[26] Praetores deinde provincias sortiti, L Apustius Fullo urbanam iurisdictionem, M Acilius Glabrio inter cives et peregrinos, Q Fabius Buteo Hispaniam ulteriorem, Q Minucius Thermus citeriorem, C Laelius Siciliam, Ti Sempronius Longus Sardinia M Q Fabio Buteoni et Q Minucio, quibus Hispaniae provinciae evenerant, consules legiones singulas ex quattuor ab se scriptis quas videretur ut darent decretum est et socium ac Latini nominis quaterna milia peditum, trecenos equites; iique primo quoque tempore in provincias ire iussi Bellum in Hispania quinto post anno motum est quam simul cum Punico bello fuerat finitum |
[26] Sorteggiarono poi la loro provincia i pretori L Apustio Fullone ebbe la giurisdizione urbana, M Acilio Glabrione la giurisdizione sulle questioni tra cittadini e stranieri, Q Fabio Buteone la Spagna ulteriore, Q Minucio Termo la citeriore, C Lelio la Sicilia, Ti Sempronio Longo la Sardegna Venne decretato che a M Q Fabio Buteone e a Minucio, ai quali erano toccate le province di Spagna, ciascuno dei consoli desse una a sua scelta delle quattro legioni che aveva arruolato e inoltre quattromila fanti, latini e alleati, e trecento cavalieri; essi poi ebbero l'ordine di partire per le province il più presto possibile La guerra in Ispagna riprese quattro anni dopo essere cessata contemporaneamente alla guerra punica |
Priusquam aut hi praetores ad bellum prope novum, quia tum primum suo nomine sine ullo Punico exercitu aut duce ad arma ierant, proficiscerentur aut ipsi consules ab urbe moverent, procurare, ut adsolet, prodigia quae nuntiabantur iussi P Villius eques Romanus in Sabinos proficiscens fulmine ipse equusque exanimati fuerant; aedis Feroniae in Capenati de caelo tacta erat; ad Monetae duarum hastarum spicula arserant; lupus Esquilina porta ingressus, frequentissima parte urbis cum in forum decurrisset, Tusco vico atque inde Cermalo per portam Capenam prope intactus evaserat Haec prodigia maioribus hostiis sunt procurata [27] Isdem diebus Cn Cornelius Blasio, qui ante C Sempronium Tuditanum citeriorem Hispaniam obtinuerat, ouans ex senatus consulto urbem est ingressus |
Prima che questi pretori partissero per una guerra sostanzialmente nuova perché allora per la prima volta avevano preso le armi di loro iniziativa, senza nessun esercito o generale cartaginese, e prima che i consoli stessi lasciassero la città, si ordinò loro di stornare, come di consueto, i presagi minacciosi dei prodigi Il cavaliere romano Publio Villio, in partenza per la Sabina, era stato ucciso dal fulmine insieme al suo cavallo; il tempio di Feronia nella regione di Capena era stato colpito dal fulmine; presso il tempio di Moneta le punte di due lance si erano incendiate; un lupo, entrato dalla porta Esquilina, era disceso verso il foro passando per i quartieri più popolosi della città e poi, passando per il quartiere etrusco e per il monte Cermalo era uscito senza quasi essere toccato dalla porta Capena Tali presagi vennero stornati con sacrifici di vittime adulte [27] In quei medesimi giorni Gn Cornelio Blasione, che aveva tenuto la Spagna citeriore prima di C Sempronio Tuditano, entrò in città con l'ovazione, concessa per decreto del senato |
Tulit prae se auri mille et quingenta quindecim pondo, argenti viginti milia, signati denarium triginta quattuor milia et quingentos L Stertinius ex ulteriore Hispania, ne temptata quidem triumphi spe, quinquaginta milia pondo argenti in aerarium intulit, et de manubiis duos fornices in foro bovario ante Fortunae aedem et matris Matutae, unum in maximo circo fecit et his fornicibus signa aurata imposuit Haec per hiemem ferme acta Hibernabat eo tempore Elatiae T Quinctius, a quo cum multa socii peterent, Boeoti petierunt impetraveruntque ut qui suae gentis militassent apud Philippum sibi restituerentur Id a Quinctio facile impetratum, non quia satis dignos eos credebat, sed quia Antiocho rege iam suspecto favor conciliandus nomini Romano apud civitates erat |
