Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 05-06 Parte 02

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 05-06 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 05-06 Parte 02
Peream si est tam necessarium quam videtur silentium in studia seposito

Ecce undique me varius clamor circumsonat: supra ipsum balneum habito

Propone nunc tibi omnia genera vocum quae in odium possunt aures adducere: cum fortiores exercentur et manus plumbo graves iactant, cum aut laborant aut laborantem imitantur, gemitus audio, quotiens retentum spiritum remiserunt, sibilos et acerbissimas respirationes; cum in aliquem inertem et hac plebeia unctione contentum incidi, audio crepitum illisae manus umeris, quae prout plana pervenit aut concava, ita sonum mutat

Si vero pilicrepus supervenit et numerare coepit pilas, actum est

Adice nunc scordalum et furem deprensum et illum cui vox sua in balineo placet, adice nunc eos qui in piscinam cum ingenti impulsae aquae sono saliunt
Che io possa morire se, quando uno se ne sta appartato a studiare, il silenzio è necessario come si pensa

Ecco, intorno a me risuonano da ogni parte schiamazzi di tutti i tipi: abito proprio sopra uno stabilimento balneare

Immagina ora ogni genere di baccano odioso agli orecchi: quando i più forti si allenano e fanno sollevamento pesi, quando faticano o fingono di faticare, odo gemiti, e, tutte le volte che trattengono il fiato ed espirano, sibili e ansiti; quando càpita qualcuno pigro che si contenta di un normale massaggio, sento lo scroscio delle mani che percuotono le spalle e che dànno un suono diverso se battono piatte o ricurve

Se poi arrivano quelli che giocano a palla e cominciano a contare i colpi, è fatta

Mettici ancora l'attaccabrighe, il ladro colto in flagrante, quello cui piace sentire la propria voce mentre fa il bagno, e poi le persone che si tuffano in piscina e smuovendo l'acqua fanno un fracasso indiavolato
Praeter istos quorum, si nihil aliud, rectae voces sunt, alipilum cogita tenuem et stridulam vocem quo sit notabilior subinde exprimentem nec umquam tacentem nisi dum vellit alas et alium pro se clamare cogit; iam biberari varias exclamationes et botularium et crustularium et omnes popinarum institores mercem sua quadam et insignita modulatione vendentis

'O te' inquis 'ferreum aut surdum, cui mens inter tot clamores tam varios, tam dissonos constat, cum Chrysippum nostrum assidua salutatio perducat ad mortem

' At mehercules ego istum fremitum non magis curo quam fluctum aut deiectum aquae, quamvis audiam cuidam genti hanc unam fuisse causam urbem suam transferendi, quod fragorem Nili cadentis ferre non potuit

Magis mihi videtur vox avocare quam crepitus; illa enim animum adducit, hic tantum aures implet ac verberat
Oltre a tutti questi che, se non altro, hanno voci normali, pensa al depilatore che spesso sfodera una vocetta sottile e stridula per farsi notare e tace solo quando depila le ascelle e costringe un altro a gridare al suo posto

Poi ci sono i vari richiami del venditore di bibite, il salsicciaio, il pasticcere e tutti gli esercenti delle taverne che vendono la loro merce con una particolare modulazione della voce

Sei di ferro, dici, oppure sordo, se rimani presente a te stesso fra tanti rumori diversi e discordi, mentre al nostro Crisippo sembra di morire per il continuo salutare

Ma, perbacco, io di questo frastuono non mi curo più che dello scorrere o del cadere dell'acqua, sebbene senta che un popolo si è trasferito altrove per questo solo motivo: non poteva sopportare il fragore delle cascate del Nilo
In his quae me sine avocatione circumstrepunt essedas transcurrentes pono et fabrum inquilinum et serrarium vicinum, aut hunc qui ad Metam Sudantem tubulas experitur et tibias, nec cantat sed exclamat: etiam nunc molestior est mihi sonus qui intermittitur subinde quam qui continuatur

Sed iam me sic ad omnia ista duravi ut audire vel pausarium possim voce acerbissima remigibus modos dantem

Animum enim cogo sibi intentum esse nec avocari ad externa; omnia licet foris resonent, dum intus nihil tumultus sit, dum inter se non rixentur cupiditas et timor, dum avaritia luxuriaque non dissideant nec altera alteram vexet

