Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 21 - 40, pag 2

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 21 - 40

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 02, Par 21 - 40
Iunius Saturninus hoc amplius tradit, cum peracta proscriptione M Lepidus in senatu excusasset praeterita et spem clementiae in posterum fecisset, quoniam satis poenarum exactum esset, hunc a diverso professum, ita modum se proscribendi statuisse, ut omnia sibi reliquerit libera

In cuius tamen pertinaciae paenitentiam postea T Vincium Philopoemenem, quod patronum suum proscriptum celasse olim diceretur, equestri dignitate honoravit

In eadem hac potestate multiplici flagravit invidia
Giulio Saturnino scrive inoltre che, quando ormai le proscrizioni erano concluse, M Lepido aveva fatto intendere in Senato che avrebbe perdonato il passato e che per il futuro si sarebbe data speranza di clemenza, dal momento che erano state inflitte sufficienti condanne, ma che Augusto, al contrario, dichiarò di aver posto un termine alle proscrizioni in modo da riservarsi ogni libertà

Tuttavia più tardi si pentì di questa sua ostinazione e promosse al rango di cavaliere T Vinio Filopomeno, che si diceva avesse tenuto nascosto il suo padrone, allora proscritto

In questa stessa funzione, si attirò moltissimo odio
Nam et Pinarium equitem R cum, contionante se admissa turba paganorum, apud milites subscribere quaedam animadvertisset, curiosum ac speculatorem ratus, coram confodi imperavit; et Tedium Afrum consulem designatum, quia factum quoddam suum maligno sermone carpsisset, tantis conterruit minis, ut is se praecipitaverit; et Quintum Gallium praetorem, in officio salutationis tabellas duplices veste tectas tenentem, suspicatus gladium occulere, nec quidquam statim, ne aliud inveniretur, ausus inquirere, paulo post per centuriones et milites raptum e tribunali, servilem in modum torsit ac fatentem nihil iussit occidi, prius oculis eius sua manu effossis; quem tamen scribit conloquio petito insidiatum sibi coniectumque a se in custodiam, diende urbe interdicta dimissum, naufragio vel latronum insidiis perisse Così un giorno che arringava i soldati in presenza di una folla di civili che avevano potuto avvicinarsi, vedendo un certo Pinario, cavaliere romano, che prendeva appunti, lo considerò un indiscreto e una spia e diede ordine di trafiggerlo in sua presenza Un'altra volta, poiché Tedio Afro, console designato, aveva criticato con aspre parole un suo atto, lo atterrì con tali minacce che questi si gettò nel vuoto Il pretore Quinto Gallio era venuto a salutarlo tenendo due tavolette doppie nascoste sotto la toga: egli sospettò che avesse una spada occultata, ma non osò accertarsene per timore di scoprire qualcosa di diverso, allora lo fece condurre dai suoi soldati e dai centurioni davanti al suo tribunale, lo sottopose alla tortura come uno schiavo e poiché non confessava niente, ordinò di ucciderlo, dopo avergli strappato gli occhi con le sue stesse mani Scrisse poi che quest'uomo gli aveva chiesto un'udienza privata, che aveva attentato alla sua vita, che era stato gettato in prigione e poi rilasciato con il divieto di soggiornare a Roma e che era morto in un naufragio o per mano dei briganti
Tribuniciam potestatem perpetuam recepit, in qua semel atque iterum per singular lustra collegam sibi cooptavit

Recepit et morum legumque regimen aeque perpetuum, quo iure, quamquam sine censurae honore, censum tamen populi ter egit; primum ac tertium cum collega, medium solus

[28] De reddenda re Publica bis cogitavit: primum post oppressum statim Antonium, memor objectum sibi ab eo saepius, quasi per ipsum staret ne redderetur; ac rursus taedio diuturnae valitudinis, cum etiam magistratibus ac senatu domum accitis rationarium imperii tradidit
Ebbe a vita il potere tribunizio e per due volte, durante due lustri differenti, si associò un collega

Pure a vita, fu incaricato del controllo dei costumi e delle leggi e, con questo diritto, quantunque senza la carica di censore, fece tre volte il censimento della popolazione: il primo e il terzo con un collega, il secondo da solo

