Hoc mihi facere omnes isti, qui de arte dicendi praecipiunt, videntur; quod enim ipsi experti non sunt, id docent ceteros; sed hoc minus fortasse errant, quod non te, ut Hannibalem ille, sed pueros aut adulescentulos docere conantur | Io direi che una cosa simile fanno coloro che vogliono insegnare leloquenza: pretendono infatti di insegnare agli altri quello che essi stessi non sanno; la loro colpa è minore solo in questo, che essi cercano di ammaestrare non te, come voleva fare quelluomo con Annibale, ma i ragazzi o i giovanetti |
[XIX] [77] "Erras, Catule," inquit Antonius "nam egomet in multos iam Phormiones incidi | [XIX] [77] Ti sbagli, o Catulo , disse Antonio, anchio mi sono imbattuto in molti Formioni |
Quis enim est istorum Graecorum, qui quemquam nostrum quicquam intellegere arbitretur | Cè forse uno solo tra codesti greci che creda che qualcuno di noi possa capire qualcosa |
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Cicerone, De Oratore: Libro 01; 26-30
Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 26-30
Ac mihi quidem non ita molesti sunt; facile omnis perpetior et perfero; nam aut aliquid adferunt, quod mihi non displiceat, aut efficiunt, ut me non didicisse minus paeniteat; dimitto autem eos non tam contumeliose quam philosophum illum Hannibal, et eo fortasse plus habeo etiam negoti | Però ti assicuro che non mi dànno alcun fastidio; li sopporto tutti con rassegnazione: infatti ci fanno delle osservazioni che non mi dispiacciono del tutto, o mi mettono in condizione di pentirmi meno per non aver imparato le loro regole; li congedo con gentilezza, diversamente da come fece Annibale con quel famoso filosofo; e forse è per questo che essi mi dànno più fastidio |
Sed tamen est eorum doctrina, quantum ego iudicare possum, perridicula: [78] dividunt enim totam rem in duas partis, in causae controversiam et in quaestionis: causam appellant rem positam in disceptatione reorum et controversia; quaestionem autem rem positam in infinita dubitatione; de causa praecepta dant; de altera parte dicendi mirum silentium est | Però le loro teorie sono assurde, almeno a mio giudizio;[78] essi dividono tutta leloquenza in due punti: la causa e la questione: chiamano causa un dibattimento basato su una disputa e un contrasto di persone determinate, questione un dibattimento di indole generale; sulla causa dànno norme precise, sullaltro punto dellarte del dire silenzio assoluto |
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Cicerone, De Oratore: Libro 02; 71-75
Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 71-75
[79] Deinde quinque faciunt quasi membra eloquentiae, invenire quid dicas, inventa disponere, deinde ornare verbis, post memoriae mandare, tum ad extremum agere ac pronuntiare; rem sane non reconditam; quis enim hoc non sua sponte viderit, neminem posse dicere, nisi et quid diceret et quibus verbis et quo ordine diceret haberet et ea meminisset | [79] Pensano inoltre che leloquenza si componga di queste cinque parti: invenzione, disposizione dei concetti, eleganza formale, memoria e finalmente modo di porgere e pronunzia; ma questo non è affatto un segreto per nessuno; chi infatti non sa che nessuno può fare un discorso, se non conosce ciò che deve dire e il modo e lordine come lo deve dire, e se non lo ha ben presente nella memoria |
Atque haec ego non reprehendo, sed ante oculos posita esse dico, ut eas item quattuor, quinque, sexve partis vel etiam septem, quoniam aliter ab aliis digeruntur, in quas est ab his omnis oratio distributa: [80] iubent enim exordiri ita, ut eum, qui audiat, benevolum nobis faciamus et docilem et attentum; deinde rem narrare, et ita ut veri similis narratio sit, ut aperta, ut brevis; post autem dividere causam aut proponere; nostra confirmare argumentis ac rationibus; deinde contraria refutare; tum autem alii conclusionem orationis et quasi perorationem conlocant, alii iubent, ante quam peroretur, ornandi aut augendi causa digredi, deinde concludere ac perorare | Io non voglio negare che esistano queste parti: dico solo che esse sono evidenti, come sono evidenti le quattro o cinque o sei o anche sette parti poiché il numero varia a seconda dei maestri di retorica , nelle quali viene diviso ogni discorso :[80] essi ci consigliano di iniziare il discorso in modo da renderci benevoli, pazienti e attenti gli uditori; poi di esporre il fatto usando una esposizione verisimile, chiara e breve: poi di presentare il tema della disputa, diviso nei suoi vari elementi, difendere con salda argomentazione il nostro assunto e confutare quello dellavversario; dopo queste parti alcuni collocano la conclusione del discorso e quella che si potrebbe chiamare perorazione; altri vogliono che prima di pronunziare la perorazione, abbellire e rendere più efficace il discorso, si faccia una digressione, per poi arrivare alla conclusione e alla perorazione |
