Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 113-189, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 113-189

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 113-189
eius quoque a colore duo genera Graeci faciunt, nigrum et candidius, quod praeferunt, parcissimi seminis, appellantque Siculum, candoris sane discrimine praeferentes et lactucam

nostri betae genera vernum et autumnale faciunt a temporibus satus

quamquam et Iunio seritur; transfertur autumno planta

[133] hae quoque et oblini fimo radices suas locumque similiter madidum amant

usus his et cum lenti ac faba idemque qui oleris, et praecipuus, ut lenitas excitetur acrimonia sinapis

medici nocentiorem quam olus esse iudicavere, quamobrem adpositas non nemini degustare etiam religio est, ut validis potius in cibo sint

[134] gemina iis natura, et oleris et capite ipso exilientis bulbi, species summa in latitudine

ea contingit, ut in lactucis, cum coeperint colorem trahere inposito levi pondere
I Greci distinguono anche di questa due generi dal colore, il nero e uno più chiaro, che preferiscono, di seme scarsissimo, lo chiamano siculo, anteponendo una lattuga certo anche dalla diversità del candore

I nostri dai periodi della semina distinguono per la bietola i generi primaverile ed autunnale

Sebbene sia piantata anche a Giugno; la pianta si trapianta in autunno

[133] Anche queste amano le loro radici con letame cosparso e un luogo ugualmente bagnato

Per queste l'uso anche con la lenticchia e la fava e ugualmente quello del cavolo, e specifico, con il piccante della senape affinchè la delicatezza sia rinforzata

I medici ritennero che fosse più innocua del cavolo, perciò è anche scrupolo per qualcuno non gustare quelle servite, cosicchè siano piuttosto per quelli forti nel cibo

[134] Per esse una duplice natura, sia del cavolo sia del bulbo che esce dalla cima stessa, il sommo aspetto nella larghezza

Essa si ottiene , come nelle lattughe, con un peso leggero messo sopra quando hanno cominciato a prendere colore
neque alii hortensiorum latitudo maior; in binos pedes aliquando se pandunt, multum et soli natura conferente, siquidem in Circeiensi agro amplissimae proveniunt

[135] sunt qui betas punico malo florente optime seri existiment, transferri autem, cum V foliorum esse coeperint

mira differentia, si vera est, candidis alvum elici, nigris inhiberi, et cum brassica corrumpatur in dolio vini sapor, eodem betae foliis demersis restitui

[136] Olus caulesque, quibus nunc principatus hortorum, apud Graecos in honore fuisse non reperio, sed Cato brassicae miras canit laudes, quas in medendi loco reddemus

genera eius facit: extentis foliis, caule magno, alteram crispo folio, quam apiacam vocant, tertiam minutis caulibus, lenem, teneram minimeque probat
Né una larghezza maggiore per un altro degli ortaggi; talvolta s'allargano di due piedi, contribuendo molto anche la natura del suolo, se veramente quelle molto larghe crescono nella campagna del Circeo

[135] Ci sono quelli che ritengono che le bietole si piantino ottimamente col melograno che fiorisce, che siano poi trapiantate, quando hanno cominciato ad esserci 5 foglie

Strana la differenza, se è vera, che l'intestino viene liberato dalle bianche, è bloccato dalle nere, e quando nella botte il sapore del vino è rovinato dal cavolo, essere risanato con le foglie della bietola nello stesso posto

[136] Cavolo e gambi, per questi il primato degli orti ora, presso i Greci non trovo essere stati in pregio, ma Catone canta meravigliose lodi del cavolo, che riporteremo nella sezione del curare

Distingue le sue specie: con foglie estese, con un gambo grande, l'altra con foglia crespa, che chiamano apiaca, la terza con gambi piccoli, leggera, tenera e pochissimo apprezzata
[137] brassica toto anno seritur, quoniam et toto secatur, utilissime tamen ab aequinoctio autumni, transferturque, cum V foliorum est

cymam a prima satione praestat proximo vere

hic est quidam ipsorum caulium delicatior teneriorque cauliculus, Apicii luxuriae et per eum Druso Caesari fastiditus, non sine castigatione Tiberi patris

[138] post cymam ex eadem brassica contingunt aestivi autumnalesque cauliculi, mox hiberni, iterumque cymae, nullo aeque genere multifero, donec fertilitate sua consumatur

altera satio ab aequinoctio verno est, cuius planta extremo vere plantatur, ne prius cyma quam caule pariat

tertia circa solstitium, ex qua, si umidior locus sit, aestate, si siccior, autumno plantatur

umor fimumque si defuere, maior saporis gratia est; si abundavere, laetior fertilitas
[137] Il cavolo è piantato tutto l'anno, perché è raccolto anche tutto l'anno, tuttavia molto conveniente dall'equinozio dell'autunno, ed è trapiantato, quando è di 5 foglie

