Le tende bianche, accostate al rosso delle stoffe e degli ornamenti, al verde della tovaglia, a quello, più sordo, dello schienale della poltrona, creano un commosso omaggio al tricolore, tanto più patetico se si tiene conto che il soggetto, intessuto della struggente poesia delle speranze perdute, evoca, a distanza di pochi mesi dalla deludente conclusione degli eventi, il clima di fervore patriottico che aveva accompagnato l'impresa di Garibaldi, avviata nell'estate del 1862 con l'intento di liberare Roma, ma poi finita miseramente in Aspromonte.
Borrani tralascia ogni accentazione retorica, preferendo soffermarsi con attenzione affettuosa e comprensiva sulla partecipazione al Risorgimento dell'universo femminile. Il soggetto risorgimentale viene trattato con le connotazioni del quadro di interno, dove la donna, esclusa dalla scena degli eventi, lavora per l'Italia nell'intimità delle proprie stanze. Il sentimento intessuto di speranza che aleggiava, lascia il posto a una silente malinconia dettata dal pallore algido della luce indagatrice che inonda la stanza ove le donne lavorano, e segna con precisione figure e cose nei minimi dettagli, come il ritratto di Garibaldi appeso alle pareti accanto ai soprammobili appoggiati con casualità sulla scrivania, tra cui spicca il guscio di una conchiglia preziosa