Fece portare davanti a sé millecinquecentoquindici libbre d'oro, ventimila d'argento, trentaquattromilacinquecento denari in moneta coniata L Stertinio, di ritorno dalla Spagna ulteriore, senza neppure fare qualche tentativo nella speranza di ottenere un trionfo, versò all'erario cinquantamila libbre d'argento e colla sua parte di bottino fece erigere due archi nel foro boario davanti al tempio della Fortuna e a quello della Madre Matuta e uno nel circo massimo; su questi archi fece porre delle statue in oro Questi furono i principali avvenimenti dell'inverno In quel periodo T Quinzio era nei quartieri d'inverno ad Elazia, molte richieste gli giungevano da parte degli alleati, i Beoti in particolare chiesero e ottennero che venissero loro restituiti i compatrioti che avevano militato sotto Filippo Ottennero facilmente da Quinzio tale concessione non perché credesse lo meritassero a sufficienza, ma perché occorreva attirare a Roma la simpatia delle popolazioni, dato che la posizione del re Antioco era già sospetta |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 41-50
Restitutis iis confestim apparvit quam nulla inita apud Boeotos gratia esset; nam ad Philippum legatos gratias agentes ei pro redditis hominibus, perinde atque ipsis et non Quinctio et Romanis id datum esset, miserunt et comitiis proximis Boeotarchen ob nullam aliam causam Brachyllem quendam quam quod praefectus Boeotorum apud regem militantium fuisset fecerunt, praeteritis Zeuxippo et Pisistrato aliisque qui Romanae societatis auctores fuerant Id aegre et in praesentia hi passi et in futurum etiam metum ceperunt: cum ad portas prope sedente exercitu Romano ea fierent, quidnam se futurum esse profectis in Italiam Romanis, Philippo ex propinquo socios adiuvante et infesto iis qui partis adversae fuissent [28] Dum Romana arma in propinquo haberent, tollere Brachyllem principem fautorum regis statuerunt |
Ma una volta restituiti si vide sùbito che non si era affatto ottenuto, per questo, il favore dei Beoti: essi inviarono difatti degli ambasciatori a Filippo per ringraziarlo della restituzione di quegli uomini, come se a loro, non a Quinzio e ai Romani fosse stato fatto quel favore; nelle successive elezioni poi elessero beotarca un certo Brachille non per altro motivo che per essere stato il capo dei Beoti militanti sotto Filippo, lasciando in disparte Zeusippo e Pisistrato e altri che erano stati sostenitori dell'alleanza con Roma Essi la presero male sul momento e ne ebbero timore per il futuro: se ciò avveniva con l'esercito romano accampato quasi alle porte, che cosa sarebbe suc cesso dopo la partenza dei Romani per l'Italia, con Filippo ad aiutare da vicino i suoi alleati, pieno di ostilità verso coloro che si erano schierati dalla parte opposta [28] Stabilirono di togliere di mezzo Brachille, il capo dei partigiani del re, finché avevano vicine le armi romane |
Et tempore ad eam rem capto, cum in publico epulatus reverteretur domum temulentus prosequentibus mollibus viris qui ioci causa convivio celebri interfuerant, ab sex armatis, quorum tres Italici, tres Aetoli erant, circumventus occiditur Fuga comitum et quiritatio facta et tumultus per totam urbem discurrentium cum luminibus; percussores proxima porta evaserunt Luce prima contio frequens velut ex ante indicto aut voce praeconis convocata in theatro erat Palam ab suo comitatu et obscenis illis viris fremebant interfectum, animis autem Zeuxippum auctorem destinabant caedis In praesentia placuit comprehendi eos qui simul fuissent quaestionemque ex iis haberi |
Scelto un momento adatto allo scopo, mentre tornava a casa ubriaco dopo un banchetto pubblico, accompagnato da uomini effeminati che erano intervenuti a scopo di piacere all'affollato banchetto, viene circondato e ucciso da sei armati dei quali tre erano italici, tre etoli I compagni fuggono e invocano aiuto, per tutta la città si fa gran confusione di gente che corre qua e là con dei lumi; gli uccisori sfuggirono per la porta più vicina All'alba si riunì in teatro una affollata assemblea, come se fosse stata indetta in precedenza o convocata dalla voce del banditore Apertamente si diceva, pieni di indignazione, che era stato ucciso da quei turpi uomini che lo accompagnavano, ma ciascuno nel suo intimo pensava a Zeusippo come al mandante dell'omicidio Per il momento si decise di arrestare i suoi accompagnatori e di sottoporli ad inchiesta |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 21 - 33
