In una grande sala piena di luce per le ampie finestre, sono raccolti decine di clinici, giovani e meno giovani, ad assistere alla lezione del loro maestro. Sono uomini vestiti con abiti neri e camicia bianca. Sembrano più avventori di un teatro che non allievi di medicina. Il maestro, il grande neurologo Charcot, eponimo di alcune gravi malattie del sistema nervoso, mostra loro una sua paziente, una donna affetta da isteria.
La giovane, vestita di una pesante gonna scura e di una sottile e scollata camicia bianca, probabilmente appena scesa dalla barella con cui è stata condotta in aula, si inarca all'indietro con gli occhi chiusi, apparentemente priva di coscienza. Tuttavia si regge sulle sue stesse gambe, come si evince dal minimo intervento di sostegno dell'assistente alle sue spalle. A conferma della assenza di perdita di coscienza e di deliquio, la sua mano sinistra si contorce in una postura apparentemente distonica. Il movimento del corpo e del capo e l'apparente assenza di coscienza potrebbero far pensare a una lipotimia, come la mano sinistra potrebbe far sospettare una genuina distonia.
Alle spalle della malata, una suora e un infermiera, le uniche altre donne presenti nella sala, sembrano le sole sconcertate e umanamente preoccupate della vicenda, a cui tutti gli altri partecipano con curiosa e fredda attenzione.