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Cicerone, De Oratore: Libro 03; 21-25
Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 21-25
[81] Ne haec quidem reprehendo; sunt enim concinne distributa, sed tamen, id quod necesse fuit hominibus expertibus veritatis, non perite: quae enim praecepta principiorum et narrationum esse voluerunt, ea in totis orationibus sunt conservanda; [82] nam ego mihi benevolum iudicem facilius facere possum, cum sum in cursu orationis, quam cum omnia sunt inaudita; docilem autem non cum polliceor me demonstraturum, sed tum, cum doceo et explano; attentum vero [crebro] tota actione excitandis mentibus iudicum, non prima denuntiatione efficere possumus | [81] In verità io non condanno tutte queste suddivisioni: sono fatte con senso di simmetria; però il che doveva necessariamente capitare a uomini lontani dalla vera realtà delle cose mancano di senso pratico: quei precetti che essi dettano per lesordio e la narrazione, bisogna applicarli in tutto il corso dellorazione; [82] infatti io posso rendei-mi benevolo il giudice meglio durante lo svolgimento del discorso, che quando ancora è alloscuro di tutto; me lo posso rendere paziente meglio nellatto in cui lo istruisco e lo informo che quando gli prometto che gli esporrò i fatti; e me lo posso rendere attento più agendo attivamente sul suo animo, per tutto lo svolgimento del dibattimento, che con una semplice presentazione del tema della causa |
[83] Iam vero narrationem quod iubent veri similem esse et apertam et brevem, recte nos admonent: quod haec narrationis magis putant esse propria quam totius orationis, valde mihi videntur errare; omninoque in hoc omnis est error, quod existimant artificium esse hoc quoddam non dissimile ceterorum, cuius modi de ipso iure civili hesterno die Crassus componi posse dicebat: ut genera rerum primum exponerentur, in quo vitium est, si genus ullum praetermittitur; deinde singulorum partes generum, in quo et deesse aliquam partem et superare mendosum est; tum verborum omnium definitiones, in quibus neque abesse quicquam decet neque redundare | [83] Quando ci dicono che la narrazione deve essere verisimile, chiara e breve, dicono bene; sbagliano, e di grosso, a mio avviso, quando dicono che queste doti appartengono più alla narrazione che allintero discorso; e tutto il loro errore consiste in questo, che essi giudicano larte del dire alla stregua di tutte le altre discipline, per esempio del diritto civile, di cui Crasso ieri ha detto che si può ridurre a un sistema: in altre parole, che si debbano innanzi tutto stabilire i generi, badando a non dimenticarne nessuno, perché altrimenti si commetterebbe un errore, poi le specie di questi generi, badando che non ne manchi nessuna e che non ce ne sia qualcuna in più; infine che si debba dare la definizione di ogni parola, in cui è opportuno che nulla manchi o sia di troppo |
[XX] [84] Sed hoc si in iure civili, si etiam in parvis aut mediocribus rebus doctiores adsequi possunt, non idem sentio tanta hac in re tamque immensa posse fieri; sin autem qui arbitrantur, deducendi sunt ad eos, qui haec docent; omnia iam explicata et perpolita adsequentur; sunt enim innumerabiles de his rebus libri neque abditi neque obscuri: sed videant quid velint; ad ludendumne an ad pugnandum arma sint sumpturi; aliud enim pugna et acies, aliud ludus campusque noster desiderat; ac tamen ars ipsa ludicra armorum et gladiatori et militi prodest aliquid; sed animus acer et praesens et acutus idem atque versutus invictos viros efficit [non difficilius arte coniuncta] | [XX] [84] Se gli esperti possono ottenere ciò nel diritto civile, se possono ottenerlo anche in scienze di scarsa o di non rilevante importanza, non credo che la stessa cosa possa accadere in una scienza così difficile e così vasta; o s e poi vi sono alcuni che lo credono, io voglio indirizzarli a coloro che insegnano questa disciplina 50: troveranno tutto illustrato e chiarito; infatti vi sono innumerevoli libri su questa materia, chiari e accessibili a tutti: ma guardino bene a ciò che vogliono, se cioè hanno intenzione di prendere le armi a scopo di esercitazione o per il vero combattimento: una cosa, infatti, richiede il combattimento in campo aperto, unaltra e ben diversa, le esercitazioni del nostro campo di Marte; e tuttavia, la stessa scherma riesce in qualche modo utile e al gladiatore e al soldato; ma è lanimo forte e pronto, acuto e scaltrito, che rende luomo invincibile |