Dopo la prima semina mostra la cima nella primavera successiva

Questo è un piccolo cavolo più delicato dei gambi stessi e più tenero, sgradito per la raffinatezza di Apicio e attraverso lui (sgradito) a Druso Cesare, non senza rimprovero del padre Tiberio

[138] Dopo la punta dallo stesso cavolo derivano piccoli gambi estivi ed autunnali, poi invernali, e di nuovo le punte, in nessun tipo ugualmente produttivo, finché non si esaurisce per la sua fertilità

L'altra semina avviene dopo l'equinozio primaverile, la cui pianta è piantata a fine primavera, affinchè la punta non compaia prima del gambo

La terza verso il solstizio d'estate, da cui, se il luogo è più umido, è piantato in estate, se più secco, in autunno

Se mancarono umidità e concime, c'è maggior piacere di sapore; se abbondarono, un'abbondanza più rigogliosa

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 224-248

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 224-248

fimum asininum maxime convenit

[139] Est haec quoque res inter opera ganeae, quapropter non pigebit verbosius persequi

praecipuus fit caulis sapore ac magnitudine, primum omnium si in repastinato seras, dein si terram fugientes cauliculos sequare terra adtollentesque se proceritate luxuriosa exaggerando aliam accumules ita, ne plus quam cacumen emineat

Tritanum hoc genus vocatur bis conputabili inpendio taedioque

[140] Cetera genera complura sunt: Cumanum sessile folio, capite patulum; Aricinum altitudine non excelsius, folio numerosius quam tenerius; hoc utilissimum existimatur, quia sub omnibus paene foliis fruticat cauliculis peculiaribus

Pompeianum procerius, caule ab radice tenui, intra folia crassescit; rariora haec angustioraque, sed teneritas in dote est
Conviene soprattutto il concime dell'asino

[139] Anche questo cibo è fra le attività della taverna, pertanto non rincrescerà indagare più ampiamente

Il cavolo diventa particolare nel sapore e nella grandezza, prima di tutto se semini in un terreno rimosso, poi se ricoprirai con la terra i piccoli gambi che sfuggono il terreno e che si sollevano con rigogliosa velocità con l'aggiungerne altra accumulerai così, che non spunterà più che la punta

Questa specie è detta triziana con doppia spesa richiesta e fatica

[140] Ci sono numerosi altri generi: il cumano con foglia sessile, aperto nel capo; l'aricino non più alto in altezza, più fitto che tenero nella foglia; questo è ritenuto molto utile, perché fruttifica sotto quasi tutte le foglie con piccoli gambi particolari

Il pompeiano più alto, col gambo sottile dalla radice, s'ingrandisce tra le foglie; queste più rade e più strette, ma c'è in pregio la morbidezza
frigora non tolerat, quibus etiam aluntur Bruttiani praegrandes foliis, caule tenus, sapore acuti

[141] Sabellico usque in admirationem crispa sunt folia, quorum crassitudo caulem ipsum extenuet, sed dulcissimi perhibentur ex omnibus

nuper subiere Lacuturnenses ex convalle Aricina, capite praegrandes, folio innumeri, alii in orbem conlecti, alii in latitudinem torosi; nec plus ullis capitis post Tritianum, cui pedale aliquando conspicitur, et cyma nullis serior

[142] cuicumque autem generi pruinae plurimum suavitatis conferunt, at nisi obliquo vulnere defendatur medulla, plurimum nocent

semini destinati non secantur

est etiam sua gratia numquam plantae habitum excedentibus; αλμυριδια vocant, quoniam nisi in maritumis non proveniunt
Non sopporta i freddi, da cui invece sono alimentati i bruziani molto grandi nelle foglie, con un gambo sottile, un sapore intenso

[141] Per il sabellico ci sono foglie crespe fino all'ammirazione, la cui grandezza indebolisce il gambo stesso, ma sono considerati i più dolci fra tutti

Da poco sono giunti i lacuturnesi da una vallata di Ariccia, molto grandi nel capo, innumerevoli nella foglia, altri raccolti in cerchio, altri massicci in larghezza; per nessuno una punta maggiore dopo il triziano, a cui talvolta si nota di un piede, e per nessuno una cima più tardiva

[142] A qualunque genere poi le brinate conferiscono moltissima gustosità, ma nuocciono moltissimo se il midollo non è difeso da un'incisione obliqua

