Nata nel 1889 vicino a Odessa da una famiglia aristocratica, Anna trascorre un infanzia felice. Si scopre subito amante della poesia e ne pubblica alcune su delle riviste. Il padre non approva questa sua passione credendo possa danneggiare il buon nome della famiglia. Così nasce un scontro che si risolve con il cambio del cognome da parte della giovane. Il suo vero cognome è Gorenko, ma al mondo, sarà conosciuta come Anna Achmatova. Il nuovo cognome deriva da dei cognomi antichi di cui la famiglia traeva origini.
Nel 1910 si sposa a 21 anni. Suo marito ne ha 24, anche lui viene da una famiglia dell'alta società e si conoscono da quando erano bambini. Lui era un poeta famoso che l'aveva corteggiata a lungo prima di farla capitolare. Al matrimonio non si presenterà nessun parente di Anna. I suoi genitori erano separati ed anche il suo prenderà la stessa piega. La coppia litiga spesso e ogni volta che accade il marito parte per un viaggio. Sono ricchi e possono permetterselo. Lui va in Africa per 6 mesi e quando torna, Anna rimane incinta. L'uomo decide di ripartire subito e la donna affronterà il parto da sola. Nascerà il suo unico figlio, un maschio: Lev Gumilev
Il rapporto con suo figlio sarà molto difficile. Lev Gumilev non si sente desiderato dalla madre. Appena nato viene affidato dalla madre, che è sola, alla suocera che lo alleverà e gli farà da madre. Quando il padre torna, non rimane molto che decide subito di ripartire per nuovi viaggi. Anna lo segue nei loro giri per i continenti mentre il figlio resta dalla nonna. Per Anna, l'obiettivo primario era ricucire i rapporti con il marito e questa scelta la allontanerà di più dal figlio.
Nella sua vita si innamorerà molte altre volte ma tutti questi amori termineranno. Nel 1910 conosce un pittore italiano, Amedeo Modigliani, mentre è in viaggio di nozze a Parigi. Modigliani si innamora di lei e dopo che lei riparte, comincia a dipingerla più e più volte. L'anno dopo, Anna, provvisoriamente separata dal marito, decide di tornare a Parigi sola e la loro relazione ha inizio.
Anna non smette mai di scrivere versi e nel 1912 pubblica un libro che riscuote un enorme successo. Le sue poesie ristampate più volte e tradotte, vengono anche recensite. Intanto arriva improvvisa la prima guerra mondiale. La vita spensierata finisce e arrivano i veri disagi. il marito parte volontario per il fronte, diventa ufficiale di cavalleria. Anna, come tante altre donne, in fila per trovare da mangiare. Nel 1917 a Pietroburgo scoppia la rivoluzione e il marito torna dalla guerra. Decidono di divorziare l'anno seguente. Troppo distanti ormai. Nel 1921 lui sarà fucilato. La guerra civile che ne consegue, inasprisce gli animi. Si sprofonda nel sangue
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ritratto di Anna Achmatova - Natan Al'tman, 1914
la poetessa è avvolta da un blu privo di malinconia, luminoso ed elettrizzante,. Insieme al giallo sono i colori dominanti di questa scelta compositiva dell'artista
Anna sopravvive alla prima guerra mondiale ma i tempi cambiano e la miseria in cui è caduta l'Unione Sovietica, la porta a lavorare. E' bibliotecaria. Nel 1918 si risposa con un poeta ma presto diventa geloso della fama di lei e dopo pochi anni si lasciano. Anna pubblica altri due libri di poesia. In piena guerra civile incredibilmente si vendono lo stesso. Ancora un successo. Con la fine della guerra civile, lei è popolarissima in tutto il paese. Una scultrice decide di produrre una statuetta di porcellana che rappresenta la poetessa. L'idea ha un tale successo che le fabbriche di Stato ne producono in gran quantità.
