Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 33; 26 - 49

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 33; 26 - 49
Thessalorum genti praeter libertatem concessam Achaei Phthiotae dati, Thebis Phthioticis et Pharsalo excepta

Aetolos de Pharsalo et Leucade postulantes ut ex foedere sibi restituerentur ad senatum reiecerunt; Phocenses Locrensesque, sicut ante fuerant, adiecta decreti auctoritate iis contribuerunt

Corinthus et Triphylia et HeraeaPeloponnesi et ipsa urbs estredditae Achaeis

Oreum et Eretriam decem legati Eumeni regi, Attali filio, dabant dissentiente Quinctio: ea una res in arbitrium senatus reiecta est; senatus libertatem iis civitatibus dedit Carysto adiecta

Pleurato Lychnidus et Parthini dati: Illyriorum utraque gens sub dicione Philippi fuerant

Amynandrum tenere iusserunt castella quae per belli tempus Philippo capta ademisset
Al popolo della Tessaglia, oltre alla concessione della libertà, vennero assegnati gli Achei della Ftiotide, con l'eccezione di Tebe di Ftia e di Farsalo

Vennero rimandati al senato gli Etoli, che chiedevano la restituzione di Farsalo e di Leucade in base ai trattati; furono riuniti a loro, come già lo erano stati in precedenza e con la garanzia di un nuovo decreto, i Focesi e i Locresi

Furono restituite agli Achei Corinto, la Trifilia ed Erea - anche questa è una città del Peloponneso

Oreo ed Eretria la commissione dei dieci voleva assegnarli al re Eumene, figlio di Attalo, mentre Quinzio era di diverso avviso: fu quella l'unica decisione rimessa all'autorità del senato: il senato diede la libertà a queste città, con l'aggiunta di Caristo

A Pleurato furono dati Licnido e i Partini: si trattava di due popolazioni dell'Illiria prima sottomesse a Filippo

Quanto ad Aminandro gli fu detto di tenere le fortezze che aveva occupato durante la guerra togliendole a Filippo
[35] Dimisso conventu decem legati, partiti munia inter se, ad liberandas suae quisque regionis civitates discesserunt, P Lentulus Bargylias, L Stertinius Hephaestiam et Thasum et Thraeciae urbes, P Villius et L Terentius ad regem Antiochum, Cn Cornelius ad Philippum

Qui de minoribus rebus editis mandatis percunctatus si consilium non utile solum sed etiam salutare admittere auribus posset, cum rex gratias quoque se acturum diceret si quid quod in rem suam esset expromeret, magno opere ei suasit, quoniam pacem impetrasset, ad societatem amicitiamque petendam mitteret Romam legatos ne, si quid Antiochus moveret, expectasse et temporum opportunitates captasse ad rebellandum videri posset

Ad Tempe Thessalica Philippus est conventus
[35] Sciolta l'assemblea i dieci delegati, dividendosi i còmpiti, partirono per rendere libere ciascuno le città della regione assegnatagli, P Lentulo per Bargilie, L Stertinio per Efestia , Taso e le città della Tracia, P Villio e L Terenzio andarono presso il re Antioco, Gn Cornelio presso Filippo

Cornelio, dopo aver indicato a Filippo quale fosse il proprio mandato relativamente alle questioni di minore importanza, gli chiese se pensava di potere ascoltare un consiglio non solo utile, ma salutare, poiché rispose che gli sarebbe anche stato riconoscente se gli avesse detto qualcosa di conveniente ai proprii interessi, gli consigliò vivamente, ora che aveva ottenuto la pace, di mandare una ambasceria a Roma per chiedere amicizia ed alleanza, perché non si potesse pensare, se Antioco avesse compiuto qualche tentativo, che avesse atteso e cercato un'occasione favorevole per ribellarsi

Aveva incontrato Filippo a Tempe in Tessaglia
Qui cum se missurum extemplo legatos respondisset, Cornelius Thermopylas, ubi frequens Graeciae statis diebus esse solet conventusPylaicum appellant, venit: Aetolos praecipue monuit ut constanter et fideliter in amicitia populi Romani permanerent

