Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 32, Paragrafi 01-63, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 32, Paragrafi 01-63

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 32, Paragrafi 01-63
[19] Apion piscium maxime mirum esse tradit porcum, quem Lacedaemoni orthagoriscum vocent; grunnire eum, cum capiatur

esse vero illam naturae accedentiam, quod magis miremur, etiam in locis quibusdam, adposito occurret exemplo, siquidem salsamenta omnium generum in Italia Beneventi refici constat

[20] Pisces marinos in usu fuisse protinus a condita Roma auctor est Cassius Hemina, cuius verba de ea re subiciam: Numa constituit ut pisces, qui squamosi non essent, ni pollucerent, parsimonia commentus, ut convivia publica et privata cenaeque ad pulvinaria facilius comparerentur, ni qui ad polluctum emerent pretio minus parcerent eaque praemercarentur

[21] Quantum apud nos Indicis margaritis pretium est, de quis suo loco satis diximus, tantum apud Indos curalio; namque ista persuasione gentium constant
[19] Apione tramanda che dei pesci il porco è soprattutto straordinario, che gli Spartani chiamano orthagoriscos; che eso grugnisce, quando è catturato

Ma che quella particolarità è della natura, cosa che ci stupisce di più, anche in alcuni luoghi, subentra con un adeguato esempio, certo risulta che salamoie di tutti i tipi sono ricavate in Italia a Benevento

[20] cassio Emina è testimone che i pesci marini erano in uso a Roma subito dopo fondata, riporterò su questo fatto le sue parole: Numa stabilì affinché non offrissero i pesci, che non erano squamosi, invogliato dal risparmio, cosicché più facilmente fossero preparati banchetti pubblici e privati e le cene accanto ai cuscini, né quelli che li compravano per l'offerta risparmiassero meno il prezzo e li comprassero

[21] Quanto è presso di noi il prezzo per le perle indiane, di cui abbiamo parlato abbastanza a suo luogo, tanto presso gli Indiani (vale) il corallo; infatti dipendono da questa valutazione delle genti
gignitur et in Rubro quidem mari, sed nigrius, item in Persico, vocatur lace, laudatissimum in Gallico sinu circa Stoechadas insulas et in Siculo circa Aeolias ac Drepana

nascitur et apud Graviscas et ante Neapolim Campaniae maximeque rubens, sed molle et ideo vilissimum Erythris

[22] forma est ei fruticis, colos viridis

bacae eius candidae sub aqua et molles, exemptae confestim durantur et rubescunt qua corna sativa specie atque magnitudine

aiunt tactu protinus lapidescere, si vivat; itaque occupari evellique retibus aut acri ferramento praecidi, qua de causa curalium vocitatum interpretantur

probatissimum quam maxime rubens et quam ramosissimum nec scabiosum aut lapideum aut rursus inane et concavum

[23] auctoritas bacarum eius non minus Indorum viris quoque pretiosa est quam feminis nostris uniones gestamen amoliendis periculis arbitrantur
E' prodotto poi anche nel mar Rosso, ma più scuro, anche nel mar Persico, è detto lace, molto pregiato nel golfo della Gallia intorno alle isole Stecadi e nel mare siculo intorno alle Eolie e a Trapani

Nasce anche presso Gravisca e davanti a Napoli in Campania e massimamente rosso, ma morbido e perciò molto poco costoso a Eritre

[22] Per esso la forma è di arbusto, il colore verde

Le sue bacche bianche sott'acqua e molli, tirate s'induriscono subito e rosseggiano con l'aspetto e la grandezza delle corniole coltivate

Dicono pietrificarsi subito al contatto, se è vivo; così essere sorpreso ed essere tolto con le reti o essere tagliato con un ferro acuto, per la quale causa ritengono chiamato corallo

Molto apprezzato quanto più rosseggia e quanto più ramificato e non ruvido o pietroso o ancora vuoto e concavo