Quelli destinati al seme non sono tagliati

C'è anche un proprio pregio per quelli che non superano mai la robustezza della pianta; li chiamano almiridia, perché non derivano se non dalle zone marittime

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 123-164

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 33, Paragrafi 123-164

aiunt navigatione quoque longinqua virides adservari, si statim desecti ita, ne humum adtingant, in cados olei quam proxime siccatos opturatosque condantur omni spiritu excluso

[143] sunt qui plantam in transferendo alga subdita pediculo nitrive triti quod tribus digitis capiatur celeriorem ad maturitatem fieri putent

sunt qui semen trifolii nitrumque simul tritum adspergant foliis

nitrum in coquendo etiam viriditatem custodit, ut et Apiciana coctura, oleo ac sale, priusquam coquantur, maceratis

[144] est inter herbas genus inserendi praecisis germinibus caulis et in medullam semine ex aliis addito

hoc et in cucumere silvestri

nec non olus quoque silvestre est, triumpho divi Iuli carminibus praecipue iocisque militaribus celebratum; alternis quippe versibus exprobavere lapsana se vixisse apud Dyrrachium, praemiorum parsimoniam cavillantes
Dicono essere conservati verdi anche in una lunga navigazione, se tagliati subito così, che non tocchino il terreno, siano conservati in orci di olio seccati quanto prima e tappati dopo aver tolto tutta l'aria

[143] Ci sono quelli che ritengono che la maturazione diventi più veloce nel trapiantare con un'alga messa sotto il piede o col nitro tritato quello che sia contenuto in tre dita

Ci sono quelli che bagnano il seme del trifoglio e il nitro tritato insieme

Il nitro anche nel cuocere mantiene il colore verde, come anche la ricetta di Apicio, dopo averli macerati, con olio e sale, prima che siano cotti

[144] Fra le erbe c'è un modo d'innestare con i germogli recisi del gambo e col seme da altre piante aggiunto nel midollo

Questo anche nel cetriolo selvatico

E c'è anche un cavolo selvatico, celebrato nel trionfo del divino Giulio particolarmente con i canti e gli scherzi militari; con frasi alternate infatti rinfacciarono di essere vissuti presso Durazzo con la lapsana, criticando l'esiguità dei premi
est autem id cyma silvestris

[145] Omnium in hortis rerum lautissima cura asparagis

de origine eorum e silvestribus corrudis abunde dictum et quomodo eas iuberet Cato in harundinetis seri

est et aliud genus incultius asparago, mitius corruda, passim etiam in montibus nascens, refertis superioris Germaniae campis, non inficeto Ti Caesaris dicto, herbam ibi quandam nasci simillimam asparago

[146] nam quod in Neside Campaniae insula sponte nascitur, longe optimum existimatur

hortensium seritur spongeis

est enim plurimae radicis altissimeque germinat

viret thyrso primum emicante, qui caulem educens tempore ipso fastigatur in toros striatos

potest et semine seri

[147] Nihil diligentius comprehendit Cato, novissimumque libri est, ut appareat rem repentem ac noviciam fuisse
Essa è infatti una cima selvatica

[145] Di tutte le piante negli orti molto rinomata la cura per gli asparagi

Sulla loro origine si è parlato ampiamente riguardo agli asparagi selvatici e in che modo Catone suggerisca che essi siano piantati nei canneti

C'è anche un altro genere più grezzo dell'asparago, più delicato del selvatico, che nasce qua e là anche sui monti, nei campi pieni della Germania settentrionale, con una frase non insulsa di Tiberio Cesare, che qui nasce una certa erba molto simile all'asparago

[146] Infatti quello che nasce spontaneamente a Nisida isola della Campania, è ritenuto ampiamente ottimo

Quello da orto è piantato con le radici intrecciate

Infatti è di fittissima radice e germoglia molto profondamente

Verdeggia dapprima con un fusto che spunta, che emettendo il gambo nello stesso tempo è ristretto in rigonfiamenti striati

Può essere piantato anche col seme

[147] Catone non tratta niente più attentamente, ed è nel finale del libro, cosicché si deduce che la cosa sia stata improvvisa e nuova

