pavetis sonum et inter picturas vestras, si quid increpuit, fugitis attoniti |
Non li sovrastavano soffitti intagliati, ma giacevano all'aperto mentre sul loro capo scorrevano le stelle e, straordinario spettacolo delle notti, l'universo si muoveva rapido, compiendo in silenzio una così grande opera Sia di giorno che di notte si apriva loro la vista di questa splendida dimora; era un piacere contemplare il declino delle stelle in mezzo al cielo e il sorgere di altre da un buio segreto Non era piacevole vagare fra tante meraviglie sparse per ogni dove Voi, invece, tremate di paura a ogni rumore della casa e fra i vostri affreschi fuggite spaventati al minimo suono |
Non habebant domos instar urbium: spiritus ac liber inter aperta perflatus et levis umbra rupis aut arboris et perlucidi fontes rivique non opere nec fistula nec ullo coacto itinere obsolefacti sed sponte currentes et prata sine arte formosa, inter haec agreste domicilium rustica politum manu haec erat secundum naturam domus, in qua libebat habitare nec ipsam nec pro ipsa timentem: nunc magna pars nostri metus tecta sunt Sed quamvis egregia illis vita fuerit et carens fraude, non fuere sapientes, quando hoc iam in opere maximo nomen est Non tamen negaverim fuisse alti spiritus viros et, ut ita dicam, a dis recentes; neque enim dubium est quin meliora mundus nondum effetus ediderit Quemadmodum autem omnibus indoles fortior fuit et ad labores paratior, ita non erant ingenia omnibus consummata Non enim dat natura virtutem: ars est bonum fieri |
Non possedevano case grandi come città: l'aria e il suo libero soffio per gli spazi aperti, l'ombra leggera di una rupe o di un albero, fonti e ruscellitrasparenti che l'uomo non aveva ancora deturpato con dighe, tubi, o deviandone il corso, ma che scorrevano naturalmente, e prati belli senza artificio, e in mezzo a un tale scenario una rustica dimora abbellita da mani semplici era questa la casa secondo natura, in cui era bellovivere, senza aver paura di essa o per essa: ora la casa costituisce gran parte delle nostre paure Certo, condussero una vita perfetta e pura, ma non furono saggi: questo è un nome che ormai indica l'attività più nobile Non nego, tuttavia, che avessero un animo elevato e fossero, per così dire, usciti proprio allora dalle mani degli dèi; sicuramente il mondo, non ancora esausto, produceva esseri migliori Ma se avevano un carattere più forte e più disposto alle fatiche, non tutti, però erano dotati di una intelligenza perfetta La virtù non è un dono naturale: diventare virtuosi è un'arte |
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Illi quidem non aurum nec argentum nec perlucidos lapides in ima terrarum faece quaerebant parcebantque adhuc etiam mutis animalibus: tantum aberat ut homo hominem non iratus, non timens, tantum spectaturus occideret Nondum vestis illis erat picta, nondum texebatur aurum, adhuc nec eruebatur Quid ergo est Ignorantia rerum innocentes erant; multum autem interest utrum peccare aliquis nolit an nesciat Deerat illis iustitia, deerat prudentia, deerat temperantia ac fortitudo Omnibus his virtutibus habebat similia quaedam rudis vita: virtus non contingit animo nisi instituto et edocto et ad summum adsidua exercitatione perducto Ad hoc quidem, sed sine hoc nascimur, et in optimis quoque, antequam erudias, virtutis materia, non virtus est Vale |
Quelli non cercavano oro, argento e pietre preziose nelle viscere della terra e risparmiavano anche gli animali: non si concepiva nemmeno che un uomo uccidesse un proprio simile, non per ira, né per timore, ma solo per il gusto di vederlo morire Non avevano ancòra vestiti variopinti, non tessevano l'oro, anzi nemmeno l'estraevano E allora Erano innocenti per ignoranza: ma c'è molta differenza fra chi non vuole e chi non sa agire male Non avevano giustizia, prudenza, temperanza, fortezza Somigliava un po' a queste virtù quella vita primitiva: ma solo l'animo profondamente istruito ed elevato al più alto grado di perfezione da un costante esercizio raggiunge la virtù Per essa nasciamo, ma senza di essa, e anche negli uomini migliori, prima che vengano istruiti, c'è materia di virtù, non virtù Stammi bene |