Aetolorum principes alii leniter questi sunt quod non idem erga suam gentem Romanorum animus esset post victoriam qui in bello fuisset; alii ferocius incusarunt exprobraruntque non modo vinci sine Aetolis Philippum sed ne transire quidem in Graeciam Romanos potuisse

Adversus ea respondere, ne in altercationem excederet res, cum supersedisset Romanus, omnia eos aequa impetraturos si Romam misissent dixit

Itaque ex auctoritate eius decreti legati sunt

Hunc finem bellum cum Philippo habuit
Il re rispose che avrebbe mandato immediatamente gli ambasciatori, e C si recò alle Termopili, dove, in giorni fissati, suole radunarsi un'affollata assemblea di Greci - quella che chiamano Pilaico -, rivolse un particolare ammonimento agli Etoli perché rimanessero con fedeltà e costanza alleati del popolo romano

Tra i capi degli Etoli alcuni lamentarono in termini cortesi che i Romani non avevano mantenuto nei loro confronti, dopo la vittoria, il medesimo atteggiamento che avevano avuto in guerra, altri lo accusarono con maggiore animosità e gli rinfacciarono che senza l'aiuto degli Etoli non solo Filippo non avrebbe potuto essere sconfitto, ma i Romani non sarebbero neppure riusciti a passare in Grecia

Tralasciando di rispondere a tali accuse, perché la discussione non degenerasse in aperta lite, il Romano disse che avrebbero ottenuto tutto ciò che era giusto se avessero mandato una delegazione a Roma

Perciò, secondo il suo suggerimento, vennero designati degli ambasciatori

Così finì la guerra contro Filippo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 18 - 20

[36] Cum haec in Graecia Macedoniaque et Asia gererentur, Etruriam infestam prope coniuratio servorum fecit

Ad quaerendam opprimendamque eam M Acilius Glabrio praetor, cui inter ciues peregrinosque iurisdictio obtigerat, cum una ex duabus legione urbana est missus

Alios iam congregatos pugnando vicit: ex his multi occisi, multi capti; alios verberatos crucibus adfixit, qui principes coniurationis fuerant, alios dominis restituit

Consules in provincias profecti sunt
[36] Mentre questi fatti avvenivano in Grecia, in Macedonia e in Asia, una rivolta di schiavi fece dell'Etruria una regione quasi interamente ostile

Per indagare su quella rivolta e soffocarla venne mandato con una delle due legioni urbane il pretore M Acilio Glabrione, che aveva la giurisdizione sulle cause tra cittadini e forestieri

Alcuni [] [altri] i, già riuniti, li sconfisse in combattimento: di questi molti furono uccisi, molti catturati; alcuni li fece fustigare e mettere in croce (quelli che avevano capeggiato la congiura), altri li restituì ai padroni

I consoli partirono per le province
Marcellum Boiorum ingressum fines, fatigato per diem totum milite via facienda, castra in tumulo quodam ponentem Corolamus quidam, regulus Boiorum, cum magna manu adortus ad tria milia hominum occidit; et inlustres viri aliquot in illo tumultuario proelio ceciderunt, inter quos praefecti socium T Sempronius Gracchus et M Iunius Silanus et tribuni militum de legione secunda M Ogulnius et P Claudius

Castra tamen ab Romanis impigre permunita retentaque, cum hostes prospera pugna elati nequiquam oppugnassent

Stativis deinde iisdem per dies aliquot sese tenuit, dum et saucios curaret et tanto terrore animos militum reficeret

Boi, ut est gens minime ad morae taedium ferendum patiens, in castella sua vicosque passim dilapsi sunt
Marcello, penetrato nel territorio dei Boi, con i soldati stanchi per avere marciato tutto il giorno, venne assalito, mentre si accampava su una altura, da un certo Corolamo, regolo dei Boi, con una numerosa truppa, e questi gli uccise circa tremila uomini; caddero in quel confuso combattimento anche alcuni uomini illustri, tra i quali i comandanti degli alleati Ti Sempronio Gracco e M Giunio Silano e i tribuni militari della seconda legione M Ogulnio e P Claudio

Tuttavia i Romani riuscirono a ultimare rapidamente le opere di fortificazione dell'accampamento e a difenderlo, benché i nemici, resi baldanzosi dalla battaglia fortunata, lo attaccassero, ma senza risultato