Nam quid prodest totius regionis silentium, si affectus fremunt

Omnia noctis erant placida composta quiete
Secondo me la voce distrae più del frastuono: quella attira l'attenzione, quest'ultimo riempie e colpisce solo le orecchie Tra i rumori che mi risuonano intorno senza distrarmi metto le vetture che passano in corsa, l'artigiano, mio coinquilino, e il vicino fabbro, oppure quel tale che, presso la Meta Sudante, prova trombette e flauti, e non suona, ma strepita: un suono intermittente mi dà, però più fastidio di uno continuo

Ma ormai mi sono così corazzato contro tutti questi rumori, che potrei udire persino il comito dare il tempo ai rematori con voce stridula

Costringo la mente a rimanere assorta in se stessa senza farsi distrarre da fattori esterni; risuoni pure fuori di me ogni genere di fracasso, purché interiormente non ci sia scompiglio, purché non combattano tra loro cupidigia e paura, purché l'avarizia e l'intemperanza non siano in lotta e l'una non tormenti l'altra

A che serve il silenzio dell'intero quartiere, se le passioni si agitano in noi

Tutto era tranquillo nella placida quiete della notte

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 03

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Falsum est: nulla placida est quies nisi quam ratio composuit; nox exhibet molestiam, non tollit, et sollicitudines muta

Nam dormientium quoque insomnia tam turbulenta sunt quam dies: illa tranquillitas vera est in quam bona mens explicatur

Aspice illum cui somnus laxae domus silentio quaeritur, cuius aures ne quis agitet sonus, omnis servorum turba conticuit et suspensum accedentium propius vestigium ponitur: huc nempe versatur atque illuc, somnum inter aegritudines levem captans; quae non audit audisse se queritur

Quid in causa putas esse

Animus illi obstrepit
falso: non esiste nessuna placida quiete se non quella regolata dalla ragione; la notte rivela l'inquietudine, non la elimina, cambia semplicemente gli affanni

Quando dormiamo, i nostri sogni sono tormentati come le nostre giornate: la vera tranquillità è quella in cui si dispiega la saggezza

Guarda quell'uomo cui si cerca di conciliare il sonno facendo silenzio nell'ampia dimora: tutta la schiera dei servi tace e quelli che si avvicinano alla sua stanza camminano in punta di piedi, perché nessun rumore disturbi le sue orecchie: ma lui si gira di qua e di là e cerca di prendere un po' di sonno tra le sue preoccupazioni; si lamenta di aver udito qualcosa, in realtà non ha sentito niente

Secondo te qual è il motivo

l'anima che strepita dentro di lui
Hic placandus est, huius compescenda seditio est, quem non est quod existimes placidum, si iacet corpus: interdum quies inquieta est; et ideo ad rerum actus excitandi ac tractatione bonarum artium occupandi sumus, quotiens nos male habet inertia sui impatiens

Magni imperatores, cum male parere militem vident, aliquo labore compescunt et expeditionibus detinent: numquam vacat lascivire districtis, nihilque tam certum est quam otii vitia negotio discuti

Saepe videmur taedio rerum civilium et infelicis atque ingratae stationis paenitentia secessisse; tamen in illa latebra in quam nos timor ac lassitudo coniecit interdum recrudescit ambitio

Non enim excisa desit, sed fatigata aut etiam obirata rebus parum sibi cedentibus
Questa bisogna placare, è la sua rivolta che deve essere sedata; non devi pensare che l'anima è tranquilla, se il corpo riposa: talvolta la quiete stessa è carica di inquietudine; perciò dobbiamo essere spronati ad agire e impegnarci a svolgere qualche nobile attività tutte le volte che l'inerzia, insofferente di se stessa, ci fa star male

I grandi generali, quando vedono che un soldato obbedisce controvoglia, lo tengono a freno con qualche occupazione e lo impiegano in spedizioni militari, Chi ha molto da fare non ha tempo di abbandonarsi alla dissolutezza Senza dubbio il lavoro cancella i vizi generati dall'ozio

Spesso ci si ritira a vita privata apparentemente per disgusto dell'attività politica e malcontenti di una posizione sterile e sgradita; tuttavia in quel nascondiglio dove ci hanno gettato la paura e la stanchezza a volte si risveglia l'ambizione: non era stata estirpata

era come spossata o anche sdegnata per il fallimento delle proprie aspettative

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Idem de luxuria dico, quae videtur aliquando cessisse, deinde frugalitatem professos sollicitat atque in media parsimonia voluptates non damnatas sed relictas petit, et quidem eo vehementius quo occultius

Omnia enim vitia in aperto leniora sunt; morbi quoque tunc ad sanitatem inclinant cum ex abdito erumpunt ac vim sui proferunt

