Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 02, pag 2

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 14-15 Parte 02
Hoc puta rerum naturam dicere: 'ista de quibus quereris omnibus eadem sunt; nulli dare faciliora possum, sed quisquis volet sibi ipse illa reddet faciliora'

Quomodo

aequanimitate

Et doleas oportet et sitias et esurias et senescas si tibi longior contigerit inter homines mora et aegrotes et perdas aliquid et pereas

Non est tamen quod istis qui te circumstrepunt credas: nihil horum malum est, nihil intolerabile aut durum

Ex consensu istis metus est

Sic mortem times quomodo famam: quid autem stultius homine verba metuente

Eleganter Demetrius noster solet dicere eodem loco sibi esse voces inperitorum quo ventre redditos crepitus

'Quid enim' inquit 'mea, susum isti an deosum sonent

' Quanta dementia est vereri ne infameris ab infamibus

Quemadmodum famam extimuisti sine causa, sic et illa quae numquam timeres nisi fama iussisset
Supponi che la natura ti dica: I mali di cui tilamenti sono uguali per tutti; non posso darne a nessuno di più sopportabili, ma chi vorrà se li renderà tali

Come

Con l'imperturbabilità

E dovrai soffrire e patire la sete, la fame e invecchiare se ti toccherà di stare più a lungo tra gli uomini, e dovrai ammalarti e subire delle perdite e morire

Non c'è ragione, però di credere a quelli che gridano intorno a te i loro lamenti: nessuna di queste cose è un male, nessuna è insopportabile o penosa

La paura nasce perché tutti la pensano così

Tu temi la morte come le dicerie: ma non è del tutto insensato un uomo che teme le parole

Acutamente il nostro Demetrio afferma spesso di considerare i discorsi degli ignoranti alla stessa stregua dei rumori del ventre

Che importa, afferma, se risuonano su o giù

Che follia temere di essere screditati da gente screditata

E come è immotivata la tua paura per l'opinione pubblica, così lo sono i timori che hai perché la gente te li ha imposti
Num quid detrimenti faceret vir bonus iniquis rumoribus sparsus

Ne morti quidem hoc apud nos noceat: et haec malam opinionem habet

Nemo eorum qui illam accusat expertus est: interim temeritas est damnare quod nescias

At illud scis, quam multis utilis sit, quam multos liberet tormentis, egestate, querellis, supplicis, taedio

Non sumus in ullius potestate, cum mors in nostra potestate sit

Vale

Puto, inter me teque conveniet externa corpori adquiri, corpus in honorem animi coli, in animo esse partes ministras, per quas movemur alimurque, propter ipsum principale nobis datas

In hoc principali est aliquid inrationale, est et rationale; illud huic servit, hoc unum est quod alio non refertur sed omnia ad se refert

Nam illa quoque divina ratio omnibus praeposita est, ipsa sub nullo est; et haec autem nostra eadem est, quae ex illa est
Verrebbe danneggiato un uomo onesto se venisse coperto di calunnie

E quindi non dobbiamo giudicare male nemmeno la morte, e la morte ha una cattiva fama

Nessuno di quelli che l'accusano l'ha sperimentata: è da sconsiderati condannare quello che non si conosce

Però sai a quanti è utile, quanti libera dalle sofferenze, dalla povertà, dai lamenti, dalle pene, dalla noia

Nessuno ha potere su di noi, quando noi abbiamo la morte in nostro potere

Stammi bene

Io e te siamo d'accordo, penso: i beni materiali ce li procuriamo per il corpo, il corpo lo curiamo per onorare l'anima, nell'anima ci sono parti subalterne dateci per l'elemento principale, per mezzo delle quali ci muoviamo e ci nutriamo

In questo elemento principale c'è una parte irrazionale, e ce n'è anche una razionale; la prima è soggetta alla seconda, e questa è la sola a non essere subordinata a niente altro, ma a subordinare tutto a sé

Anche la ragione divina è preposta a tutto, non dipende da nessuno; così è la nostra ragione che da lei nasce
Si de hoc inter nos convenit, sequitur ut de illo quoque conveniat, in hoc uno positam esse beatam vitam, ut in nobis ratio perfecta sit

Haec enim sola non summittit animum, stat contra fortunam; in quolibet rerum habitu ~servitus~ servat

Id autem unum bonum est quod numquam defringitur

Is est, inquam, beatus quem nulla res minorem facit; tenet summa, et ne ulli quidem nisi sibi innixus; nam qui aliquo auxilio sustinetur potest cadere

