Tacito, Annales: Libro 15, 36-75, pag 3

Tacito, Annales: Libro 15, 36-75

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 15, 36-75
sed summum robur in Faenio Rufo praefecto videbatur, quem vita famaque laudatum per saevitiam impudicitiamque Tigellinus in animo principis anteibat, fatigabatque criminationibus ac saepe in metum adduxerat quasi adulterum Agrippinae et desiderio eius ultioni intentum

igitur ubi coniuratis praefectum quoque praetorii in partes descendisse crebro ipsius sermone facta fides, promptius iam de tempore ac loco caedis agitabant

et cepisse impetum Subrius Flavus ferebatur in scaena canentem Neronem adgrediendi, aut cum [ardente domo] per noctem huc illuc cursaret incustoditus

hic occasio solitudinis, ibi ipsa frequentia tanti decoris testis pulcherrima animum exstimulaverunt, nisi impunitatis cupido retinuisset, magnis semper conatibus adversa
Ma l'uomo su cui sembravano maggiormente contare era il prefetto Fenio Rufo, oggetto di lodi per la sua vita irreprensibile, ma superato, nella predilezione del principe, grazie alla ferocia e alla immoralità di cui aveva dato prova, da Tigellino, che anzi lo perseguitava con accuse continue e lo aveva allarmato, facendolo passare per amante di Agrippina e smanioso, nel rimpianto di lei, di vendicarla

Quando dunque i congiurati ebbero la certezza, per le sue ripetute dichiarazioni, di averlo dalla loro parte, presero a discutere con maggiore disinvoltura del tempo e del luogo dell'attentato

Si diceva che Subrio Flavo avesse provato l'impulso di assalire Nerone mentre cantava sulla scena o mentre correva nel palazzo in preda alle fiamme, qua e là, di notte e senza scorta

In questo caso l'avrebbe eccitato la fortunata combinazione di essere solo, nell'altro proprio la folla, straordinario testimone di un gesto così nobile, ma sempre lo trattenne la preoccupazione dell'impunità, ostacolo usuale ai generosi propositi
[51] Interim cunctantibus prolatantibusque spem ac metum Epicharis quaedam, incertum quonam modo sciscitata (neque illi ante ulla rerum honestarum cura fuerat), accendere et arguere coniuratos; ac postremum lentitudinis eorum pertaesa et in Campania agens primores classiariorum Misenensium labefacere et conscientia inligare conisa est tali initio

erat [na]uarchus in ea classe Volusius Proculus, occidendae matris Neroni inter ministros, non ex magnitudine sceleris provectus, ut rebatur
51 Intanto indugiavano, rimandando speranze e timori; a questo punto una certa Epicari, aggregata alla congiura non si sa come, perché non si era fino allora interessata di problemi di alto e nobile livello, si mise a spronare, anche con rimbrotti, i congiurati; alla fine, nauseata delle loro cautele e trovandosi in Campania, tentò di sobillare e di far aderire alla congiura gli ufficiali superiori della flotta al Miseno

Ecco come; comandava una nave della flotta Volusio Proculo, uno dei sicari della madre di Nerone, che non aveva tratto da un delitto così grande quell'avanzamento di grado che si aspettava
is mulieri olim cognitus, seu recens orta amicitia, dum merita erga Neronem sua et quam in inritum cecidissent aperit adicitque questus et destinationem vindictae, si facultas oreretur, spem dedit posse impelli et plures conciliare: nec leve auxilium in classe, crebras occasiones, quia Nero multo apud Puteolos et Misenum maris usu laetabatur

ergo Epicharis plura; et omnia scelera principis orditur, neque sancti quid[quam] manere

sed provisum, quonam modo poenas eversae rei publicae daret: accingeretur modo navare operam et militum acerrimos ducere in partes, ac digna pretia exspectaret

nomina tamen coniuratorum reticuit

unde Proculi indicium inritum fuit, quamvis ea, quae audierat, ad Neronem detulisset

accita quippe Epicharis et cum indice composita nullis testibus innisum facile confutavit
Costui, o perché conosciuto in passato dalla donna, o legato da recente amicizia, le confida i suoi meriti verso Nerone, la delusione patita e, recriminando, il proposito di vendicarsi all'occasione propizia; sperò allora Epicari di indurlo alla congiura e di affiliare molti altri: valutava il possibile e non trascurabile contributo della flotta e le buone e numerose opportunità, perché Nerone amava godersi il mare a Pozzuoli o al Miseno