[23] Il prestigio delle sue bacche non è meno prezioso anche per gli uomini indiani quanto ritengono le perle ornamento per le nostre donne per i pericoli da allontanare
ita et decore et religione gaudent

prius quam hoc notesceret, Galli gladios, scuta, galeas adornabant eo

nunc tanta paenuria est vendibili merce, ut perquam raro cernatur in suo orbe

[24] surculi infantiae adalligati tutelam habere creduntur contraque torminum ac vesicae et calculorum mala in pulverem igni redacti potique cum aqua auxiliantur, simili modo ex vino poti aut, si febris sit, ex aqua somnum adferunt, ignibus diu repugnat, sed eodem medicamine saepius poto tradunt lienem quoque absumi

sanguinem reicientibus excreantibusve medetur cinis eorum; miscetur oculorum medicamentis, spissat enim ac refrigerat, ulcu cava explet, cicatrices extenuat

[25] Quod ad repugnantiam rerum attinet, quam Graeci antipathian vocant, nihil est usquam venenatius quam in mari pastinaca, utpote cum radio eius arbores necari dixerimus
Così ne godono anche per abbellimento e senso religioso

Prima che fosse noto ciò, i Galli adornavano con esso le spade, gli scudi, gl elmi

Ora c'è tanta penuria per il commercio venale, che molto raramente si vede nella sua zona

[24] Rametti legati a un fanciullo sono ritenuti mantenere la difesa e ridotti in polvere col fuoco e bevuti con acqua aiutano contro la colica e i mali della vescica e dei calcoli, nello stesso modo bevuti col vino o, se c'è febbre, con l'acqua portano il sonno, resiste a lungo ai fuochi, ma con lo stesso medicamento bevuto più spesso tramandano che anche la milza sia consumata

La loro cenere cura quelli che emettono o sputano sangue; è mescolata ai medicamenti degli occhi, infatti astringe e rinfresca, riempie le cavità da ulcera, riduce le cicatrici

[25] Quello che riguarda l'incompatibilità delle cose, che i Greci chiamano antipatia, nulla è ovunque più velenoso che la pastinaca nel mare, poiché abbiamo detto che gli alberi sono uccisi con la sua spina

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 01 - 16

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 01 - 16

hanc tamen persequitur galeos, idem et alios quidem pisces, sed pastinacas praecipue, sicut in terra mustela serpentes, tanta est aviditas ipsius veneni, percussis vero ab ea medentur et hic quidem, sed et mullus ac laser, [26] spectabili naturae potentia, in iis quoque, quibus et in terris victus est, sicut fibris, quos castoras vocant et castorea testes eorum amputari hos ab ipsis, cum capiantur, negat Sextius diligentissimus medicinae, quin immo parvos esse substrictosque et adhaerentes spinae, nec adimi sine vita animalis posse; adulterari autem renibus eiusdem, qui sint grandes, cum veri testes parvi admodum reperiantur; [27] praeterea ne vesicas quidem esse, cum sint geminae, quod nulli animalium; in iis folliculis inveniri liquorem et adservari sale; itaque inter probationes falsi esse folliculos geminos ex uno nexu dependentes, quod ipsum corrumpi fraude conicientium cummim cum sanguine aut Hammoniacum, quoniam Hammoniaci coloris esse debeant circumdati, liquore veluti mellis cerosi, odore graves, gustu amaro et acri, friabiles Ma il galeos l'insegue, lo stesso poi anche altri pesci, ma specie le pastinache, come la donnola i serpenti sulla terra, tanta è l'avidità del veleno stesso, e questo poi, ma anche la triglia e il silfio curano quelli feriti da lei, [26] con mirabile potenza della natura, anche in quelli, fra i quali c'è vita anche sulle terre, come per i beveri, che chiamano castori e Sestio molto studioso di medicina nega che essi si amputino da se stessi i castorei i loro testicoli, quando sono presi, anzi che sono piccoli e ridotti ed aderenti alla spina dorsale, né poter essere tolti senza la vita dell'animale; che si confondono poi con i reni dello stesso, che sono grandi, mentre i veri testicoli soto trovati alquanto piccoli; [27] inoltre che non sono vesciche, essendo due, il che per nessuno degli animali; che in questi follicoli si trova un liquido e che si conserva col sale; pertanto fra le dimostrazioni del falso che i follicoli sono due pendenti da un cordone, che questo stesso è adulterato con frode di quelli che mischiano gomma con sangue o con gomma ammoniacale, perché devono essere circondati del colore della goma ammoniacale, con un liquido come di miele misto a cera, pesanti nell'odore, col sapore amaro ed aspro, friabili
efficacissimi e Ponto Galatiaque, mox Africa

