Tamen tu indignaris aliquid aut quereris et non intellegis nihil esse in istis mali nisi hoc unum quod indignaris et quereris Si me interrogas, nihil puto viro miserum nisi aliquid esse in rerum natura quod putet miserum Non feram me quo die aliquid ferre non potero Male valeo: pars fati est Familia decubuit, fenus offendit, domus crepuit, damna, vulnera, labores, metus incucurrerunt: solet fieri Hoc parum est: debuit fieri Decernuntur ista, non accidunt Si quid credis mihi, intimos adfectus meos tibi cum maxime detego: in omnibus quae adversa videntur et dura sic formatus sum: non pareo deo sed adsentior; ex animo illum, non quia necesse est, sequor Nihil umquam mihi incidet quod tristis excipiam, quod malo vultu; nullum tributum invitus conferam |
Tu ti sdegni e ti lamenti per qualche contrarietà e non capisci che in esse non c'è niente di male, se non il tuo sdegno e i tuoi lamenti Vuoi il mio parere Secondo me la sola infelicità per l'uomo è ritenere che nella natura ci siano elementi d'infelicità Non sopporterò più me stesso il giorno in cui non sarò in grado di sopportare qualche disgrazia Sto male: fa parte del destino La servitù è malata, i debiti mi opprimono, la casa scricchiola, disgrazie, danni, pene, paure mi sono piombati addosso: sono cose che càpitano O meglio: dovevano capitare Non sono avvenimenti casuali: sono decretati Vuoi credermi Ora ti svelerò i miei intimi sentimenti: in tutte le situazioni che appaiono avverse e critiche, mi comporto così: non obbedisco a dio, sono d'accordo con lui lo seguo spontaneamente e non perché è necessario Qualunque cosa accada non l'accoglierò mostrandomi triste o con volto accigliato: non pagherò nessun tributo controvoglia |
Omnia autem ad quae gemimus, quae expavescimus, tributa vitae sunt: horum, mi Lucili, nec speraveris immunitatem nec petieris Vesicae te dolor inquietavit, epistulae venerunt parum dulces, detrimenta continua -- propius accedam, de capite timuisti Quid, tu nesciebas haec te optare cum optares senectutem Omnia ista in longa vita sunt, quomodo in longa via et pulvis et lutum et pluvia 'Sed volebam vivere, carere tamen incommodis omnibus ' Tam effeminata vox virum dedecet Videris quemadmodum hoc votum meum excipias; ego illud magno animo, non tantum bono facio: neque di neque deae faciant ut te fortuna in delicis habeat Ipse te interroga, si quis potestatem tibi deus faciat, utrum velis vivere in macello an in castris Atqui vivere, Lucili, militare est |
Tutto ciò che ci fa piangere o ci atterrisce è un tributo che va pagato alla vita: non sperare, Lucilio mio, l'immunità, non chiederla nemmeno Soffri di dolori alla vescica, sono arrivate lettere poco piacevoli, hai subìto danni continui, - dirò di più - hai temuto per la vita Come, Non sapevi che augurandoti la vecchiaia, ti auguravi questo Sono tutte disgrazie in cui ci si imbatte in una vita lunga, come in un lungo viaggio ti imbatti nella polvere, nel fango, nella pioggia Ma io volevo vivere, e non avere, però tutti questi fastidi Parole così effeminate sono indegne di un uomo Vedrai tu come accogliere questo mio augurio; te lo faccio di cuore e con animo generoso: dèi e dee non ti permettano di essere nelle grazie della fortuna Chieditelo: se un dio ti desse facoltà di scelta, vorresti vivere in un mercato o in un accampamento Ma, caro Lucilio, vivere è fare il soldato |
Itaque hi qui iactantur et per operosa atque ardua sursum ac deorsum eunt et expeditiones periculosissimas obeunt fortes viri sunt primoresque castrorum; isti quos putida quies aliis laborantibus molliter habet turturillae sunt, tuti contumeliae causa Vale Erras, mi Lucili, si existimas nostri saeculi esse vitium luxuriam et neglegentiam boni moris et alia quae obiecit suis quisque temporibus: hominum sunt ista, non temporum Nulla aetas vacavit a culpa; et si aestimare licentiam cuiusque saeculi incipias, pudet dicere, numquam apertius quam coram Catone peccatum est |
