Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 193-210

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 193-210

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 193-210
[193] Varie itaque quatitur, et mira eduntur opera, alibi prostratis moenibus, alibi hiatu profundo haustis, alibi egestus molibus, alibi emissis amnibus, nonnumquam etiam ignibus calidisve fontibus, alibi averso fluminum cursu

praecedit vero comitaturqe terribilis sonus, alias murmuri similis, alias mugitibus aut clamori humano armorumve pulsantium fragori, pro qualitate materiae excipientis formaque vel cavernarum vel cuniculi, per quem meet, exilius grassante in angusto, eodem rauco in recurvis, resultante in duris, fervente in umidis, fluctuante in stagnantibus, furente contra solida

[194] itaque et sine motu saepe editur sonus

nec simplici modo quatitur umquam, sed tremit vibratque
[193] Dunque è variamente scossa, e sono prodotte azioni straordinarie, in un luogo con mura abbattute, in un altro inghiottite in una profonda voragine, in un altro l'emissione di massi, in un altro fiumi scaturiti, e talvolta anche fuochi i sorgenti calde, in un altro con il corso dei fiumi al contrario

Inoltre un terribile rumore precede e accompagna, a volte simile ad un mormorio, a volte a muggiti o al grido umano o al fragore delle armi che si urtano, a seconda della qualità di materia di chi lo riceve e della forma o delle caverne o dei cunicoli, attraverso cui passa, più sottile nel passaggio stretto, ma rauco in quelli ricurvi, echeggiante in quelli rigidi, ribollente in quelli umidi, ondeggiante in quelli stagnanti, furioso contro quelli solidi

[194] Perciò anche senza terremoto si sente spesso il suono

Né viene scossa mai in modo semplice, ma trema e vibra
hiatus vero alias remanet ostendens quae sorbuit, alias occultat ore conpresso rursusque ita inducto solo, ut nulla vestigia exstent, urbibus plerumque devoratis agrorumque tractu hausto, maritima autem maxime quatiuntur, nec montuosa tali malo carent

exploratum mihi est Alpes Apenninumque saepius tremuisse

[195] et autumno ac vere terrae crebrius moventur, sicut fulmina

ideo Galliae et Aegyptus minime quatiuntur, quoniam hic aestatis causa obstat, illic hiemis

item noctu saepius quam interdiu

maximi autem motus existunt matutini vespertinique, sed propinqua luce crebri, interdiu autem circa meridiem

fiunt et solis lunaeque defectu, quoniam tempestates tunc sopiuntur, praecipue vero cum sequitur imbres aestus imbresve aestum
La fenditura poi a volte rimane mostrando ciò che inghiottì, a volte nasconde nell'apertura serrata e dopo aver così ricoperto di nuovo il suolo, affinché non rimanga alcuna traccia, spesso con città sprofondate te e con un tratto di campi inghiottito, inoltre sono scosse soprattutto le zone marittime, neanche le montuose sono prive di tale danno

Mi è risultato che le Alpi e gli Appennini avevano tremato più volte

[195] Le terre sono agitate più di frequente in autunno e primavera, come i fulmini

Perciò le Gallie e l'Egitto sono scosse pochissimo, qui perché ostacola la causa dell'estate, lì dell'inverno

Ugualmente più spesso di notte che di giorno

Inoltre i terremoti più violenti avvengono al mattino e alla sera, ma frequenti con l'alba vicina, di giorno invece intorno al mezzogiorno

Avvengono anche per l'eclisse del sole e della luna, perché allora le tempeste sono assopite, particolarmente però quando il caldo segue le piogge o le piogge il caldo
[196] Navigantes quoque sentiunt non dubia coniectura, sine flatu intumescente fluctu subito aut quatiente ictu

intremunt vero et in navibus postes aeque quam in aedificiis crepituque praenuntiant

quin et volucres non inpavidae sedent

est et in caelo signum praeceditque motu futuro aut interdiu aut paulo post occasum sereno tenuis ceu lineae nube in longum porrecta spatium

[197] Est et in puteis turbidior aqua nec sine odoris taedio, sicut in isdem et remedium, quale et crebri specus praebent; conceptum enim spiritum exhalant

quod in totis notatur oppidis: minus quatiuntur crebris ad eluviem cuniculis cavata, multoque sunt tutiora in isdem illis quae pendent, sicuti Neapoli in Italia intellegitur, parte eius, quae solida est, ad tales casus obnoxia

tutissimi sunt aedificiorum fornices, anguli quoque parietum postesque, alterno pulsu renitente
[196] Anche i naviganti li percepiscono con indizio sicuro, quando senza vento l'onda si gonfia all'improvviso o quando un colpo scuote