Si aliter est, incipient multum in nobis valere non nostra

Quis autem vult constare fortuna aut quis se prudens ob aliena miratur

Quid est beata vita

securitas et perpetua tranquillitas Hanc dabit animi magnitudo, dabit constantia bene iudicati tenax

Ad haec quomodo pervenitur
Se siamo d'accordo su questo punto, lo saremo di conseguenza anche sul fatto che la felicità consiste soltanto nell'avere la perfetta ragione

Essa sola non si scoraggia e sta salda contro la fortuna; in qualsiasi condizione conserva la padronanza di sé

Ed è il solo bene che non vienemai spezzato

felice, secondo me, l'uomo che non può essere sminuito da nulla; è giunto alla sommità e non si appoggia che a se stesso: infatti, chi si sostiene con l'aiuto di qualcuno, può cadere

In caso contrario, cominceranno a prevalere in noi elementi estranei

Ma chi vuole dipendere dalla fortuna o qual è il saggio che ammira se stesso per beni non suoi

Che cos'è la felicità

Uno stato duraturo di sicurezza e di serenità, e ce lo daranno la grandezza d'animo e la continuità nel giudicare sempre rettamente

Come ci si arriva

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 02 Parte 02
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Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 02 Parte 02

si veritas tota perspecta est; si servatus est in rebus agendis ordo, modus, decor, innoxia voluntas ac benigna, intenta rationi nec umquam ab illa recedens, amabilis simul mirabilisque

Denique ut breviter tibi formulam scribam, talis animus esse sapientis viri debet qualis deum deceat

Quid potest desiderare is cui omnia honesta contingunt

Nam si possunt aliquid non honesta conferre ad optimum statum, in his erit beata vita sine quibus non est

Et quid turpius stultiusve quam bonum rationalis animi ex inrationalibus nectere

Quidam tamen augeri summum bonum iudicant, quia parum plenum sit fortuitis repugnantibus

Antipater quoque inter magnos sectae huius auctores aliquid se tribuere dicit externis, sed exiguum admodum
Esaminando la verità nella sua interezza, conservando nelle proprie azioni l'ordine, la misura, la dignità, una volontà che non fa il male, ma il bene, che non perde di vista la ragione e non se ne allontana mai, degna di essere amata e insieme ammirata

Infine, per dirla in breve, l'animo del saggio deve essere degno di dio

4 Che cosa può desiderare d'altro chi ha raggiunto ogni virtù

Infatti, se i vizi possono contribuire al raggiungimento del bene supremo, la felicità consisterà in essi, poiché senza di essi non esiste

E che cosa c'è di piùvergognoso e sciocco che legare all'irrazionale il bene di un animo razionale

Certi filosofi, tuttavia, ritengono che il sommo bene si accresca, poiché non è perfetto se la sorte è contraria

Anche Antipatro, uno dei grandi rappresentanti della nostra scuola filosofica, attribuisce una certa importanza, sia pure molto scarsa, ai fattori esterni
Vides autem quale sit die non esse contentum nisi aliquis igniculus adluxerit: quod potest in hac claritate solis habere scintilla momentum

Si non es sola honestate contentus, necesse est aut quietem adici velis, quam Graeci aochlesian vocant, aut voluptatem

Horum alterum utcumque recipi potest; vacat enim animus molestia liber ad inspectum universi, nihilque illum avocat a contemplatione naturae

Alterum illud, voluptas, bonum pecoris est: adicimus rationali inrationale, honesto inhonestum, magno vitam facit titillatio corporis

Quid ergo dubitatis dicere bene esse homini, si palato bene est

Et hunc tu, non dico inter viros numeras, sed inter homines, cuius summum bonum saporibus et coloribus et sonis constat

Excedat ex hoc animalium numero pulcherrimo ac dis secundo; mutis adgregetur animal pabulo laetum
Pensa che assurdità sarebbe non accontentarsi della luce del giorno e voler accendere una fiammella: che valore può avere una scintilla quando splende il sole

Se non sei contento della sola virtù, è inevitabile che tu voglia aggiungerci o la serenità dello spirito, che i Greci chiamano, o il piacere

L'una la si può accettare comunque, poiché l'animo libero dagli affanni si dedica all'osservazione dell'universo e niente lo distoglie dalla contemplazione della natura

L'altro, il piacere, è il bene delle bestie; aggiungiamo, dunque, l'irrazionale al razionale, l'immorale al moraleil piccolo; al grande: l'eccitazione dei sensi rende la vita felice