Perciò coloro che sono sbattuti qua e là, e costretti a percorrere per dritto e per traverso strade faticose e difficili e affrontano spedizioni piene di rischi, sono uomini valorosi, i primi tra i soldati; quanti, invece, si lasciano languidamente andare a un ozio nauseante, mentre gli altri si affannano, sono delle colombelle, e si garantiscono la sicurezza con il disonore Stammi bene Hai torto, Lucilio mio, se attribuisci solo al nostro secolo la dissolutezza, l'indifferenza alla moralità, e gli altri vizi che ognuno rimprovera alla propria epoca: sono colpe degli uomini, non dei tempi Non c'è nessuna età innocente e se tu vuoi passare in rassegna secolo per secolo la sfrenatezza, vedrai - rincresce dirlo - che la depravazione più spudorata ci fu proprio quando visse Catone |
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Credat aliquis pecuniam esse versatam in eo iudicio in quo reus erat P Clodius ob id adulterium quod cum Caesaris uxore in operto commiserat, violatis religionibus eius sacrificii quod 'pro populo' fieri dicitur, sic summotis extra consaeptum omnibus viris ut picturae quoque masculorum animalium contegantur Atqui dati iudicibus nummi sunt et, quod hac etiamnunc pactione turpius est, stupra insuper matronarum et adulescentulorum nobilium stilari loco exacta sunt Minus crimine quam absolutione peccatum est: adulterii reus adulteria divisit nec ante fuit de salute securus quam similes sui iudices suos reddidit Haec in eo iudicio facta sunt in quo, si nihil aliud, Cato testimonium dixerat Ipsa ponam verba Ciceronis, quia res fidem excedit Ciceronis epistvlarum ad Atticvm liber primvs 'Accersivit ad se, promisit, intercessit, dedit Iam vero o di boni, rem perditam |
Nessuno potrebbe credere che il denaro abbia giocato un ruolo determinante nel processo che vedeva accusato P Clodio di adulterio; lo aveva commesso in un penetrale con la moglie di Cesare e aveva violato i riti religiosi di un sacrificio che, dicono, si celebra a favore del popolo, e nel quale tutti gli uomini vengono allontanati dallo spazio sacro in maniera così tassativa da arrivare a velare le pitture raffiguranti animali maschi Eppure i giudici furono comprati e, cosa ancor più abbietta di questo patto, fu preteso per giunta lo stupro di matrone e di nobili giovani Il delitto fu meno grave dell'assoluzione: l'accusato di adulterio dispensò adulter e fu sicuro della sua salvezza solo dopo aver reso i giudici identici a se stesso E questo avvenne nel processo in cui, per non dir altro, uno dei testimoni era Catone Riferirò proprio le parole di Cicerone perché la cosa ha dell'incredibile Chiamò a sé i giudici, promise, supplicò, dette E poi, buon dio, che infamia |
etiam noctes certarum mulierum atque adulescentulorum nobilium introductiones nonnullis iudicibus pro mercedis cumulo fuerunt ' Non vacat de pretio queri, plus in accessionibus fuit 'Vis severi illius uxorem dabo illam Vis divitis huius tibi praestabo concubitum Adulterium nisi feceris, damna Illa formonsa quam desideras veniet Illius tibi noctem promitto nec differo; intra comperendinationem fides promissi mei extabit ' Plus est distribuere adulteria quam facere; hoc vero matribus familiae denuntiare est Hi iudices Clodiani a senatu petierant praesidium, quod non erat nisi damnaturis necessarium, et inpetraverant; itaque eleganter illis Catulus absoluto reo 'quid vos' inquit 'praesidium a nobis petebatis an ne nummi vobis eriperentur ' Inter hos tamen iocos inpune tulit ante iudicium adulter, in iudicio leno, qui damnationem peius effugit quam meruit |
per soprammercato alcuni giudici ottennero anche i favori di determinate donne e le grazie di nobili giovani Perché recriminare per il denaro, Il peggio è stato nelle aggiunte Ti piacerebbe la moglie di quel personaggio così austero tua O di questo tanto ricco Anche lei sarà tua, te lo garantisco Se non si combina, condannami pure Desideri quella bella donna Verrà Ti prometto una notte con lei e presto; entro tre giorni manterrò la mia promessa Dispensare adulter è più grave che commetterli: questa è un'intimazione alle madri di famiglia I giudici di Clodio avevano chiesto e ottenuto dal senato una scorta, necessaria solo in caso di condanna; e così, dopo l'assoluzione, Catulo disse loro spiritosamente: Perché ci avete chiesto una scorta Per paura che portassero via il denaro Scherzi divertenti, ma intanto Clodio, adultero prima del processo, ruffiano durante il processo, la fece franca e sfuggì alla condanna con atti più esecrabili di quelli per cui l'aveva meritata |