Il suo personaggio pubblico è divisivo. Per alcuni è la più grande poeta russa vivente, per altri ( i proletari ) rimane una borghese ricca e da considerarsi scrittrice ostile al regime. Il suo ultimo libro pubblicato risale al 1924 poi più niente per 16 anni.Il cuore di lei brucia ancora per un altro intellettuale, storico dell'arte. Altro amico di infanzia e membro. C'è miseria nella città e sono costretti a vivere anche con l'ex moglie di lui e la figlia. A loro si unisce nel 1928 il figlio di Anna, Lev. Anche questo matrimonio non dura ma continuano a vivere nella stessa casa tutti insieme. La crisi russa non offre alternative.
L'amarezza degli amori falliti si riversano nella poesia come Ultimo Brindisi, ma scrive anche della sofferenza del suo paese diretto verso un altro bagno di sangue come Il miele selvatico sa di libertà
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nel 1953, l'anno della morte di Stalin, il poeta ha 13 anni. Era in seconda o terza media e aveva un ricordo nitido che così racconta
ULTIMO BRINDISI
Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all'inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato
IL MIELE SELVATICO SA DI LIBERTA'
Il miele selvatico sa di libertà,
la polvere del raggio di sole,
la bocca verginale di viola,
e l'oro di nulla.
La reseda sa d'acqua,
e l'amore di mela,
ma noi abbiamo appreso per sempre
che il sangue sa solo di sangue...
Invano il procuratore romano,
tra gridi sinistri della plebe,
lavò davanti al popolo le mani,
e invano la regina di Scozia
tergeva da rossi schizzi
le palme affusolate, nell'afosa
oscurità del palazzo reale...
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Quando il figlio è in carcere lei passa mesi in fila fuori dalle carceri come tante altre donne, per portare vestiti o da mangiare. Se i carcerieri accettavano il pacco, significava che il parente incarcerato era ancora vivo
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brillante stratega devoto fino all'ultimo a Hitler cambia radicalmente opinione su quell'uomo che considerava un ciarlatano
In un ciclo di poesie intitolato Requiem, Anna parla di questa situazione vissuta:
E' venuto di nuovo l'ora del ricordo.
Vi vedo, vi ascolto, vi sento:
quella che hanno dovuto spingere fino allo sportello,
quella che veniva da un altro paese,
E colei che, scuotendo il bel capo,
Disse: "Qui vengo, come a casa".
Avrei voluto chiamare tutte per nome,
Ma hanno portato via l'elenco, e non so come fare.
Per loro ho intessuto un'ampia coltre
Di povere parole, che ho inteso da loro.
Di loro mi rammento sempre e in ogni dove,
Di loro neppure in una nuova disgrazia mi scorderò.
Se mi tapperano la bocca, la mia bocca con cui grida un popolo di cento milioni,
voi ricordatevi di me
Che esse mi commemorino allo stesso modo
Alla vigilia del mio giorno di suffragio.
e se invece un giorno mi faranno un monumento
Acconsento ad esser celebrata,
ma solo a condizione di non porlo vicino al mare dove sono nata
Né accanto al mare dov'io nacqui:
Col mare l'ultimo legame e' reciso.
Ne' del giardino dello zar presso il desiato ceppo,
dove l'ombra sconsolata mi cerca,
fatemelo qui il monumento dove sono stata in piedi 300 ore
e dove non mi aprirono il chiavistello.
Perche' anche nella beata morte temoDi dimenticare lo strepito delle nere "marusi",
Di dimenticare come sbatteva l'odiosa porta
E una vecchia ululava da bestia ferita.
E che dalle immobili palpebre di bronzo
Come lagrime fluisca la neve disciolta.
E il colombo del carcere che tubi di lontano,
E placide per la Neva vadano le navi.
Oggi, davanti alle prigioni, dove lei trascorse così tanto tempo fuori in attesa, con altre donne, c'è un monumento che la celebra. Anna era coscente che una tale poesia di sfida al governo, non poteva essere pubblicata, così lei e tante altre donne, la imparano a memoria, per essere certe che questi versi non scompariranno. Molti anni dopo verrà pubblicata.
Nel 1940 escono di nuovo le sue poesie. La gente fa lunghe code per comprare il libro, intanto scoppia la seconda guerra mondiale. Con l'operazione Barbarossa condotta dai tedeschi, la Germania invade la Russia. Leningrado viene assediata, si muove di fame. Dall'assedio riescono a fuggire solo pochi fortunati, Anna è in quella cerchia ristretta