28 Due volte pensò di restaurare la Repubblica: la prima volta subito dopo aver sconfitto Antonio, ricordando che quest'ultimo gli aveva ripetuto spesso che lui solo era l'ostacolo al suo ristabilimento; la seconda, durante lo scoraggiamento di una lunga malattia In quell'occasione fece venire a casa sua i magistrati e i senatori ai quali trasmise un inventario dell'Impero

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 01 - 30

Sed reputans et se privatum non sine periculo fore et illam plurium arbitrio temere committi, in retinenda perseveravit, dubium eventu meliore an voluntate Quam voluntatem, cum prae se identidem ferret, quodam etiam edicto his verbis testatus est: 'Ita mihi salvam ac sospitem rem Publicam sistere in sua sede liceat atque eius rei fructum percipere, quem peto, ut optimi status auctor dicar et moriens ut feram mecum spem, mansura in vestigio suo fundamenta rei Publice quae iecero

' Fecitque ipse se compotem voti nisus omni modo, ne quem novi status paeniteret

Urbem neque pro maiestate imperii ornatam et inundationibus incendiisque obnoxiam excoluit adeo, ut iure sit gloriatus marmoream se relinquere, quam latericiam accepisset
Però pensando che, come privato cittadino, non avrebbe potuto vivere senza pericolo e che, per altro, era imprudente affidare lo Stato all'arbitrio di molti, continuò a conservare il potere Non si sa quale sia stata la cosa migliore, se il risultato o l'intenzione Questa intenzione poi, benché la confermasse in diverse riprese, un giorno la proclamò in un delitto con queste parole: 'Voglia il cielo che la Repubblica si conservi in piena prosperità e che io possa raccogliere quel frutto a cui aspiro, di essere considerato il fondatore di un ottimo regime e di portare con me, in punto di morte, la speranza che le fondamenta dello Stato resteranno inalterabili, quali io le ho gettate

Lui stesso si fece garante di questo voto e compì ogni sforzo perché nessuno dovesse rammaricarsi del nuovo regime

La struttura di Roma non corrispondeva alla grandiosità dell'Impero ed era esposta alle inondazioni e agli incendi: egli l'abbellì a tal punto che giustamente si vantò di lasciare di marmo una città che aveva ricevuto di mattoni
Tutam uero, quantum provideri humana ratione potuit, etiam in posterum praestitit

[29] Publica opera plurima exstruxit, e quibus vel praecipua: forum cum aede Martis Ultoris, templum Apollinis in Palatio, aedem Tonantis lovis in Capitolio

Fori exstruendi causa fuit hominum et iudiciorum multitudo, quae videbatur non sufficientibus duobus etiam tertio indigere; itaque festinatius necdum perfecta Martis aede publicatum est cautumque, ut separatim in eo publica iudicia et sortitiones iudicum fierent

Aedem Martis bello Philippensi pro ultione paterna suscepto voverat; sanxit ergo, ut de bellis triumphisque hic consuleretur senatus, provincias cum imperio petituri hinc deducerentur, quique victores redissent, huc insignia triumphorum conferrent
Inoltre la fece sicura anche per il futuro, per quanto poté provvedere con la lungimiranza umana

29 Realizzò numerosi monumenti pubblici Tra questi ecco i principali: un foro con un tempio di Marte Vendicatore, un tempio di Apollo sul Palatino, un altro di Giove Tonante sul Campidoglio

Costruì un foro perché, data l'affluenza della folla e il numero dei processi, i due esistenti non erano più sufficienti e sembra ci fosse bisogno di un terzo; per questo ci si affrettò ad inaugurarlo, senza che fosse terminato il tempio di Marte e si stabilì che in esso fossero tenuti specialmente i processi pubblici e si facesse l'estrazione a sorte dei giudici

Quanto al tempio di Marte aveva fatto voto di innalzarlo quando, con la battaglia di Filippi, si era vendicato dell'uccisione di Cesare; così stabilì che il Senato deliberasse in questo tempio tutto quanto si riferiva alle guerre e ai trionfi, che di qui partissero tutti coloro che si recavano nelle province con incarichi di comando e che quanti tornavano vincitori qui portassero le insegne dei loro trionfi

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 01, Par 41 - 61

Templum Apollinis in ea parte Palatinae domus excitavit, quam fulmine ictam desiderari a deo haruspices pronuntiarant; addidit porticus cum bibliotheca Latina Graecaque, quo loco iam senior saepe etiam senatum habuit decuriasque iudicum recognovit