Perché allora esitate a dire che l'uomo sta bene, se sta bene il palato

E tu, quest'individuo per cui il sommo bene consiste nei sapori, nei colori, nei suoni, lo annoveri non dico fra gli uomini di valore, ma fra gli uomini comuni

Esca da questa bellissima categoria di esseri, seconda unicamente agli dèi; da animale, contento solo di mangiare, si aggreghi alle bestie

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Inrationalis pars animi duas habet partes, alteram animosam, ambitiosam, inpotentem, positam in adfectionibus, alteram humilem, languidam, voluptatibus deditam: illam effrenatam, meliorem tamen, certe fortiorem ac digniorem viro, reliquerunt, hanc necessariam beatae vitae putaverunt, enervem et abiectam

Huic rationem servire iusserunt, et fecerunt animalis generosissimi summum bonum demissum et ignobile, praeterea mixtum portentosumque et ex diversis ac male congruentibus membris

Nam ut ait Vergilius noster in Scylla, prima hominis facies et pulchro pectore virgo pube tenus, postrema inmani corpore pistrix delphinum caudas utero commissa luporum

Huic tamen Scyllae fera animalia adiuncta sunt, horrenda, velocia: at isti sapientiam ex quibus composuere portentis
L'elemento irrazionale dell'anima si suddivide in due parti: una audace, ambiziosa, sfrenata, immersa nelle passioni, l'altra vile, fiacca, dedita ai piaceri; alcuni tralasciano la prima, sfrenata, e tuttavia migliore, certo più forte e degna di un uomo, e ritengono necessaria alla felicità la seconda, senza nervo e spregevole

Vi hanno asservito la ragione, e il sommo bene dell'animale più nobile lo hanno svilito e reso spregevole, facendolo diventare un impasto mostruoso di parti diverse e disarmoniche

Così il nostro Virgilio parlando di Scilla dice: nella parte superiore fino al pube ha aspetto umano, di fanciulla dal bel petto; in basso è un mostro marino dal corpo smisurato con code di delfini unite a ventre di lupi

A questa Scilla sono congiunti animali selvaggi, orribili, veloci: ma costoro, con che razza di mostri l'hanno messa insieme la saggezza
Prima pars hominis est ipsa virtus; huic committitur inutilis caro et fluida, receptandis tantum cibis habilis, ut ait Posidonius

Virtus illa divina in lubricum desinit et superioribus eius partibus venerandis atque caelestibus animal iners ac marcidum adtexitur

Illa utcumque altera quies nihil quidem ipsa praestabat animo, sed inpedimenta removebat: voluptas ultro dissolvit et omne robur emollit

Quae invenietur tam discors inter se iunctura corporum

Fortissimae rei inertissima adstruitur, severissimae parum seria, sanctissimae intemperans usque ad incesta

'Quid ergo

' inquit 'si virtutem nihil inpeditura sit bona valetudo et quies et dolorum vacatio, non petes illas

' Quidni petam

non quia bona sunt, sed quia secundum naturam sunt, et quia bono a me iudicio sumentur

Quid erit tunc in illis bonum

hoc unum, bene eligi
L'elemento principale dell'uomo è la virtù; a essa è unita la carne inutile e caduca, capace solo di ricevere il cibo, come afferma Posidonio

Quella virtù divina finisce in un elemento instabile e alle sue parti eccelse, degne di venerazione e del cielo, si congiunge un animale inerte e putrido

Quanto poi alla serenità dello spirito, di per sé non garantisce niente all'anima, rimuove, però gli ostacoli: il piacere, invece, distrugge e fiacca ogni forza

Si può trovare un'unione di corpi più contrastanti tra loro

A un elemento fortissimo se ne aggiunge uno del tutto inerte, a uno severissimo uno frivolo, a uno irreprensibile uno sfrenato fino all'immoralità

Ma come

si obietta, se la salute, la serenità e l'assenza di dolore non ostacolano la virtù, non cercherai di ottenerle

E perché no

Non, però; perché sono beni, ma perché sono secondo natura e perché le sceglierò con criterio

Che cosa avranno, allora, di positivo

Solo questo: una scelta opportuna

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Nam cum vestem qualem decet sumo, cum ambulo ut oportet, cum ceno quemadmodum debeo, non cena aut ambulatio aut vestis bona sunt, sed meum in iis propositum servantis in quaque re rationi convenientem modum

Etiamnunc adiciam: mundae vestis electio adpetenda est homini; natura enim homo mundum et elegans animal est

Itaque non est bonum per se munda vestis sed mundae vestis electio, quia non in re bonum est sed in electione quali; actiones nostrae honestae sunt, non ipsa quae aguntur

