Cicerone, De Oratore: Libro 02; 16-20

Cicerone, De Oratore: Libro 02; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 16-20
[XVI] [67] Sed si illam quoque partem quaestionum oratori volumus adiungere vagam et liberam et late patentem, ut de rebus bonis aut malis, expetendis aut fugiendis, honestis aut turpibus, utilibus aut inutilibus, de virtute, de iustitia, de continentia, de prudentia, de magnitudine animi, de liberalitate, de pietate, de amicitia, de officio, de fide, de ceteris virtutibus contrariisque vitiis dicendum oratori putemus; itemque de re publica, de imperio, de re militari, de disciplina civitatis, de hominum moribus, adsumamus eam quoque partem, sed ita, ut sit circumscripta modicis regionibus [XVI] [67] Ma se vogliamo affidare alloratore anche questa categoria indefinita, libera e vastissima di discussioni, e che egli parli anche del bene e del male, di ciò che deve essere ricercato e di ciò che deve essere fuggito, di ciò che è onesto e di ciò che è turpe, di ciò che è utile e di ciò che è inutile, della virtù, della giustizia, della continenza, della prudenza, del coraggio, della liberalità, dellamicizia, del dovere, della fede e di tutte le altre virtù e dei loro vizi contrari, e così pure dei problemi politici, del comando, della guerra, della costituzione dello Stato, dei costumi degli uomini, allora accettiamo pure questa categoria di argomenti, ma restringiamola entro moderati confini
[68] Equidem omnia, quae pertinent ad usum civium, morem hominum, quae versantur in consuetudine vitae, in ratione rei publicae, in hac societate civili, in sensu hominis communi, in natura, in moribus, comprehendenda esse oratori puto; si minus ut separatim de his rebus philosophorum more respondeat, at certe ut in causa prudenter possit intexere; hisce autem ipsis de rebus ut ita loquatur, uti ei, qui iura, qui leges, qui civitates constituerunt, locuti sunt, simpliciter et splendide, sine ulla serie disputationum et sine ieiuna concertatione verborum [68] In verità, ammetto che spetti alloratore affrontare tutte le questioni che si riferiscono ai rapporti tra i cittadini, alle usanze degli uomini, alle relazioni sociali, alla vita politica, a questa nostra civile società, al senso comune degli uomini, alle loro inclinazioni e ai loro costumi; al massimo non le tratterà con particolare competenza alla maniera dei filosofi, ma saprà inserirle nella sua causa con intelligenza; su tali argomenti egli parlerà con semplicità e decoro, senza lunghe e continue dissertazioni e senza aride dispute di parole, così come hanno parlato coloro che hanno creato il diritto e le leggi e fondato gli Stati
[69] Hoc loco ne qua sit admiratio, si tot tantarumque rerum nulla a me praecepta ponentur, sic statuo: ut in ceteris artibus, cum tradita sint cuiusque artis difficillima, reliqua, quia aut faciliora aut similia sint, tradi non necesse esse; ut in pictura, qui hominum unam speciem pingere perdidicerit, posse eum cuiusvis vel formae vel aetatis, etiam si non didicerit, pingere neque esse periculum, qui leonem aut taurum pingat egregie, ne idem in multis aliis quadrupedibus facere non possit - neque est omnino ars ulla, in qua omnia, quae illa arte effici possint, a doctore tradantur, sed qui primarum et certarum rerum genera ipsa didicerunt, reliqua [non incommode] per se adsequentur - [70] similiter arbitror in hac sive ratione sive exercitatione dicendi, qui illam vim adeptus sit, ut eorum mentis, qui aut de re publica aut de ipsius rebus aut de eis, contra quos aut pro quibus dicat, cum aliqua statuendi potestate audiant, ad suum arbitrium movere possit, illum de toto illo genere reliquarum orationum non plus quaesiturum esse, quid dicat, quam Polyclitum illum, cum Herculem fingebat, quem ad modum pellem aut hydram fingeret, etiam si haec numquam separatim facere didicisset [69] A questo punto perché qualcuno non si meravigli, perché io non detto norme precise su così numerose e importanti questioni, io così penso:come in tutte le altre discipline vengono insegnati i principi più difficili di ciascuna, ma si trascurano gli altri, perché sono facili o si possono dedurre da quelli insegnati; come nella pittura, chi sa dipingere luomo, saprà dipingere un uomo di qualsiasi aspetto ed età, anche se non avrà fatto uno studio particolare, e chi sa dipingere il leone o il toro saprà pure dipingere molti altri quadrupedi e veramente non esiste una disciplina ove sia insegnato da un maestro proprio tutto quello che in quella disciplina si può fare, ma chi ha appreso i principi generali e fondamentali, troverà da sé tutti gli altri , [70] così, a mio giudizio, in questa teoria o pratica del dire , chi ha raggiunto tale bravura da potere spingere nella direzione che vuole gli animi di coloro che lo ascoltano, con facoltà di prendere decisioni, mentre parla sullo Stato o sui suoi stessi interessi o sugli avversari o sui clienti, sarà tranquillo in ogni genere di discussioni, e non si sforzerà di ricercare quello che dovrà dire, più di quanto si sforzasse quel famoso Policleto nel cercare cli dipingere la pelle del leone o lidra, quando dipingeva Ercole, senza avere mai appreso la maniera di dipingere questi oggetti particolari