Per alcuni giorni si trattenne poi in quell'accampamento per curare in quel tempo i feriti e permettere ai soldati di riprendersi dal grande spavento

I Boi, impazienti come sono di qualunque indugio, si dispersero in varie direzioni per le loro fortezze e per i loro villaggi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 41-50

Marcellus Pado confestim traiecto in agrum Comensem, ubi Insubres Comensibus ad arma excitis castra habebant, legiones ducit

Galli, feroces Boiorum ante dies paucos pugna, in ipso itinere proelium committunt; et primo adeo acriter invaserunt ut antesignanos impulerint

Quod ubi Marcellus animadvertit, veritus ne moti semel pellerentur, cohortem Marsorum cum opposuisset, equitum Latinorum omnes turmas in hostem emisit

Quorum cum primus secundusque impetus rettudisset inferentem se ferociter hostem, confirmata et reliqua acies Romana restitit primo, deinde signa acriter intulit; nec ultra sustinuere certamen Galli quin terga verterent atque effuse fugerent
Marcello, traversato ben presto il Po, guida le legioni nel territorio di Como, dove avevano il loro campo gli Insubri, che avevano sollevato le genti di Como

I Galli, resi animosi dalla battaglia combattuta dai Boi pochi giorni innanzi, attaccano i Romani già durante la marcia; e sulle prime l'attacco fu così violento che l'avanguardia romana venne respinta

Non appena Marcello se ne accorse, temendo che una volta fatti arretrare i suoi venissero ricacciati, dopo aver opposto al nemico una coorte di Marsi, lanciò contro di esso tutti gli squadroni della cavalleria alleata

Una prima, poi una seconda loro carica smorzò il violento impeto dei nemici e anche il rimanente schieramento romano, ripreso coraggio, dapprima resistette poi passò con decisione all'attacco; i Galli non sostennero più oltre il combattimento e voltate le spalle fuggirono in tutte le direzioni
In eo proelio supra quadraginta milia hominum caesa Valerius Antias scribit, octoginta septem signa militaria capta, et carpenta septingenta triginta duo et aureos torques multos, ex quibus unum magni ponderis Claudius in Capitolio Iovi donum in aede positum scribit

Castra eo die Gallorum expugnata direptaque et Comum oppidum post dies paucos captum; castella inde duodetriginta ad consulem defecerunt

Id quoque inter scriptores ambigitur utrum in Boios prius an Insubres consul exercitum duxerit adversamque prospera pugna oblitteraverit an victoria ad Comum parta deformata clade in Bois accepta sit

[37] Sub haec tam varia fortuna gesta L Furius Purpurio alter consul per tribum Sapiniam in Boios venit
Valerio Anziate scrive che in quella battaglia vennero uccisi oltre quarantamila uomini, prese ottantasette insegne militari, settecentotrentadue carri e molte collane d'oro, una delle quali, di grande peso, secondo Claudio, fu posta nel tempio di Giove in Campidoglio quale offerta votiva

In quel giorno fu conquistato e saccheggiato l'accampamento dei Galli, e pochi giorni dopo venne espugnata la città di Como; dopo di questo ventotto piazzeforti si diedero al console

Anche su quest'altro punto non c'è accordo tra gli storici, se cioè il console abbia condotto le sue truppe prima contro i Boi o prima contro gli Insubri, e quindi se abbia cancellato la sconfitta con una battaglia vittoriosa oppure se la vittoria riportata presso Como sia stata oscurata dalla sconfitta subita tra i Boi

[37] Subito dopo questi scontri dall'esito così diverso giunse nel territorio dei Boi, attraversando quello della tribù Sapinia, l'altro console L Furio Purpurione

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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33
Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 21 - 33

Iam castro Mutilo adpropinquabat, cum veritus ne intercluderetur simul a Bois Liguribusque exercitum eadem via qua adduxerat reduxit et magno circuitu per aperta eoque tuta loca ad collegam pervenit

Inde iunctis exercitibus primum Boiorum agrum usque ad Felsinam oppidum populantes peragraverunt

