Le Satire di Ariosto: riassunto

Le Satire di Ariosto: riassunto

Le “Satire” sono state composte negli anni compresi tra il 1517 e il 1525 da Ludovico Ariosto

Esse per lungo tempo furono valorizzate come documento storico e non come documento letterario e come espressione artistica. In realtà queste opere rappresentano prima di tutto alcune tra le prime composizioni in volgare italiano, in secondo luogo definiscono l'immagine di un importante personaggio della letteratura italiana.

Le "Satire" hanno una composizione molto importante perché sono in forma epistolare, tecnica narrativa che verrà sfruttata anche più avanti, quindi innovativa per il periodo storico in cui sono state scritte, e diventerà strumento di espressione per il Bentivoglio.

Rispetto al loro collocazione temporale le "Satire" si distinguono anche dai caratteristici "exempla", simili come struttura, ma molto diversi infatti in essi non c'è nessuna implicazione personale del poeta, il quale sa mantenere il distacco che compete al mito. In quest'opera il poeta è il protagonista e i fatti narrati parte della sua biografia.

Il modello epistolare non è di certo una costituzione ovvia per un'opera, anche la frequenza dell'elemento dantesco rende il tono dei versi a volte più signorili, ma senza trascurare la morale dello scrittore. L'Ariosto dimostra una moralità umana che ignora, senza negarlo, il soprannaturale. Anche la parte autobiografica viene utilizzata per esprimere il pensiero dell'autore.

Per quanto riguarda la forma morfo-sintattica dell'opera la forma epistolare non significa solo, per l'Ariosto, rivolgersi a corrispondenti diretti, a cui si presume che abbia inviato effettivamente le singole satire, ma è anche fornire uno squarcio del suo pensiero e per apostrofare i personaggi che coinvolge. Se si volesse cercare una figura retorica che definisca generalmente le "Satire" è sicuramente l'enfasi: lo scritto è nella sua interezza un continuo dialogo con interlocutori, a cui il poeta attribuisce obbiezioni, dubbi e insinuazioni. I suoi cambiamenti di tono e di argomento appaiono come le svolte di una vivace e libera conversazione.

ritratto di Ludovico Ariosto - Tiziano

Sempre importante è la funzione del "tu", che nell'insieme assume molte volte valori diversi: a volte è riferito a interlocutori reali, altre a interlocutori vaghi o inesistenti, altre ancora viene a coincidere con l'"io". Il rapporto tra l'interlocutore e colui che lo interpella varia da satira a satira: l'Ariosto interpella nelle satire I, II, IV, V e VI (caso A), interpellato invece nelle satire III e VII (caso B).

Lo schema della satira si può dividere quindi in quattro parti:

¨     Enunciazione della domanda o della richiesta (caso A); riassunto delle domande del corrispondente (caso B);

¨     Esposizione dei fatti (A); risposta in brevi termini alle domande proposte (B);

¨     Giustificazioni e considerazioni generali;

¨     Conclusioni, talora in forma diretta (satire II e III).

Le battute che si susseguono nel testo possono avere a loro volta due funzioni: hanno funzione prevalentemente strutturale le battute che scandiscono i momenti dell'argomentazione; hanno funzione affettiva le apostrofi con cui l'Ariosto tenta di controllare l'attenzione dei destinatari. Tutto questo, come già citato in precedenza, crea una variazione di toni che rendono il discorso complessivamente enfatico. Anche la gamma dei registri è dunque ampia, ma viene comunque tamponata dall'uso di figure retoriche e da un controllo sull'espressione degli stati emozionali e delle morali.

In generale il lettore attento delle "Satire" dovrebbe cogliere le differenze tra di esse in quanto scritte in occasioni diverse, con spirito sempre mutato. Non vanno definite in modo rigido, tuttavia si può denotare una coerenza di stile che ci permette di considerare la differenza tra le varie satire la variazione di un atteggiamento sostanzialmente unitario.