Le porte poi tremano sulle navi ugualmente come nelle case e preannunciano col cigolio

Ma amche gli uccelli non rimangono impavidi

C'è un segno anche nel cielo e precede il futuro terremoto o di giorno o poco dopo il tramonto col sereno come con una nube di linea sottile distesa in un lungo spazio

[197] Anche l'acqua nei pozzi è più torbida non senza fastidio dell'odore, ma in essi anche una difesa, quale offrono anche numerose caverne; infatti esalano l'aria raccolta

Questo è notato in intere città: sono scosse meno le zone scavate con numerosi cunicoli per lo scarico, e sono molto più sicure quelle che sono sospese in quei luoghi, come si capisce a Napoli in Italia, nella sua parte,che è solida, esposta a tali disastri

Sono molto sicure le volte dei palazzi, anche gli angoli delle pareti e le porte, con la spinta contrapposta che bilancia

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 14, Paragrafi 61-72

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 14, Paragrafi 61-72

et latere terreno facti parietes minore noxa quatiuntur

[198] magna differentia est et in ipso genere motus, pluribus siquidem modis quatitur

tutissimum est cum vibrat crispante aedificiorum crepitu et cum intumescit adsurgens alternoque motu residit; innoxium et cum concurrentia tecta contrario ictu arietant, quoniam alter motus alteri renititur

undantis inclinatio et fluctus more quaedam volutatio infesta est aut cum in unam partem totus se motus inpellit

desinunt autem tremores, cum ventus emersit; sin vero duravere, non ante XL dies sistuntur, plerumque et tardius, utpote cum quidam annuo et bienni spatio duraverint

[199] Factum est semel, quod equidem in Etruscae disciplinae voluminibus invenio, ingens terrarum portentum L

Marcio Sexto Iulio cos
Anche le pareti fatte col mattone sono scosse con minore danno

[198] C'è grande differenza anche nel tipo stesso di terremoto, poiché è scosso in molti modi

E' molto sicuro quando vibra con crepitio ondeggiante degli edifici e quando cresce sollevandosi e ricade con moto alterno; innocuo anche quando le costruzioni che sono a contatto cozzano come arieti con un colpo contrario, poiché un moto si oppone all'altro

E' dannosa l'inclinazione con fluttuazioni e un certo ondeggiamento a mo'di flutto o quando tutto il terremoto si scarica su una sola parte

Comunque cessano i tremiti, quando si alza il vento; se però continuarono, non si fermano prima di quaranta giorni, e spesso anche più tardi, tanto che alcuni erano durati lo spazio di uno e due anni

[199] E' accaduto una volta, cosa che riscontro certo nei libri della dottrina etrusca, un grande prodigio di terre nel territorio di Modena, sotto i consoli L

Marcio e Sesto Giulio
in agro Mutinensi

namque montes duo inter se concurrerunt crepito maxo adsultantes recedentesque, inter eos flamma fumoque in caelum exeunte interdiu, spectante e via Aemilia magna equitum Romanorum familiarumque et viatorum multitudine; eo concursu villae omnes elisae, animalia permulta, quae intra fuerant, exanimata sunt, anno ante sociale bellum, quod haud scio an funestius terrae ipsi Italiae fuerit quam civilia

non minus mirum ostentum et nostra cognovit aetas anno Neronis principis supremo, sicut in rebus eius exposuimus, pratis oleis intercedente publica via in contrarias sedes transgressis in agro Marrucino praediis Vetti Marcelli equitis Romani res Neronis procurantis

[200] Fiunt simul cum terrae motu et inundationes mareis, eodem videlicet spiritu infusi aut terrae sidentis sinu recepti
Infatti due monti si scontrarono fra loro con grandissimo fragore avanzando e retrocedendo, con fiamma e fumo fra loro che andava al cielo di giorno, con grande folla di cavalieri Romani che guardava dalla via Emilia e una moltitudine di famiglie e viaggiatori

Per tale urto schiacciate tutte le ville, moltissimi animali, che si erano trovati in mezzo, vennero uccisi, nell'anno prima della guerra sociale, che non so se sia stata più funesto per la stessa terra d'Italia che le guerre civili

Un portento non meno straordinario conobbe anche la nostra epoca nell'ultimo anno del principe Nerone, come riferii nelle sue vicende, quando campi e uliveti con una strada pubblica che passava in mezzo si scambiarono i luoghi nel territorio Marrucino nelle tenute di Vezio Marcello cavaliere romano che amministrava gli affari di Nerone

[200] Insieme al movimento della terra si producono anche inondazioni del mare, certo sospinti dallo stesso soffio o accolti nella cavità della terra che sprofonda

