Un pensiero a Garibaldi - Gerolamo Induno

un pensiero a Garibaldi - Gerolamo Induno

Nel 1863 l'annuale esposizione di Brera fu scossa dalla presentazione di un drammatico dipinto dedicato alla discesa dalle alture d'Aspromonte di Giuseppe Garibaldi, trasportato a braccia dai fedelissimi in seguito allo scontro con l'esercito italiano sulla strada per Roma nell'agosto del 1862

Il generale aveva ordinato di non sparare sui connazionali ed era stato ferito, arrestato, sottoposto a processo e condannato all'esilio sull'isola di Caprera.

All'avvenimento aveva fatto seguito un'immensa ondata di rabbia e sdegno, tanto che ancora l'anno successivo il pubblico milanese reagiva al ricordo con commossa partecipazione; autore del dipinto era Gerolamo Induno, pittore di genere e volontario garibaldino, noto per la partecipazione al movimento risorgimentale nel duplice ruolo di combattente e artista. Domenico era il fratello maggiore; la sua pittura, conosciuta e apprezzata da ormai due decenni, si indirizzava a un maggiore disimpegno, legata a soggetti popolari è impreziosita da un inavvicinabile eleganza pittorica

con questo dipinto, invece, Domenico celebra la triste sconfitta d'Aspromonte dipingendo il "dietro le quinte "dell'opera del fratello garibaldino, al quale lo studio evidentemente appartiene ( Domenico, infatti, non è mai stato pittore di battaglie ). La stanza è arredata semplicemente, affollata di oggetti, disegni, modelli, gessi, e "cose d'artista".

In primo piano siede una giovane donna in abito scuro, il capo coperto da una cuffietta nera, il grazioso viso pallido e sofferente: ha forse perso l'amato tra i volontari e ora lo ricorda nelle parole del pittore, che le descrive la battaglia posata sul cavalletto di fronte a lei. Alle sue spalle, infatti, un giovane in camicia rossa accenna al quadro con una mano, mentre l'altra regge gli strumenti del mestiere: tavolozza, pennello e la lunga asta utilizzata per tenere saldo il tratto.

Attorno alla coppia fanno cerchio altre figure:

  • una donna più anziana - forse la madre di lei - con un grosso fiocco azzurro sotto il mento e un fazzoletto nella mano
  • e due accompagnatori: un vecchio dai capelli candidi e un uomo in uniforme, il berretto profilato in oro calcato sulla testa e una lunga barba rossa. I due non sembrano prestare attenzione, commentando tra loro a bassa voce

Possiamo solo intuire lo scontro che si svolge sulla tela: al centro è descritto un assalto a cavallo, tra i fumi dell'artiglieria e lo sventolare del Tricolore; nella confusa massa di uomini sulla sinistra sembra di riconoscere il generale Garibaldi a cavallo, la spada sguainata. Lo sfondo, avvolto in una luminosa luce crepuscolare, rimanda un'ambientazione meridionale: le palme e le bianche costruzioni dalle forme nette, infatti, appaiono nei dipinti dedicati da Gerolamo alla conquista di Capua.

Che si tratti di Garibaldi è confermato - oltre che dal titolo - dagli oggetti sparsi nella confusione dello studio: il volto è la figura dell'eroe nazionale si ritrovano ovunque:

  • a sinistra, in una famosa riproduzione fotografica
  • in alto, sull'armadio, in una statuetta di gesso, di quelle che gli ambulanti vendono porta a porta
  • un Garibaldi a cavallo, il capo coperto da un cappellaccio, appare infine in una piccola tela seminascosta, appesa alla parete di fianco alla finestra

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