Tonanti Iovi aedem consecravit liberatus periculo, cum expeditione Cantabrica per nocturnum iter lecticam eius fulgur praestrinxisset servumque praelucentem exanimasset

Quaedam etiam opera sub nomine alieno, nepotum scilicet et uxoris sororisque fecit, ut porticum basilicamque Gai et Luci, item porticus Liviae et Octaviae theatrumque Marcelli

Sed et ceteros principes viros saepe hortatus est, ut pro facultate quisque monimentis vel novis vel refectis et excultis urbem adornarent
Fece erigere il tempio di Apollo in quella parte della sua casa sul Palatino che, colpita dal fulmine, il Dio aveva preteso per sé a mezzo degli aruspici; vi aggiunse un porticato con una biblioteca latina e greca, e qui, già vecchio ormai, riunì spesso il Senato e passò in rivista le decurie dei giudici

Consacrò un tempio a Giove Tonante per uno scampato pericolo: durante una marcia notturna, al tempo della spedizione contro i Cantabri, un fulmine aveva colpito la parte anteriore della sua lettiga e ucciso il servo che lo precedeva con una fiaccola

Realizzò anche altri monumenti pubblici a nome di altre persone, vale a dire dei nipoti, della moglie e della sorella: è il caso del portico e della basilica di Gaio e Lucio, del portico di Livia e di Ottavia, del teatro di Marcello

Ma spesso esortò anche i più ragguardevoli cittadini perché, ciascuno secondo le proprie possibilità, adornassero la città con templi nuovi o restaurando e arricchendo quelli già esistenti
Multaque a multis tunc exstructa sunt, sicut a Marcio Philippo aedes Herculis Musarum, a L Cornificio aedes Dianae, ab Asinio Pollione atrium Libertatis, a Munatio Planco aedes Saturni, a Cornelio Balbo theatrum, a Statilio Tauro amphitheatrum, a M vero Agrippa complura et egregia

[30] Spatium urbis in regiones vicosque divisit instituitque, ut illas annui magistratus sortito tuerentur, hos magistri e plebe cuiusque viciniae lecti

Adversus incendia excubias nocturnas vigilesque commentus est; ad coercendas inundationes alveum Tiberis laxavit ac repurgavit completum olim ruderibus et aedificiorum prolationibus coartatum

Quo autem facilius undique urbs adiretur, desumpta sibi Flaminia via Arimino tenus munienda reliquas triumphalibus viris ex manubiali pecunia sternendas distribuit
Allora un gran numero di edifici furono realizzati da molti di loro, come il tempio di Ercole alle Muse da Marcio Filippo, il tempio di Diana da L Cornificio, l'atrio della Libertà da Asinio Pollione, il tempio di Saturno da Munazio Planco, un teatro da Cornelio Balbo, un anfiteatro da Statilio Tauro e molti e splendidi infine da M Agrippa

30 Divise il territorio della città in regioni e quartieri e stabilì che le prime fossero amministrate da magistrati annuali, estratti a sorte, e i secondi da capi scelti in ciascun quartiere tra la plebe del vicinato

Per gli incendi creò un corpo di guardie notturne e di vigili Per imbrigliare le inondazioni del Tevere fece allargare e pulire il letto del fiume, da tempo ingombro di detriti e contratto dell'estensione degli edifici

Infine perché la città fosse facilmente raggiungibile da ogni parte, a sue spese, fece riparare la via Flaminia fino a Rimini e ripartì le altre strade fra i generali che avevano avuto l'onore del trionfo, che dovettero farle pavimentare con l'argento del bottino

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Aedes sacras vetustate conlapsas aut incendio absumptas refecit easque et ceteras opulentissimis donis adornavit, ut qui in cellam Capitolini Iovis sedecim milia pondo auri gemmasque ac margaritas quingenties sestertium una donatione contulerit

[31] Postquam vero pontificatum maximum, quem numquam vivo Lepido auferre sustinuerat, mortuo demum suscepit, quidquid fatidicorum librorum Graeci Latinique generis nullis vel parum idoneis auctoribus vulgo ferebatur, supra duo milia contracta undique cremavit ac solos retinuit Sibyllinos, bos quoque dilectu habito; condiditque duobus forulis auratis sub Palatini Apollinis basi
Ricostruì i templi rovinati dal tempo e distrutti dal fuoco e li abbellì, insieme con altri di doni preziosi Così in una sola volta fece portare al santuario di Giove Capitolino seimila libbre d'oro, con pietre preziose e perle per un valore di cinquanta milioni di sesterzi