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 116 - 172

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 116 - 172

maximus terrae memoria mortalium exstitit motus Tiberii Caesaris principatu, XII urbibus Asiae una nocte prostratis; creberrimus Punico bello intra eundem annum septies ac quainquagies nuntiatus Romam, quo quidem anno ad Trasimenum lacum dimicantes maximum motum neque Poeni sensere nec Romani

nec vero simplex malum aut in ipso tantum motu periculum est, sed par aut maius ostento

numquam urbs Roma tremuit, ut non futuri eventus alicuius id praenuntium esset

[201] Eadem nascentium causa terrarum est, cum idem ille spiritus adtollendo potens solo non valuit erumpere

nascuntur enim, nec fluminum tantum invectu, sicut Echinades insulae ab Acheloo amne congestae maiorque pars Aegypti a Nilo, in quam a Pharo insula noctis et diei cursum fuisse Homero credimus, nec recessu maris, sicuti olim Cerceis
A memoria di uomo il più vasto terremoto della terra avvenne durante il principato de Tiberio Cesare, con dodici città dell'Asia distrutte in una notte; il più duraturo quello annunciato a Roma durante la guerra punica per cinquantasette volte in un anno, proprio in quell'anno combattendo presso il lago Trasimeno né Cartaginesi né Romani avvertirono una scossa fortissima

Inoltre non c'è una sciagurata isolata o un pericolo soltanto nello stesso terremoto, ma uguale o maggiore nel presagio

La città di Roma non ha mai tremato, cosicché ciò non fosse il preavviso di qualche evento futuro

[201] E' uguale la causa delle terre che nascono, quando quello stesso soffio potente nel sollevare dal suolo non è riuscito a prorompere

Infatti nascono, non soltanto per l'accumulo dei fiumi, come le isole Echinadi formate dal fiume Acheloo e la maggior parte dell'Egitto dal Nilo, verso cui crediamo ad Omero che dall'isola di Faro ci volesse il viaggio di una notte e un giorno, non per il recesso del mare, come un tempo al Circeo
quod accidisse et in Ambraciae portu decem milium passuum intervallo et Atheniensium quinque milium ad Piraeeum memoratur

et Ephesius quondam aedem Dianae adluebat

Herodoto quidem si credimus, mare fuit supra Memphim usque ad Aethiopum montes itemque a planis Arabiae, mare circa Ilium et tota Teuthraniae quaque campos intulerit Maeander

[202] Nascuntur et alio modo terrae ac repente in aliquo mari emergunt, velut paria secum faciente natura quaeque hauserit hiatus alio loco reddente; Clarae iam pridem insulae Delos et Rhodos memoriae produntur; et natae postea minores, ultra Melon Anaphe, inter Lemnum et Hellespontum Neae, inter Lebedum et Teon Halone, inter Cycladas Thera et Therasia, inter easdem Olympiadis CXLV anno quarto (post annos XXXX) Hiera eademque Automate, et ab ea duobus stadiis post annox CCXLII nostro aevo Iunio Silano Valerio (Balbo) cos
Si ricorda che questo era accaduto anche nel porto di Ambracia per una distanza di dieci miglia e per cinque miglia presso il Pireo

Anche Efeso un tempo lambiva il tempio di Diana

Se dunque crediamo ad Erodoto, il mare si trovò sopra Menfi fino ai monti degli Etiopi e ugualmente dalla pianura dell'Arabia, mare intorno a Troia e a tutta la Teutrania e dove il Meandro colmò i campi

[202] Anche in un altro modo nascono le terre e subito emergono in qualche mare, come se la natura pareggiasse con se stessa e restituisse in un altro luogo quelle cose che la voragine ha tolto

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 08, Paragrafi 136 - 145

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 08, Paragrafi 136 - 145

a

d VIII idus Iulias Thia; [203] ante nos et iuxta Italiam inter Aeolias insulas, item iuxta Cretam emersit MM

D passuum una cum calidis fontibus, altera Olympiadis CLXIII anno tertio in Tusco sinu, flagrans haec violento cum flatu, proditurque memoriae, magna circa eam multitudine piscium fluitante confestim expirasse quibus ex his cibus fuisset; sic et Pithecussas in Campano sinu ferunt ortas, mox in his montem Epopon, cum repente flamma ex eo emicuisset, campestri aequatum planitiei
Sono riportate alla memoria famose già da prima le isole di Delo e Rodi; poi nate di minori, Anafe al di là di Melo, Nea fra Lemno e l'Ellesponto, Alone tra lebedo e Teo, Tera e Terasia fra le Cicladi, fra le stesse nel quarto anno della centoquarantacinquesima Olimpiade (dopo quarant'anni) Iera, e la stessa Automate, e a due stadi da essa Tia dopo duecentoquarantadue anni, nel nostro tempo sotto i consoli Giunio Silano e Valerio Balbo il giorno prima delle idi di luglio