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 91-100

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locum subigi iubet umidum aut crassum, semipedali undique intervallo seri, ne calcetur, praeterea ad lineam grana bina aut terna paxillo demitti- videlicet semine tum tantum serebantur-, [148] id fieri secundum aequinoctium vernum, stercore satiari, crebro purgari, caveri ne cum herbis evellatur asparagus; primo anno stramento ab hieme protegi, vere aperiri, sariri, runcari, tertio incendi verno

quo maturius incensus est, hoc melius provenit

itaque harundinetis maxime convenit, quae festinant incendi

sariri iubet idem non antequam asparagus natus fuerit, ne in sariendo radices vexentur
Consiglia che sia lavorato un luogo umido o grasso, che si pianti con uno spazio di mezzo piede da ogni parte, affinchè non sia calpestato, inoltre che siano messi in linea con un piolo due o tre semi- evidentemente allora erano piantati solo col seme-, [148] che questo avviene dopo l'equinozio primaverile, che si ricopra col concime, si pulisca spesso, si stia attenti che l'asparago non sia strappato con le erbe; che nel primo anno si protegga con uno strame dall'inverno, che a primavera si liberi, si sarchi, si ripulisca, si bruci nella terza primavera

Quanto più presto è bruciato, meglio questo produce

Perciò conviene soprattutto nei canneti, che fanno in fretta ad essere incendiati

Consiglia che lo stesso sia sarchiato non prima che sia nato l'asparago, affinché le radici non siano strappate nel sarchiare
[149] ex eo velli asparagum ab radice, nam si defringatur, stirpescere et intermori; velli, donec in semen eat, id autem maturescere ad ver, incendique ac rursus, cum apparuerit asparagus, sariri ac stercorari

ac post annos VIIII, cum iam vetus sit, digeri subacto stercoratoque, tum spongeis seri singulorum pedum intervallo

quin et ovillo fimo nominatim uti, quoniam aliud herbas creet

[150] nec quicquam postea temptatum utilius apparuit, nisi quod circa id Feb defosso semine acervatim parvulis scrobibus serunt, plurimum maceratum fimo

Biennio dein nexis inter se radicibus spongeas factas post aequinoctium autumni disponunt pedalibus intervallis, fertilitate in denos annos durante

nullum gratius his solum quam Ravennatium hortorum indicavimus
[149] Per questo che l'asparago sia tirato dalla radice, infatti se è spezzato, crescere e morire; che sia tolto, finché va in seme, questo poi maturare verso primavera, e di nuovo essere bruciato, quando sia comparso l'asparago, essere sarchiato e concimato

E dopo 9 anni, quando è gia vecchio, essere frantumato dopo aver rivoltato e concimato, allora essere piantato con le radici intrecciate alla distanza di un piede

Anzi usare esplicitamente anche letame di pecora, perché un altro produce erbe

[150] Né alcuna cosa tentata dopo apparve più utile, se non che seminano verso le idi di Febbraio col seme sotterrato a mucchi in piccole buche, dopo che è stato macerato lungamente nel letame

Poi in due anni unitesi le radici fra loro dopo l'equinozio d'autunno dispongono alle distanze di un piede le radici intrecciate formatesi, con una fertilità che dura per dieci anni

Nessun suolo abbiamo indicato più gradito per queste che quello degli orti ravennati

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[151] corrudam, hunc enim intellego silvestrem asparagum, quem Graeci ορμινον aut μυακανθον vocant aliisque nominibus, invenio nasci et arietis cornibus tunsis atque defossis

[152] Poterant videri dicta omnia, quae in pretio sunt, ni restaret res maximi quaestus non sine pudore dicenda

certum est quippe carduos apud Carthaginem Magnam Cordubamque praecipue sestertium sena milia e parvis reddere areis, quoniam portenta quoque terrarum in ganeam vertimus serimusque etiam ea, quae refugiunt cunctae quadripedes

[153] carduos ergo duobus modis, autumno planta et semine ante nonas Martias, plantaeque ex eo disponuntur ante id Novemb aut in locis frigidis circa favonium

stercorantur etiam, si dis placet, laetiusque proveniunt
[151] Trovo che la corruda, infatti intendo questo l'asparago selvatico, che i Greci chiamano orminos o myacanthos e con altri nomi, nasca anche dalle corna dell'ariete pestate e sotterrate

[152] Tutte le piante citate potevano sembrare quelle che hanno valore, se non restasse una cosa di massimo guadagno da citare non senza riguardo

E' certo infatti che presso Cartagine Grande e Cordova i cardi dalle piccole zone rendono principalmente seimila sesterzi, poiché portiamo in trattoria anche le stranezze dei terreni e piantiamo inoltre quelle cose, che tutti i quadrupedi disdegnano

[153] (Piantano) i cardi dunque in due modi, col pollone in autunno e col seme prima delle none di Marzo, e le piante (ottenute) da questo sono trasferite prima delle idi di Novembre O nei luoghi freddi verso il favonio

Sono anche concimati, se piace agli dei, e crescono più rigogliosamente

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