31 Quando divenne sommo pontefice, dopo la morte di Lepido, cui da vivo non aveva mai voluto togliere quella carica, raggruppò tutte le profezie greche e latine che, senza autorità alcuna o per lo meno non sufficiente, correvano tra il popolo, circa duemila, raccolte da ogni parte e le fece bruciare Conservò soltanto i libri sibillini, ed anche questi dopo aver provveduto ad una cernita, e li ripose in due armadi dorati ai piedi della statua di Apollo Palatino
Annum a Divo lulio ordinatum, sed postea neglegentia conturbatum atque confusum, rursus ad pristinam rationem redegit; in cuius ordinatione Sextilem mensem e suo cognomine nuncupavit magis quam Septembrem quo erat natus, quod hoc sibi et primus consulatus et in signes victoriae optigissent

Sacerdotum et numerum et dignitatem sed et commoda auxit, praecipue Vestalium virginum

Cumque in demortuae locum aliam capi oporteret ambirentque multi ne filias in sortem darent, adiuravit, si cuiusquam neptium suarum competeret aetas, oblaturum se fuisse eam

Nonnulla etiam ex antiquis caerimoniis paulatim abolita restituit, ut Salutis augurium, Diale flamonium, sacrum Lupercale, ludos Saeculares et Compitalicios
Ristabilì nel calendario l'ordine introdotto dal divino Cesare e poi, per trascuratezza, completamente sconvolto In questo ordine diede il proprio soprannome al mese Sestile invece che al Settembre, in cui era nato, perché proprio nel Sestile aveva ottenuto il suo primo consolato e aveva conseguito grandi vittorie

Accrebbe il numero, il prestigio, ma anche le prerogative dei sacerdoti, in particolare delle Vestali

Quando si rese necessaria la scelta di una vestale al posto di una che era morta, vedendo che molti cittadini brigavano per non esporre le loro figlie alla sorte, giurò che se una o l'altra delle sue nipoti avesse avuto l'età conveniente, egli stesso l'avrebbe offerta

Ripristinò anche alcune antiche tradizioni religiose che a poco a poco erano cadute in disuso, come l'augurio della Salute, la dignità del flamine di Giove, la cerimonia dei Lupercali, i giochi Secolari e quelli Compitali

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Lupercalibus vetuit currere inberbes, item Saecularibus ludis iuvenes utriusque sexus prohibuit ullum nocturnum spectaculum frequentare nisi cum aliquo maiore natu propinquorum

Compitales Lares ornari bis anno instituit vernis floribus et aestivis

Proximum a dis immortalibus honorem memoriae ducum praestitit, qui imperium Publicum Rem ex minimo maximum reddidissent

Itaque et opera cuiusque manentibus titulis restituit et statuas omnium triumphali effigie in utraque fori sui porticu dedicavit, professus et edicto: commentum id se, ut ad illorum vitam velut ad exemplar et ipse, dum viveret, et insequentium aetatium principes exigerentur a civibus

Pompei quoque statuam contra theatri eius regiam marmoreo Iano superposuit translatam e curia, in qua C Caesar fuerat occisus
Vietò ai giovani imberbi di correre ai Lupercali, e proibì sia ai ragazzi, sia alle ragazze di assistere, durante i giochi Secolari, alle rappresentazioni notturne senza essere accompagnati da un adulto della famiglia

Stabilì che i Lari Compitali venissero ornati di fiori due volte all'anno, in primavera e in estate

Quasi come a dèi immortali rese onore alla memoria dei condottieri che avevano fatto, da modeste origini, grandissimo il dominio del popolo romano

Così non solo restaurò gli edifici che ciascuno aveva eretto, conservandone le iscrizioni, ma nei due portici del suo foro collocò le statue di tutti loro con le insegne dei trionfi conseguiti: in un editto proclamò poi che aveva avuto questa idea perché lui stesso, finché viveva, e i principi dei tempi successivi fossero costretti dai concittadini ad ispirarsi a loro come ad un modello

Fece perfino trasportare fuori della curia, dove Cesare era stato ucciso, la statua di Pompeo che collocò in faccia alla galleria contigua al suo teatro, sulla sommità di un arco di marmo

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