Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 29-101, pag 4

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 29-101

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 33, Paragrafi 29-101
nam nisi rapuit colorem, adduntur et scytanum atque turbistum; ita vocant medicamenta sorbere cogentia

[89] Cum tinxere pictores, orobitin vocant eiusque duo genera faciunt: elutam, quae servatur in lomentum, et liquidam globulis sudore resolutis

haec utraque genera in Cypro fiunt

laudatissima autem est in Armenia, secunda in Macedonia, largissima in Hispania; summa commendationis, ut colorem in herba segetis laete virentis quam simillime reddat

[90] visumque iam est Neronis principis spectaculis harenam circi chrysocolla sterni, cum ipse concolori panno aurigaturus esset

indocta opificum turba tribus eam generibus distinguit: asperam, quam taxatur in libras VII, mediam quae V, attritam, quam et herbaceam vocant, III

sublinunt autem harenosam, priusquam inducant, atramento et paraetonio
Infatti se non prende il colore, sono aggiunti anche scitano e turbisto; così chiamano le sostanze che costringono ad assorbire

[89] I pittori quando hanno tinto, la chiamano orobite e fanno due tipi di questa: la slavata, che si conserva per una lozione, e la liquida con i granuli sciolti da un umore

Entrambi questi tipi si fanno a Cipro

Molto pregiata è poi nell'Armenia, la seconda in Macedonia, molto abbondante in Spagna; il massimo della lode, che produca un colore quanto più molto simile a quello della messe ampiamente verdeggiante nell'erba

[90] E si è già visto che l'arena del circo per gli spettacoli dell'imperatore Nerone era cosparsa di crisocolla, stando egli stesso per fare l'auriga con una veste dello stesso colore

La turba incolta degli artefici la distingue in tre tipi: aspra, che è valutata 7 denari in libre, la media che (vale) 5, la tritata, che chiamano anche erbacea, 3

Inoltre sotto quella arenosa, prima che la stendono, spalmano con inchiostro e il bianco di Paretonio
[91] haec sunt tenacia eius, colore blanda

paraetonium, quoniam est natura pinguissimum et propter levorem tenacissimum, atramento aspergitur, ne paraetonii candor pallorem chrysocollae adferat

luteam putant a luto herba dictam, quam ipsam caeruleo subtritam pro chrysocolla inducunt, vilissimo genere atque fallacissimo

[92] Usus chrysocollae et in medicina est ad purganda volnera cum cera atque oleo

eadem per se arida siccat et contrahit

datur et in angina orthopnoeave lingenda cum melle

concitat vomitiones, miscetur et collyriis ad cicatrices oculorum ac viridibus emplastris ad dolores mitigandos, cicatrices trahendas

hanc chrysocollam medici acesim appellant, quae non est orobitis

[93] chrysocollam et aurifices sibi vindicant adglutinando auro, et inde omnes appellatas similiter virentes dicunt
[91] Queste cose costituiscono la sua solidità, con una blanda colorazione

Il bianco di Paretonio, poiché è per natura molto grasso e molto tenace per la levigatezza, si cosparge con l'inchiostro, affinché il candore del bianco di paretonio non procuri pallore alla crisocolla

Ritengono chiamata lutea dall'erba luto, la stessa che tritata con l'azzurro stendono al posto della crisocolla, un genere molto scadente e molto ingannevole

[92] L'uso della crisocolla esiste anche in medicina per pulire le ferite con cera e olio

La stessa di per sé arida secca e si restringe

Viene data anche nell'angina e l'asma da leccare col miele

Provoca vomiti, si mescola anche ai colliri per le cicatrici degli occhi e negli unguenti verdi per calmare i dolori, per le cicatrici da rimarginare

I medici chiamano questa crisocolla acerin, che non è l'orobite

[93] Anche gli orefici si procurano la crisocolla per l'oro da agglutinare, e perciò dicono chiamate allo stesso moto tutte quelle verdi
temperatur autem Cypria aerugine et pueri inpubis urina addito nitro teriturque Cyprio aere in Cypriis mortariis; santernam vocant nostri

ita feruminatur aurum, quod argentosum vocant

signum est, si addita santerna nitescit

e diverso aerosum contrahit fit auro et septima argenti parte ad supra dicta additis unaque tritis

