[1] C Caesar, inter cetera vitia quibus abundabat contumeliosus, mira libidine ferebatur omnis aliqua nota feriendi, ipse materia risus benignissima: tanta illi palloris insaniam testantis foeditas erat, tanta oculorum sub fronte anili latentium toruitas, tanta capitis destituti et ~emendacitatis~ capillis adspersi deformitas; adice obsessam saetis cervicem et exilitatem crurum et enormitatem pedum | [1] Gaio Cesare che, tra gli altri vizi di cui abbondava, era insolente, provava un gusto straordinario nel ferire tutti con qualche oltraggio, pur essendo un tipo che offriva parecchi spunti alla derisione: aveva tutto quel pallore schifoso che attestava la pazzia, quegli occhi così biechi e nascosti sotto una fronte da vecchia, quella testa ripugnante, pelata e cosparsa di capelli che parevano accattati; aggiungi un collo assediato dalle setole, gambe troppo sottili, piedi enormi |
Inmensum est, si velim singula referre per quae in parentes auosque suos contumeliosus fuit, per quae in universos ordines: ea referam quae illum exitio dederunt | Non finirei più, se volessi ricordare, ad una ad una, le insolenze che rivolse ai suoi genitori, ai nonni ed a tutti i cittadini dei due ordini; racconterò quelle che provocarono la sua uccisione |
[2] Asiaticum Valerium in primis amicis habebat, ferocem uirum et vix aequo animo alienas contumelias laturum: huic in convivio, id est in contione, voce clarissima qualis in concubitu esset uxor eius obiecit | [2] Aveva, tra gli amici di prima udienza, Valerio Asiatico, uomo animoso e capace a mala pena di sopportare serenamente le offese fatte agli altri: a costui, durante un banchetto, che è come dire in una piazza gremita, a voce ben udibile, rinfacciò come si comportava sua moglie a letto |
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Seneca, De Constantia Sapientis: 14; 01-04
Latino: dall'autore Seneca, opera De Constantia Sapientis parte 14; 01-04
Di boni, hoc virum audire, principem scire, et usque eo licentiam peruenisse ut, non dico consulari, non dico amico, sed tantum marito princeps et adulterium suum narret et fastidium | Santi dèi, un marito deve sentire questa roba, la sfacciataggine è giunta al punto che, non dico ad un ex console, non dico ad un amico, ma direttamente al marito, limperatore racconta il proprio adulterio e la relativa delusione |
[3] Chaereae contra, tribuno militum, sermo non pro manu erat, languidus sono et, ni facta nosses, suspectior | [3] Invece il tribuno militare Cherea aveva un modo di parlare che non rispecchiava certo il suo valore: una intonazione languida che, se non avessi conosciuto le sue imprese, tavrebbe anche fatto pensar male |
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Seneca, De Constantia Sapientis: 08; 01-03
Latino: dall'autore Seneca, opera De Constantia Sapientis parte 08; 01-03
Huic Gaius signum petenti modo Veneris, modo Priapi dabat, aliter atque aliter exprobrans armato mollitiam; haec ipse perlucidus, crepidatus, auratus | Quando chiedeva la parola dordine, Gaio gli dava a volte Venere, a volte Priapo, continuando a rinfacciare effeminatezza a questo militare in armi, lui, vestito di trasparente, in sandali ed anelli doro |
Coegit itaque illum uti ferro, ne saepius signum peteret: ille primus inter coniuratos manum sustulit, ille cervicem mediam uno ictu decidit; plurimum deinde undique publicas ac privatas iniurias ulciscentium gladiorum ingestum est, sed primus vir fuit qui minime uisus est | Lo ridusse così ad usare la spada, per non dover più chiedere parole dordine: fu lui il primo dei congiurati che levò il braccio, lui che gli tagliò netto il collo, dun colpo solo; poi gli furono vibrate addosso tante spade, da ogni parte, a vendetta di ingiurie pubbliche e private, ma il primo, che si mostrò uomo, fu colui che non sembrava tale |
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Seneca, De Constantia Sapientis: 12; 01-03
Latino: dall'autore Seneca, opera De Constantia Sapientis parte 12; 01-03
[4] At idem Gaius omnia contumelias putabat, ut sunt ferendarum inpatientes faciendarum cupidissimi: iratus fuit Herennio Macro, quod illum Gaium salutauerat, nec inpune cessit primipilari quod Caligulam dixerat; hoc enim in castris natus et alumnus legionum uocari solebat, nullo nomine militibus familiarior umquam factus, sed iam Caligulam convicium et probrum iudicabat coturnatus | [4] Eppure il medesimo Gaio prendeva tutto come offesa: è normale che i più propensi ad offendere siano incapaci di sopportare: si adirò con Erennio Macro che laveva salutato chiamandolo Gaio, e non la passò liscia un primipilo che laveva chiamato Caligola: era il nome con cui lo chiamavano di solito, perché era nato nellaccampamento ed era stato allevato dalle legioni, e non fu mai più caro ai soldati, sotto altro nome; ma Caligola era diventato per lui insulto ed offesa, da quando aveva messo gli stivali |
[5] Ergo hoc ipsum solacio erit, etiam si nostra facilitas ultionem omiserit, futurum aliquem qui poenas exigat a procace et superbo et iniurioso, quae vitia numquam in uno homine et in una contumelia consumuntur | [5] Potrà, dunque, essere un sollievo questo: anche se la nostra indulgenza rinuncerà alla vendetta, ci sarà qualcuno che punirà lo sfacciato, il superbo e lingiurioso: chi ha questi vizi, non li esaurisce mai in un solo uomo ed in una sola offesa |
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Seneca, De Constantia Sapientis: 16; 01-04
Latino: dall'autore Seneca, opera De Constantia Sapientis parte 16; 01-04
[6] Respiciamus eorum exempla quorum laudamus patientiam, ut Socratis, qui comoediarum publicatos in se et spectatos sales in partem bonam accepit risitque non minus quam cum ab uxore Xanthippe inmunda aqua perfunderetur | [6] Ripensiamo agli esempi di coloro di cui lodiamo la pazienza, come Socrate, che accettò di buon animo, sorridendo, tanto i frizzi che gli rivolgevano nelle commedie, messe in scena davanti a tutto il pubblico, quanto lacqua sudicia con cui linnaffiò la moglie Santippe |