Properzio, Elegie: Libro II, Elegia IX

Properzio, Elegie: Libro II, Elegia IX

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro II, Elegia IX
ISTE quod est, ego saepe fui: sed fors et in hora hoc ipso eiecto carior alter erit Ciò che è costui, spesso lo fui io: ma forse fra un'ora, cacciato questo stesso, un altro sarà più caro
Penelope poterat bis denos salva per annos vivere, tam multis femina digna procis; coniugium falsa poterat differre Minerva[5] nocturno solvens texta diurna dolo; visura et quamvis numquam speraret Vlixem, illum exspectando facta remansit anus Penelope aveva potuto vivere incolume per due decenni, donna degna di così tanti pretendenti; con Minerva ingannatrice aveva potuto rimandare le nozze [5] disfacendo con inganno notturno la tela fatta di giorno; sebbene non sperasse divedere più Ulisse, diventò vecchia aspettandolo
nec non exanimem amplectens Briseis Achillem candida vesana verberat ora manu; [10] et dominum lavit maerens captiva cruentum, propositum flavis in Simoenta vadis, foedavitque comas, et tanti corpus Achilli maximaque in parva sustulit ossa manu; cum tibi nec Peleus aderat nec caerula mater, [15] Scyria nec viduo Deidamia toro Pure Briseide abbracciando Achille esanime si era colpita il luminoso volto con la folle mano; [10] e schiava, lavò piangendo il padrone insanguinato, adagiandolo nelle chiare correnti del Simoenta, e si sporcò i capelli, e sollevò con la mano esile il corpo e le imponenti membra del forte Achille; allora né Peleo era presente per te né la cerula madre,[15] né Deidamia di Sciro, dal letto abbandonato

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Properzio, Elegie: Libro 01, Elegia 07

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro 01, Elegia 07

tunc igitur veris gaudebat Graecia nuptis, tunc etiam felix inter et arma pudor Allora dunque la Grecia si rallegrava per le nozze sincere, allora un felice pudore anche fra le armi
at tu non una potuisti nocte vacare, impia, non unum sola manere diem Ma tu neanche una notte potesti essere libera, o empia, non un solo giorno restare sola

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Properzio, Elegie: Libro II, Elegia XI

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro II, Elegia XI

[20] quin etiam multo duxistis pocula risu: forsitan et de me verba fuere mala [20] Ed anzi con molto riso prendesti le coppe: forse ci furono cattive parole su di me
hic etiam petitur, qui te prius ante reliquit: di faciant, isto capta fruare viro Ora è cercato anche chi per primo ti ha lasciato: vogliano gli dei, che presa da quest'uomo, ne goda

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Properzio, Elegie: Libro II, Elegia VI

Latino: dall'autore Properzio, opera Elegie parte Libro II, Elegia VI

haec mihi vota tuam propter suscepta salutem, [25] cum capite hoc Stygiae iam poterentur aquae, et lectum flentes circum staremus amici Quanto a me, questi i voti formulati per la tua salute,[25] quando le acque dello Stige già s'impadronirono di questo volto, e gli amici stavano intorno al letto piangendo
hic ubi tum, pro di, perfida, quisve fuit Allora costui dove si trovò, per gli dei, o perfida, o per chi

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quid si longinquos retinerer miles ad Indos, aut mea si staret navis in Oceano E che se fossi trattenuto soldato fra i lontani Indi o la mia nave si fermasse sull'Oceano

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