[94] Contexique par est reliqua circa hoc, ut universa naturae contingat admiratio

auro glutinum est tale, argilla ferro, cadmea aeris massis, alumen laminis, resina plumbo et marmori, at plumbum nigrum albo iungitur ipsumque album sibi oleo, item stagnum aeramentis, stagno argentum

Pineis optume lignis aes ferrumque funditur, sed et Aegyptio papyro, paleis aurum

Calx aqua accenditur et Thracius lapis, idem oleo restinguitur, ignis autem aceto maxime et visco et ovo
Si stempera poi con la ruggine di Cipro e con l'urina di un fanciullo impubere con nitrato aggiunto ed è pestata con rame di Cipro in mortai di Cipro; i nostri la chiamano santerna

Così è saldato l'oro, che chiamano argentoso

E' indizio, se aggiunta la santerna risplende

Al contrario contrae quello ramoso e si forma con l'oro e con una settima parte di argento tritate insieme aggiunte alle sostanze sopra dette

[94] Ed è conveniente che siano fornite le restati notizie su questo, affinché l'ammirazione comprenda tutte le cose della natura

Questa è la colla per l'oro, per il ferro l'argilla, la cadmea per gli ammassi di rame, l'allume per le lamine, la resina per il piombo e il marmo, ma il piombo nero è unito al bianco e il bianco stesso a sé con l'olio, anche lo stagno le limature di rame, l'argento con lo stagno

Il rame e il ferro si fonde ottimamente con legni di pino, ma anche col papiro egizio, l'oro con le paglie

La calce e la pietra tracia si ravviva con l'acqua, si spegne anche con l'olio, il fuoco poi soprattutto con l'aceto e il vischio e l'uovo

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 70-123
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 70-123

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 70-123

Terra minime flagrat, carboni vis maior exusto iterumque flagranti

[95] Ab his argenti metalla dicantur, quae sequens insania est

non nisi in puteis reperitur nullaque spe nascitur, nullis, ut in auro, lucentibus scintillis

terra est alias rubra, alias cineracea

excoqui non potest, nisi cum plumbo nigro aut cum vena plumbi, galenam vocant, quae iuxta argenti venas plerumque reperitur

et eodem opere ignium discedit pars in plumbum, argentum autem innatat superne, ut oleum aquis

[96] reperitur in omnibus paene provinciis, sed in Hispania pulcherrimum, id quoque in sterili solo atque etiam montibus, et ubicumque una inventa vena est, non procul invenitur alia

hoc quidem et in omni fere materia, unde metalla Graeci videntur dixisse

mirum, adhuc per Hispanias ab Hannibale inchoatos durare puteos
La terra brucia pochissimo, una forza maggiore per il carbone bruciato e di nuovo acceso

[95] Dopo queste cose siano trattate le miniere d'argento, che è la pazzia successiva

Non si trova se non nei pozzi e nasce con nessuna aspettativa, come nell'oro, con nessuna scintilla brillante

La terra in un luogo rossa, in un altro cinerina

Non può essere cotto, se non con piombo nero o con una vena di piombo, la chiamano galena, che si trova generalmente vicino alle vene d'argento

E con la stessa azione dei fuochi una parte affonda nel piombo, invece l'argento nuota sopra, come l'olio per le acque

[96] Si trova in quasi tutte le province, ma bellissimo in Spagna, anch'esso in un suolo sterile ed anche sui monti, e dovunque è trovata una vena, non lontano se ne trova un'altra

Questo però quasi anche in ogni materia, da cui i Greci sembrano averli chiamati metalli

Strano, che i pozzi iniziati da Annibale durino ancora attraverso la Spagna
sua nomina ab inventoribus habent, [97] ex quis Baebelo appellatur hodie, qui CCC pondo Hannibali subministravit in dies, ad MD passus iam cavato monte, per quod spatium Aquitani stantes noctibus diebusque egerunt aquas lucernarum mensura amnemque faciunt