[28] sternumenta olfactu movent

somnum conciliant cum rosaceo et peucedano peruncto capite et per se poti ex aqua, ob id phreneticis utiles; iidem lethargicos odoris suffitu excitant volvarumque exanimationes vel subditu, ac menses et secundas cient II drachmis cum puleio ex aqua poti

[29] medentur et vertigini, opisthotono, tremulis, spasticis, nervorum vitiis, ischiadicis, stomachicis, paralyticis, perunctis omnibus, vel triti ad crassitudinem mellis cum semine viticis ex aceto ac rosaceo

sic et contra comitiales sumpti, poti vero contra inflationes, tormina, venena
I più efficaci dal Ponto e dalla Galazia, poi dall'Africa

[28] Con l'odore provocano starnuti

Conciliano il sonno, unto il capo con olio di rosa e peucedano e bevuti da soli con acqua, per questo utili ai deliranti; gli stessi col suffumigio dell'odore svegliano i letargici e i restringimenti degli organi femminili anche in pessario, e agevolano i cicli e le placente bevuti in due dracme con puleggio in acqua

[29] Curano anche la vertigine, l'opistotono, i tremori, gli spasmi, i mali dei nervi, gli sciatici, i malati di stomaco, i paralitici, tutti con unguenti, o tritati fino alla densità del miele col seme di vetrice con aceto e olio di rosa

Presi così anche contro le epilessie, bevuti poi contro i gonfiori, le coliche, i veleni

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 08-41

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 08-41

[30] differentia tantum contra genera est mixturae, quippe adversus scorpiones ex mulso ita, ut vomitione reddantur aut ut contineantur cum ruta, adversus chalcidas cum myrtite, adversus cerasten et presteras cum panace aut ruta ex vino, adversus ceteras serpentes cum vino

dari binas drachmas satis, eorum, quae adiciantur, singulas

[31] auxiliantur privatim contra viscum ex aceto, adversus aconitum ex lacte aut aqua, adversus helleborum album ex aqua mulsa nitroque

medentur et dentibus infusi cum oleo triti in aurem, a cuius parte doleant, aurium dolori melius, si cum meconio

claritatem visus faciunt cum melle Attico inunctis

cohibent singultus ex aceto

urina quoque fibri resistit venenis et ob id in antidota additur

adservatur autem optume in sua vesica, ut aliqui existumant
[30] La differenza è solo contro i tipi di mistura, poiché contro gli scorpioni con vino mielato così, che siano rigettati col vomito o affinché siano presi con la ruta, contro le calcidi con vino con mirto, contro il ceraste e le prestere con panace o ruta con vino, contro gli altri serpenti col vino

Sufficiente che siano date due dracme; una per ciascuna di quelle, che si aggiungono

[31] Con l'aceto aiutano specialmente contro il vischio, contro l'aconito con latte o acqua, contro l'elleboro bianco con acqua mielata e nitro

Curano anche i denti tritati con olio iniettati nell'orecchio dalla parte dove dolgono, per il mal d'orecchi meglio, se con oppio, rendono la chiarezza della vista a quelli unti con miele attico