Epicari allora rincarò la dose: ripercorre tutti i delitti del principe e dice del senato svuotato di potere

Ma si era provveduto - confida - a fargli pagare la rovina dello stato: doveva però dare anche lui il suo contributo e assicurare l'appoggio dei soldati più decisi, aspettandosi un meritato compenso

Non fece peraltro il nome dei congiurati

Per tale motivo la delazione di Proculo fallì, benché avesse riferito a Nerone quanto aveva saputo

Fu convocata Epicari e messa a confronto col suo accusatore, che venne da lei facilmente confutato in assenza di testimoni

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Tacito, Annales: Libro 04, 25-50
Tacito, Annales: Libro 04, 25-50

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 04, 25-50

sed ipsa in custodia retenta est, suspectante Nerone haud falsa esse etiam quae vera non probabantur

[52] Coniuratis tamen metu proditionis permotis placitum maturare caedem apud Baias in villa Pisonis, cuius amoenitate captus Caesar crebro ventitabat balneasque et epulas inibat omissis excubiis et fortunae suae mole

sed abnuit Piso, invidiam praetendens, si sacra mensae diique hospitales caede qualiscumque principis cruentarentur: melius apud urbem in illa invisa et spoliis civium exstructa domo vel in publico patraturos quod pro re publica suscepissent
Tuttavia la donna fu tenuta in carcere: sospettava Nerone non essere falso ciò che pure era impossibile dimostrare come vero

52 Scossi dal timore del tradimento, i congiurati decisero di stringere i tempi e di uccidere Nerone a Baia nella villa di Pisone, assai frequentata da Cesare, che si era innamorato della sua bellezza, e dove faceva bagni e banchettava senza scorte e libero dal cerimoniale dovuto al suo altissimo rango

Ma si oppose Pisone, adducendo l'odiosità del gesto, se si fossero macchiati la sacralità della mensa e gli dèi ospitali con il sangue di un principe, chiunque fosse: meglio concludere l'azione progettata per il bene dello stato a Roma, nel palazzo tanto detestato e costruito con le spoglie dei cittadini, oppure in un luogo pubblico
haec in commune, ceterum timore occulto, ne L Silanus exilia nobilitate disciplinaque C Cassii, apud quem educatus erat, ad omnem claritudinem sublatus imperium invaderet, prompte daturis, qui a coniuratione integri essent quique miserarentur Neronem tamquam per scelus interfectum

plerique Vestini quoque consulis acre ingenium vitavisse Pisonem crediderunt, ne ad libertatem oreretur, vel delecto imperatore alio sui muneris rem publicam faceret

etenim expers coniurationis erat, quamvis super eo crimine Nero vetus adversum insontem odium expleverit

[53] Tandem statuere circensium ludorum die, qui Cereri celebratur, exsequi destinata, quia Caesar rarus egressu domoque aut hortis clausus ad ludicra circi ventitabat promptioresque aditus erant laetitia spectaculi
Così argomentava di fronte agli altri, ma lo rodeva il segreto timore che Lucio Silano, forte della sua specchiata nobiltà e reso degno, grazie al rigore dell'educazione ricevuta da Gaio Cassio, di ogni ruolo, per alto che fosse, potesse impadronirsi del potere, che gli avrebbero offerto senza riserve gli estranei alla congiura o chi avesse commiserato Nerone, se eliminato con un delitto

Molti erano convinti che Pisone avesse voluto evitare il rischio che il console Vestino, col suo temperamento deciso, ripristinasse le libertà repubblicane oppure facesse dono dello stato a un altro imperatore da lui scelto

Infatti Vestino era estraneo alla congiura, per quanto poi Nerone, approfittando di quell'accusa, abbia sfogato sopra un innocente il suo antico odio contro di lui

53 Stabilirono infine di dare esecuzione al piano nel giorno dei ludi circensi in onore di Cerere, perché Nerone, che se ne stava rinchiuso, salvo rare uscite, nel Palazzo o nei suoi giardini, frequentava invece gli spettacoli del circo, dove era più facile avvicinarlo nel clima festoso dello spettacolo