Quod de veste dixi, idem me dicere de corpore existima

Nam hoc quoque natura ut quandam vestem animo circumdedit; velamentum eius est

Quis autem umquam vestimenta aestimavit arcula

nec bonum nec malum vagina gladium facit
Quando indosso un vestito adatto, quando cammino come si conviene, quando sto a tavola come si deve, non il pranzo o il camminare o il vestito sono beni, ma la mia intenzione di mantenere in ogni circostanza un comportamento in sintonia con la ragione

Dirò di più: l'uomo deve scegliere una veste pulita, poiché per natura l'uomo è un essere pulito ed elegante

Perciò non è un bene di per sé una veste pulita, ma la scelta di una veste pulita, poiché il bene non consistenella cosa in sé, ma nel tipo di scelta; oneste sono le nostre azioni, non l'oggetto delle nostre azioni

Quanto ho detto del vestito, fa' conto che lo dica del corpo

Anche questo la natura lo ha messo intorno all'animo come una veste: è il suo manto

Chi ha mai valutato i vestiti in base all'armadio

Il fodero non rende una spada né buona, né cattiva
Ergo de corpore quoque idem tibi respondeo: sumpturum quidem me, si detur electio, et sanitatem et vires, bonum autem futurum iudicium de illis meum, non ipsa

'Est quidem' inquit 'sapiens beatus; summum tamen illud bonum non consequitur nisi illi et naturalia instrumenta respondeant

Ita miser quidem esse qui virtutem habet non potest, beatissimus autem non est qui naturalibus bonis destituitur, ut valetudine, ut membrorum integritate

' Quod incredibilius videtur, id concedis, aliquem in maximis et continuis doloribus non esse miserum, esse etiam beatum: quod levius est negas, beatissimum esse

Atqui si potest virtus efficere ne miser aliquis sit, facilius efficiet ut beatissimus sit; minus enim intervalli a beato ad beatissimum restat quam a misero ad beatum
Quindi, ti rispondo lo stesso anche per il corpo: sceglierò se sarà possibile, la salute e le forze, ma il bene consisterà nel mio giudizio su di esse, non in questi elementi in se stessi

Certo, dicono, il saggio è felice; tuttavia, raggiunge il sommo bene solo se ha a disposizione anche i mezzi naturali

Così non può essere infelice chi possiede la virtù, ma non è veramente felice chi ha perso i beni naturali, come la salute o l'integrità fisica

Quello che sembra più incredibile, tu lo ammetti, cioè che un uomo non sia infelice in mezzo a dolori gravissimi e continui, anzi che sia addirittura felice; neghi, invece, la cosa più semplice: che sia veramente felice

Eppure, se la virtù può fare in modo che uno non sia infelice, più facilmente lo renderà molto felice; tra un uomo felice e uno molto felice c'è una distanza inferiore che tra uno infelice e uno felice

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An quae res tantum valet ut ereptum calamitatibus inter beatos locet non potest adicere quod superest, ut beatissimum faciat

in summo deficit clivo

Commoda sunt in vita et incommoda, utraque extra nos

Si non est miser vir bonus quamvis omnibus prematur incommodis, quomodo non est beatissimus si aliquibus commodis deficitur

Nam quemadmodum incommodorum onere usque ad miserum non deprimitur, sic commodorum inopia non deducitur a beatissimo, sed tam sine commodis beatissimus est quam non est sub incommodis miser; aut potest illi eripi bonum suum, si potest minui

Paulo ante dicebam igniculum nihil conferre lumini solis; claritate enim eius quidquid sine illo luceret absconditur

'Sed quaedam' inquit 'soli quoque opstant
Oppure, una cosa che riesce a strappare un uomo alle disgrazie e renderlo felice, non può aggiungere quel che resta e renderlo molto felice

Le mancheranno le forze proprio all'ultimo

Nella vita ci sono beni e mali, entrambi fuori di noi

Se l'uomo virtuoso non è infelice, per quanto oppresso da ogni male, come può non essere molto felice anche se gli manca qualche bene

Come non è abbattuto dal peso dei mali fino a essere infelice, così non è strappato dalla condizione di uomo estremamente felice per la mancanza di beni, ma è molto felice senza beni quanto non è infelice sotto il peso dei mali;altrimenti, il suo bene, se lo si può diminuire, potrà anche essergli tolto

Poco fa dicevo che una fiammella non aggiunge niente alla lucedel sole, poiché lo splendore di questo astro nasconde qualunque cosa brilli indipendentemente da lui

Ma ci sono corpi che fanno da ostacolo anche al sole, dicono

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