Cicerone, De Oratore: Libro 02; 16-20, pag 3

Cicerone, De Oratore: Libro 02; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 16-20
[85] Qua re ego tibi oratorem sic iam instituam, si potuero, ut quid efficere possit ante perspiciam: sit enim mihi tinctus litteris; audierit aliquid, legerit, ista ipsa praecepta acceperit; temptabo quid deceat, quid voce, quid viribus, quid spiritu, quid lingua efficere possit [85] Ecco come io educherei un oratore, se mi fosse possibile, così da osservare prima che cosa egli sarebbe capace di fare: per me abbia una infarinatura di letteratura; che abbia ascoltato qualche maestro, che abbia fatto delle letture, che abbia appreso questi stessi precetti di retorica; lo metterei poi alla prova per vedere che cosa gli si addica, quali capacità egli abbia in materia di forza fisica, respiro, pronunzia
Si intellegam posse ad summos pervenire, non solum hortabor, ut elaboret, sed etiam, si vir quoque bonus mihi videbitur esse, obsecrabo; tantum ego in excellenti oratore et eodem bono viro pono esse ornamenti universae civitati; sin videbitur, cum omnia summe fecerit, tamen ad mediocris oratores esse venturus, permittam ipsi quid velit; molestus magno opere non ero; sin plane abhorrebit et erit absurdus, ut se contineat aut ad aliud studium transferat, admonebo; [86] nam neque is, qui optime potest, deserendus ullo modo est a cohortatione nostra neque is, qui aliquid potest, deterrendus: quod alterum divinitatis mihi cuiusdam videtur, alterum, vel non facere quod non optime possis, vel facere quod non pessime facias, humanitatis, tertium vero illud, clamare contra quam deceat et quam possit, hominis est, ut tu, Catule, de quodam clamatore dixisti, stultitiae suae quam plurimos testis domestico praeconio conligentis Se capissi che egli potrebbe diventare un sommo oratore, non solo lo esorterei ad impegnarsi a fondo, ma lo supplicherei, qualora mi sembrasse che egli fosse anche un uomo onesto: tanto grande è la gloria che, a mio avviso, deriva allo Stato da un eccellente oratore, che sia anche un uomo dabbene; se fosse chiaro che egli, malgrado ogni sforzo, non potrebbe arrivare, in materia di eloquenza, al di là della mediocrità, lo lascerei libero di fare ciò che volesse, senza insistere per nulla; se poi fosse del tutto inadatto e incapace, lo esorterei a tenersene lontano o a dedicarsi ad altro studio;[86] infatti non dobbiamo in alcun modo trascurare di esortare colui che possiede un grande talento, né dobbiamo distogliere colui che ha qualche possibilità: il primo caso ha, a mio avviso, qualche cosa di divino, il secondo, cioè levitare di fare ciò che non raggiunge leccellenza o il fare ciò che rientra nella sfera della mediocrità, è proprio della comune umanità, quanto al terzo caso, il gridare in modo indecoroso e al di là delle proprie possibilità, è proprio di quello strillone di cui parlavi tu, o Catulo, cioè di un uomo che raccoglie con la propria tromba il maggior numero di testimoni della sua stupidità
[87] De hoc igitur, qui erit talis, ut cohortandus adiuvandusque sit, ita loquamur, ut ei tradamus ea dumtaxat, quae nos usus docuit, ut nobis ducibus veniat eo, quo sine duce ipsi pervenimus, quoniam meliora docere non possumus [87] Riferiamoci dunque a quel tipo di uomo che è meritevole di esortazione e di aiuto: insegnamoglì quelle cose, solo quelle cose che la pratica ha insegnato a noi, affinché con la nostra guida giunga là dove siamo giunti noi senza guida alcuna, poiché un insegnamento migliore di questo io non saprei darglielo

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