[98] argenti vena in summo reperta crudaria appellatur

finis antiquis fodiendi solebat esse alumen inventum; ultra nihil quaerebatur

nuper inventa aeris vena infra alumen nullam finem spei fecit

odor ex argenti fodinis inimicus omnibus animalibus, sed maxime canibus

Aurum argentumque quo mollius, eo pulchrius

lineas ex argento nigras praeduci plerique mirantur

[99] Est et lapis in iis venis, cuius vomica liquoris aeterni argentum vivum appellatur

venenum rerum omnium est perrumpitque vasa permanans tabe dira

omnia ei innatant praeter aurum; id unum ad se trahit
Derivano i loro nomi dagli scopritori, [97] fra questi oggi è chiamato Bebelo, quello che di giorno in giorno fornì ad Annibale 300 libbre, scavato ormai il monte per 1500 passi, disponendosi attraverso questo spazio gli Aquitani tolsero notte e giorno le acque con la durata delle lucerne e formano un fiume

[98] La vena d'argento trovata alla superficie è detta crudaria

Per gli antichi la fine dello scavare soleva essere l'allume trovato; non si cercava niente oltre

Una vena di rame scoperta da poco al di là dell'allume non portò alcun limite di speranza

L'odore nelle cave d'argento fastidioso per tutti gli animali, ma soprattutto per i cani

L'oro e l'argento quanto più molle, tanto più bello

Molti si stupiscono che siano tracciate linee nere con l'argento

[99] In queste vene c'è anche una pietra, la cui vescica di liquido perenne è detta argento vivo

E' veleno di tutte le cose e perfora i vasi penetrando con forza dissolvente

Tutte le cose nuotano su esso tranne l'oro; questo solo l'attrae a sé

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 42-74
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 42-74

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 42-74

ideo et optime purgat, ceteras eius sordes expuens crebro iactatu fictilibus in vasis

ita vitiis eiectis ut et ipsum ab auro discedat, in pelles subactas effunditur, per quas sudoris vice defluens purum reliquit aurum

[100] ergo et cum aera inaurentur, sublitum bratteis pertinacissime retinet, verum pallore detegit simplices aut praetenues bratteas

quapropter id furtum quaerentes ovi liquore candido usum eum adulteravere, mox et hydrargyro, de quo dicemus suo loco

et alias argentum vivum non largum inventu est

[101] In iisdem argenti metallis invenitur, ut proprie dicatur, spumae lapis candidae nitentisque, non tamen tralucentis; stimi appellant, alii stibi, alii alabastrum, aliqui larbasim

duo eius genera, mas ac femina
Perciò purifica anche ottimamente, togliendo le altre sue impurità con frequente scuotimento nei vasi d'argilla

Così tolte le scorie affinché anch'esso si separi dall'oro, è versato su pelli conciate, attraverso cui scorrendo a mo' di sudore lascia puro l'oro

[100] Pertanto anche quando i rami sono indorati, spalmato sotto le lamine fissa molto tenacemente, ma con la chiarezza rivela le lamine semplici o molto sottili

Perciò quelli che cercano questa frode falsificarono quest'uso con l'umore bianco dell'uovo, poi anche con l'idrargirio, di cui diremo a suo luogo

E del resto l'argento vivo non è abbondante a trovarsi

[101] Nelle stesse miniere d'argento si trova, affinchè si dica adeguatamente, una pietra di schiuma bianca e splendente, però non trasparente; la chiamano stimi, altri stibi, altri alabastro, alcuni larbasi

Due i suoi tipi, maschio e femmina
magis probant feminam, horridior est mas scabriorque et minus ponderosus minusque radians et harenosior, femina contra nitet, friabilis fissurisque, non globis, dehiscens

Apprezzano più la femmina, il maschio è più aspro e più ruvido e meno pesante e meno brillante e più arenoso, al contrario la femmina brilla, friabile e aprendosi con fenditure, non con ammassi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 86-96