Et avaritiam itaque et ambitionem et cetera mala mentis humanae tunc perniciosissima scias esse cum simulata sanitate subsidunt

Otiosi videmur, et non sumus

Nam si bona fide sumus, si receptui cecinimus, si speciosa contempsimus, ut paulo ante dicebam, nulla res nos avocabit, nullus hominum aviumque concentus interrumpet cogitationes bonas, solidasque iam et certas
Lo stesso vale per la dissolutezza: a volte sembra essere definitivamente scomparsa, ma poi tormenta coloro che hanno fatto professione di moderazione e nella parsimonia ricerca i piaceri: erano stati abbandonati, ma non condannati e li ricerca con più impeto quanto più è nascosta

Tutti i vizi, se manifesti, sono meno gravi; anche le malattie si avviano alla guarigione quando esplodono e mostrano la loro virulenza

Sappi che l'avarizia, l'ambizione e le altre infermità spirituali dell'uomo sono pericolosissime se si nascondono sotto un'apparente salute

Sembriamo quieti, ma in realtà non è così

Se siamo in buona fede, se abbiamo chiamato a raccolta le nostre forze, se, come dicevo poco prima, abbiamo disprezzato le belle apparenze, niente ci distoglierà: nessuna voce di uomini o canto di uccelli interromperà i nostri buoni propositi, ormai saldi e fermi
Leve illud ingenium est nec sese adhuc reduxit introsus quod ad vocem et accidentia erigitur; habet intus aliquid sollicitudinis et habet aliquid concepti pavoris quod illum curiosum facit, ut ait Vergilius noster: et me, quem dudum non ulla iniecta movebant tela neque adverso glomerati e agmine Grai, nunc omnes terrent aurae, sonus excitat omnis suspensum et pariter comitique onerique timentem

Prior ille sapiens est, quem non tela vibrantia, non arietata inter arma agminis densi, non urbis impulsae fragor territat: hic alter imperitus est, rebus suis timet ad omnem crepitum expavescens, quem una quaelibet vox pro fremitu accepta deiecit, quem motus levissimi exanimant; timidum illum sarcinae faciunt

Quemcumque ex istis felicibus elegeris, multa trahentibus, multa portantibus, videbis illum 'comitique onerique timentem'
Chi presta attenzione alle voci e agli eventi fortuiti, ha un'indole incostante e incapace di raccoglimento interiore; ha in sé preoccupazioni e timori che lo rendono ansioso, come scrive il nostro Virgilio: e io, che poco tempo fa non temevo i dardi scagliati, né i Greci raccolti in schiere contro di noi, ora sono spaventato da ogni soffio di vento, ogni suono mi scuote e mi tiene in sospeso e temo in egual misura sia per il compagno che per il peso che porto

Il primo è il saggio che non teme i dardi scagliatigli contro, né l'urto degli eserciti in fila serrata, né il fragore di una città attaccata dai nemici: quest'altro non conosce la filosofia, teme per i suoi beni e trasale a ogni più piccolo rumore, si abbatte per una qualsiasi voce scambiandola per una minaccia, resta senza fiato al più lieve movimento ed è timoroso per i suoi bagagli

Scegli una qualunque tra queste persone fortunate che si tirano dietro o che portano su di sé molti beni, la vedrai temere per il compagno e per il peso

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Tunc ergo te scito esse compositum cum ad te nullus clamor pertinebit, cum te nulla vox tibi excutiet, non si blandietur, non si minabitur, non si inani sono vana circumstrepet

'Quid ergo

non aliquando commodius est et carere convicio

' Fateor; itaque ego ex hoc loco migrabo

Experiri et exercere me volui: quid necesse est diutius torqueri, cum tam facile remedium Ulixes sociis etiam adversus Sirenas invenerit

Vale

Cum a Bais deberem Neapolim repetere, facile credidi tempestatem esse, ne iterum navem experirer; et tantum luti tota via fuit ut possim videri nihilominus navigasse

Totum athletarum fatum mihi illo die perpetiendum fuit: a ceromate nos haphe excepit in crypta Neapolitana

Nihil illo carcere longius, nihil illis facibus obscurius, quae nobis praestant non ut per tenebras videamus, sed ut ipsas
Sappi che sarai veramente tranquillo solo quando non ti toccherà nessun clamore, quando nessuna voce ti scuoterà, né blanda, né minacciosa, né vana e menzognera

