La chirugia cerebrale nell’età della pietra

la chirugia cerebrale nell’età della pietra

Nel 1865, un archeologo che stava esaminando a fondo una tomba, riportò alla luce un curioso teschio umano. Un ampio pezzo d'osso era stato tagliato via dal cranio, e un margine del foro sembrava essere stato lucidato

la vera natura delle caratteristiche del cranio venne alla luce qualche anno dopo quando fu esaminato da Paul Broca, eminente precursore nei campi della chirurgia, dell'anatomia e dell'antropologia, e tra le sue scoperte fondamentali va annoverata l'individuazione dei centri della parola nel lato sinistro del cervello. 

Riesaminando il teschio a coppa, Broca effettuò una osservazione sbalorditiva. La presunta lucidatura era in realtà ricrescita del tessuto osseo dopo l'incisione. Una zona ossea segata rivela minuscoli fori che sono facilmente visibili a occhio nudo. Quando l'osso guarisce dopo essere stato tagliato, il tessuto si sviluppa, bloccando i pori e conferendogli un aspetto liscio. Nessun altro processo, se non quello di guarigione, avrebbe potuto produrre una superficie del genere. La conclusione a cui giunse Broca era dunque inevitabile: durante la tarda età della pietra venivano effettuate operazioni chirurgiche sul cranio umano.

Con una certa riluttanza, grazie al puro peso dell'evidenza, consistente letteralmente in centinaia di teschi che mostrano segni di chirurgia, la scienza moderna è stata costretta ad accettare il fatto che in tempi antichi, preistorici, venivano effettuate operazioni al cranio


Teschio risalente a 4.000 anni fa, proveniente da Crichel Down, nel Dorset (Inghilterra), recante tracce inconfondibili dell'operazione chirurgica conosciuta come trapanazione. Un cerchio d'osso era stato rimosso con cautela dalla testa del paziente, utilizzando strumenti di pietra. L'uomo si era ripreso, come dimostra la ricrescita del tessuto osseo. Il disco era stato conservato dal soggetto, a quanto pare come segno di buon auspicio, e fu sepolto con lui alla sua morte

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