Ea urbs ceteraque circa castella et Boi fere omnes praeter iuventutem, quae praedandi causa in armis erattunc in devias silvas recesserat, in deditionem venerunt

In Ligures inde traductus exercitus

Boi neglegentius coactum agmen Romanorum, quia ipsi procul abesse viderentur, improviso adgressuros se rati per occultos saltus secuti sunt
Già stava avvicinandosi a Castro Mutilo quando, temendo di essere tagliato fuori dai Boi e dai Liguri ad un tempo, riportò indietro l'esercito per la medesima via per cui lo aveva guidato e con un lungo giro attraverso una regione aperta e per questo sicura raggiunse il collega

Di là, riuniti gli eserciti, percorsero dapprima, mettendolo a sacco, il territorio dei Boi fino alla città di Felsina

Quella città con le altre fortezze circostanti e quasi tutti i Boi, ad eccezione dei giovani che avevano preso le armi per fare bottino - si erano allora ritirati in foreste poco accessibili - fecero atto di sottomissione

L'esercito venne poi portato nel territorio dei Liguri

I Boi pensando che i ranghi dei Romani sarebbero stati meno serrati, poiché essi sembravano lontani, ritenendo di poterli attaccare di sorpresa li seguirono per forre nascoste
Quos non adepti, Pado repente navibus traiecto Laevos Libuosque cum peruastassent, redeuntes inde per Ligurum extremos fines cum agresti praeda in agmen incidunt Romanum

Proelium celerius acriusque commissum quam si tempore locoque ad certamen destinato praeparatis animis concurrissent

Ibi quantam vim ad stimulandos animos ira haberet apparvit; nam ita caedis magis quam victoriae avidi pugnarunt Romani ut vix nuntium cladis hosti relinquerent

Ob has res gestas consulum litteris Romam allatis supplicatio in triduum decreta est

Brevi post Marcellus consul Romam venit triumphusque ei magno consensu patrum est decretus
Non essendo riusciti a raggiungerli varcarono rapidamente il Po sulle loro imbarcazioni e dopo aver completamente devastato il territorio dei Levi e dei Libui , mentre tornavano di là con il bottino di prodotti dei campi, lungo i confini della Liguria incapparono nella colonna romana

Iniziò la battaglia più rapidamente e più accanitamente che se si fossero scontrati con gli animi già pronti alla lotta dopo aver scelto il momento e il luogo del combattimento

Là si vide quanta forza abbia l'ira per accrescere il coraggio: difatti i Romani, bramosi di strage più ancora che di vittoria, combatterono in modo da lasciare a malapena al nemico un uomo per annunziare la disfatta

In seguito a questa impresa, arrivato che fu a Roma il messaggio dei consoli, vennero decretati tre giorni di pubbliche preghiere di ringraziamento

Poco tempo dopo giunse a Roma il console Marcello e gli venne decretato il trionfo con il pieno consenso del senato

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 13 -14

Triumphavit in magistratu de Insubribus Comensibusque; Boiorum triumphi spem collegae reliquit, quia ipsi proprie adversa pugna in ea gente evenerat, cum collega secunda

Multa spolia hostium captivis carpentis travecta, multa militaria signa; aeris lata trecenta viginti milia, argenti bigati ducenta triginta quattuor milia; in pedites singulos dati octogeni aeris, triplex equiti centurionique

[38] Eodem anno Antiochus rex, cum hibernasset Ephesi, omnes Asiae civitates in antiquam imperii formulam redigere est conatus
Trionfò mentre era in carica sugli Insubri e sui Comensi; lasciò al collega la speranza di trionfare sui Boi, poiché da solo aveva subìto combattendo contro quel popolo una sconfitta, mentre insieme al collega aveva riportato la vittoria

Gran quantità di bottino fu trasportata sui carri che erano stati presi al nemico, molte insegne militari e inoltre trecentoventimila assi di bronzo e duecentotrentaquattromila pezzi d'argento coniati con il segno della biga; ai fanti furono dati ottanta assi ciascuno, il triplo ai cavalieri e ai centurioni

[38] Nel medesimo anno il re Antioco, dopo aver svernato a Efeso, tentò di riportare all'antica forma di sottomissione tutte le città dell'Asia

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