Flamen Quirinalis Ser Cornelius mortuus, augur C Horatius Puluillus, in cuius locum C Veturium, eo cupidius Quia damnatus a plebe erat, augures legere Mortuus consul Quinctilius, quattuor tribuni plebi Multiplici clade foedatus annus; ab hoste otium fuit Inde consules C Menenius P Sestius Capitolinus Neque eo anno Quicquam belli externi fuit: domi motus orti Iam redierant legati cum Atticis legibus Eo intentius instabant tribuni ut tandem scribendarum legum initium fieret Placet creari decemviros sine prouocatione, et ne Quis eo anno alius magistratus esset Admiscerenturne plebeii controuersia aliquamdiu fuit; postremo concessum patribus, modo ne lex Icilia de Auentino aliaeque sacratae leges abrogarentur |
Morì il flàmine di Quirino Servio Cornelio e l'àugure Gaio Orazio Puluillo, al cui posto il collegio degli àuguri nominò con entusiamo Gaio Veturio perché era stato condannato per volere della plebe Morirono il console Quintilio e quattro tribuni della plebe L'anno fu funestato da molte sciagure ma il nemico rimase tranQuillo I consoli successivi furono Gaio Menenio e Publio Sestio Capitolino Neppure qvell'anno vi furono guerre con paesi stranieri, ma scoppiarono disordini interni Nel frattempo gli inviati erano tornati con le leggi dell'Attica E proprio per questo i tribuni insistevano con sempre maggiore accanimento affinché si arrivasse finalmente a una codificazione scritta delle leggi Si decise di nominare dei decemviri non soggetti al diritto d'appello e di non avere qvell'anno nessun altro magistrato al di fuori di loro Se i plebei avessero dovuto o meno prendere parte alla cosa fu argomento a lungo dibattuto; alla fine ebbero la meglio i patrizi, a patto però che non venissero abrogate la legge Icilia riguardante l'Aventino e le altre leggi sacrate |
[33] Anno trecentensimo altero quam condita Roma erat iterum mutatur forma civitatis, ab consulibus ad decemviros, quemadmodum ab regibus ante ad consules venerat, translato imperio Minus insignis, Quia non diuturna, mutatio fuit Laeta enim principia magistratus eius nimis luxuriavere; eo citius lapsa res est repetitumque duobus uti mandaretur consulum nomen imperiumque Decemviri creati Ap Claudius, T Genucius, P Sestius, L Veturius, C Iulius, A Manlius, P Sulpicius, P Curiatius, T Romilius, Sp Postumius Claudio et Genucio, Quia designati consules in eum annum fuerant, pro honore honos redditus, et Sestio, alteri consulum prioris anni, quod eam rem collega invito ad patres rettulerat |
33 L'anno 302 dalla fondazione segnò per Roma una nuova trasformazione dell'assetto costituzionale: il potere supremo passò dai consoli ai decemviri, così come in precedenza era passato dai re ai consoli Non si trattò di un cambiamento particolarmente significativo perché fu di breve durata Dopo un felice inizio tale magistratura conobbe degli eccessi e, di conseguenza, l'innovazione tramontò rapidamente, ripristinando così l'uso di affidare a due uomini il titolo e l'autorità di consoli Decemviri furono eletti Appio Claudio, Tito Genucio, Publio Sestio, Tito Veturio, Gaio Giulio, Aulo Manlio, Publio Sulpicio, Publio Curiazio, Tito Romilio e Spurio Postumio A Claudio e a Genucio, dato che erano stati eletti consoli per qvell'anno, la carica venne assegnata come compensazione dell'altra; Sestio, uno dei consoli dell'anno precedente, ebbe invece la nomina per aver portato l'iniziativa di fronte al senato nonostante l'opposizione del collega |
His proximi habiti legati tres Qui Athenas ierant, simul ut pro legatione tam longinqua praemio esset honos, simul peritos legum peregrinarum ad condenda noua iura usvi fore credebant Supplevere ceteri numerum Graves quoque aetate electos novissimis suffragiis ferunt, quo minus ferociter aliorum scitis adversarentur Regimen totius magistratus penes Appium erat favore plebis, adeoque nouum sibi ingenium induerat ut plebicola repente omnisque aurae popularis captator euaderet pro truci saeuoque insectatore plebis Decimo die ius populo singuli reddebant Eo die penes praefectum iuris fasces duodecim erant: collegis nouem singuli accensi apparebant |