E allora

Non è preferibile fare a meno una volta buona di questo schiamazzo

Certo; perciò me ne andrò da questa casa

Ho voluto mettermi alla prova ed esercitarmi: che necessità c'è di farsi tormentare più a lungo, quando Ulisse trovò per i suoi compagni un rimedio tanto semplice anche contro le Sirene

Stammi bene

Dovevo tornare da Baia a Napoli e mi sono subito lasciato convincere che minacciasse un temporale, per non sperimentare di nuovo la nave; ma la strada era tanto fangosa che mi sembra quasi di essere stato ancòra per mare

Quel giorno ho dovuto subire fino in fondo il destino degli atleti: dopo l'unguento, nella galleria di Posillipo, ci ha assalito la polvere

Niente è più lungo di quello stretto passaggio, niente più oscuro di quelle torce che ci servono non a vedere in mezzo alle tenebre, ma a vedere le tenebre
Ceterum etiam si locus haberet lucem, pulvis auferret, in aperto quoque res gravis et molesta: quid illic, ubi in se volutatur et, cum sine ullo spiramento sit inclusus, in ipsos a quibus excitatus est recidit

Duo incommoda inter sc contraria simul pertulimus: eadem via, eodem die et luto et pulvere laboravimus

Aliquid tamen mihi illa obscuritas quod cogitarem dedit: sensi quendam ictum animi et sine metu mutationem quam insolitae rei novitas simul ac foeditas fecerat

Non de me nunc tecum loquor, qui multum ab homine tolerabili, nedum a perfecto absum, sed de illo in quem fortuna ius perdidit: huius quoque ferietur animus, mutabitur color

Quaedam enim, mi Lucili, nulla effugere virtus potest; admonet illam natura mortalitatis suae
Del resto anche se ci fosse luce, la ingoierebbe la polvere che è fastidiosa e seccante anche all'aperto; immagina là dentro: turbina su se stessa e così rinchiusa, non avendo via d'uscita, ricade su quelli che l'hanno sollevata

Abbiamo perciò sopportato due inconvenienti opposti nel medesimo tempo: per la stessa strada, nello stesso giorno ci hanno tormentato polvere e fango

Tuttavia quell'oscurità mi ha dato l'occasione di riflettere: ho sentito un colpo al cuore e un'alterazione, ma senza paura, causati dalla stranezza di quella situazione insolita e orribile

Non ti parlo ora di me che sono un uomo molto lontano da un livello accettabile, né, tanto meno, sono perfetto, ma di chi si è sottratto al dominio della sorte: anche costui si turberà e sbiancherà in volto

Ci sono reazioni, mio caro, alle quali nemmeno un uomo virtuoso può sottrarsi: la natura gli ricorda che è mortale

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Itaque et vultum adducet ad tristia et inhorrescet ad subita et caligabit, si vastam altitudinem in crepidine eius constitutus despexerit: non est hoc timor, sed naturalis affectio inexpugnabilis rationi

Itaque fortes quidam et paratissimi fundere suum sanguinem alienum videre non possunt; quidam ad vulneris novi, quidam ad veteris et purulenti tractationem inspectionemque succidunt ac linquuntur animo; alii gladium facilius recipiunt quam vident

Sensi ergo, ut dicebam, quandam non quidem perturbationem, sed mutationem: rursus ad primum conspectum redditae lucis alacritas rediit incogitata et iniussa

Illud deinde mecum loqui coepi, quam inepte quaedam magis aut minus timeremus, cum omnium idem finis esset

Quid enim interest utrum supra aliquem vigilarium ruat an mons

nihil invenies
Contrae, perciò il volto di fronte al dolore, rabbrividisce davanti agli imprevisti, gli si annebbia la vista, se dall'orlo di una voragine guarda in basso: questa non è paura, ma un impulso istintivo e irrazionale

Per ciò uomini coraggiosi e prontissimi a versare il loro sangue non sopportano la vista del sangue altrui; certi si sentono venir meno e svengono se vedono medicare o esaminare una ferita recente, altri una ferita vecchia e purulenta C'è chi preferisce ricevere un colpo di spada che vederlo dare

Sentii, come dicevo, non un turbamento, ma un'alterazione: poi, appena vidi riapparire la luce, ritornai allegro senza pensarci e impormelo

Cominciai allora a dirmi quanto siamo sciocchi a temere certe cose di più, certe altre di meno, quando poi l'esito è identico

Che differenza c'è se ci cade addosso il casotto delle sentinelle o un monte

Nessuna

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