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Quicquam fuisse corruptius illis moribus credis quibus libido non sacris inhiberi, non iudicis poterat, quibus in ea ipsa quaestione quae extra ordinem senatusconsulto exercebatur plus quam quaerebatur admissum est Quaerebatur an post adulterium aliquis posset tutus esse: apparuit sine adulterio tutum esse non posse Hoc inter Pompeium et Caesarem, inter Ciceronem Catonemque commissum est, Catonem inquam illum quo sedente populus negatur permisisse sibi postulare Florales iocos nudandarum meretricum, si credis spectasse tunc severius homines quam iudicasse Et fient et facta sunt ista, et licentia urbium aliquando disciplina metuque, numquam sponte considet |
Secondo te, ci fu mai corruzione maggiore di quando la dissolutezza non la potevano frenare i riti sacri, né i processi, e in un'inchiesta straordinaria, promossa con delibera del senato, si commisero azioni peggiori di quelle inquisite Si indagava se dopo un adulterio non potesse essere al sicuro: fu chiaro che non si poteva essere al sicuro senza adulterio Questo avvenne negli anni di Pompeo e Cesare, di Cicerone e Catone, proprio quel Catone durante la cui magistratura, secondo quanto raccontano, il popolo non osò chiedere gli spettacoli della dea Flora con prostitute nude, se ti pare credibile che allora ci fosse più rigidità negli spettacoli che nei verdetti Questi misfatti sono accaduti e accadranno ancora in futuro: in una città la corruzione può finire a volte per disciplina e per paura, mai spontaneamente |
Non est itaque quod credas nos plurimum libidini permisisse, legibus minimum; longe enim frugalior haec iuventus est quam illa, cum reus adulterium apud iudices negaret, iudices apud reum confiterentur, cum stuprum committeretur rei iudicandae causa, cum Clodius, isdem vitiis gratiosus quibus nocens, conciliaturas exerceret in ipsa causae dictione Credat hoc quisquam qui damnabatur uno adulterio absolutus est multis Omne tempus Clodios, non omne Catones feret Ad deteriora faciles sumus, quia nec dux potest nec comes deesse, et res ipsa etiam sine duce, sine comite procedit Non pronum est tantum ad vitia sed praeceps, et, quod plerosque inemendabiles facit, omnium aliarum artium peccata artificibus pudori sunt offenduntque deerrantem, vitae peccata delectant |
Pertanto non devi credere che abbiamo concesso moltissimo alla sfrenatezza e quasi niente alle leggi: i nostri giovani sono molto più moderati di una volta, quando l'accusato negava davanti ai giudici l'adulterio e i giudici lo confessavano davanti all'accusato, quando si commetteva uno stupro per celebrare un processo, quando Clodio, benvisto per gli stessi vizi per i quali era colpevole, faceva il ruffiano perfino durante la sua difesa Chi lo crederebbe Uno condannato per un solo adulterio fu assolto grazie a molti adulter Ogni epoca avrà i suoi Clodi, non tutte dei Catoni Siamo portati al peggio, intanto perché è difficile che ci manchino una guida o un compagno e poi perché la corruzione procede da sola anche senza guida o compagni La strada al vizio non solo è in discesa, precipita; c'è poi un fatto che rende la gran parte degli uomini incorreggibili: in altri campi gli errori generano vergogna in chi li commette, mortificano chi ha sbagliato, ma degli errori di condotta ci si compiace |
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Non gaudet navigio gubernator everso, non gaudet aegro medicus elato, non gaudet orator si patroni culpa reus cecidit, at contra omnibus crimen suum voluptati est: laetatur ille adulterio in quod inritatus est ipsa difficultate; laetatur ille circumscriptione furtoque, nec ante illi culpa quam culpae fortuna displicuit Id prava consuetudine evenit Alioquin, ut scias subesse animis etiam in pessima abductis boni sensum nec ignorari turpe sed neglegi, omnes peccata dissimulant et, quamvis feliciter cesserint, fructu illorum utuntur, ipsa subducunt At bona conscientia prodire vult et conspici: ipsas nequitia tenebras timet |