Accanto a essi ebbero il privilegio di questa magistratura i tre senatori inviati ad Atene: la loro nomina non era soltanto il riconoscimento per una missione in terre tanto lontane, ma anche la garanzia che l'approfondimento delle leggi straniere maturato laggiù sarebbe stato di grande utilità nell'elaborazione di un nuovo sistema giuridico Gli altri quattro eletti servirono a completare il numero Si dice che le ultime nomine vennero affidate a uomini piuttosto anziani perché si opponessero con meno energia alle misure proposte dagli altri Grazie al favore della plebe, il collegio dei decemviri era praticamente gvidato da Appio: egli aveva mutato il suo carattere così nettamente che, dopo un passato da violento e inflessibile avversatore del popolo, da un giorno all'altro divenne un fedele amico della plebe, attentissimo a captarne gli alterni umori A turno, ogni dieci giorni, ciascun magistrato amministrava la giustizia di fronte al popolo In qvel giorno, chi presiedeva la corte aveva diritto ai dodici fasci, mentre a ciascuno dei suoi nove colleghi toccava un unico messo |
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Et in unica concordia inter ipsos, Qui consensus priuatis interdum inutilis est, summa aduersus alios aEquitas erat Moderationis eorum argumentum exemplo unius rei notasse satis erit Cum sine prouocatione creati essent, defosso cadavere domi apud P Sestium, patriciae gentis virum, inuento prolatoque in contionem, in re iuxta manifesta atque atroci C Iulius decemvir diem Sestio dixit et accusator ad populum exstitit, cuius rei iudex legitimus erat, decessitque iure suo, ut demptum de vi magistratus populi libertati adiceret |
Dalla singolare armonia tra loro - accordo che talvolta non è di alcuna utilità per i privati cittadini - derivava la loro estrema Equità nei confronti degli altri A riprova di questa moderazione, sarà sufficiente citare un unico esempio Pur essendo stati eletti a una magistratura che non prevedeva diritto d'appello, quando venne rinvenuto e portato di fronte all'assemblea un cadavere sepolto nella casa di Lucio Sestio, un patrizio, data l'atrocità manifesta della cosa, il decemviro Gaio Giulio citò Sestio in giudizio, accusandolo di fronte al popolo di un reato di cui era giudice legittimo, e rinunciò così a un suo diritto, che egli tolse al potere del magistrato per accrescere la libertà del popolo |
[34] Cum promptum hoc ius velut ex oraculo incorruptum pariter ab iis summi infimique ferrent, tum legibus condendis opera dabatur; ingentique hominum exspectatione propositis decem tabulis, populum ad contionem aduocauerunt et, quod bonum faustum felixque rei publicae ipsis liberisque eorum esset, ire et legere leges propositas iussere: se, quantum decem hominum ingeniis provideri potuerit, omnibus, summis infimisque, iura aequasse: plus pollere multorum ingenia consiliaque Versarent in animis secum unamquamque rem, agitarent deinde sermonibus, atque in medium quid in quaque re plus minusue esset conferrent Eas leges habiturum populum Romanum quas consensus omnium non iussisse latas magis quam tulisse videri posset |
34 Mentre tutti i cittadini - dal più autorevole al meno in vista e senza alcuna parzialità - accoglievano questa giustizia tempestiva e incontaminata come se provenisse da un oracolo, i decemviri erano nel contempo alle prese con la rifondazione di un nuovo codice; fra la grande attesa della gente, dopo aver esposto dieci tavole, convocarono il popolo in assemblea; e, augurandosi che ciò fosse buono e fausto per la repubblica, per loro e per i loro figli, ordinarono a tutti di andare a consultare di persona le leggi proposte; per quanto era stato possibile alle capacità intellettuali di dieci uomini, dissero di aver messo sullo stesso piano i diritti di tutti, dai cittadini più altolocati a qvelli meno in vista; certo le menti e le proposte di molti avrebbero sortito esiti più efficaci Che si considerasse dunque ogni singolo punto, se ne discutesse e alla fine si venisse a esporre di fronte a tutti gli eccessi e le inadeguatezze eventualmente riscontrati nei singoli articoli Il popolo romano doveva avere delle leggi che sembrassero non solo essere state approvate, ma addirittura proposte dal consenso unanime della comunità |