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

ordinem insidiis composuerant, ut Lateranus, quasi subsidium rei familiari oraret, deprecabundus et genibus principis accidens prosterneret incautum premeretque, animi validus et corpore ingens; tum iacentem et impeditum tribuni et centuriones et ceterorum ut quisque audentiae habuisset, adcurrerent, trucidarentque, primas sibi partes expostulante Scaevino, qui pugionem templo Salutis [in Etruria] sive, ut alii tradidere, Fortunae Ferentino in oppido detraxerat gestabatque velut magno operi sacrum

interim Piso apud aedem Cereris opperiretur, unde eum praefectus Faenius et ceteri accitum ferrent in castra, comitante Antonia, Claudii Caesaris filia, ad eliciendum vulgi favorem, quod CL Plinius memorat
L'attentato era previsto secondo questa successione: Laterano, in atto di pregarlo, fingendo una richiesta di aiuto per le sue condizioni economiche, doveva buttarsi alle ginocchia del principe e, coraggioso e aitante com'era, abbatterlo, cogliendolo di sorpresa, e tenerlo fermo; poi, mentre era a terra immobilizzato, i tribuni e i centurioni e chi altri avesse avuto l'ardire, sarebbe accorso a trucidarlo; chiese per sé un ruolo di primo piano Scevino, che aveva preso un pugnale dal tempio della dea Salute o, secondo un'altra versione, dal tempio della Fortuna nella città di Ferento: pugnale che portava sempre con sé, quasi consacrato ad un grande gesto

Pisone intanto avrebbe atteso presso il tempio di Cerere, da dove il prefetto Fenio e gli altri l'avrebbero preso e portato al campo dei pretoriani, accompagnato da Antonia, figlia di Claudio Cesare, per suscitare le simpatie del popolo; così almeno attesta Gaio Plinio
nobis quoquo modo traditum non occultare in animo fuit, quamvis absurdum videretur aut inane[m] ad spem Antoniam nomen et periculum commodavisse, aut Pisonem notum amore uxoris alii matrimonio se obstrinxisse, nisi si cupido dominandi cunctis adfectibus flagrantior est

[54] Sed mirum quam inter diversi generis ordines, aetates sexus, dites pauperes taciturnitate omnia cohibita sint, donec proditio coepit e domo Scaevini

qui pridie insidiarum multo sermone cum Antonio Natale, dein regressus domum testamentum obsignavit, promptum vagina pugionem, de quo supra rettuli, vetustate obtusum increpans, asperari saxo et in mucronem ardescere iussit eamque curam liberto Milicho mandavit
Non abbiamo voluto sottacere questa notizia, indipendentemente dalla sua fondatezza, benché sembri poco probabile che Antonia abbia messo in gioco, per una labile speranza, il suo nome e la vita, o che Pisone, di cui era noto l'amore per la moglie, si fosse impegnato per un altro matrimonio; ma forse la brama del dominio è più forte d'ogni passione

54 Sorprende davvero come tra gente disparata per ceto sociale, età e sesso, come tra uomini ricchi e poveri tutto sia stato tenuto in un silenzio totale, finché il tradimento prese avvio dalla casa di Scevino

Costui, alla vigilia dell'attentato, ebbe un lungo colloquio con Antonio Natale e poi, rientrato a casa, pose i sigilli al proprio testamento; tratto quindi dal fodero il pugnale, di cui si è detto, e constatando, innervosito, che col tempo aveva perso il filo, lo diede da arrotare su una mola, fino a renderne scintillante la punta, assegnando l'incarico al liberto Milico

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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 16, 01-35

simul adfluentius solito convivium initum, servorum carissimi libertate et alii pecunia donati; atque ipse maestus et magnae cogitationis manifestus erat, quamvis laetitiam vagis sermonibus simularet

postremo vulneribus ligamenta quibusque sistitur sanguis par[ar]i iubet [id]que eundem Milichum monet, sive gnarum coniurationis et illuc usque fidum, seu nescium et tunc primum arreptis suspicionibus, ut plerique tradidere

de consequentibus [consentitur]

nam cum secum servilis animus praemia perfidiae reptuavit simulque immensa pecunia et potentia obversabantur, cessit fas et salus patroni et acceptae libertatis memoria
Fu intanto imbandito un banchetto più sontuoso del solito, e gli schiavi più affezionati ebbero in dono la libertà, gli altri del denaro; ma appariva preoccupato e visibilmente immerso in pensieri serissimi, benché fingesse allegria con discorsi disinvolti