Con l'aceto fermano i singhiozzi

Anche l'urina del castoro si oppone ai veleni

E per questo è aggiunta negli antidoti

Si conserva poi ottimamente nella sua vescica, come alcuni pensano
[32] Geminus similiter victus in aquis terraque et testudinum effectusque par, honore habendo vel propter excellens in usu pretium figuraeque proprietatem

sunt ergo testudinum genera terrestres, marinae, lutariae et quae in dulci aqua vivunt

has quidam e Graecis emydas appellant

[33] Terrestrium carnes suffitionibus propriae magicisque artibus refutandis et contra venena salutares produntur

plurimae in Africa

hae ibi amputato capite pedibusque pro antidoto dari dicuntur et e iure in cibo sumptae strumas discutere, lienes tollere, item comitiales morbos

sanguis earum claritatem visus facit, discutit suffusiones oculorum

et contra serpentium omnium et araneorum ac similium et ranarum venena auxiliatur servato sanguine in farina pilulis factis et, cum opus sit, in vino datis

felle testudinum cum Attico melle glaucomata inungui prodest
[32] Ugualmente duplice la vita nelle acque e sulla terra anche delle tartarughe e simile l'effetto, col meritare onore eccellendo anche per il prezzo nell'uso e la caratteristica della conformazione

Ci sono poi specie di tartarughe terrestri, marine, palustri e quelle che vivono in acqua dolce

Alcuni fra i Greci le chiamano emidie

[33] Le carni di quelle terrestri sono tramandate salutari per i suffumigi e adatte per le arti magiche da esorcizzare e contro i veleni

Moltissime in Africa

Queste, tagliato il capo e le zampe, sono dette essere date qui come antidoto, e col brodo prese nel cibo eliminare le scrofole, risollevare le milze, anche le malattie epilettiche

Il loro sangue rende la chiarezza della vista, elimina gli offuscamenti degli occhi

Aiuta anche contro i veleni di tutti i serpenti e dei ragni e di animali simili e delle rane col sangue conservato nella farina fatte le pillole e, quando sia necessario, date nel vino

Giova che i glaucomi siano unti col fiele delle tartarughe con miele attico

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 171 - 175

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 171 - 175

[34] scorpionum plagae instillant

tegimenti cinis vino et oleo subactus pedum rimas ulceraque sanat

squamae e summa parte derasae et in potu datae venerem cohibent

eo magis hoc mirum, quoniam totius tegimenti farina accendere traditur libidinem

urinam aliter earum quam in vesica dissectarum inveniri posse non arbitror et inter ea esse hoc quoque, quae portentose Magi demonstrant, adversus aspidum ictus singularem, efficaciorem tamen, ut aiunt, cimicibus admixtis

ova durata inlinuntur strumis et ulceribus frigore aut adustione factis

sorbentur in stomachi doloribus

[35] Marinarum carnes admixtae ranarum carnibus contra salamandras praeclare auxiliantur, neque est testudine aliud salamandrae adversius

sanguine alopeciarum inanitas et porrigo omniaque capitis ulcera curantur; inarescere eum oportet lenteque ablui
[34] Lo instillano per la ferita degli scorpioni

La cenere del guscio stemperata con vino e olio cura e tagli e le ferite dei piedi

Le scaglie rase dalla parte superiore e date in bevanda inibiscono l'amore

Tanto più strano questo, perché si tramanda che la passione si accende con la polvere di tutto il guscio

Non penso che la loro urina possa essere trovata diversamente che nella vescica di quelle tagliate e che fra queste cose che i maghi sostengono straordinariamente ci sia anche questo, specifico contro le ferite degli aspidi, tuttavia più efficace, come dicono, con cimici mescolate

Le uova sode sono spalmate per le scrofole e le ulcere causate da freddo o da ustione