Il pilota non gioisce se la barca si rovescia, e nemmeno il medico se il malato finisce nella bara, o l'avvocato se l'imputato perde la causa per colpa della difesa, invece, tutti si rallegrano delle proprie malefatte; uno è soddisfatto dell'adulterio, a cui l'ha spinto proprio la difficoltà di realizzarlo; un altro di una frode o di un furto, e non prova dispiacere per il suo peccato, ma per l'insuccesso del medesimo La causa sta nelle cattive abitudini Sappi del resto che il senso del bene, sotto, sotto, si trova anche negli animi più abietti, e che la disonestà non è ignorata, ma trascurata; tutti celano le loro colpe e, anche se hanno un felice esito, ne godono i frutti, ma di nascosto La buona coscienza, invece, vuole mostrarsi e farsi notare: la malvagità ha paura anche del buio |
Eleganter itaque ab Epicuro dictum puto: 'potest nocenti contingere ut lateat, latendi fides non potest', aut si hoc modo melius hunc explicari posse iudicas sensum: 'ideo non prodest latere peccantibus quia latendi etiam si felicitatem habent, fiduciam non habent' Ita est, tuta scelera esse possunt, secura esse non possunt Hoc ego repugnare sectae nostrae si sic expediatur non iudico Quare quia prima illa et maxima peccantium est poena peccasse, nec ullum scelus, licet illud fortuna exornet muneribus suis, licet tueatur ac vindicet, inpunitum est, quoniam sceleris in scelere supplicium est Sed nihilominus et hae illam secundae poenae premunt ac sequuntur, timere semper et expavescere et securitati diffidere Quare ego hoc supplicio nequitiam liberem quare non semper illam in suspenso relinquam |
Quindi, secondo me, Epicuro ha detto bene: Càpita che un delinquente rimanga nascosto, ma non ne può avere la certezza, oppure, se per te il significato è più chiaro in questo modo: Ai colpevoli non serve stare nascosti, perché, anche se ne hanno la fortuna, non ne hanno la certezza vero, chi commette un delitto può starsene al sicuro, ma non essere tranquillo Non credo che questo pensiero, spiegato così, sia in contrasto con la nostra scuola Perché Perché la prima e più grave punizione dei colpevoli consiste nella colpa commessa, e nessun delitto, per quanto la fortuna lo colmi di doni, lo protegga e lo difenda, rimane impunito: il castigo del delitto sta nel delitto stesso E tuttavia, a questa punizione se ne aggiungono e incalzano altre: la continua paura, il terrore e l'eterna insicurezza Perché liberare la malvagità da questo tormento Perché non tenerla sempre nell'incertezza |
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Illic dissentiamus cum Epicuro ubi dicit nihil iustum esse natura et crimina vitanda esse quia vitari metus non posse: hic consentiamus, mala facinora conscientia flagellari et plurimum illi tormentorum esse eo quod perpetua illam sollicitudo urget ac verberat, quod sponsoribus securitatis suae non potest credere Hoc enim ipsum argumentum est, Epicure, natura nos a scelere abhorrere, quod nulli non etiam inter tuta timor est Multos fortuna liberat poena, metu neminem Quare nisi quia infixa nobis eius rei aversatio est quam natura damnavit Ideo numquam fides latendi fit etiam latentibus quia coarguit illos conscientia et ipsos sibi ostendit Proprium autem est nocentium trepidare |
Noi non siamo d'accordo con Epicuro quando dice che niente è giusto per natura e che i delitti si devono evitare perché la paura è inevitabile; condividiamo, invece, che le cattive azioni sono torturate dalla coscienza: il suo maggior tormento è l'essere straziata senza tregua da un'ansia continua e il non poter credere a chi promette tranquillità proprio questa la prova, caro Epicuro, che noi aborriamo la criminalità per disposizione naturale: tutti i delinquenti hanno paura, anche se sono al sicuro La sorte libera molti dalla prigione, nessuno dalla paura Perché Perché è radicata in noi la ripugnanza per un'azione condannata dalla natura Per questo anche chi sta nascosto non è mai sicuro di rimanerlo: la coscienza lo accusa e lo smaschera a se stesso Vivere in ansia è proprio dei colpevoli |