Qui dum quaeruntur, Zeuxippus constanti animo avertendi ab se criminis causa in contionem progressus errare ait homines qui tam atrocem caedem pertinere ad illos semiviros crederent, multaque in eam partem probabiliter argumentatur; quibus fidem apud quosdam fecit nunquam, si sibi conscius esset, oblaturum se multitudini mentionemve eius caedis nullo lacessente facturum fuisse; alii non dubitare impudenter obviam crimini eundo suspicionem averti Torti post paulo insontes, cum scirent ipsi nihil, opinione omnium pro indicio Zeuxippum et Pisistratum nominaverunt nullo adiecto cur scire quicquam viderentur argumento Zeuxippus tamen cum Stratonida quodam nocte perfugit Tanagram, suam magis conscientiam quam indicium hominum nullius rei consciorum metuens; Pisistratus spretis indicibus Thebis mansit |
Mentre sono ricercati Zeusippo, con grande fermezza d'animo, si fece avanti nell'assemblea per allontanare da sé l'accusa del delitto e disse che sbagliavano quanti credevano responsabili di un delitto così atroce quegli uomini effeminati, esponendo a sostegno della sua tesi molti plausibili argomenti, così da far nascere in alcuni la convinzione che, se si fosse sent colpevole, mai si sarebbe presentato alla folla né avrebbe fatto menzione, senza esservi sollecitato, di quel delitto; altri invece erano convinti che affrontando con tale impudenza l'argomento del delitto mirava a stornare da sé i sospetti Poco dopo gli accusati innocenti, messi alla tortura, dato che nulla personalmente sapevano, servendosi per le loro accuse dell'opinione corrente fecero i nomi di Zeusippo e di Pisistrato, senza aggiungere alcuna prova atta a mostrare che sapessero realmente qualcosa Zeusippo però fuggì di notte a Tanagra con un certo Stratonida, temendo più la propria coscienza che l'accusa di uomini che nulla sapevano; Pisistrato, sprezzando gli accusatori, rimase a Tebe |
Servus erat Zeuxippi, totius internuntius et minister rei, quem indicem Pisistratus timens eo ipso timore ad indicium protraxit Litteras ad Zeuxippum mittit ut servum conscium tolleret: non tam idoneum ad celandam rem eum videri sibi quam ad agendam fuerit Has qui tulerat litteras iussus Zeuxippo dare quam primum, quia non statim conveniendi eius copia fuit, illi ipsi servo, quem ex omnibus domino fidissimum credebat, tradit et adicit a Pisistrato de re magno opere pertinente ad Zeuxippum esse Conscientia ictus, cum extemplo traditurum eas adfirmasset, aperit perlectisque litteris pavidus Thebas refugit et ad magistratus indicium defert |
C'era un servo di Zeusippo che aveva fatto da intermediario e da complice del delitto: Pisistrato, temendo che lo accusasse, proprio per questo suo timore lo spinse a denunciarlo Manda una lettera a Zeusippo perché tolga di mezzo il servo che sapeva troppo: gli sembrava meno capace di mantenere il silenzio di quanto lo fosse stato nell'agire L'incaricato di portare questa lettera e consegnarla al più presto a Zeusippo, non avendo la possibilità di incontrarsi immediatamente con lui, la consegna proprio al servo in questione, ritenendolo tra tutti il più fedele al padrone, e aggiunge che è un messaggio di Pisistrato relativo ad una faccenda che riguarda Zeusippo molto da vicino Il servo, colpito dal ricordo della propria complicità, promise che avrebbe sùbito consegnato la lettera e invece la aprì e dopo averla letta fuggì pieno di paura a Tebe e fece denunzia ai magistrati |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 18 - 20
Et Zeuxippus quidem fuga servi motus Anthedonem, tutiorem exilio locum ratus, concessit; de Pisistrato aliisque quaestiones tormentis habitae et sumptum supplicium est [29] Efferavit ea caedes Thebanos Boeotosque omnes ad exsecrabile odium Romanorum, credentes non sine consilio imperatoris Romani Zeuxippum principem gentis id facinus conscisse Ad rebellandum neque vires neque ducem habebant: proximum bello quod erat, in latrocinium versi alios in hospitiis, alios vagos per hiberna milites ad varios commeantes usus excipiebant |