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Cicerone, De Oratore: Libro 01; 26-30

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 26-30

[XVII] [71] Tum Catulus "praeclare mihi videris, Antoni, posuisse" inquit "ante oculos, quid discere oporteret eum, qui orator esset futurus, quid, etiam si non didicisset, ex eo, quod didicisset, adsumeret; deduxisti enim totum hominem in duo genera solum causarum, cetera innumerabilia exercitationi et similitudini reliquisti: sed videto ne in istis duobus generibus hydra tibi sit et pellis, Hercules autem et alia opera maiora in illis rebus, quas praetermittis, relinquantur; non enim mihi minus operis videtur de universis generibus rerum quam de singulorum causis ac multo etiam maius de natura deorum quam de hominum litibus dicere [XVII] [71] Allora Catulo disse: A me sembra, o Antonio, che tu abbia spiegato in modo perfetto che cosa debba apprendere colui che vuoi diventare un oratore e, per le cose che non ha appreso, che cosa possa derivare da ciò che ha appreso; hai limitato tutta lattività delloratore a due soli generi di discorsi , e hai lasciato tutti gli altri innumerevoli casi alla pratica delloratore e allanalogia:ma bada che lidra e la pelle del leone non stiano per te proprio in questi due generi, e che Ercole e tutti gli altri lavori di maggior impegno non stiano in quelle attività che tu lasci; mi sembra che trattare questioni generali sia più impegnativo che parlare in processi cli singole persone, e che discutere sulla natura degli dèi sia molto più difficile che parlare di umane controversie
[72] "Non est ita," inquit Antonius; "dicam enim tibi, Catule, non tam doctus quam, id quod est maius, expertus: omnium ceterarum rerum oratio, mihi crede, ludus est homini non hebeti neque inexercitato neque communium litterarum et politioris humanitatis experti; in causarum contentionibus magnum est quoddam opus atque haud sciam an de humanis operibus longe maximum; in quibus vis oratoris plerumque ab imperitis exitu et victoria iudicatur; ubi adest armatus adversarius, qui sit et feriendus et repellendus; ubi saepe is, qui rei dominus futurus est, alienus atque iratus aut etiam amicus adversario et inimicus tibi est; cum aut docendus is est aut dedocendus aut reprimendus aut incitandus aut omni ratione ad tempus, ad causam oratione moderandus (in quo saepe benevolentia ad odium, odium autem ad benevolentiam deducendum est); aut tamquam machinatione aliqua tum ad severitatem tum ad remissionem animi, tum ad tristitiam ad laetitiam est contorquendus; [73] omnium sententiarum gravitate, omnium verborum ponderibus est utendum; accedat oportet actio varia, vehemens, plena animi, plena spiritus, plena doloris, plena veritatis [72] Non è così , disse Antonio, io ti parlo, o Catulo, non tanto da uomo colto, quanto ciò che più conta da uomo pratico:tutti gli altri discorsi, credimi pure, sono un gioco, per un uomo intelligente, che abbia un po di pratica e che sia provvisto di un po di cultura e di una certa raffinatezza; le battaglie del foro sono unimpresa molto ardua; la bravura delloratore viene giudicata dai profani quasi sempre dalla riuscita della causa e dalla vittoria; lì tu hai di fronte un avversario armato, che devi colpire e abbattere; colui che ha in mano le sorti della causa è spesso indifferente verso di te e irato o ben disposto verso il tuo avversario e ostile verso di te; bisogna informarlo di tutto, togliere i suoi preconcetti, frenarlo, spingerlo, plasmarlo col discorso in tutte le maniere, conda delle circostanze e del processo i casi in cui occorre mutare la sua benevolenza in odio e il suo odio in benevolenza - ; bisogna spingerlo, diciamo così, per mezzo di una macchina , ora verso la severità, ora verso la clemenza, ora verso la malinconia, la letizia; [73] bisogna ricorrere ai pensieri più gravi, alle espressioni più forti; bisogna inoltre possedere un modo di porgere che sia vario, impetuoso, coraggioso, appassionato, commosso, sincero