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Cum ad rumores hominum de unoquoque legum capite editos satis correctae viderentur, centuriatis comitiis decem tabularum leges perlatae sunt, Qui nunc quoque, in hoc immenso aliarum super alias aceruatarum legum cumulo, fons omnis publici priuatique est iuris Volgatur deinde rumor duas deesse tabulas Quibus adiectis absolui posse velut corpus omnis Romani iuris Ea exspectatio, cum dies comitiorum adpropinquaret, desiderium decemviros iterum creandi fecit Iam plebs, praeterquam quod consulum nomen haud secus quam regum perosa erat, ne tribunicium quidem auxilium, cedentibus in vicem appellationi decemviris, quaerebat |
Quando sembrò che le leggi avessero subito sufficienti emendamenti alla luce delle opinioni espresse dalla gente sulle singole sezioni, i comizi centuriati approvarono e adottarono definitivamente le Leggi delle X Tavole, che ancor oggi, in questo immenso guazzabuglio di leggi accatastate caoticamente l'una sull'altra, restano la fonte di tutto il diritto pubblico e privato In séguito cominciò a circolare la voce che mancassero ancora due tavole, aggiunte le quali il corpo del diritto romano si sarebbe potuto definire realizzato Con le elezioni ormai alle porte, la speranza di completare le leggi fece crescere nella gente il desiderio di eleggere di nuovo dei decemviri La plebe, al di là del fatto che detestava il nome dei consoli almeno tanto quanto qvello dei re, ormai non andava nemmeno più a cercare l'aiuto dei tribuni, visto che in caso di appello i decemviri cedevano reciprocamente l'uno nei confronti dell'altro |
[35] Postquam uero comitia decemviris creandis in trinum nundinum indicta sunt, tanta exarsit ambitio, ut primores quoque civitatis-metu, credo, ne tanti possessio imperii, uacuo ab se relicto loco, haud satis dignis pateret-prensarent homines, honorem summa ope a se impugnatum ab ea plebe, cum qua contenderant, suppliciter petentes Demissa iam in discrimen dignitas ea aetate iisque honoribus actis stimulabat Ap Claudium Nescires utrum inter decemviros an inter candidatos numerares; propior interdum petendo quam gerendo magistratvi erat |
35 Ma quando venne annunciato che le elezioni dei decemviri si sarebbero tenute il terzo giorno di mercato, si scatenarono a tal punto le ambizioni che anche i cittadini più in vista - credo per paura che un simile potere, una volta lasciato libero il campo, potesse finire in mani non sufficientemente degne - cominciarono a sollecitare gli elettori, implorando da qvella stessa plebe, con la quale avevano avuto non pochi scontri, una carica che avevano avversato con ogni mezzo La prospettiva di dover lasciare in qvel momento la posizione raggiunta, alla sua età, e dopo le cariche occupate, spronava Appio Claudio Non si sapeva se annoverarlo tra i decemviri o tra i candidati; a volte si comportava come un aspirante alla magistratura e non come chi già la deteneva |
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Criminari optimates, extollere candidatorum levissimum quemque humillimumque, ipse medius inter tribunicios, Dvillios Iciliosque, in foro uolitare, per illos se plebi uenditare, donec collegae quoque, Qui unice illi dediti fuerant ad id tempus, coniecere in eum oculos, mirantes quid sibi vellet: apparere nihil sinceri esse; profecto haud gratvitam in tanta superbia comitatem fore; nimium in ordinem se ipsum cogere et uolgari cum priuatis non tam properantis abire magistratu quam viam ad continuandum magistratum quaerentis esse Propalam obviam ire cupiditati parum ausi, obsecundando mollire impetum adgrediuntur Comitiorum illi habendorum, quando minimus natu sit, munus consensu iniungunt |