Zeusippo, allarmato dalla fuga del servo, si ritirò ad Antedone ritenendo fosse un luogo più sicuro per il suo esilio; Pisistrato e gli altri complici invece, interrogati e messi alla tortura, vennero poi suppliziati [29] Quel delitto suscitò un odio feroce contro i Romani nell'animo dei Tebani e dei Beoti tutti, persuasi che Zeusippo, uno dei loro capi, avesse commesso quel delitto con la connivenza del comandante romano Non avevano forze sufficienti, e neppure un condottiero, per ribellarsi contro Roma: si volsero allora a quello che più si avvicina alla guerra vera e propria, ossia al brigantaggio, attaccando i soldati ora nei loro accampamenti ora quando andavano in giro per i quartieri d'inverno con varie mansioni |
Quidam in ipsis itineribus ad notas latebras ab insidiantibus, pars in deserta per fraudem deuersoria deducti opprimebantur; postremo non tantum ab odio sed etiam aviditate praedae ea facinora fiebant, quia negotiandi ferme causa argentum in zonis habentes in commeatibus erant Cum primo pauci, deinde in dies plures desiderarentur, infamis esse Boeotia omnis coepit et timidius quam in hostico egredi castris miles Tum Quinctius legatos ad quaerendum de latrociniis per civitates mittit Plurimae caedes circa Copaidem paludem inventae: ibi ex limo eruta extractaque ex stagno cadavera saxis aut amphoris, ut pondere traherentur in profundum, adnexa; multa facinora Acraephiae et Coroneae facta inveniebantur |
Alcuni venivano uccisi lungo le strade, vicino a nascondigli noti agli assalitori, altri negli alloggiamenti deserti dove erano stati attirati con l'inganno; in ultimo questi delitti erano dovuti non tanto all'odio quanto al desiderio di preda, perché i soldati ottenevano il permesso di viaggiare in vista di qualche commercio e avevano del denaro nelle loro cinture Dato che pochi, all'inizio, poi di giorno in giorno più numerosi mancavano all'appello, tutta la Beozia cominciò ad avere cattiva fama e i soldati uscivano dagli accampamenti con maggiore paura che se si fossero trovati in territorio nemico Quinzio manda allora nelle varie città dei legati per indagare sul brigantaggio Si scoprì che il maggior numero di uccisioni erano avvenute presso la palude Copaide : qui vennero strappati al fango e tirati fuori dallo stagno cadaveri legati a pietre o ad anfore perché il peso li facesse affondare: si scoprirono anche le tracce di molti delitti ad Acrefia e a Coronea |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 13 -14
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 13 -14
Quinctius primo noxios tradi sibi iussit et pro quingentis militibustot enim interempti erantquingenta talenta Boeotos conferre Quorum cum fieret neutrum, verbis tantum civitates excusarent nihil publico consilio factum esse, missis Athenas et in Achaiam legatis qui testarentur socios iusto pioque se bello persecuturum Boeotos, et cum parte copiarum Ap Claudio Acraephiam ire iusso, ipse cum parte Coroneam circumsidit vastatis prius agris qua ab Elatia duo diversa agmina iere Hac perculsi clade Boeoti, cum omnia terrore ac fuga completa essent, legatos mittunt Qui cum in castra non admitterentur, Achaei Atheniensesque supervenerunt; plus auctoritatis Achaei habuerunt deprecantes, quia ni impetrassent pacem Boeotis bellum simul gerere decreverant |
Quinzio ordinò dapprima che gli venissero consegnati i colpevoli e che per i cinquecento soldati uccisi - tale era infatti il loro numero - i Beoti pagassero cinquecento talenti Poiché nessuna delle due richieste veniva accolta e le varie città si limitavano a scuse verbali, sostenendo che nulla era avvenuto per decisione pubblica, mandò ambasciatori ad Atene e in Acaia perché prendessero gli alleati a testimoni che giusta e sacrosanta sarebbe stata la guerra che stava per intraprendere contro i Beoti, e ordinò ad Ap Claudio di andare ad Acrefia con una parte dell'esercito; egli stesso poi con le truppe rimanenti cinge d'assedio Coronea dopo che le due colonne, che da Elazia si erano divise, ebbero devastato le campagne durante la loro marcia Atterriti da queste rovine i Beoti, ovunque in preda al terrore e alla fuga, mandano un'ambasceria Questa non riusciva a farsi ammettere nell'accampamento, quando sopravvennero Achei ed Ateniesi; maggior peso ebbero le preghiere degli Achei per il fatto che avevano deciso, se non avessero ottenuto la pace per i Beoti, di combattere al loro fianco |