[203] Prima della nostra epoca anche vicino all'Italia fra le isole Eolie, allo stesso modo ne emerse una vicino a Creta di duemilacinquecento passi con calde fonti, un'altra nel terzo anno della centosessantatreesima Olimpiade nel golfo toscano, bruciante questa con un soffio violento, e si tramanda alla memoria, una grande moltitudine di pesci che fluttuava intorno ad essa ed essere subito morti coloro i quali avevano ricavato cibo da questi

Così dicono sorte anche le Pitecuse nel golfo campano, poi su queste il monte Epopo, dopo aver brillato all'improvviso una fiamma, livellato alla pianura campestre
in eadem et oppidum haustum profundo, alioque motu terrae stagnum emersisse, et alio provolutis montibus insulam extitisse Prochytam

[204] Namque et hoc modo insulas rerum natura fecit: avellit Siciliam Italiae, Cyprum Syriae, Euboeam Boeotiae, Euboeae Atalanten et Macrian, Besbicum Bithyniae, Leucosian Sirenum promunturio

rursus abstulit insulas mari iunxitque terris, Antissam Lesbo, Zephyrium Halicarnaso, Aehtusan Myndo, Dromiscon et Pernen Mileto, Narthecusam Parthenio promunturio

Hybanda, quondam insula Ioniae, ducentis nunc a mari abest stadiis, Syrien Ephesus in mediterraneo habet, Derasidas et Sapphoniam vicina ei Magnesia

[205] Epidaurus et Oridum insulae esse desierunt
Nella stessa (isola) anche una città inghiottita nel profondo, e per un altro movimento della terra essere emerso uno stagno, e per un altro essersi formata l'isola di Procida dopo che erano crollati i monti

[204] Infatti la natura creò isole anche in questo modo: ha strappato la Sicilia all'Italia, Cipro alla Siria, l'Eubea alla Beozia, Atalante e Macria all'Eubea, Besbico alla Bitinia, Leucosia al promontorio delle Sirene

Tolse al contrario le isole al mare e le unì alle terre, Antissa a Lesbo, Zefirio ad Alicarnasso, Etusa a Mindo, Dromisco e Perse a Mileto, Nartecusa al promontorio Partenio

Ibanda, un tempo isola della ionia, ora dista dal mare duecento stadi, Efeso ha nell'entroterra Sirie, Magnesia vicino a lei Derasida e Saffonia

[205] Epidauro e Orico cessarono di essere isole

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 212-218

in totum abstulit terras primum omnium ubi Atlanticum mare est, si Platoni credimus, inmenso spatio, mox interno quoque: videmus hodie mersam Acarnaniam Ambracio sinu, Achaiam Corinthio, Europam Asiamque Propontide et Ponto

ad hoc perrupit mare Leucada, Antirrhium, Hellespontum, Bosporos duos

Atque ut sinus et stagna praeteream, ipsa se comest terra

devoravit Cibotum altissimum montem cum oppido Cariae, Sipylum in Magnesia et prius in eodem loco clarissimam urbem, quae Tantalis vocabatur, Galenes et Gamales urbium in Phoenice agros cum ipsis, Phegium, Aethiopiae iugum excelsissimum, tamquam non infida grassarentur et litora

[206] Pyrram et Antissam circa Maeotim pontus abstulit, Helicen et Buram sinus Corinthius, quarum in alto vestigia apparent
Sottrasse completamente le terre prima di tutte dove c'è il mare Atlantico, se crediamo a Platone, per un immenso spazio, poi anche all'interno: oggi vediamo l'Acarnania sommersa nel golfo di Ambracia, l'Acaia in quello Corinzio, Europa ed Asia nella Propontide e nel Ponto

Il mare ha eroso questo verso Leucade, Antirrio, l'Ellesponto, i due Bosfori

Ma affinché io tralasci golfi e stagni, la terra stessa si divora

Ha ingoiato il Ciboto altissimo monte con la città di Carice, Sipilo in Magnesia e prima nello stesso luogo una famosissima città, che è chiamata Tantalide, in Fenicia i territori delle città Galene e Gamale con le stesse, il Fegio, catena più alta d'Etiopia, come se anche le coste non avanzassero infide

[206] Il mare sottrasse presso Meotide Pirra e Antissa, il golfo di Corinto Elice e Bura, di cui appaiono nel profondo le tracce

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