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Cicerone, De Oratore: Libro 02; 71-75

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 71-75

In his operibus si quis illam artem comprehenderit, ut tamquam Phidias Minervae signum efficere possit, non sane, quem ad modum, ut in clipeo idem artifex, minora illa opera facere discat, "laborabit Se in tali attività uno si è impadronito dellarte oratoria tanto da plasmare, come fece Fidia, la statua di Minerva, non dovrà certo preoccuparsi per imparare la maniera di fare le cose minori, come accadde a questo stesso artista per lo scudo
[XVIII] [74] Tum Catulus "quo ista maiora ac mirabiliora fecisti, eo me maior exspectatio tenet quibusnam rationibus quibusque praeceptis ea tanta vis comparetur; non quo mea quidem iam intersit - neque enim aetas id mea desiderat et aliud genus quoddam dicendi nos secuti sumus, qui numquam sententias de manibus iudicum vi quadam orationis extorsimus ac potius placatis eorum animis tantum, quantum ipsi patiebantur, accepimus - sed tamen ista tua nullum ad usum meum, tantum cognoscendi studio adductus requiro [XVIII] [74] E Catulo: Quanto più tu esalti e glorifichi leloquenza, tanto più cresce in me il desiderio di conoscere i metodi e le norme con i quali si può ottenere una tale forza; bada che io non parlo in vista di un mio personale interesse: letà non me lo permette, e daltra parte io seguo un diverso indirizzo, tanto è vero che non ho mai strappato un verdetto ai giudici con la forza della mia oratoria, contentandomi del giudizio che essi hanno voluto dare sulla base del loro sereno convincimento- ma tuttavia desidero conoscere tali norme non per farne uso, ma solo per il desiderio di apprendere

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Cicerone, De Oratore: Libro 03; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 21-25

[75] Nec mihi opus est Graeco aliquo doctore, qui mihi pervulgata praecepta decantet, cum ipse numquam forum, numquam ullum iudicium aspexerit; ut Peripateticus ille dicitur Phormio, cum Hannibal Karthagine expulsus Ephesum ad Antiochum venisset exsul proque eo, quod eius nomen erat magna apud omnis gloria, invitatus esset ab hospitibus suis, ut eum, quem dixi, si vellet, audiret; cumque is se non nolle dixisset, locutus esse dicitur homo copiosus aliquot horas de imperatoris officio et de [omni] re militari [75] Io non sento affatto bisogno di un maestro di greco qualsiasi, che mi impartisca pieno di boria i soliti precetti, senza aver mai visto né il foro nè un tribunale; come appunto il caso di quel famoso Formione,peripatetico,che si narra che Annibale espulso da Cartagine venisse ad Efeso, presso Antioco; siccome la fama di Formione era diffusa in tutto il mondo, Annibale fu invitato dai suoi ospiti ad ascoltar quello che parlava, se la cosa gli faceva piacere; dal momento che egli accettò, si dice che quelluomo loquacissimo ebbe parlato per alcune ore sui doveri del generale e sullarte militare
Tum, cum ceteri, qui illum audierant, vehementer essent delectati, quaerebant ab Hannibale, quidnam ipse de illo philosopho iudicaret: hic Poenus non optime Graece, sed tamen libere respondisse fertur, multos se deliros senes saepe vidisse, sed qui magis quam Phormio deliraret vidisse neminem Allora, dopo che tutti i presenti, che avevano ascoltato il discorso con immenso piacere, chiesero ad Annibale che cosa pensasse di quel filosofo: allora il cartaginese con molta franchezza disse, nel suo rozzo greco, che aveva visto molti vecchi deliranti, ma nessuno che delirasse più di Formione
[76] Neque me hercule iniuria; quid enim aut adrogantius aut loquacius fieri potuit quam Hannibali, qui tot annis de imperio cum populo Romano omnium gentium victore certasset, Graecum hominem, qui numquam hostem, numquam castra vidisset, numquam denique minimam partem ullius publici muneris attigisset, praecepta de re militari dare [76] E per, per Ercole, non fu un insulto; come immaginare unarroganza maggiore, una loquacità più biasimevole di quella di un Greco che, senza aver mai visto un nemico o un accampamento, senza aver mai ricoperto un qualsiasi ufficio pubblico, voleva dare ammaestramenti sullarte militare a un Annibale, che aveva per tanti anni conteso il dominio del mondo ai popolo romano, vincitore di tutte le genti
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