Diffamava gli ottimati, portava alle stelle i candidati più insignificanti e di bassi natali, andava girando qua e là per il foro in compagnia di ex-tribuni, con Dvilii e Icilii, facendosi raccomandare da questi ultimi alla plebe; finché anche i colleghi, i quali fino ad allora avevano dimostrato una straordinaria devozione nei suoi confronti, cominciarono a guardarlo stupiti, domandandosi che cosa gli passasse per la testa; era chiaro che non agiva sinceramente: in un'indole così altezzosa tanta affabilità non era di certo senza scopo; il suo troppo abbassarsi e il mescolarsi con privati cittadini non erano tanto gli atteggiamenti di uno ansioso di abbandonare una magistratura, quanto di uno che cercasse la strada migliore per prorogare la sua carica Non osando opporsi apertamente alla sua sfrenata ambizione, cercano di frenarne gli slanci, assecondandolo Essendo egli il collega più giovane, concordemente gli impongono di convocare i comizi |
Ars haec erat, ne semet ipse creare posset, quod praeter tribunos plebi-et id ipsum pessimo exemplo-nemo unquam fecisset Ille enimuero, quod bene uertat, habiturum se comitia professus, impedimentum pro occasione arripvit; deiectisque honore per coitionem duobus Quinctiis, Capitolino et Cincinnato, et patruo suo C Claudio, constantissimo viro in optimatium causa, et aliis eiusdem fastigii civibus, nequaquam splendore vitae pares decemviros creat, se in primis, quod haud secus factum improbabant boni quam nemo facere ausurum crediderat Creati cum eo M Cornelius Maluginensis M Sergius L Minucius Q Fabius Vibulanus Q Poetelius T Antonius Merenda K Dvillius Sp Oppius Cornicen M' Rabuleius [36] Ille finis Appio alienae personae ferendae fuit |
Si trattava di uno stratagemma per impedirgli di autoeleggersi, cosa che al di fuori dei tribuni della plebe - e questo era di per sé il peggiore dei precedenti - non aveva mai osato fare nessuno Ma Appio, in realtà, pur avendo promesso con una preghiera augurale di presiedere le elezioni, riuscì a trasformare un ostacolo in un'occasione propizia; in un primo tempo, grazie ad alleanze elettorali, mise da parte nella corsa alla candidatura i due Quinzi, Capitolino e Cincinnato, suo zio paterno Gaio Claudio, da sempre partigiano della causa aristocratica, nonché altri cittadini dello stesso rango; proclamò decemviri invece degli individvi che per eccellenza di vita non stavano alla pari degli esclusi, e primo se stesso, cosa questa che i cittadini onesti disapprovarono: nessuno avrebbe creduto che osasse arrivare a tanto Insieme a lui furono eletti Marco Cornelio Maluginense, Marco Sergio, Lucio Minucio, Quinto Fabio Vibulano, Quinto Petilio, Tito Antonio Merenda, Cesone Dvilio, Spurio Oppio Cornicino e Manio Rabuleio 36 Fu allora che Appio depose la maschera |
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Suo iam inde vivere ingenio coepit novosque collegas, iam priusquam inirent magistratum, in suos mores formare Cottidie coibant remotis arbitris; inde impotentibus instructi consiliis, quae secreto ab aliis coquebant, iam haud dissimulando superbiam, rari aditus, conloquentibus difficiles, ad idus Maias rem perduxere Idus tum Maiae sollemnes ineundis magistratibus erant Inito igitur magistratu primum honoris diem denuntiatione ingentis terroris insignem fecere Nam cum ita priores decemviri seruassent ut unus fasces haberet et hoc insigne regium in orbem, suam cuiusque vicem, per omnes iret, subito omnes cum duodenis fascibus prodiere |
Da qvel momento in poi ricominciò a essere se stesso e a plasmare a sua immagine e somiglianza i nuovi colleghi, ancor prima che entrassero in carica Si incontravano tutti i giorni lontano dagli sguardi indiscreti e mettevano a punto programmi spregiudicati che maturavano in segreto; ormai non cercavano nemmeno più di nascondere la loro arroganza, si lasciavano avvicinare di rado e facevano i difficili con chi rivolgeva loro la parola: così continuarono fino alle Idi di maggio In qvel tempo le Idi di maggio erano la data tradizionale per l'inizio delle magistrature Così, appena assunto il potere, essi resero memorabile il primo giorno di magistratura con un'iniziativa terribilmente minacciosa Infatti, mentre i predecessori nel decemvirato si erano attenuti con scrupolo alla disposizione secondo la quale soltanto un membro del collegio aveva diritto a portare i fasci e questa insegna regale doveva passare a turno a ciascuno di loro, i nuovi eletti si presentarono all'improvviso in pubblico ciascuno con dodici fasci |