Sono bevute nei dolori di stomaco

[35] Le carni di quelle marine miste alle carni delle rane aiutano molto validamente contro le salamandre, e non c'è altro più contrario alla salamandra della tartaruga

Col sangue sono curati i vuoti delle alopecia e la tigna e tutte le ulcere del capo; occorre che esso secchi e sia lavato lentamente
instillatur et dolori aurium cum lacte mulierum

adversus morbos comitiales manditur cum polline frumenti, miscetur autem sanguinis heminis III aceti hemina

[36] datur et suspiriosis, sed tum hemina vini additur; his et cum hordeacea farina, aceto quoque admixto, ut sit quod devoretur fabae magnitudine; et haec singula et matutina et vespera dantur, dein post aliquot dies bina vespera

comitialibus instillatur ore diducto; iis, qui modice corripiantur spasmo, cum castores clystere infunditur

[37] quod si dentes ter annis collunatur testudinum sanguine, immunes a dolore fiant

et anhelitus discutit quasque orthopnoeas vocant; ad has in polenta datur

fel testudinum claritatem oculorum facit, cicatrices extenuat, tonsillas sedat et anginas et omnia oris vitia, privatim nomas ibi, item testium
Viene instillato anche per il mal d'orecchi con il latte delle donne

Si mastica con farina di frumento contro i mali epilettici, si mescola quindi in tre emine di sangue in un'emina di aceto

[36] E' dato anche agli asmatici, ma allora è aggiunta un'emina di vino; per questi anche con farina d'orzo, anche con aceto mescolato, affinché questo sia ingoiato con la grandezza di una fava; e questi elementi sono dati una volta sia al mattino sia a sera, poi dopo alcuni giorni due volte la sera

Viene instillato agli epilettici nella bocca spalancata; a quelli, che sono colpiti moderatamente dallo spasmo, è infuso un castorio con un clistere

[37] Che se i denti sono lavati tre volte l'anno col sangue delle tartarughe, diventano immuni dal dolore

Allontana anche l'asma e quelle che chiamano ortopnee; per queste viene dato nella polenta

Il fiele delle tartarughe porta la limpidità degli occhi, riduce le cicatrici, calma le tonsille e le angine e tutti i mali della bocca, qui specie i gonfiori, anche dei testicoli

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 10, Paragrafi 52 - 53

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 10, Paragrafi 52 - 53

naribus inlitum comitiales erigit attollitque

idem cum vernatione anguium aceto admixto unice purulentis auribus prodest

quidam bubulum fel admiscent decoctarum carnium testudinis suco, addita aeque vernatione anguium

[38] sed vino testudinem excocunt

oculorum utique vitia omnia fel inunctum cum melle emendat, suffusiones etiam marinae fel cum fluviatilis sanguine et lacte

capillus mulierum inficitur felle

contra salamandras vel sucum decoctae bibisse satis est

[39] Tertium genus testudinum est in caeno et paludibus viventium

latitudo his et in dorso pectori similis nec convexo curvata calice, ingrata visu

ex hac quoque tamen aliqua contingunt auxilia
Spalmato sulle narici risolleva e rianima gli epilettici

Lo stesso con la spoglia delle serpi con aceto mescolato giova in modo unico alle orecchie purulente

Alcuni mescolano il fiele bovino al succo delle carni cotte della tartaruga, con la spoglia delle serpi ugualmente aggiunta

[38] Cucinano invece la tartaruga col vino

Il fiele unto col miele cura completamente tutti i mali degli occhi, il fiele di quelle marine anche le cataratte col sangue di quella fluviale e col latte

La capigliatura delle donne si tinge col fiele

Contro le salamandre è sufficiente aver bevuto anche il succo di una cotta

[39] C'è una terza specie di tartarughe che vivono nel fango e nelle paludi

Per queste una larghezza anche sul dorso simile al petto e non con la corazza curva inclinata, brutta a vedersi

Tuttavia anche da questa ricavano alcuni rimedi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 76 - 116

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