Infine chiese, sempre a Milico, di preparare bende per ferite e l'occorrente per fermare il sangue: non si sa se il liberto fosse al corrente della congiura e fino ad allora fedele, o se - e questa è la versione dei più - all'oscuro di tutto, avesse sviluppato allora i primi sospetti

Sui fatti successivi sono tutti d'accordo

Quando, infatti, nel suo animo servile, valutò i premi del perfido tradimento e gli balenarono d'innanzi denaro e potenza, svanirono il senso del dovere, il pensiero della sorte del patrono, il ricordo della libertà ricevuta
etenim uxoris quoque consilium adsumpserat, muliebre ac deterius: quippe ultro metum intentabat, multosque astitisse libertos ac servos, qui eadem viderint: nihil profuturum unius silientium, at praemia penes unum fore, qui indicio praevenisset

[55] Igitur coepta luce Milichus in hortos Servilianos pergit; et cum foribus arceretur, magna et atrocia adferre dictitans deductusque ab ianitoribus ad libertum Neronis Epaphroditum, mox ab eo ad Neronem, urgens periculum, graves coniuratos et cetera, quae audiverat coniectaverat, docet; telum quoque in necem eius paratum ostendit accirique reum iussit

is raptus per milites et defensionem orsus, ferrum, cuius argueretur, olim religione patria cultum et in cubiculo habitum ac fraude liberti subreptum respondit
Si era consultato anche con la moglie e ne aveva avuto un consiglio da donna, il peggiore appunto; anzi essa gli istillò anche la paura: molti erano i liberti e gli schiavi che avevano visto le stesse cose, e il silenzio di uno solo non sarebbe servito a nulla, mentre i premi non potevano che toccare a chi avesse anticipato gli altri nella denuncia

55 All'alba dunque Milico si diresse agli orti di Servilio; trovandosi sbarrato il passaggio, insiste nel dire che reca informazioni importanti e terribili finché i portieri lo conducono dal liberto di Nerone Epafrodito e questi, subito, da Nerone, al quale spiega il pericolo imminente, la serietà della congiura e quant'altro aveva udito e supposto; mostra anche l'arma destinata a ucciderlo e chiede di far venire l'accusato

Trascinato lì dai soldati, Scevino rispose a sua difesa che l'arma, per cui lo si accusava, era un caro ricordo di suo padre; la teneva in camera e il liberto gliela aveva perfidamente sottratta

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tabulas testamenti saepius a se et incustodia dierum observatione signatas

pecunias et libertates servis et ante dono datas, sed ideo tunc largius, quia tenui iam re familiari et instantibus creditoribus testamento diffideret

enimvero liberales semper epulas struxisse, [dum ageret] vitam amoenam et duris iudicibus parum probatam

fomenta vulneribus nulla iussu suo, sed quia cetera palam vana obiecisset, adiungere crimen, [cu]ius se pariter indicem et testem faceret

adicit dictis constantiam; incusat ultro intestabilem et consceleratum, tanta vocis ac vultus securitate, ut labaret indicium, nisi Milichum uxor admonuisset Antonium Natalem multa cum Scaevino ac secreta collocutum et esse utrosque C Pisonis intimos
Quanto al testamento, l'aveva steso più volte, senza preoccuparsi di annotare quando

Il denaro e la libertà agli schiavi li aveva donati anche prima, ma in quell'occasione con maggiore generosità, perché, col patrimonio in dissesto e sotto le pressioni dei creditori, non si fidava del testamento

La tavola poi l'aveva sempre imbandita senza risparmio; e la sua vita era gaudente e non riceveva certo approvazione da parte di severi censori

Circa le bende per le ferite, nessun ordine era venuto da lui, ma, poiché gli altri addebiti risultavano chiaramente inconsistenti, il liberto aggiungeva ora quest'accusa, per essere al contempo accusatore e teste

Accompagnò le sue delucidazioni con un tono sicuro e disinvolto; passa poi, a sua volta, ad accusare il liberto di essere un detestabile figuro, con un tono di voce e un'espressione così ferma, che ormai l'accusa si sgretolava, senonché la moglie ricordò a Milico che Antonio Natale aveva parlato a lungo e in segreto con Scevino e che erano entrambi intimi di Pisone

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